Ancora una volta il ministro della PA annuncia provvedimenti epocali per rendere più attrattiva e moderna l’amministrazione dello stato. Questa volta con il DL PA 2025, al vaglio del Consiglio dei ministri questa settimana, con cui sostiene di risolvere il problema del precariato nella Pubblica Amministrazione, ma come?
Liberalizzando i contratti precari e introducendo deroghe senza precedenti ai limiti stabiliti dalla legge.
Con le misure proposte, infatti, le amministrazioni potranno assumere senza limiti percentuali con contratti a tempo determinato e in somministrazione il personale reclutato per il PNRR, senza inoltre prevedere alcuna prospettiva di stabilizzazione per chi ha già dimostrato sul campo la propria professionalità.
“Il precariato diventa così il sistema a regime, anche oltre i progetti del PNRR. – dichiara Florindo Oliverio, segretario nazionale della Funzione pubblica CGIL – Attualmente il fenomeno delle assunzioni a termine non è limitato a pochi lavoratori: solo nel ministero della giustizia sono circa 12.000. E il nostro paese è stato già additato in Europa per essere il datore di lavoro che aggira norme e direttive comunitarie per un uso massiccio e indiscriminato del precariato in tutta la Pubblica Amministrazione. Per questo chiediamo innanzitutto che da qui alla prossima legge di bilancio si stanzino le risorse necessarie a stabilizzare tutti gli operatori data entry, i funzionari tecnici e quelli addetti all’ufficio per il processo del ministero della giustizia”.
Noncurante il governo italiano deroga il limite del 20% per i contratti a tempo determinato e del 30% per il lavoro somministrato a tempo determinato.
Ovviamente il concorso pubblico resta lo strumento per evitare di pagare pegno per l’uso improprio delle assunzioni a termine. Nell’amministrazione pubblica, a differenza dei privati, i rapporti di lavoro a termine possono andare già ben oltre la loro durata legale senza che il lavoratore possa ottenere la trasformazione a tempo indeterminato per l’obbligo del reclutamento per concorso, con solo di recente la possibilità in capo a lavoratrici e lavoratori pubblici di far valere le proprie ragioni in un procedimento giudiziario per ottenere un mero indennizzo economico e non già la stabilizzazione del rapporto di lavoro.
Ora il sistema ideato dal ministro dirà che migliaia di precari, nonostante abbiano svolto ruoli fondamentali nella macchina amministrativa, saranno costretti a ripartire da zero, senza alcuna garanzia di continuità lavorativa e non potranno beneficiare delle precedenti norme che il Governo ha deliberatamente lasciato cadere non prorogandole nonostante le nostre numerose richieste in tal senso, che permettevano la stabilizzazione (trasformazione automatica del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato) dopo 36 mesi di attività nel pubblico impiego, anche non continuativa, nell’arco di 8 anni.
All’incertezza del futuro per i giovani del nostro paese si somma la malasorte di una Pubblica Amministrazione più fragile e instabile, affidandosi a un modello basato su assunzioni temporanee e lavoratori senza certezze.
Il precariato penalizza tutti i cittadini che si aspettano servizi pubblici efficienti e competenti e invece si misurano con servizi precari proprio come i lavoratori che dovrebbero farli funzionare.
Per questo da anni abbiamo proposto alla politica e alle istituzioni un Piano straordinario per l’occupazione nelle amministrazioni e nei servizi pubblici per l’assunzione di 1.200.000 di lavoratrici e lavoratori, sia per compensare il turn over che per il potenziamento dei servizi pubblici, dalla riduzione dei tempi della giustizia all’aumento del numero e della qualità delle ispezioni sul lavoro e molto altro.
Un Piano che deve fare fronte a una situazione straordinaria generata da quindici anni di blocco delle assunzioni, nonostante la presenza dei pensionamenti, e che oggi, con la ripresa delle assunzioni, ha mostrato tutti i limiti di attrattività del lavoro pubblico legati a stipendi inadeguati, organizzazioni rigide e percorsi di carriera inesistenti o poco trasparenti.
Non c’è tempo! I pensionamenti già previsti per i prossimi anni richiedono misure eccezionali come la stabilizzazione di tutti i rapporti di lavoro precari oggi presenti nelle amministrazioni pubbliche, a partire da quelli dedicati ai progetti del PNRR e che andranno a scadenza entro il 2026.
La proroga di tutte le graduatorie dei concorsi pubblici in scadenza entro il 2025 e il ripristino di quelle già scadute confermandone la vigenza fino al loro completamento esaurimento.
Occorre poi ristabilire che la modalità ordinaria di assunzione nelle pubbliche amministrazioni è con il contratto di lavoro di tipo subordinato e a tempo indeterminato al fine di garantire l’imparzialità e l’efficacia dell’azione amministrativa, oltre a restituire certezze e capacità di poter programmare il proprio futuro per le lavoratrici e i lavoratori pubblici.
Il lavoro pubblico stabile e tutelato è garanzia di servizi e amministrazioni pubbliche a tutela dei cittadini. Non permetteremo che il lavoro pubblico venga ridotto a un susseguirsi di contratti a termine, senza diritti e senza prospettive.
Continueremo a mobilitarci contro ogni attacco nei confronti dei lavoratori pubblici delle Funzioni Centrali già danneggiati da un CCNL che , per la prima volta, sancisce che lo stipendio di chi lavora si impoverisca di fronte al costo della vita.