di Antonio Sciotto
Tra i lavoratori, quelli del pubblico impiego sono i più tartassati dalla manovra del governo. Dopo gli insulti di Brunetta (da quando si è insediato) e il blocco degli stipendi già incassato nella finanziaria di luglio (fino al 2013, l’ultimo rinnovo risale ormai al 2009), adesso piovono il rinvio del tfr di due anni, l’obbligo alla mobilità, la super tassa per i dirigenti, che si aggiungono al blocco del turn over e al licenziamento di migliaia di precari. Insomma, un vero disastro. Martedì dunque, allo sciopero della Cgil, saranno tanti in piazza, e parecchio arrabbiati. Ne abbiamo parlato con la segretaria della Fp Cgil (appunto i lavoratori pubblici) Rossana Dettori.
Partiamo da un punto positivo, forse l’unico nel vostro settore, ovvero la marcia indietro sulle tredicesime. Adesso pare che, da venerdì sera, non siano più a rischio.
Sì, grazie a un emendamento, ma restiamo comunque vigili. Fanno e disfanno continuamente. Era una norma folle: il governo pensava di poterne disporre come se fosse un regalo ai lavoratori. Invece è salario di primo livello, strutturalmente legato a tutto il resto e formato nella contrattazione. E non puoi toglierle senza creare disparità rispetto ai dipendenti privati: avremmo avuto più di un motivo dunque per fare ricorso, oltre che la vertenza sindacale. La nuova formulazione dice che se non si raggiungono gli obiettivi previsti in un ufficio pubblico, paga il dirigente con il 30% del salario di posizione. C’è anche da sottolineare che sono state ripristinate le festività civili, per la Cgil tema non certo secondario.
Sono vittorie vostre o bisogna ringraziare le proteste senza sciopero di Cisl e Uil? Bonanni e Angeletti hanno sottolineato che grazie a loro il governo ha già fatto dietro-front sul riscatto di naia e università.
Credo sia il risultato della protesta della Cgil, la prima a denunciare queste norme aberranti, e insieme dei cittadini e lavoratori che si sono mobilitati. Gli iscritti di Cisl e Uil non capiscono più perché, secondo i loro vertici, la manovra un giorno va bene e un altro giorno no. Anche quell’idea sul riscatto della leva e degli anni di università, non piaceva a noi, ma lì ha pesato ad esempio la base leghista, tutte persone che avevano riscattato la laurea e il vecchio servizio militare un tempo di 18 mesi o un anno. Nel nostro settore quasi tutti ormai sono laureati, grazie alle triennali: non solo i medici, ma anche gli insegnanti di scuola materna, e gli infermieri. Insomma, anche quella norma ci colpiva direttamente.
Ma restando sempre su Cisl e Uil, se tutti protestate contro la manovra, perché non farlo insieme?
Se guardiamo alla loro base, molti sono con noi e sciopereranno il 6. Ieri (due giorni fa per chi legge, ndr) a un’assemblea al Comune di Milano, sono intervenuti anche delegati di Cisl e Uil: dicono che la manovra non è più accettabile e che saranno con noi. Così come la Fim di Treviso, che si è beccata una lettera dalla Cisl confederale con cui viene quasi espulsa. Senza contare il pubblico impiego della Uil, e altre categorie, che il 16 vogliono chiedere lo sciopero, mentre Angeletti attacca il nostro. O vanno in coflitto con lui, o temo che questo sciopero non lo dichiareranno… L’insofferenza nella base si sente, ma mentre io non ho veti dal confederale per fare iniziative unitarie, temo che presso Cisl e Uil viga un ferreo centralismo democratico.
Girando nei posti di lavoro, insomma, si capisce che si sta male…
Se vai in ospedali, case per anziani, centri riabilitazione, vigili del fuoco, dove il lavoro a turni e le dotazioni organiche bloccate da anni lo rendono davvero pesante, c’è un malessere incredibile che il governo fa finta di non vedere e purtroppo anche alcuni sindacalisti. E si taglia proprio lì, soprattutto lì. Un giornalista, giorni fa, mi chiedeva perché sono contraria all’innalzamento dell’età di pensione, e io gli ho risposto: ma tu ti faresti curare da una infermiera di 67 anni che magari porta pure il busto perché non ce la fa più?
Male il lavoro, male i servizi…
È come se il governo avesse deciso che i lavoratori pubblici sono il nemico da abbattere. Ma nel mirino hanno i servizi: puntano a ridurre gli spazi pubblici, perché vogliono privatizzare scuole, ospedali, assistenza. Per questo penso che non si dovrebbero mobilitare solo i sindacati, ma tutta l’opinione pubblica. Vogliono cancellare l’universalità dei diritti garantita dalla Costituzione. Non è casuale che il ministro Brunetta ci abbia dipinto come fannulloni che prendono stipendio a sbafo. Il messaggio è: tagliamo loro e privatizziamo, starete tutti meglio.
Quindi lo sciopero contro i tagli. Quali le vostre richieste principali?
Lo sciopero ha una piattaforma generale, che chiede una riforma del fisco, una tassa sui redditi più alti, sgravi a lavoro e pensioni, investimenti per lo sviluppo. Poi ci sono i punti specifici del pubblico impiego: che venga rimosso il blocco alla contrattazione nazionale e integrativa, prolungato adesso addirittura al 2014, ma io temo che ci sia aria di non rinnovare fino al 2017; che si sblocchi il turn over e si fermino i licenziamenti dei precari: spesso operano in settori delicati come sanità, enti locali, scuole, ispezioni sul lavoro, Inps e Inpdap. Resta aperta anche la questione del tfr, che vorrebbero rinviare per due anni: come per le tredicesime, è un sequestro di qualcosa che appartiene soltanto ai lavoratori. Poi c’è la tassa di solidarietà che resta in piedi solo per i dirigenti pubblici: faremo ricorso anche su questo. Infine, segnalerei l’attacco alle cooperative: non solo è a rischio il contratto che stiamo negoziando, ma così si minacciano anche i posti di lavoro.
Un ultimo nodo: l’articolo 8 della manovra, quello che permette a un accordo aziendale di derogare leggi e contratti, anche l’articolo 18. Bonanni dice che va modificato o cancellato del tutto. A voi basterebbe?
No, va cassato del tutto, non sono possibili aggiustamenti. A Bonanni alla fine interessa solo la modifica sulla rappresentanza: vuole che a derogare possano essere solo le Rsu che afferiscono ai sindacati maggiormente rappresentativi, cioè Cgil, Cisl, Uil e poco altro. Ma noi siamo del tutto contrari a derogare le leggi e i contratti su diritti fondamentali, come l’articolo 18.
Roma, 4 settembre 2011