INPS – Valutazioni individuali: il solito valzer confuso

16 Luglio 2024

Anche quest’anno, con puntuale ritardo, le lavoratrici e i lavoratori dell’INPS si accingono a ricevere la valutazione individuale per il contributo offerto nel 2023. Una valutazione su cui già in passato abbiamo espresso le nostre riserve, ma su cui è il caso di tornare.

  1. Prima anomalia: il fattore tempo.

Nel luglio del 2024 viene espresso il giudizio sull’operato del 2023. Badate: non quello intermedio rispetto all’anno corrente, ancora prematuro, ma la valutazione complessiva sull’anno passato. L’attenzione al cliente interno, spesso rivendicata dall’Amministrazione, lascia alquanto a desiderare e sterilizza, di fatto, anche la funzionalità possibile dello strumento.

Bisogna infatti ricordare che il giudizio non è solo soggettivo: è scisso dalla realtà. Nessuna lavoratrice e nessun lavoratore a inizio anno riceve indicazioni organizzative, non vengono sviluppati colloqui esplorativi sul contributo che potrà essere fornito, né sussistono meccanismi di feedback continuo. Le voci che compongono la valutazione sono peraltro espunte da qualsiasi motivazione: tutte le dimensioni valutate (contributo individuale e abilità) vanno accompagnate da motivazione, così come il giudizio finale.

Com’è possibile tararsi su un obiettivo ignoto senza essere Giucas Casella o il Divino Otelma? E anche quando viene espresso un parere poco lusinghiero, sono mai attuati momenti di formazione della risorsa su eventuali criticità rilevate dal valutatore?

Lo schema prende così la forma di un giudizio sommario a consuntivo: “è andata così”. Estremamente utile e appagante.

  1. L’unica regola è che non ci sono regole

Abbiamo sempre evidenziato come un simile impianto, in assenza di indicazioni quadro, si presti a un elevato tasso di discrezionalità. A dispetto dei tentativi di migliorare il sistema, l’arbitrio rimane l’elemento caratterizzante: ogni Direzione si muove a modo suo. Di più: in seno a ogni Direzione, spesso e volentieri ogni area si muove a modo suo. Questo vale per la scala di giudizi, ma vale anche per la stima del contributo individuale.

Capita, così, che in una sede il personale di ultima assunzione venga valutato per l’effettivo contributo offerto, con giudizi abbastanza articolati e di merito; in altre realtà venga applicato un giudizio orientativo che prescinde totalmente dalla professionalità mostrata. È il secondo passo falso cui assistono i Consulenti del 2023: a novembre, nelle prove generali, INPS assegnò loro una valutazione intermedia surreale, poiché poggiava su un giudizio maturato in piena formazione…

  1. Una valutazione molto parziale

Restano disattese, ancora una volta, le disposizioni della Funzione Pubblica in merito agli altri livelli previsti per la valutazione: quella orizzontale (da collega a collega) e quella dal basso verso l’alto (dai lavoratori ai dirigenti). Così facendo, la rappresentazione che emerge è nel più generoso dei giudizi estremamente parziale. Ed è preclusa al lavoratore la possibilità di compartecipare alla definizione di possibili obiettivi: in tal modo un’aspettativa irrealistica del singolo Dirigente determina, in scala, un giudizio negativo. Contro ogni logica.

  1. E adesso che si fa?

Adesso si fa QUADRATO. Ricordiamo che ai sensi del messaggio 1605/2024 entro il 30 settembre è possibile richiedere una conciliazione in presenza di un giudizio non condiviso. Ricordiamo analogamente, a tutte le lavoratrici e i lavoratori, che per l’ottenimento futuro dei differenziali stipendiali il parametro da prendere a riferimento è quello per i percorsi di alta formazione e crescita professionale. Non esitate, dunque, a contattare le delegate e i delegati della FP CGIL per ripristinare una rappresentazione della realtà che renda il giusto riconoscimento al vostro contributo!

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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