Comunicato del Comitato degli iscritti CGIL FP Vigili del fuoco
Pare che il precipitare della situazione che riguarda i pompieri stia almeno risvegliando la voglia di parlare tra noi, di provare a cercare soluzioni e, come sempre accade, il riflettere sui problemi riporta un po’ più alla realtà (con valutazioni diverse, ci mancherebbe).
Leggendo i resoconti dell’ultimo incontro con il Ministro Maroni si rileva che si è riscoperta la dicotomia tra vigili del fuoco e protezione civile rilevata dalla quasi generalità dei presenti e su cui “… il Ministro si è reso disponibile a valutare la proposta in una apposita riunione…” (sito CGIL VVF Nazionale).
Al che dobbiamo supporre che il vertice dell’ Interno, componente di un Governo che non ci rinnova un contratto di lavoro da oltre due anni e ce lo congela (taglia) per altri tre, abbia avallato la sforbiciata ai vigili del fuoco senza un prima tentare di razionalizzazione la spesa nel settore del soccorso/protezione civile con relative minori restrizioni sul servizio di emergenza e sulle famiglie dei vigili del fuoco (chissà in quanti altri settori del pubblico impiego è accaduto ciò).
Inutile fare la lista dei “doppioni” esistenti, inutile sottolineare quanto tempo ed energie abbiamo perso su una riforma del corpo che già dall’inizio non toccava, evidentemente, il rapporto con la protezione civile, ma cercava soluzioni adattando a trentamila lavoratori l’organizzazione pensata per una struttura quattro volte più numerosa, nonchè un aumento del 400% dei Dirigenti tra il 2005 ed il 2007(“L’Espresso” – 30 Luglio 2009).
Com’è finita è sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni.
Per il futuro prossimo sarebbe auspicabile: cercare di non aggrapparsi a treni vecchi di trenta anni e con destinazioni diverse dalle nostre, abbandonare le posizioni preconcette e cercare le soluzioni adatte a risolvere i problemi dei vigili del fuoco ( duplicazioni, ruolo e dignità di professionisti, autorevoli e non autoritari, in un sistema di soccorso integrato e moderno, opportunità maggiori per carriera anche in considerazione della vecchiaia degli operatori) ,e, magari sarebbe utile tenere presente che i pompieri italiani, almeno nella forma attuale, esistono da settanta anni, hanno svolto il loro servizio in regime di dittatura, monarchia e repubblica, e, parafrasando De Andrè :”..a nessuno è mai venuto in mente di essere un po’ più generoso con noi…”
Aspettiamo altri settanta anni la tangibile riconoscenza del benefattore di turno?