Ieri è stato finalmente approvato il cosiddetto Ddl Alfano sulla detenzione domiciliare, contenente norme che dovrebbero portare a una deflazione delle presenze in carcere di circa 7000 detenuti e l’autorizzazione ad assumere 1800 poliziotti penitenziari.
Due provvedimenti, certo non risolutivi, che vanno finalmente nella giusta direzione, rompendo il silenzio e l’immobilismo che ha fin qui caratterizzato l’azione dell’attuale Governo.
La possibilità di scontare l’ultimo anno di pena agli arresti domiciliari è sicuramente uno strumento per diminuire le presenze in carcere, ma in un contesto in cui queste si avvicinano velocemente alla soglia dei 70.000, molto altro si dovrebbe e potrebbe fare piuttosto che parlare impropriamente di soluzione dell’emergenza in atto.
Da questo punto di vista, sembra logico tener fede alla proposta lanciata con la nostra iniziativa pubblica di Roma lo scorso 28 ottobre e ai nostri “10 punti” contro l’emergenza: continuiamo a chiedere un luogo di discussione in cui affrontare la crisi in modo strutturale e partecipato, non parziale e ideologico.
Bene sulle nuove assunzioni, che restano comunque insufficienti, vista la carenza d’organico complessiva di ben 6000 poliziotti penitenziari, a
cui nei prossimi tre anni si aggiungeranno 2800/3000 pensionamenti.
Rivolgiamo un appello al Ministro Alfano e al Capo del Dap Ionta: che i nuovi assunti siano destinati esclusivamente al servizio nelle strutture
e nei servizi penitenziari e, soprattutto, che si eviti l’uscita di altrettante risorse umane dalle carceri verso servizi non essenziali, come già successo in passato. Abbiamo più volte denunciato che degli oltre 37.000 poliziotti attualmente in servizio, solo 18.000 operano effettivamente nei servizi di istituto. Un fatto inaccettabile a cui va posto rimedio e sul quale vigileremo.
Roma, 18 novembre 2010