Riorganizzazione, assegnazione degli incarichi, lotta all’evasione fiscale, sciopero del 6 settembre 2011.
Si avvicina l’autunno e molte delle problematiche interne che interessano i lavoratori del fisco si ripropongono.
In premessa non possiamo non ricordare che gli ultimi anni ci consegnano un modello contrattuale “depotenziato” (volutamente utilizziamo un termine “moderato”), con tutto quanto si porta dietro: da una limitata forza del sindacato a svolgere le proprie funzioni, alla possibilità dell’amministrazione di operare come meglio crede, con obiettivi “altisonanti” e “sfuggenti”, se non addirittura in contraddizione con le finalità per cui opera o dovrebbe operare.
Riorganizzazione
Si è conclusa una fase, quella della riorganizzazione, che come avevamo previsto, ha causato in questi anni una riduzione della potenziale attività dell’agenzia, indirizzandola su “linee di prodotto” importanti ma non condivise, abbandonando priorità per noi irrinunciabili. Abbiamo dato una lettura politica di tale fatto. La confermiamo senza possibilità di essere smentiti, dato che i miliardi di evasione fiscale, da tutti evidenziati proprio in questi giorni, confermano che l’agenzia avrebbe potuto operare alla loro riduzione e di fatto non lo ha fatto. Non ci interessa che siano stati recuperati x o y miliardi di evasione. Ci lamentiamo che si è proceduto ad una riorganizzazione, da nessuno voluta nei modi in cui è stata attuata, perlomeno dalla CGIL, e che ha determinato un allentamento della pressione/deterrenza sul territorio per le finalità di contrasto all’evasione fiscale. Se poi a questo ci leghiamo i provvedimenti legislativi approvati in questi ultimi anni, nessuno si dovrebbe meravigliare, se conserva ancora un po’ di amore per la verità dei fatti, se l’evasione aumenta e non diminuisce. La riorganizzazione ha dato i suoi frutti avvelenati e continuerà a darli sia per fattori interni (l’accentramento delle funzioni non sempre è funzionale agli obiettivi di recupero delle imposte evase), sia per l’assenza di una chiara volontà politica antievasione, seriamente riformista sul versante del reperimento delle risorse per il sistema paese, in particolare per le inadempienze del governo in carica.
A nostro giudizio avere subito ciò, non avere sufficientemente compreso i pericoli che il paese stava e sta correndo, è profondamente negativo e macchia indelebilmente i soggetti che si sono resi responsabili od hanno accettato senza batter ciglio tale situazione.
L’agenzia non può operare in modo burocratico e soddisfare solo le esigenze di affermazione della propria classe dirigente e dei quadri intermedi. Deve avere obiettivi più alti che né questa classe politica né quella dirigente, pur in presenza di una autonomia gestionale limitata, hanno portato avanti. Sarà molto difficile recuperare il rapporto di fiducia che dovrebbe legare i diversi soggetti che operano nella società. Comunque tutto passa attraverso il recupero di un modello contrattuale concertativo, ora abbandonato. In una società democratica le regole debbono essere condivise. Si dovrebbe rifuggire da facili scorciatoie, che alla lunga risultano inutili persino agli obiettivi che gli stessi soggetti che le praticano si sono dati. Il ritorno al coinvolgimento attivo dei lavoratori nella vita dell’agenzia, per le finalità istituzionali per cui esiste e vive, deve essere considerato esigenza prioritaria da parte di tutti quelli che credono che ancora ci sia una possibilità di crescita e miglioramento per il nostro paese.
Assegnazione degli incarichi
Ricordiamo che le assegnazioni degli incarichi di responsabilità sono state decise autonomamente dall’agenzia senza alcuna possibilità delle oo.ss. di esprimere la propria opinione, né tantomeno di contrattare alcunché. Secondo noi avremmo potuto e dovuto, unitariamente, esprimere parere contrario allo storno dei fondi per il loro finanziamento, cosa che non è stata fatta stante le divisioni profonde del fronte sindacale. Non avendo fatto ciò l’amministrazione è andata avanti sulla sua strada. C’è l’assoluta necessità di concordare regole certe, percorsi definiti, rendendo impossibile l’attivazione di scelte discrezionali. Oggi accade tutto il contrario con l’aggravante che la stessa amministrazione, pur nella solitudine delle scelte che adotta, non riesce nemmeno a rispettare le regole che da sola si è data (gli esempi sono molteplici e sotto gli occhi di tutti). A monte di tutto ciò c’è un sistema, un modello che è stato costruito solo per dare una giustificazione a scelte unilaterali e discrezionali. Se poi allarghiamo l’angolo visuale e ci soffermiamo per un attimo a vedere come nell’agenzia si selezionano i gruppi dirigenti, ci assalgono dubbi sempre più pressanti su un modello che nessuno garantisce e tutti tende ad omologare, asservire, fidelizzare. Era questo quello che volevamo nel 2001? No! Oggi abbiamo il dovere di batterci contro questo modello antidemocratico e sbagliato nelle sue scelte di fondo, cercando di recuperare modalità di selezione che garantiscano di più e meglio la qualità delle scelte e l’equità delle stesse. Tutto ciò anche rompendo il cerchio stretto che unisce tutti quelli che si sentono, secondo noi a torto, appartenenti alla “categoria/casta” e che, adottando comportamenti “coerenti”, da questa pensano prima o poi di trarre le dovute gratificazioni. Come rompere il cerchio? Anche appaltando all’esterno metodi e modelli di selezione che oggi sono invece tutti autoreferenziali e perciò chiusi su sé stessi, difficilmente permeabili al nuovo e ai cambiamenti, oltre ad essere potenzialmente influenzabili, condizionabili.
Lotta all’evasione fiscale
Dispiace doverlo ammettere, ma la lotta all’evasione fiscale si può fare solo se c’è una politica che la sostiene e la pone come suo obiettivo prioritario, imprescindibile e non contrattabile. Per essere chiari l’agenzia realizza la lotta all’evasione fiscale che le scelte governative/parlamentari le consentono di realizzare. Risulta pertanto chiaro come l’attuale situazione è diametralmente opposta a quella che dovrebbe esserci per poter discutere nel merito le difficili scelte da fare. Quindi o cambia l’attuale assetto politico nel nostro paese oppure di lotta all’evasione fiscale se ne può parlare quanto si vuole ma poi di fatto le centinaia di miliardi di evasione continueranno ad esserci e non si ridurranno, con buona pace dei dirigenti dell’agenzia anche quelli democratici.
SCIOPERO GENERALE
Il sei di settembre la CGIL ha proclamato lo sciopero generale. CISL E UIL hanno criticato tale scelta. Chiediamo a tutti quanti ritengono sbagliato scioperare: cosa dovrebbe fare una grande organizzazione sindacale confederale che ha l’onere di rappresentare gli interessi dei lavoratori ma anche di contemperarli con quelli della società tutta?
Con la recente manovra chi ci governo impoverisce il paese, aumenta le disuguaglianze, non risolve i problemi dell’economia, bastona i soliti noti, non introduce elementi di equità fra i diversi soggetti sociali.
Se discutendo non si raggiunge gli obiettivi che si vogliono raggiungere, oppure se non ci è consentito nemmeno di iniziare una “vera” discussione (come ora sta avvenendo) una organizzazione sindacale seria, fino a prova contraria, non può fare altro che manifestare il proprio dissenso chiamando gli associati e non solo allo sciopero. Questo abbiamo fatto e questo continueremo a fare fino a che avremo la possibilità di farlo, con il sostegno delle donne e degli uomini che ci vorranno dare fiducia.
FP CGIL Toscana
Santi Bartuccio