Nel corso dell’incontro avuto con il nuovo Direttore Generale dell’Ente ci era stata anticipata la volontà di superare la regionalizzazione della vigilanza tecnica. Avevamo accolto con soddisfazione questo importante passo in avanti rispetto a una scelta organizzativa che non avevamo affatto condiviso e che poteva essere definita come accadeva per la “Corazzata Potemkin” in un famoso film comico…
Tuttavia, come accade nel famoso passo del gambero, si fa un passo avanti e altri indietro: sembrerebbe, infatti, che le nuove indicazioni rispetto alle modalità di svolgimento della vigilanza tecnica prevedano che gli ispettori tecnici debbano avere competenze anche rispetto al lavoro nero.
Ci sembra davvero paradossale che in un momento storico in cui l’INL dispone finalmente di centinaia di ispettori tecnici in tutta Italia, ci si ostini a far viaggiare separatamente la vigilanza tecnica da quella del lavoro, assegnando a ciascuno un pezzettino dell’altro.
Come non abbiamo condiviso la scelta di assegnare alcune funzioni degli ispettori tecnici agli ispettori del lavoro, non condividiamo, ora, la scelta di far svolgere alcune funzioni degli ispettori del lavoro ai tecnici, se confermata.
Ricordiamo che anche nel nuovo ordinamento professionale, oggetto di lunghe discussioni al tavolo nazionale, le famiglie degli ispettori tecnici e degli ispettori del lavoro hanno ambiti diversi. L’ispettore di vigilanza ordinaria “possiede conoscenze teoriche specialistiche di carattere normativo e procedurale per lo svolgimento dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale” mentre l’ispettore di vigilanza tecnica “possiede conoscenze teoriche specialistiche di carattere normativo e procedurale per lo svolgimento dell’attività ispettiva in materia di salute e sicurezza”. Anche i requisiti per l’accesso sono diversi e, non a caso, si sta tuttora svolgendo un concorso per soli ispettori tecnici.
Se la logica che si intende perseguire è sempre quella della mera moltiplicazione dei numeri, ribadiamo nuovamente che si tratta di logica non condivisibile e sarebbe molto importante precisare che, se certamente i numeri delle ispezioni sono un importante indicatore della presenza sul territorio, non si può pensare di sacrificare l’effettività della vigilanza e della tutela del lavoro a una logica meramente numerica.
Al di là di quante ispezioni si facciano, a nostro avviso occorre programmare la vigilanza in modo da riempirla di contenuti su cosa si faccia: quali macro-fenomeni di illegalità si intende contrastare, quanti lavoratori si immagina di tutelare, etc., avendo l’ambizione di non concentrare la vigilanza prevalentemente su piccole attività produttive.
L’occasione “storica” che l’INL ha, di fronte a sé, è di svolgere in modo autonomo una vigilanza realmente a 360°, con team misti di ispettori del lavoro e ispettori tecnici, così da poter garantire contemporaneamente un’ispezione in materia di lavoro e di sicurezza.
La stessa logica “integrata” si potrebbe estendere, a nostro parere, anche rispetto al cosiddetto servizio di turno nel quale, accanto agli ispettori del lavoro che si occupano di lavoro e legislazione sociale, si potrebbero ricomprendere gli ispettori tecnici per la parte relativa a salute e sicurezza, così da garantire un reale servizio “globale” alla cittadinanza.
Continuare a non cogliere questa importante occasione significa non voler cogliere la ragione stessa per cui fu istituito l’INL.
Da parte nostra, eravamo, siamo e saremo contrari a simili scelte organizzative disfunzionali e lo faremo presente in tutte le sedi.
FP CGIL |
MATTEO ARIANO |