Comprendiamo il disagio di chi, in queste ore, deve difendere un contratto che impedisce alle lavoratrici e ai lavoratori delle Funzioni Centrali di recuperare perfino le risorse perse con l’inflazione, proprio mentre il Governo aumenta di 7.000 euro lordi le retribuzioni dei Ministri non eletti in Parlamento.
Deve essere difficile, troppo difficile, salvare la faccia dopo aver apprezzato pubblicamente – e a più riprese – la legge di bilancio dei Robin Hood al contrario: quelli che tolgono a chi ha meno per redistribuire verso l’alto.
Per amore di dignità sindacale, però, bisognerebbe evitare di inciampare in discussioni che peggiorano ulteriormente la situazione, dimostrando un’inconsistenza delle argomentazioni che stupisce e imbarazza.
Il CCNL 2016/2018, come quello successivo del 2019/2021, ha consentito di recuperare non solo l’inflazione registrata nel periodo di riferimento, ma qualcosa in più. A dirlo non sono le “pericolose sigle”, piene zeppe di “compagni”, che non hanno sottoscritto la sciagurata ipotesi del 6 novembre preferendo rimettere il giudizio sul contratto ai lavoratori. È l’ARAN, normalmente molto popolare a certe latitudini.
Il periodo di riferimento indicato nei contratti, del resto, non è messo lì per caso: serve a delimitare l’arco temporale cui l’accordo afferisce. E qui arriva il bello: perché la sedicente organizzazione, che almeno in INPS sta virando dal verde al giallo adottando certi toni, fa un ragionamento a ritroso nel tempo dimenticando un piccolo dettaglio, marginale nel nostro sistema:
UNA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE DEL LUGLIO 2015, CHE HA IMPEDITO DI RECUPERARE LE RISORSE PERDUTE, SPECIFICANDO CHE IL BLOCCO DEI RINNOVI ERA SÌ ILLEGITTIMO MA CHE LA RIPRESA DELLA CONTRATTAZIONE NON POTEVA DETERMINARE EFFETTI RETROATTIVI.
Se poi la sedicente organizzazione ritiene, a torto o a ragione, che quella sentenza ha prodotto danni, che ha impedito di ottenere risorse per recuperare l’inflazione del passato, può tranquillamente rivolgere le consuete ingiurie agli amici che quella sentenza hanno promosso, gli stessi con cui ha firmato l’ultima ipotesi di contratto.
Se la cantano e se la suonano da soli.
Tra un selfie e l’altro con Salvini.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo