17 Gennaio 2025

Il prossimo 23 gennaio l’Amministrazione ha convocato le organizzazioni sindacali per una seduta dell’Organismo Paritetico per l’Innovazione. Il tema all’ordine del giorno è il nuovo Regolamento di attuazione del decentramento territoriale, ossia l’atto attraverso cui si definiscono i criteri di costituzione e di sopravvivenza dei diversi presidi territoriali dell’istituto. 

La delibera oggetto del confronto è già stata adottata dal Consiglio d’Amministrazione nella seduta del 4 dicembre scorso.

Ora, a oltre un mese di distanza, che senso ha convocare le organizzazioni sindacali su qualcosa che è già stato deciso, definito e determinato a tavolino? Quale dovrebbe essere lo scopo di un incontro, peraltro nell’illusoria cornice di un organismo paritetico, se la facoltà di intervento è nulla?

Come chiarisce il contratto collettivo, l’OPI dovrebbe assolvere una funzione strategica in seno all’Istituto, essendo il luogo deputato al coinvolgimento partecipativo delle organizzazioni sindacali.

Qui siamo di fronte a un fatto assolutamente inedito, che deteriora ulteriormente il clima: le rappresentanze dei lavoratori vengono convocate pro-forma, dopo l’adozione di un provvedimento che discende dalla trasmissione di un’informativa tardiva. Su tale aspetto ci riserviamo tutte le valutazioni del caso. 

Nel frattempo, la FP CGIL non accetta questo modo di rapportarsi con chi rappresenta le lavoratrici e i lavoratori dell’ente: non è una questione di buone maniere, ma di dignità e rispetto nei confronti di chi tiene in piedi l’Istituto. Non siamo disposti a rassegnarci a un sistema di relazioni che riduce chi lavora a spettatore inerme.

Il futuro dei presidi territoriali, elemento peculiare della nostra identità, viene deciso bypassando coloro che garantiscono il servizio all’utenza e si pensa di rimediare inscenando un confronto che ha i tratti della farsa e la forma del webinar.

Per questo insieme di ragioni diserteremo l’incontro: non abbiamo intenzione di partecipare a un gioco delle parti stucchevole che rappresenta un gravissimo precedente.

Quanto al merito, poi, la documentazione offerta impedisce perfino di comprendere le ragioni che hanno portato i vertici a discostarsi dal precedente modello, di là da un richiamo generico all’esigenza di governare fenomeni legati “alla maggiore complessità che investe oggi i diversi contesti territoriali”. 

Con il nuovo impianto, già ora dieci agenzie rischierebbero di essere cancellate – Caprino Veronese (VR), Cavalese (TN), Codogno (LO), Erba (CO), Fidenza (PR), Iseo (BS), Merate (LC), Mirandola (MO), Morciano di Romagna (RN), Sant’Angelo Lodigiano (LO) – ma non c’è un documento che illustri organicamente l’impatto dei nuovi criteri, con tutto ciò che ne consegue non solo per le colleghe e i colleghi interessati, ma più in generale per la cittadinanza.

Il tutto con un’aggravante: non risultano mai rese note le carenze d’organico sede per sede, agenzia per agenzia, come più volte richiesto – in beata solitudine – dalla nostra organizzazione ai vertici dell’Ente.

Non professiamo la nostra delusione solo perché il tempo delle illusioni è finito da un pezzo. 

Presenziare vorrebbe dire avallare un modo di relazionarsi che squalifica il confronto.

Noi non ci stiamo. 

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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