18 Dicembre 2024
“Alla luce della recente nomina ad Arezzo di un unico garante per i diritti del personale penitenziario e dei detenuti, riteniamo doveroso esprimere la nostra ferma posizione a difesa dell’autonomia degli operatori penitenziari. Lavoratrici e lavoratori che quotidianamente svolgono un ruolo fondamentale per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza all’interno degli istituti di pena. I loro diritti e interessi sono già affidati alla consolidata azione dei sindacati di categoria, che hanno storicamente dimostrato di essere efficaci e competenti nel salvaguardare le condizioni lavorative e nel promuovere il riconoscimento del loro impegno”. Questa la dichiarazione di Donato Nolè, Coordinatore nazionale Polizia Penitenziaria della Funzione Pubblica CGIL in merito alla recente nomina di un garante unico per detenuti e personale agenti di polizia penitenziaria.
“Equiparare due realtà così diverse è una scelta che non tiene conto delle profonde differenze di condizione e funzione tra chi presta servizio e chi è sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale. Tale confusione rischia di svilire la figura stessa del garante, la cui missione è storicamente legata alla tutela dei diritti umani di chi si trova in una condizione di privazione della libertà – precisa Nolè e prosegue -. Introducendo un garante con questa doppia funzione, si rischia di sovrapporre compiti e di delegittimare la funzione sindacale, con possibili ricadute negative sulla capacità di rappresentanza e contrattazione. Chiediamo pertanto che questa decisione venga rivista, nel rispetto delle specificità di entrambe le categorie coinvolte”.
“Gli operatori penitenziari non chiedono di essere tutelati da una figura di garanzia che non rispecchia le loro reali necessità. Al contrario, reclamano un riconoscimento concreto del loro lavoro, che passa attraverso investimenti nelle strutture, maggiori risorse per la formazione e una più forte valorizzazione del loro ruolo nella società. Ribadiamo il nostro massimo rispetto per la figura del garante dei detenuti e per la sua imprescindibile funzione nel sistema penitenziario. Tuttavia, è essenziale che i confini dei ruoli vengano rispettati, evitando confusioni che potrebbero indebolire la credibilità e l’efficacia di tutte le parti coinvolte”, conclude Donato Nolè.