Riforma della medicina penitenziaria – Lettera di Rossana Dettori Segretaria Nazionale Fp Cgil al Ministro della Salute On. Livia Turco.
Pubblichiamo di seguito il testo della lettera
Al Ministro della Salute
On. Livia Turco
Egregia Ministra,
apprendiamo, con estrema preoccupazione, che sull’applicazione della riforma della medicina penitenziaria e del doveroso trasferimento delle funzioni di assistenza dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, così come disposto dal decreto legislativo 230/99, gli approfondimenti esperiti dai Sottosegretari delegati stanno per produrre una ipotesi di percorso che giudichiamo riduttiva, confusa ed assolutamente non rispondente ai principi ispiratori della legge 419/98.
La garanzia di esigibilità del diritto universale alla salute anche nei luoghi di detenzione verrebbe, infatti, fortemente lesa nell’ipotesi in cui, così come prefigura la discussione interna ai due Dicasteri, si procedesse al solo trasferimento delle funzioni relative alla medicina specialistica mantenendo nelle responsabilità della Giustizia tutta la medicina di base.
Peraltro, l’articolo 2, comma 2, del Decreto legislativo 230/1999, indica chiaramente che:” L’assistenza sanitaria ai detenuti e agli internati e’ organizzata secondo principi di globalità dell’intervento sulle cause di pregiudizio della salute, di unitarietà dei servizi e delle prestazioni, di integrazione della assistenza sociale e sanitaria e di garanzia della continuità terapeutica.”
L’ipotesi di procedere ad un trasferimento solo parziale delle competenze della medicina penitenziaria, rappresenterebbe non solo un sostanziale passo indietro rispetto ad una legge fortemente voluta dai Governi in carica nella XII° legislatura, ma striderebbe in maniera macroscopica finanche con l’attuale assetto costituzionale che assegna allo Stato la definizione dei principi fondamentali del servizio sanitario nazionale e la determinazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e conferisce alla Regioni la competenza esclusiva sulla programmazione, sull’organizzazione ed il controllo del sistema sanitario, senza competenze residue per il Governo centrale.
V’è, inoltre, in quella nefasta prospettiva, la riproposizione di un sistema sanitario penitenziario che di fatto subordina il diritto alla salute per le persone in stato di privazione della libertà personale alla verifica della compatibilità con presunte esigenze securitarie; tradizionalmente in carcere il diritto alla salute ha sempre trovato un limite, laddove iniziano a sostanziarsi problemi alla sicurezza.
Infine, siamo convinti che l’assunzione completa delle competenze e delle responsabilità da parte delle regioni, nella programmazione e nell’organizzazione, del servizio sanitario nelle carceri, nella “leale collaborazione tra le istituzioni” possa costituire una vera inversione di tendenza e l’inizio di una politica volta a garantire anche ai cittadini reclusi livelli essenziali di assistenza sanitaria, quanto meno nella stessa misura e della stessa qualità riservata ai cittadini.
E quindi, Signora Ministra, evidenziandole lo scarto che avvertiamo fra il valore politico e sociale del tema che si sta trattando e l’ipotesi di soluzione che si sta via via prospettando (ipotesi, oltretutto, giocata tutta sulle sole esigenze dell’Amministrazione Penitenziaria e sulla pelle dei cittadini ristretti), le chiediamo con forza un suo autorevole intervento teso a ri-orientare la discussione in atto sulla direttrice individuata dalla riforma del 1998 e dal decreto legislativo 230/99.
Nello specifico la Fp Cgil rivendica:
Il trasferimento alle Regioni, con vincolo di destinazione, di tutte le risorse finanziarie oggi nella disponibilità del Ministro della Giustizia per la sanità penitenziaria, adeguandole nella loro consistenza, in modo di garantire i livelli essenziali di assistenza sanitaria per tutti i detenuti, adulti e minori, di tutte le tipologie e condizioni di restrizione;
l’apertura di un tavolo di concertazione con le organizzazioni sindacali confederali per l’avvio di un garantito processo di trasferimento del personale sanitario, allo stato attuale impegnato nello svolgimento delle attività sanitarie penitenziarie, nei ruoli dei servizi sanitari regionali;
il trasferimento alle competenze regionali delle convenzioni in atto tra il personale sanitario ed il Ministero della Giustizia per essere riordinate dalle Regioni nel rispetto degli attuali istituti normativi vigenti nel Servizio sanitario nazionale;
il trasferimento alle regioni della documentazione clinica riguardante i detenuti insieme agli strutture logistiche ed alla strumentazione diagnostica attualmente in uso all’amministrazione penitenziaria;
la messa a disposizione delle regioni delle sedi interne ed esterne al carcere utilizzate per lo svolgimento delle attività di cura e riabilitazione, compresi i centri clinici;
l’avvio di un processo di concertazione fra il servizio sanitario regionale, le ASL, i Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria e le Direzioni degli Istituti di Pena per stabilire criteri e procedure di gestione del servizio e per individuare i necessari rapporti di collaborazione istituzionale sul tema;
favorire la discussione e la necessaria approvazione nella Conferenza Stato-Regioni del progetto obiettivo a suo tempo predisposto in applicazione dell’articolo 5 del citato decreto legislativo.
Ultimo, ma non per importanza, v’è da affrontare e risolvere il grande tema della salute mentale e della gestione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari espunto, a quanto ci risulta, finanche dalla discussione in atto fra i Sottosegretari delegati.
Nel rinnovare, quindi, la richiesta di incontro già avanzata precedentemente dalla scrivente organizzazione sindacale l’occasione è gradita per porgere distinti saluti.
Roma, 24 gennaio 2007