Internazionale – Resoconto del Sectoral Social Dialogue Committee – Social Services Sector – Working Group 2 and Working Group 1

19 Luglio 2024

Si è svolto il 3 luglio in modalità mista in presenza (Bruxelles) e on line alla presenza dei rappresentanti della Commissione Europea e della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, Eurofound, dei sindacati dei diversi Paesi e dei datori di lavoro pubblici (Comuni).

L’incontro ha fatto seguito a quello avvenuto nel dicembre 2023 di prima costituzione del Comitato per il Dialogo Sociale e i Servizi Sociali, della cui creazione si discute fin dal 2011.

Il primo tema della giornata è stato inerente il reclutamento dei lavoratori e la continuità assistenziale, cioè come rendere attrattivo il settore sociale ed i lavori di cura in genere per nuovi lavoratori e fornire loro le conoscenze e competenze adeguate.

Dall’analisi della situazione e dagli aggiornamenti dei vari progetti tematici Care4Skills, IWorCon, DEVCOBA, risultano infatti alcuni problemi strutturali e tendenze comuni a tutti i Paesi europei, pur nella profonda differenza di approccio e organizzazione sociale e sindacale di ciascuno: lavoro sommerso, lavoro informale, conciliazione vita lavoro, formazione dei lavoratori, comportamento dei datori di lavoro e aspetti sanitari e di sicurezza.

In Europa, a fronte di un invecchiamento costante della popolazione (che se da una parte fa uscire persone dal mondo del lavoro dall’altra pone la necessità di sempre maggior numero di addetti nel settore) riscontriamo una crescita esponenziale dei lavoratori del settore assistenza (più 18% ultimo anno), che comunque non riesce a compensare la richiesta da parte dei datori di lavoro pubblici e privati.

Fare una analisi completa e dettagliata degli addetti al settore è pressoché impossibile date le peculiarità di tali lavori e la forte presenza di lavoratori informali e degli addetti alle cure familiari che sfuggono a qualsiasi statistica. Si stima però che, se consideriamo anche il lavoro familiare 45/50 milioni di persone in Europa fanno lavori di cura di cui circa 450 mila – soprattutto donne – stanno a casa per lavori domestici.

Sappiamo per certo che l’età media è oltre 50 anni, molto superiore ad altri settori, e sono soprattutto donne e migranti che percepiscono un salario nettamente inferiore alla media degli altri lavoratori di circa il 21% in meno.

Essi svolgono lavori pesanti sotto diversi aspetti, che comportano sforzi l’apparato muscolo-scheletrico, soprattutto nel caso di anziani, e stress psico fisico per l’assunzione delle responsabilità legate alla cura di bambini e disabili.

Se definire i contorni e numeri del settore non è facile per la tipologia di lavoro del quale è difficile trattare i contorni, occorre però distinguere fra formali e informali. Bisogna far affiorare il lavoro informale: ci sono paesi che già stanno lavorando in questo senso per qualificare questi lavoratori. Nel 2025 sarà pubblicato uno studio di Eurofound sui salari di questo settore, basato sui dati del 2022.

Da parte della economista Marta Pradanos della Commissione Europea è stato presentato il documento dei gruppi di lavoro su “Carenza di lavoratori e competenze nella UE: un piano di azione” adottato il 20 marzo 2024.

Nel documento sono analizzate le criticità legate alla mobilità dei lavoratori per i quali è necessario fornire assistenza linguistica, formazione e informazione sui loro diritti. Nella metà dei Paesi non c’è dialogo sociale in questo ambito.

La mancanza di lavoratori negli anni 2013-2023 è cresciuta in tutti i Paesi le vacancy si sono raddoppiate, a causa di diversi fattori strategici:

  • invecchiamento della popolazione dell’UE che diminuisce i lavoratori e aumenta la necessità di persone che si occupano di cura, che determinerà, nel 2050, la mancanza di 1 milione di lavoratori ogni anno;

  • il cambiamento climatico e la transizione green richiede più lavoratori in questo settore;

  • condizione di lavoro povero, salario e cattive condizioni in generale.

Il gruppo di lavoro propone l’elaborazione di un testo congiunto che sarà prima sottoposto al Comitato e successivamente in Assemblea generale. Sarà assicurata la partecipazione e la discussione da parte di tutti i soggetti e in tutte le fasi prima dell’approvazione in assemblea a novembre o dicembre di quest’anno.

Il documento dovrà sinteticamente sviluppare delle raccomandazioni, che ogni Paese seguirà poi in adesione con il proprio modello di organizzazione sociale, nelle seguenti tematiche:

1. formazione e apprendimento anche finalizzato al riconoscimento di una qualifica europea

2. accoglienza e informazione dei lavoratori migranti

3. valorizzazione del personale esistente

4. accesso alla formazione continua per tutta la carriera del lavoratore, anche per le competenze digitali

5. conciliazione dei tempi di lavoro e vita privata dei lavoratori

6. diversità della forza lavoro (anche di genere)

7. salute e sicurezza del lavoro e abbattimento dello stress psico-fisico

8. gestione dei cambiamenti sociali

9. comunicazione, anche in fase di accoglienza e avvicinamento alla rete sindacale

10. dialogo sociale e rivendicazioni sindacali.

Anche in riferimento al tema del long term care si riferisce che non c’è un solo Paese del mondo che abbia abbastanza personale sanitario e si auspica un protocollo con OMS per la mobilità dei lavoratori sanitari.

Per quanto riguarda invece gli addetti ai servizi sociali si propone la redazione di un documento congiunto con le raccomandazioni generali che poi a livello nazionale ognuno potrà organizzarsi per l’attuazione delle indicazioni contenute, dando una prospettiva europea ai contenuti e competenze del profilo professionale, con un certificato di qualifica.

È cruciale organizzare una rete dei lavoratori a livello europeo, anche in considerazione delle differenze fra i Paesi che riconoscono o meno gli interlocutori nel dialogo sociale e attivare progetti finanziati dalle istituzioni europee per le politiche di migrazione (contributi per la stabilizzazione dei lavoratori) e per lo sviluppo delle competenze e delle condizioni di lavoro, tendendo all’attenuazione delle differenze di condizioni e salario fra le regioni, fra città e periferie, fra pubblico e privato e dell’offerta di servizi sociali da parte delle amministrazioni pubbliche con l’obiettivo finale di creare e organizzare una organizzazione dei lavoratori di cura.

p.la FP CGIL Nazionale FF.LL.
Franca Sponticcia

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