Egregio Presidente,
Lo scorso 24 settembre, in occasione della presentazione del Rapporto Annuale dell’Istituto, nella Sua relazione introduttiva rilevò come i dipendenti rappresentano “la forza dell’Istituto“. Dipinse le lavoratrici e i lavoratori di quest’Ente come “una comunità viva di persone che nel tempo ha acquisito nuove conoscenze, competenze e professionalità, per rispondere alle sfide dei tempi“. Specificò, inoltre, che un obiettivo imprescindibile per la governance è quello di mettere le persone al centro della missione INPS.
Furono spunti che apprezzammo, pur rilevando già allora che – a dispetto dei buoni propositi – le lavoratrici e i lavoratori chiedevano, e chiedono ancora oggi, atti concreti, non meri attestati di stima.
La difficoltà di reperire funzionari nelle città con il caro-vita più alto testimonia un disagio economico che non può essere ignorato da chi governa l’Istituto, né si può pensare di affrontare una criticità simile sopprimendo qualche Direzione territoriale, nello specifico la DCM Milano, che magari brilla per i risultati raggiunti in termini di performance.
Che cosa vuole fare l’Istituto per dare ossigeno a chi serve il Paese con abnegazione e ha il torto
di operare in città in cui gli affitti mensili dei monolocali si aggirano sui mille euro? Noi abbiamo sollecitato a più riprese due misure:
– la prima, strategica e a costo zero, è un’operazione verità sulle carenze d’organico. Vanno
rese note le carenze sede per sede, agenzia per agenzia, per programmare le prossime
immissioni tenendo in considerazione le fragilità registrate, al fine di garantire un’efficiente
allocazione;
– la seconda, politica, è un impegno concreto dell’Amministrazione per il
Su quest’ultimo punto, in particolare, come INPS ci sentiamo in credito. Perché mentre le agenzie fiscali hanno ottenuto giustamente delle deroghe, l’Istituto – nonostante l’aumento dei carichi di lavoro – non ha avuto analogo riconoscimento. Una penalizzazione incomprensibile, che noi denunciamo dentro e fuori l’INPS, in ogni occasione di confronto pubblico, con una coerenza non comune.
Rispetto a questo tema, Le scriviamo la presente lettera perché abbiamo appreso che nella Sua memoria sul decreto-legge del 14 marzo 2025 n. 25, presentata lo scorso 27 marzo all’attenzione delle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro presso la Camera dei Deputati, Lei ha sollecitato “una riflessione sul potenziamento del Fondo per le risorse accessorie che nella norma sono incrementate solo per i Ministeri e la Presidenza del Consiglio dei Ministri“. Ci risulta, però, che abbia circoscritto la riflessione “al personale in servizio inquadrato nelle aree professionali e dirigenziali“.
Perché?
Chiariamoci, Presidente. Per noi servono risorse per tutti: per garantire assunzioni, per aumentare salari, per potenziare il welfare, per spostare in alto l’asticella della nostra capacità di assistere la cittadinanza.
Crediamo che l’INPS assolva un compito costituzionale e ci sentiamo parte di un sistema di tutele dei diritti. In questa nostra battaglia trasversale, mi permetta di sottolinearlo, non c’è soltanto la cifra identitaria della CGIL: c’è un tratto caratteristico dell’INPS. La peculiarità di questo Istituto è sempre stata una: nei momenti di difficoltà si è riusciti a superare ogni sfida insieme, riscoprendo il valore di un’azione unitaria e collegiale. L’esperienza pandemica, l’ultima in ordine di tempo, sta lì a testimoniarlo.
Noi chiediamo la “liberazione” di tutti i Fondi, il superamento di una disposizione anacronistica e datata, per dare risorse alle diverse professionalità che costituiscono il valore principale di questo Ente. Stupisce, allora, che l’Amministrazione, nella sede più solenne effettui una distinzione simile, non tutelando parte di quella comunità che pure viene esaltata in ogni occasione pubblica.
Presidente, vorremmo capire a questo punto, e una volta per tutte, se la battaglia che qui rappresentiamo è condivisa dalla governance oppure no.
Convochi le organizzazioni sindacali tutte, ci dica cosa intende fare per chi lavora in questo Istituto. È passato oltre un anno dalla Sua nomina. Non possiamo più aspettare.
Giuseppe Lombardo