Si è tenuto ieri, 19 febbraio 2025, l’incontro presso il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC), avente all’ordine del giorno l’apertura “temporanea” del padiglione destinato ai detenuti giovani adulti presso la Casa Circondariale Dozza di Bologna.
La delegazione di parte pubblica, composta dai vertici del Dipartimento e con la partecipazione del Sottosegretario alla Giustizia, Senatore Andrea Ostellari, ha presentato il progetto, sottolineando più volte come la scelta di utilizzare “temporaneamente” la Casa Circondariale di Bologna sia stata condivisa non solo a livello politico, ma anche – e soprattutto – con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP).
Sebbene non siano stati forniti tempi certi per la realizzazione del progetto, è stata annunciata l’imminente apertura di tre Istituti Penali per Minorenni (IPM) a Rovigo, L’Aquila e Lecce, per un totale di 90 posti.
Nel nostro intervento, pur in assoluta minoranza, abbiamo ribadito tutte le perplessità già espresse nel documento sottoscritto da tutte le segreterie locali. Abbiamo evidenziato le criticità della scelta di Bologna e, in particolare, del padiglione individuato, ritenendo che sarebbe stato più opportuno destinare una sede esclusivamente a questo circuito, così da evitare sovrapposizioni gestionali e amministrative.
La nostra principale preoccupazione è che questa soluzione, anziché risolvere le problematiche del circuito minorile, finirà per aggravare ulteriormente le già enormi criticità della Casa Circondariale Dozza. La convivenza forzata di diversi regimi detentivi rischia di compromettere anche quelle sezioni che attualmente garantiscono un’efficace gestione della popolazione detenuta. In particolare, lo spostamento delle sezioni destinate ai detenuti in regime di reclusione ordinaria avrà un impatto negativo sul percorso trattamentale di coloro che, attraverso il lavoro nell’industria meccanica, hanno avviato un reale processo di reinserimento sociale.
Abbiamo inoltre chiesto garanzie per il personale di Polizia Penitenziaria che verrà impiegato, ritenendo inopportuna la ricognizione avviata. Come si può prevedere l’invio di personale da IPM già in difficoltà – come quelli di Milano, Torino, Treviso, Bologna, Roma, Bari e Palermo – se in molte sedi sono già presenti unità in missione a causa delle gravi carenze di organico?
Abbiamo anche denunciato la disparità di trattamento all’interno del DGMC, in particolare riguardo alle differenze nel riconoscimento delle indennità: alcuni operatori, rispondendo alla stessa ricognizione, ricevono il trattamento di missione forfettaria, mentre altri non ne beneficiano affatto.
Continueremo a monitorare con attenzione l’evoluzione della situazione, ribadendo la necessità di scelte strutturali che garantiscano un equilibrio tra esigenze trattamentali e sicurezza operativa.
Coordinatore Nazionale Polizia Penitenziaria FP CGIL
Donato Nolè