Siamo contrari alla privatizzazione della sfera pubblica dei servizi paventata nel documento proposto dalle parti sociali al Governo e su cui la Cgil ha coerentemente espresso il proprio dissenso.
La storia recente, fatta di privatizzazioni a “perdere”, e la risposta referendaria, avrebbero convinto qualunque governo ad abbandonare questo terreno. Ma non hanno convinto il nostro, intenzionato a usare la crisi per smantellare il sistema pubblico.
Non ci arrendiamo all’idea che il sistema dei servizi, quelli garantiti dalla Costituzione, venga svenduto al peggior offerente: non si privatizza la sanità, la formazione, l’assistenza ai cittadini, agli anziani, ai non autosufficienti. Non si toccano i beni comuni. Presidieremo questi luoghi orgogliosamente pubblici che sorreggono il nostro patto sociale e rappresentano i soli strumenti di equità di cui il nostro Paese disponga, assieme al contratto nazionale e al nostro pur carente sistema di welfare, sulla cui “modernizzazione” vorremmo maggiori delucidazioni.
L’anticipazione della manovra, annunciata dal Presidente del Consiglio Berlusconi, peserà sui ceti più disagiati senza affrontare le questioni sociali aperte, l’impoverimento di famiglie e lavoratori e la crescente ingiustizia sociale. Impoverimento che, sommato alla riduzione di reddito causata dalla privatizzazione dei servizi, rappresenta un mix esplosivo dai risvolti socio-economici insostenibili.
Allo stesso modo crediamo che il nostro sistema fiscale sia opprimente, ma non certo per gli evasori, che andrebbero perseguiti con maggior durezza, bensì per il lavoro dipendente, asfissiato dal fiscal drag. Il perimetro dell’azione pubblica va allargato, non certo ridotto. I mantra neoliberisti, i predicatori del “più privato, meno stato”, hanno solo prodotto drammi collettivi, impoverimento e speculazione.
Roma, 6 Agosto 2011