14 Gennaio 2025

Prima dell’ultimo ciclo di assunzioni, nel biennio dei grandi ingressi – cioè tra 2018 e 2019 – in Istituto furono inserite 3.963 unità. Una boccata d’ossigeno fondamentale per l’Ente, anche in considerazione dell’emergenza pandemica che sarebbe scoppiata di lì a breve.

Nello stesso arco temporale, però, l’INPS registrò la bellezza di 3.539 cessazioni, a frenare qualsiasi entusiasmo e a ricordare che le scelte scellerate in politica prima o poi presentano il conto.

Uno scenario simile è quello vissuto oggi dall’Ente: stando all’ultimo report sul personale in servizio, mancano in totale 4.105 unità, di cui 2.196 funzionari, 1.269 assistenti, 640 operatori.

Non sono freddi numeri: dietro quelle cifre c’è un carico lavorativo in più rovesciato sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori in servizio. Dietro ogni carenza d’organico c’è un potenziale rallentamento nell’erogazione di prestazioni e servizi, cioè un danno inflitto alla cittadinanza. Se l’INPS regge, è solo per lo sforzo enorme compiuto quotidianamente da chi opera al servizio di quest’Amministrazione.

Uno sforzo neanche troppo apprezzato, se è vero che sul piano interno – al di là dei buoni propositi – il contratto integrativo è congelato, le risorse economiche destinate ai benefici assistenziali si stanno esaurendo, i medici INPS sono gli unici a non avere un’indennità di esclusività, i Fondi restano bloccati e nel comparto, nonostante gli schiamazzi di gioia delle sigle sindacali firmatarie, gli offensivi aumenti veicolati dal nuovo CCNL non consentiranno neppure di recuperare il terreno perso con l’inflazione.

Se a ciò aggiungiamo la crescente demotivazione che serpeggia tra i colleghi assunti nel 2023, che ancora attendono l’erogazione del TEP (qui la nostra richiesta di luglio, per gli smemorati) subendo una discriminazione senza logica, il risultato è sotto gli occhi di tutti: questo Istituto sta perdendo terreno.

Da tempo avanziamo una richiesta all’Ente: quella di fornire i dati delle carenze d’organico sede per sede, agenzia per agenzia. Una richiesta inevasa.

Ci chiediamo se abbia senso discutere di un nuovo regolamento per il decentramento territoriale, peggio ancora che senso abbia adottarlo, quando non si ha neanche trasparenza in merito alle mancanze registrate sui diversi territori. C’è chi si limita a dire dove siamo carenti e c’è chi, come noi, cerca di capire il perché.

Se qualcuno vuole smantellare l’Istituto, deve dirlo a chiare lettere: tra riserve per trattenere lavoratori in procinto di pensione, nuovi blocchi al turn-over, decreti taglia-idonei e strutturale riduzione dei salari, il conto è fin troppo salato. Nel silenzio connivente di alcune sedicenti organizzazioni.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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