Il 23 ottobre il Consiglio d’Amministrazione ha deliberato il nuovo regolamento per il cambio di famiglia professionale. L’auspicio della nostra organizzazione è stato subito chiaro: definito lo strumento, adoperiamoci per sanare le difficoltà più evidenti sui territori.
Il riferimento, in particolare, era a due profili specifici, con ogni evidenza in sofferenza da tempo: quello degli STT, ormai ridotti al lumicino; e quello della vigilanza ispettiva.
A marzo, infatti, avevamo salutato con favore la notizia della fine del ruolo a esaurimento per il personale ispettivo dell’Istituto, ma la lunghezza dei tempi legati alla procedura assunzionale ci era sembrata da subito un’incognita. Il risvolto di un fisiologico rallentamento dei tempi era evidente sin da allora: un maggior onere lavorativo sulle colleghe e sui colleghi chiamati a un lavoro straordinario.
Diamo i numeri: sono rimasti in 778 funzionari (dato di ottobre) su scala nazionale. Non si chiede loro un impegno, ma mezzi miracoli.
Ora, pur comprendendo le difficoltà organizzative legate alla definizione di un concorso da tenere con INAIL e con ripartizione territoriale, poco comprendiamo invece la dispersione di risorse a monte.
Sì, perché in INPS sono già presenti lavoratrici e lavoratori che hanno svolto funzioni di vigilanza in precedenti ruoli amministrativi: pensiamo a chi ha operato in INL e ha successivamente vinto un concorso in Istituto.
E tra le colleghe e i colleghi altri potrebbero volersi cimentare in una nuova posizione.
Possibile che l’Amministrazione non voglia riconoscere e valorizzare una professionalità già esistente? Possibile che non si possa impiegare questo lasso di tempo per processi formativi in modo da avere personale operativo all’alba del nuovo anno? Possibile che si debba assistere impotentemente a uno stillicidio di pensionamenti che mette in discussione la stessa funzione ispettiva?
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo