C’è una letteratura di genere, solo per gli appassionati, che minimizza il successo sbandierato fino a pochi giorni fa: la “settimana corta”, un vessillo agitato con toni trionfalistici, adesso è soltanto “un’opzione su base volontaria”. Retromarcia ingranata e citazione zangrilliana di grande prudenza.
Sta diventando difficile capire dove finisca la linea del Governo e dove inizi quella di alcune organizzazioni. Viene in mente, sempre più spesso, il personaggio di Mini-Me, reso celebre dalla saga di Austin Powers.
Ma andiamo con ordine.
È utile ribadire il principio guida da cui parte la settimana corta nel mondo occidentale. La formula normalmente adottata è semplice, lineare: stesso salario, meno ore di lavoro, più benessere per l’individuo e quindi più produttività per la parte datoriale.
Le Funzioni Centrali, un pianeta a sé, hanno invece scelto di declinarla così: stesso salario, stesse ore di lavoro, meno ferie e permessi, giornate più lunghe e meno straordinari. Un affare!
Alla distorsione si aggiunge il paradosso. Il CCNL non offre elementi sulla rimodulazione (non si traduce in un venerdì libero), ma si limita a stabilire che l’articolazione dell’attività sarà su quattro giorni a settimana. Qualcuno resterà a casa il martedì, qualcun altro il giovedì: secondo necessità e probabilmente piaggeria.
Certo, l’adesione resta su base volontaria e in subordine alla volontà dell’Amministrazione di dare seguito a questa modalità. E quanto l’elemento volontario sia centrale in INPS lo sappiamo benissimo. Ci ricordiamo ancora le adesioni “spintanee” allo Smart Friday dei pochi refrattari al lavoro agile? Abbiamo cancellato dalla memoria lo sforzo di programmazione compiuto dagli uffici, anch’esso assolutamente “spintaneo”, per riorganizzare i contratti AULA e chiudere le sedi?
Come detto, parametrare l’attività su quattro giorni comporterà una riduzione di ferie e permessi. Ma c’è di più. Cosa accadrà con lo Smart Working? Tutti i dirigenti saranno aperti all’innovazione o qualcuno, come sempre accade, chiederà una rimodulazione simmetrica anche delle giornate in lavoro agile? Su questo l’Amministrazione si è già portata avanti, stabilendo la possibilità di un numero di giornate minime da effettuare in presenza.
Il giorno in più a casa, lo specchietto per le allodole venduto da qualcuno, potrebbe così diventare una ghiotta occasione per le Amministrazioni: risparmiare due spicci e spremere quel poco che rimane dai dipendenti.
Che dire? Manca ancora qualche settimana a Natale, però i pacchi iniziano a essere un po’ troppi.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo