Pace, lavoro e giustizia sociale. Sono i tre punti cardinali che CGIL, CISL e UIL hanno individuato quest’anno per celebrare il Primo Maggio. Una ricorrenza che assume ancora più valore in questo scorcio di 2024, laddove i venti di guerra continuano a soffiare da Kiev a Gaza, lasciando una scia di sangue sui tavoli della diplomazia. E mentre agitiamo le bandiere arcobaleno invocando il cessate il fuoco, sul piano nazionale contiamo nuove vittime, con un incremento esponenziale degli incidenti mortali sul posto di lavoro (+19% sul 2023).
Ecco, allora, che quei valori fondamentali scolpiti fra le pagine della nostra Costituzione diventano non un leitmotiv ma una missione collettiva, viva, vibrante: una battaglia che impone solidarietà tra lavoratrici e lavoratori per costruire e preservare un sistema di tutele troppo spesso messo in discussione da chi governa.
È per questa ragione che dal 25 aprile abbiamo attivato una campagna referendaria: per smantellare quella legislazione che negli anni ha precarizzato il mercato del lavoro, ha legittimato i licenziamenti senza giusta causa, ha liberalizzato i lavori a termine, ha reso estremamente difficile accertare le responsabilità di un infortunio.
Per poter aspirare a una società più giusta è necessario attivarsi per costruirla: partecipare per essere liberi, parafrasando Gaber. Ed è proprio il valore della partecipazione che oggi, alla vigilia di questa festa, vogliamo richiamare.
In un paese con picchi di evasione da guinness dei primati abbiamo un DEF che non abbozza alcuna strategia di recupero, né vengono indicate politiche di crescita del Prodotto Interno Lordo. Si alimenta la sola ricetta conosciuta da trent’anni a questa parte: taglio della spesa pubblica, ossia riduzione dei servizi, depressione dei lavoratori che operano a contatto con la cittadinanza, erosione dei diritti.
In un paese che va ad almeno due velocità si prova a dividere anziché unire, imponendo l’autonomia differenziata per istituzionalizzare livelli di servizio differenti, alimentando le difficoltà di chi ha meno risorse.
In un paese diretto a colpi di decreto-legge si personalizzano le dinamiche elettorali, si richiedono più poteri nelle mani del premier, conculcando gli spazi democratici.
In un paese in cui aumenta il disagio sociale si nega la povertà e si opera con sapienza per un mutamento generale nella percezione della stessa: non più condizione di difficoltà temporanea da cui emanciparsi col supporto dello Stato, ma colpa da espiare, peccato da redimere.
Un anno fa, non lo dimentichiamo, qualcuno tentò di strumentalizzare il Primo Maggio, deformando il senso della festa e trasformando questa ricorrenza in un evento divisivo. Ci opponemmo allora e siamo pronti a opporci anche oggi qualora sorgesse un’analoga tentazione: perché la festa delle lavoratrici e dei lavoratori è la nostra festa, è il nostro momento di rivendicazione, è il nostro spazio.
Dai tavoli sindacali all’urna referendaria, l’impegno non può che essere lo stesso, ribadito con ferrea coerenza. Nell’augurarvi un buon Primo Maggio da tutta la FP CGIL richiamiamo, allora, quanto disse Pertini la notte del 31 dicembre del 1983: “Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame”.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo