Al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali
Dr.ssa Maria Elvira Calderone
Al Ministro della Salute
Prof. Orazio Schillaci
Al Ministro della Giustizia
Dr. Carlo Nordio
Oggetto: Adi, gli assistenti sociali devono poter fare il proprio lavoro.-
La situazione prodotta dalle procedure recentemente divulgate per l’avviamento dell’Adi mostra l’inadeguatezza dell’attuale strutturazione della misura di contrasto alla povertà.
Le linee di indirizzo per la presa in carico delle persone interessate sono del 29 dicembre, mentre l’INPS interviene sulla procedura, che riguarda proprio anche la presa in carico, solo il 3 gennaio scorso con il messaggio n. 25. La nota confonde, ancora una volta, la presa in carico con una procedura amministrativa che invero tende a distrarre gli operatori dal loro vero lavoro.
Non si tratta, evidentemente, solo di un aumento del carico di lavoro. I servizi, non adeguatamente preparati a questo cambiamento, si sono trovati ad attraversare una fase di transizione senza conoscere la situazione nel suo insieme. Incertezza che, ad onor del vero, permane.
Ogni servizio ha a che fare con la carenza di personale. L’Ufficio parlamentare di bilancio conferma che per raggiungere il livello essenziale di un assistente sociale ogni 5000 abitanti nei soli comuni servono 3216 unità, sopratutto al sud del paese, laddove si è registrata la più alta incidenza di beneficiari del reddito di cittadinanza. Inoltre, è ancora molto alta la percentuale di personale precario.
Perfino cronica è la carenza del personale amministrativo che opera nei servizi sociali. Lavoratrici e lavoratori indispensabili a garantire l’efficienza del servizio e a far sì che l’assistente sociale si occupi appieno della presa in carico, così come per gli altri operatori del servizio.
Il sistema dei servizi sociali viene così messo a dura prova. Ancora una volta, come già dopo l’SMS dello scorso mese di agosto, quelle prestazioni vengono travolte dagli errori della politica e della burocrazia, prima ancora che possano mettere in campo servizi all’altezza della gravità e serietà del contrasto alla povertà e alla lotta per l’inclusione sociale.
Peraltro, alla chiarezza puntigliosa delle linee di indirizzo decise per la presa in carico, che prevede il coinvolgimento anche dei servizi sanitari, socio sanitari, dei centri per l’impiego, degli uffici per l’assistenza penale esterna, insomma di una rete territoriale costituita ed organizzata, si oppone una realtà fatta di servizi che, ben lontani dall’essere coordinati, sono lasciati soli ad affrontare, senza alcuna informazione e formazione, questo rilevante compito.
Folle pensare che il beneficio dell’ADI si possa anche sospendere, come previsto, mentre sarebbe invece necessario coordinare ed organizzare puntualmente quei servizi, evitando di lasciare che il cittadino, che già vive una problematica così grave, si debba interfacciare direttamente con gli operatori, certo non responsabili di queste difficoltà, ponendo a serio rischio la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e di tutte le parti in causa.
Siamo perciò a chiedere un intervento urgente che ampli i tempi di attuazione per le amministrazioni pubbliche e l’organizzazione dei servizi, per metterle in condizione di affrontare questa ennesima emergenza con gli strumenti adeguati, senza che a rischio ci siano i diritti dei cittadini, oltretutto dei più fragili.
E’ inoltre necessario che si completino al più presto le procedure assunzionali per colmare gli organici mancanti degli assistenti sociali, del personale amministrativo e degli altri operatori che hanno diritti oltre che doveri, e che sia rapidamente affrontata anche la costituzione della rete territoriale, con i servizi sanitari e sociosanitari, i CPI e le altre strutture interessate pienamente coinvolte.
Cordiali saluti
La Segretaria nazionale FP CGIL FF.LL. Il Segretario nazionale FP CGIL SANITÀ
Tatiana Cazzaniga Michele Vannini