Dopo dieci mesi di scambi serrati con Funzione Pubblica, l’Amministrazione ha presentato al tavolo sindacale, nella giornata di ieri, la nuova ipotesi di contratto integrativo, una bozza che avrebbe dovuto offrire importanti aperture sul riconoscimento dei differenziali stipendiali agli esclusi delle precedenti tornate.
La proposta, cui avevamo lavorato al tavolo negoziale, è però stata sottoposta a un’evidente trasformazione. In cambio di un impegno verso gli esclusi dalle precedenti progressioni,
l’Amministrazione inserisce una valorizzazione della valutazione individuale e del sistema delle pagelline!
Un apprezzamento di ben cinque punti (SOTTRATTI AI TITOLI DI STUDIO) proprio nel momento in cui si tenta di smantellare l’ancoraggio all’obiettivo di gruppo (seguirà comunicato). Una contropartita eccessiva a fronte di un numero complessivo di passaggi inferiore all’anno precedente!
Ma c’è di più. Perché nonostante si fosse registrato l’appello di quasi tutte le forze sindacali a rivedere il quadro indennitario solo dopo lo sblocco del fondo, l’Amministrazione – che alla deroga per quest’anno non sembra credere più, accettando di fatto un trattamento diverso rispetto a quello avuto dalle agenzie fiscali – ha presentato un’ipotesi di CCNI che apprezza discrezionalmente solo la posizione di alcuni profili.
Per intenderci: si taglia il salario accessorio a tutti per dare un beneficio economico a pochi. Nel mentre non si mettono in discussione alcuni privilegi storici: non sparisce, ad esempio, neanche nel lungo periodo, la quota versata a titolo di indennità ai fantomatici esperti di analisi amministrativa in via continuativa presenti in DG.
Si adotta, così, un approccio da dividi et impera, che non considera gli sforzi portati avanti dalle sedi e snobba perfino quella quota parte di personale rimasta fuori dalla maggiorazione del 10% del coefficiente individuale di attribuzione degli incentivi.
Che senso ha fare le campagne d’ascolto del territorio se poi chi sul territorio lavora viene puntualmente ignorato?
Pensiamo, solo a titolo di esempio, a chi gestisce le attività del contenzioso sull’invalidità civile: da messaggistica interna (sic!) l’assegnazione dovrebbe prevedere un funzionario ogni 700 ricorsi, una stima ampiamente tradita nella realtà, specie in alcune aree del Paese. A loro, come agli altri, neanche un ritocco.
Per parte nostra, siamo sempre disposti a cercare una sintesi, ma chiariamo fin da ora che non intendiamo avallare un quadro peggiorativo. Lo stravolgimento rispetto al tetto dei 40 punti sulla performance individuale è una linea non percorribile.
Non siamo disposti a ipotecare il futuro della negoziazione nei prossimi anni. Perché tutte le organizzazioni al tavolo sanno perfettamente che questo precedente potrà essere riutilizzato da Funzione Pubblica per i contratti futuri.
Abbiamo atteso mesi ribadendo due elementi fondamentali:
a regole date, occorre onorare la promessa di dare un riconoscimento agli esclusi dalle precedenti tornate;
finché INPS non ottiene la liberazione del Fondo, non tocchiamo gli incentivi di tutti per aiutare qualcuno.
Da questa linea noi non ci siamo mai mossi.
E l’Amministrazione? Vuole difendere i suoi lavoratori? O vuole continuare a fare distinzioni sfruttando la “fame dei differenziali”?
E le altre rappresentanze sindacali, infine. Hanno intenzione di accettare questo colpo di spugna che aumenta il peso della valutazione individuale? Le pagelline le contrastano solo a parole?
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo