Nota emendamenti a “Decreto Cultura” di Fp Cgil, Uil Pa, Confsal Unsa, Usb

28 Gennaio 2025

In queste ore è in discussione la conversione in legge del cosiddetto “Decreto Cultura”, al cui interno sono contenuti diversi emendamenti. Tra questi merita particolare attenzione la norma, proposta dalla stessa maggioranza, che ha come finalità la stabilizzazione – unicamente mediante colloquio – di funzionari che, in virtù di un incarico fiduciario già protrattosi per diverso tempo e nei fatti già scaduto, diverrebbero dirigenti di II fascia.

La norma – ribadiscono le scriventi Organizzazioni Sindacali – rivela la sua totale iniquità almeno sotto tre profili: 1) perché impedisce ad alcuni dirigenti vincitori di concorso di essere assegnati agli Istituti oggi gestiti da codesti funzionari, con il rischio di essere destinati ad ambiti disciplinari molto diversi da quelli per cui si sono specializzati; 2) perché pone sullo stesso piano i funzionari e i 14 dirigenti idonei, che invece meriterebbero specifica tutela e per i quali si chiede da tempo l’inserimento in ruolo; 3) perché non cita neanche di sfuggita ulteriori 20 aspiranti dirigenti che hanno concluso il concorso ma non sono stati messi nelle condizioni di seguire il conseguente corso. Inascoltati sono stati fino ad ora gli appelli del sindacato affinché si desse risposta ai quasi cento dirigenti (fra vincitori e idonei) del corso-concorso bandito dalla stessa Amministrazione, i quali avrebbero dovuto occupare le sedi lasciate vuote dai pensionamenti, dal mancato turn over e da una riforma organizzativa del Ministero fra le peggiori che la storia della PA ricordi. Il sopra citato corso-concorso recepiva il meglio delle formule di reclutamento vigenti e individuava distinti settori di competenza; un requisito poi disatteso in quanto, per insipienza di talune commissioni d’esame, taluni dirigenti destinati alle Soprintendenze sono invece finiti negli Archivi. Ancor prima del corso-concorso un’altra norma aveva stabilito che, nelle more dell’espletamento del medesimo, il Ministero della Cultura avrebbe potuto utilizzare funzionari in organico, in ragione del rapporto fiduciario regolato dall’art. 19 comma 6 del D. Lgs 165/2001.

Soltanto alcuni di questi hanno però avuto la blindatura del proprio incarico mediante norma di legge, permanendo nel proprio incarico anche ad avvenuto inserimento dei vincitori nei ruoli della dirigenza. Ci sembrava superfluo ribadirlo, ma nella Pubblica Amministrazione si entra mediante selezione pubblica il cui grado di difficoltà deve essere commisurata alle posizioni di lavoro messe a bando: gli incarichi fiduciari possono sopperire a situazioni emergenziali ma non possono, né devono, diventare la regola né possono essere interpretati come l’anticamera di una stabilizzazione ex lege, tanto meno con un colloquio orale. Riteniamo si debba restituire, da un lato, dignità ai dirigenti che hanno sostenuto uno specifico concorso, ad ogni livello della procedura, e, dall’altro, dignità al personale interno le cui elevate professionalità tecniche, specifiche di questo Ministero, sono e continuano essere garanzia del bene pubblico. Sulla valorizzazione dei funzionari di ruolo siamo sempre disponibili al confronto ma dubitiamo di trovare “dall’altra parte” la stessa sensibilità. In ultimo, ma non per importanza, è da stigmatizzare la proposta di modifica del “Codice dei Beni Culturali”, totalmente svuotato della funzione prioritaria della tutela, nella parte in cui rende “obbligatorio ma non vincolante” il parere dei funzionari.

Per tutto quanto finora detto le scriventi Organizzazioni si rivolgono alle forze politiche coinvolte nella discussione parlamentare affinché votino contro tali emendamenti e convincano la maggioranza, eventualmente, a riscriverli. Laddove la politica decidesse di avallare il principio della “stabilizzazione selettiva” – ferma restando la nostra esplicita contrarietà – ci dichiariamo fin da ora pronti a tutelare nelle sedi più opportune tutti coloro che ne risultino esclusi.

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