INAIL – A quando l’alzabandiera?

02 Agosto 2024

A tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori

A QUANDO L’ALZABANDIERA?

Se non fosse per quel qualcosa di inquietante, potrebbe persino apparire come una divertente trovata folcloristica in un’estate arroventata. A dire il vero il primo legittimo sospetto è stato che potesse essere uno degli effetti allucinogeni causati dell’ondata di caldo che sta investendo il nostro Paese. Purtroppo, non è alla temperatura che dobbiamo la priorità estiva 2024, ovvero la necessità di un
restyling del logo aziendale!
In ben 3 pagine di missiva l’Amministrazione si premura di spiegare il significato e il valore dell’aver aggiunto al logo dell’INAIL il tricolore. Non bastasse, per paradosso, lo fa attingendo a piene mani al linguaggio anglosassone dimenticando la proposta di multe fino a 100mila euro contro chi non avesse usato “l’italico linguaggio” nella Pa.
Per prima cosa apprendiamo che “Tale proposta di minimale variazione del simbolo grafico dell’Istituto non incide sulla riconoscibilità, ma assume un profondo significato, quale manifestazione visiva dei principi e dei valori fondamentali che sostengono la Repubblica, per rafforzare e meglio esplicitare la volontà inclusiva e l’impegno per il benessere collettivo, come sovente rammentato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.” Una mera operazione di facciata quindi, utile solo a mandare segnali di posizionamento al governo e alla presidenza di turno, visto che i lavoratori e le lavoratrici dimostrano quotidianamente, con o senza tricolore, quanto siano coinvolti nella difesa del benessere collettivo.
Senza contare che poi servirà qualcuno che spieghi ai nostri utenti che quei tre segnetti grigi sotto alla scritta INAIL non sono il prodotto di un malfunzionamento delle stampanti (rigorosamente in bianco e nero) ma il tricolore. Ma non è finita!
In una seconda nota apprendiamo che sarà necessario aggiornare anche gli abiti da lavoro utilizzati dalle diverse famiglie professionali, nonché “…di valutare eventuali ulteriori categorie di personale per le quali se ne ritenga utile l’utilizzo”.
Già ce li immaginiamo i direttori territoriali andare in giro per le sedi a fare la ricognizione delle categorie professionali alle quali far indossare una divisa da perfetto impiegato INAIL. Magari reintroducendo le mezzemaniche. L’unica amara constatazione è che, essendo il personale ridotto all’osso, ci sarà poco da girare.
Ora, che un servizio pubblico, un pezzo fondamentale di welfare di questo Paese venga trattato alla stregua di un qualsiasi asset da mettere sul mercato e che, a tale scopo necessiti di operazioni, più o meno riuscite, di rebranding per accattivarsi la platea ci sembra una cosa preoccupante. I servizi pubblici si qualificano per la qualità delle prestazioni che sono in grado di rendere all’utenza, per la capacità di dare risposte in tempi brevi ai bisogni di un’utenza nella fattispecie vulnerabile, per la competenza e la formazione del personale che vi opera, per le condizioni di lavoro, per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e degli utenti che ogni giorno transitano nelle nostre sedi.
Ma poi davvero esistono all’INAIL dirigenti che possono ancora pensare, con onestà intellettuale, che operazioni del genere siano in grado di rafforzare il senso di identità di lavoratori e lavoratrici con condizioni di lavoro proibitive e bassi stipendi? O che sia sufficiente per rendere riconoscibile e attrattivo l’Istituto?
Forse sarebbe stato più utile allo scopo investire i soldi spesi per il cambio del look per adeguare gli ambienti di lavoro, per renderli salubri e sicuri. Avanti di questo passo la distanza tra i piani alti della dirigenza e i lavoratori e le lavoratrici degli uffici e delle sedi diventerà incolmabile, nonostante lo sciopero della maggioranza del personale INAIL abbia già mandato chiarissimi segnali di quanto la misura sia colma.
Per analogia non può che venirci in mente la drammatica fine di Alitalia, la gloriosa compagnia di bandiera, passata per le mani dei “capitani coraggiosi” e poi pronta per essere svenduta al miglior offerente straniero, non prima di aver prodotto migliaia di licenziamenti.
Anche lì negli ultimi anni di vita anziché pensare alla sostanza non si faceva che parlare di brand, di nuove livree per gli aerei, di tricolori e di nuove divise disegnate dai migliori stilisti italiani. La fine ingloriosa della storia di Alitalia e dei suoi lavoratori e lavoratrici è, purtroppo, tristemente nota a tutti, a dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che le operazioni di facciata vengono utilizzate spesso per coprire disastri.
Noi restiamo convinti che le priorità per l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e per i suoi dipendenti siano altre.
Aspettiamo comunque istruzioni operative per l’alzabandiera!

FP CGIL – Mercanti
UILPA – Paglia
USB PI – Pera

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