Roma, 1 dicembre 2006
Gentile Signora Ministro,
le dichiarazioni da Lei rilasciate nel Suo intervento di ieri su Repubblica Radio TV lasciano intravedere, seppure senza alcuna certezza, uno spiraglio positivo sul grave problema dei finanziamenti dell’ICE.
Ci auguriamo che tali dichiarazioni trovino concretezza in sede parlamentare e che si vada rapidamente nella direzione di un risultato definitivo, in linea con le attese del mondo imprenditoriale e dei lavoratori dell’ICE.
E’ ora indispensabile ottenere la deroga per l’ICE dall’applicazione del decreto Bersani: senza di ciò non scompaiono i rischi di un pesante ridimensionamento dell’Istituto.
Soprattutto preoccupa il futuro delle nostre strutture all’estero che, come sa, costituiscono un grande elemento di pregio dell’intera organizzazione: la rete degli uffici ICE all’estero ci consente, infatti, di confrontarci a pieno titolo con tutti gli enti omologhi europei e occidentali in genere, con l’orgoglio di appartenere a quel Settore Pubblico capace di confrontarsi con l’organizzazione privata attraverso parametri di efficienza organizzativa e di efficacia nei confronti dell’ utenza.
Dalle scelte strategiche sulla rete estera dipende, quindi, la più generale azione di rilancio dell’Istituto.
Non ci sembra inutile ribadire che gli uffici dell’ICE nelle sedi europee (e in tutti i paesi industrializzati) svolgono una funzione fondamentale di servizio personalizzato di assistenza, consulenza e indirizzo di marketing strategico a tutte le piccole e medie imprese italiane che esportano o intendono esportare in quell’area. Solo l’area europea, come noto, rappresenta oltre il 70% del nostro export. E’ ancora in quell’area che le aziende si rivolgono, prima ancora di ipotizzare un allargamento dei confini esportativi, ed è lì che l’ICE deve continuare ad operare per garantire ed ampliare questa corrente di esportazione, sviluppo, integrazione con il mondo produttivo locale. La migliore dimostrazione della necessità di investire anche e soprattutto nei paesi industrializzati in genere ed europei in particolare è dimostrata dal fatto che i nostri maggiori concorrenti aumentano i loro programmi di promozione proprio nei mercati dell’Unione Europea. Inoltre, in Paesi dove la presenza del mercato è ancora embrionale il ruolo dell’Istituto è inevitabilmente sfumato, dato che le maggiori opportunità di affari derivano dalla Cooperazione bilaterale e multilaterale, tematiche da sempre di competenza del Ministero Affari Esteri.
E’ proprio in questo servizio diretto alle imprese, signor Ministro, che l’ICE si differenzia dalle altre strutture pubbliche, quali consolati, ambasciate, camere di commercio miste, che pure non ricevono un analogo pesante intervento di ridimensionamento di budget. Le difficoltà persistenti che registriamo per le PMI proprio nel cosiddetto mercato unico e che emergono dall’interesse continuo e crescente con cui le stesse si rivolgono all’ICE comportano, in un momento di gravi ristrettezze finanziarie, una scelta strategica di fondo: non abbandonare i mercati prioritari. Sarebbe un grave errore non tenere conto che altre organizzazioni simili di altri paesi europei mantengono invece ben potenziate la loro presenza sul territorio UE.
Ancora un accenno sulle attività e sulle priorità:
a. promozione settoriale, eventi di immagine, programmi di collaborazione industriale, formazione tecnica e manageriale sono tutti strumenti vincenti sui mercati di più difficile approccio e l’ICE faticosamente continua ad operare in questo pesante lavoro organizzativo che la promotion pubblica degli ultimi anni ha incentivato in termini di stanziamenti ma non di risorse;
b. assistenza specialistica, piani di marketing personalizzati, ricerca partner, contatti con la distribuzione locale, pubblicità personalizzata, formazione specifica, partecipazione ai grandi appuntamenti settoriali europei, borse mondiali di acquisti e contrattazione, sono gli strumenti con cui l’ICE fa da sponda alle imprese e che si realizzano prioritariamente nei paesi dell’Unione Europea.
La Sua amarezza sulla scarsa elasticità delle imprese ad adeguarsi alle sfide nuove rappresentate dai nuovi mercati di sbocco confligge, perciò, Sig. Ministro, con le possibilità reali delle nostre PMI che, per dimensione di impresa, per carenza di supporto finanziario e bancario, per assetto organizzativo aziendale, non sono in grado di mutare radicalmente la priorità della propria destinazione geografica dell’export. Più credibilmente il nostro mondo imprenditoriale necessita di strumenti finanziari e assicurativi adeguati e l’ICE, come sa, si concentra sui servizi reali.
Concordiamo pienamente con il Suo auspicio e con il proposito di tenere aperto il dibattito con gli operatori economici per individuare insieme “cosa realmente debba intendersi per Made in Italy, anche al fine di poter adottare scelte coerenti in sede comunitaria”. E chi, come noi, lavora professionalmente sull’estero, nell’ambito di un giusto confronto, saprà darLe indicazioni coerenti.
Seguiremo con la dovuta attenzione i lavori parlamentari ancora in corso, avendo cura di continuare con Lei un dialogo, purtroppo al momento solo epistolare e a senso unico, visto che, con profondo rammarico, dobbiamo constatare ancora una volta il Suo mancato accoglimento delle nostre richieste d’incontro, diversamente da quanto, invece, sempre avvenuto con i Suoi predecessori.
Con i migliori saluti
FP CGIL ICE
FP CISL ICE
UILPA ICE
CISAL/FIALP ICE
RDB ICE
(M.C. Montanaro)
(S. Stella)
(G. Gismondi C. La Boccetta)
(A. Corinaldesi)
(A. Paolozzi)