Il governo non tiene in considerazione donne e uomini in divisa
Roma, 4 luglio – Si è tenuto oggi un nuovo incontro per il rinnovo del contratto dei lavoratori di polizia di Stato e polizia penitenziaria. Con le tabelle che sono state diffuse è stato certificato quello che da tempo sosteniamo e cioè che le risorse messe in campo sono insufficienti, addirittura inferiori rispetto all’ultimo contratto se parametrate al tasso di inflazione.
Tutto ciò – scrivono ancora – è solo una conferma di quanto stiamo denunciando dall’inizio della trattativa. Nonostante un costo della vita aumentato nel triennio 2022/2024 di oltre il 17 per cento, il governo ha messo a disposizione risorse pari al 5,78 per cento per poi riservare un aumento dello stipendio di poco superiore all’incremento ottenuto nel 2021, con il precedente contratto, quando l’inflazione era intorno al 5 per cento. Tutto ciò è inaccettabile!
Abbiamo già detto che con il contratto bisogna garantire che gli stipendi possano avere almeno lo stesso valore spendibile di tre anni fa, abbiamo poi ribadito che lo straordinario non può essere utilizzato per aumentare lo stipendio surrettiziamente aumentando gli orari di lavoro e facendo risparmiare le amministrazioni con mancate assunzioni. Da questo punto di vista servono altre risorse per gli straordinari che vanno pagati in misura maggiore e ad incremento. Bisogna lavorare di meno, meglio e maggiormente pagati, anche per garantire il benessere personale e organizzativo agli operatori.
Vogliamo – conclude la nota – che il governo dimostri di avere considerazione delle donne e degli uomini in divisa perché non bastano le parole, in queste condizioni il contratto continua a rimanere in salita e lontano da vedere la luce. Per questo siamo impegnati a mobilitare le poliziotte e i poliziotti perché con la prossima legge di bilancio, se non prima, possano essere allocate nuove risorse aggiuntive per onorare gli impegni già assunti, per dare una previdenza utile a garantire un tenore di vita dignitoso dopo anni di lavoro al servizio dello Stato e per rivalutare un sistema indennitario da troppi anni fermo negli importi.