Lettera a Calderone, Schillaci e Nordio: “così il sistema non funziona”
Roma, 25 gen – “Le procedure fissate per l’avviamento dell’Assegno di inclusione, che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza, evidenziano l’inadeguatezza dell’attuale strutturazione di questa misura: confusione, aggravio di burocrazia, personale a rischio di burn out. Raccogliamo ogni giorno segnalazioni che trasudano rabbia e frustrazione da parte del personale pubblico coinvolto, quali servizi sociali, sanitari, sociosanitari pubblici, compreso il settore della giustizia, che denuncia da un lato un aumento drammatico del carico di lavoro e dall’altro l’assoluta mancanza di valorizzazione e rafforzamento del personale stesso”.
Così i segretari nazionali di Fp Cgil Tatiana Cazzaniga e Michele Vannini, che hanno annunciato di aver inviato una lettera ai ministri del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Elvira Calderone, della Salute, Orazio Schillaci, e della Giustizia, Carlo Nordio.
“Ogni servizio – scrivono – ha a che fare con carenza di personale. L’Ufficio parlamentare di bilancio conferma, ad esempio, che per raggiungere il livello essenziale di un assistente sociale ogni 5000 abitanti nei soli Comuni servono 3216 unità, soprattutto al sud del paese, territorio in cui peraltro si è registrata la più alta incidenza di beneficiari del reddito di cittadinanza. E’ ancora molto alta la percentuale di personale precario, e perfino cronica è la carenza del personale amministrativo che opera nei servizi sociali”.
“Alla puntigliosità delle linee di indirizzo decise per la presa in carico, che prevede il coinvolgimento anche dei servizi sanitari, socio sanitari, dei centri per l’impiego, degli uffici per l’esecuzione penale esterna, insomma di una rete territoriale costituita ed organizzata, si oppone una realtà fatta di servizi che, ben lontani dall’essere coordinati, sono lasciati soli ad affrontare, senza alcuna informazione e formazione, questo rilevante compito”, scrivono Cazzaniga e Vannini.
“Più le procedure si complicano e più si ingolfa il personale, meno saranno le persone fragili che riusciranno ad ottenere un sostegno. Molte operatrici e operatori si sentono sempre più in prima linea; mancano i decreti attuativi; le procedure assomigliano sempre più ad un percorso ad ostacoli. Intanto, però, le persone in difficoltà precipitano sempre più in una condizione di estrema fragilità. E sono ancora tantissime le persone che, pur avendo tutti i requisiti per l’Assegno, non riescono ad essere intercettate dalle strutture, dalle associazioni, dagli enti preposti alla prevenzione e al sostegno. Ricordiamo infatti che per poter accedere al beneficio è necessario presentare la domanda di ADI, effettuare l’iscrizione al Sistema Informativo di Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL) e sottoscrivere il Patto di Attivazione Digitale del nucleo familiare. Successivamente, ogni novanta giorni i beneficiari, diversi dai soggetti attivabili al lavoro, sono tenuti a presentarsi ai servizi sociali, o presso gli istituti di patronato, per aggiornare la propria posizione. In caso di mancata presentazione, il beneficio economico è sospeso. A questo si aggiunga – spiegano ancora – che l’integrazione con servizi Asl e del lavoro, formalmente prevista sulla carta, praticamente è inesistente e gli obiettivi con indicatori quantitativi assurdi fissati dall’amministrazione non fanno altro che trasformare la cosiddetta ‘presa in carico’ in colloquificio puro e semplice. Chiediamo quindi un intervento urgente che ampli i tempi di attuazione per le amministrazioni pubbliche e l’organizzazione dei servizi, per metterle in condizione di affrontare questa ennesima emergenza con gli strumenti adeguati, senza che a rischio ci siano i diritti dei cittadini. È inoltre necessario che si completino al più presto le procedure assunzionali per colmare gli organici mancanti degli assistenti sociali, del personale amministrativo e degli altri operatori e che sia rapidamente affrontata anche la costituzione della rete territoriale”, concludono i segretari nazionali di Fp Cgil.