L’anno che si sta per chiudere è stato un anno particolarmente intenso. Abbiamo vissuto momenti complicati, che hanno proiettato l’ente in uno scenario diverso:
con l’adozione delle famiglie professionali abbiamo superato la logica della battaglia navale, quella dei profili cristallizzati (A, B, C) con rigidi tetti ai percorsi di crescita;
con le progressioni verticali in deroga abbiamo provato ad archiviare definitivamente la stagione del mansionismo, riconoscendo le colleghe e i colleghi per il contributo lavorativo che offrono quotidianamente all’Istituto, non per rigidi inquadramenti immodificabili;
con quelle orizzontali, infine, abbiamo rafforzato l’impegno nel riconoscere una politica di valorizzazione delle professionalità esistenti in INPS, puntando – nell’arco di tre anni – ad attribuire un passaggio a tutte le lavoratrici e i lavoratori che hanno affrontato la pandemia mettendosi al servizio del paese con indefessa professionalità.
Possiamo considerarci soddisfatti? Mai, perché è nella lotta e nella proposta che si delinea l’azione sindacale. E mentre attendiamo, in questo senso, il CCNI definitivo dagli organi di vigilanza, per l’anno venturo abbiamo già diverse sfide innanzi:
dovremo popolare la quarta area, che rappresenta uno sbocco professionale ambito e risponde al mandato del contratto collettivo;
dovremo analizzare criticità e punti di caduta rispetto alle sperimentazioni dell’ente in materia di lavoro a distanza, con spirito critico e con franchezza, che sono le cifre dell’impegno della CGIL. A tal proposito ribadiamo quanto il confronto sia stato vano: e dire che alcune sigle avevano ringraziato l’Amministrazione per la “straordinaria apertura” nel riconoscere un giorno in più di SMART, salvo scoprire che invece dipenderà dalla discrezionalità del dirigente…;
dovremo, ancora, verificare l’andamento delle stesse progressioni, orizzontali e verticali in deroga, per individuare eventuali criticità, procedendo a correttivi nella linea d’azione.
Sono, queste, solo alcune tra le sfide dell’immediato futuro. E scrivo alcune perché l’INPS non è un ente che opera su Marte, bensì il tassello di un mosaico più ampio. E di tale mosaico dobbiamo avere consapevolezza.
Già quest’anno abbiamo registrato un’ingerenza degli organi di vigilanza sul nostro integrativo, con un intervento che ha limitato il potere della contrattazione applicando un taglio di venti milioni di euro al nostro fondo. Non è un elemento isolato nell’azione di certa politica che svilisce il ruolo del servizio pubblico: come altro spiegare il tentativo, in finanziaria, di adottare correttivi punitivi alle misure previdenziali, colpendo le pensioni di chi ha lavorato a vario titolo per lo Stato? Sono elementi diversi di un’unica strategia complessiva, che vede nel nostro ente – e più in generale nelle pubbliche amministrazioni – un bancomat cui attingere per finanziare altre mirabolanti imprese. Dobbiamo allora capire dove stiamo andando.
La FP CGIL è impegnata in una campagna di mobilitazione costante per il rinnovo dei contratti e per la crescita dei salari: non c’è stata solo la manifestazione del 7 ottobre a difesa della Costituzione (“la via maestra”), né c’è stato soltanto il partecipato sciopero generale del 17 novembre. Ci sono stati i presidi al MEF e al Ministero della PA il 7 e il 18 dicembre e nuove iniziative sono già in cantiere.
Come INPS non possiamo che chiedere il superamento del tetto posto alla disponibilità di spesa del nostro Fondo, che vincola l’ente ogni anno a riparametrare le spese sulla base della liquidità registrata nel lontano 2016. In sostanza avremmo in potenza la possibilità di spendere molto di più, di investire in progressioni e adeguare gli incentivi, ma il d.l. 75/2017 ci vincola ogni anno a tornare all’anno zero, limitando la contrattazione. È l’INPS, in tal senso, che deve condurre una battaglia per LIBERARE IL FONDO DOPO QUASI 8 ANNI. È l’INPS che deve muoversi al nostro fianco per tutelare i suoi dipendenti e l’autonomia dell’Istituto. Noi continuiamo a chiedere la rimozione di questo maledetto tetto quale pre-condizione per valutare come investire le risorse. Non sfugga, all’ente, quanto avvenuto negli ultimi anni.
Mentre ancora alcuni parlano di INPS e INPDAP sono entrati in Istituto quasi 10.000 funzionari. Età e titoli sono spesso simili e l’INPS è fortemente carente sotto il profilo d’inventiva, nella capacità di delineare percorsi di crescita. È in questo senso che chiediamo un ragionamento collettivo all’Amministrazione: perché la leva per la crescita non può essere né la valutazione individuale (che dà al dirigente un potere slegato da un’analisi oggettiva), né tantomeno l’elemento anagrafico. Per questa ragione, soli al tavolo, abbiamo più volte chiesto una differenziazione reale dei titoli. Per questa ragione abbiamo chiesto attenzione a un nuovo modo di misurare le performance, per valorizzare e non deprimere chi lavora nelle sedi. E continueremo a ribadire tali posizioni finché non saranno affrontati i problemi all’orizzonte, finché non sarà trovato un punto d’equilibrio che dia una visione d’insieme al più grande ente previdenziale d’Europa.
Gli spunti, quindi, sono tanti. E già a gennaio organizzeremo assemblee per confrontarci come sempre facciamo sui posti di lavoro. In presenza, ove possibile; da remoto, ove necessario.
Con la speranza che possiate passare serene festività, per un Natale felice e un 2024 prospero, gli auguri da parte di tutta la CGIL.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo