Come anticipato nei mesi scorsi, INPS ha deciso di concludere la sperimentazione dell’anticipo ordinario del TFS/TFR a favore degli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. L’archiviazione definitiva è arrivata nella giornata di mercoledì, con il messaggio Hermes 2482 che dà seguito alle delibere del Consiglio di Amministrazione in tal senso. Un’operazione, quella dell’anticipo, che è durata l’alba di un mattino, da novembre 2022 a giugno del 2024 in una lettura generosa che comprende il progetto in tutte le sue fasi.
L’iniziativa dell’Istituto poggiava su nobili intenti, almeno guardando al fine generale che essa intendeva perseguire: ridurre i tempi di attesa nell’erogazione della prestazione ricorrendo a un tasso agevolato rispetto a quelli praticati dalle banche e dagli istituti di credito privati.
Purtroppo fummo facili profeti nell’individuare i punti di debolezza di un simile approccio: una soluzione di questo tipo aveva il pregio dell’inventiva, ma il grosso limite di aggirare il problema principale, ossia il danno e la beffa che colpiscono i lavoratori pubblici.
Non può essere descritta altrimenti la situazione insopportabile che impedisce la riscossione del TFS/TFR rispetto ai lavoratori del settore privato, nel silenzio generale dell’informazione, ormai piegata a un disegno che continua stabilmente a dividere la platea lavorativa in buoni e cattivi, sulla base di interessi estremamente di parte e senza guardare – neanche distrattamente – i torti che il mondo del lavoro nel suo insieme subisce ogni giorno e trasversalmente.
È utile, allora, richiamare quanto già disposto dalla Corte Costituzionale, che ha definito illegittima l’impostazione ancora oggi sposata dal Governo. La negazione dei diritti praticata verso chi eroga prestazioni e servizi conferma l’andazzo: l’attore pubblico discrimina chi onora il servizio con impegno e dedizione. Una linea assolutamente coerente anche con gli stanziamenti previsti nei prossimi rinnovi contrattuali: a fronte di una inflazione a due cifre, gli spicci proposti alle lavoratrici e ai lavoratori non sono sufficienti neppure a recuperare il potere d’acquisto perso negli ultimi anni. E non bastano operazioni di maquillage politico per recuperare il terreno perso.
Per questa ragione continuiamo la nostra mobilitazione: c’è una vertenza salariale evidente in questo paese che coinvolge anche il mondo della Pubblica Amministrazione. Ignorarla vuol dire offendere il mondo del lavoro. Non siamo disposti ad arretrare.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo