Si è svolto ieri pomeriggio il confronto tra l’Amministrazione e le organizzazioni sindacali. All’ordine del giorno due temi: i rilievi posti al CCNI e il lavoro da remoto.
Ipotesi CCNI
Con riferimento al primo punto, l’Amministrazione ha chiarito che la maggior parte delle criticità sollevate attiene questioni formali che l’Istituto punta a risolvere con una semplice interlocuzione chiarificatrice. Il nodo, invece, verte sulla consistenza del fondo e su una sua pretesa riduzione, per il 2023, per un importo pari a circa 20 milioni di euro. Tale taglio sarebbe giustificato poiché la riduzione della consistenza del fondo andrebbe fatta a valle, e non a monte, della sua riconduzione al 2016 (stabilita dall’art. 23 c. 2 d.l. 75 del 2017).
Dietro la parvenza di una motivazione tecnica, il MEF definisce una precisa linea politica, non limitandosi a una valutazione della sostenibilità economica dell’impianto contrattuale ma riducendo pesantemente gli spazi di manovra della stessa contrattazione dell’Ente. È una scelta che travolge le relazioni sindacali e contro la quale abbiamo espresso il più vivo e fermo dissenso, chiedendo espressamente cosa abbia risposto l’Amministrazione a tali evidenze. Nonostante avessimo segnalato da tempo la necessità di condividere le note al CCNI sottoscritto, soltanto ieri l’Amministrazione, a ridosso della riunione, ha trasmesso i rilievi inviati all’INPS due mesi addietro. Abbiamo chiesto, quindi, a che punto si sia fermata l’interlocuzione con gli organi di vigilanza, quale linea avesse adottato INPS a tutela di un accordo sottoscritto da tutti i contraenti.
L’Amministrazione ha evidenziato che della questione è stato investito direttamente il Direttore Generale dalla commissaria straordinaria Micaela Gelera, ribadendo come INPS intenda tutelare gli equilibri esistenti. Al di là delle rassicurazioni, pur apprezzabili, come FP CGIL abbiamo chiesto di vedere i riscontri trasmessi da INPS, senza i quali non possiamo avere quella visione d’insieme richiesta per affrontare il tema.
È evidente L’ATTACCO CONCENTRICO cui siamo sottoposti: da un lato non vengono investite risorse nella Pubblica Amministrazione, con le disposizioni della legge di bilancio che contengono perfino elementi punitivi; dall’altro si pensa di far cassa colpendo i fondi per la contrattazione integrativa e impoverendo ulteriormente il potere d’acquisto dei dipendenti pubblici. È una posizione inaccettabile, ci riserviamo ogni iniziativa e la nostra campagna di mobilitazione in atto, con IL PROSSIMO SCIOPERO DEL 17 NOVEMBRE, ci sembra sempre più l’unica risposta possibile di fronte a un modo di procedere palesemente orientato a un approccio pregiudiziale verso il pubblico impiego.
NON SIAMO IL BANCOMAT DI NESSUNO!
La questione non era dunque di mera contabilità, come aveva sostenuto qualcuno che aveva avuto accesso anticipato ai rilievi: è una questione di sostanza che rischia di colpire pesantemente la disponibilità delle risorse da parte di INPS. Abbiamo chiesto, ora più che mai, comunicazioni tempestive: sono queste le tematiche di drammatica attualità su cui dovremmo confrontarci costantemente, non i viaggi avveniristici nel mondo delle sperimentazioni.
Lavoro da remoto
In riferimento al secondo punto all’ordine del giorno, l’Amministrazione ha presentato – grazie all’ausilio degli informatici – la procedura attraverso la quale dovrebbe svilupparsi il lavoro da remoto. La controparte ha spiegato che si prevede di “schedulare i check della presenza al desk in maniera randomica”. Dietro questa formula criptica, il lavoratore che aderirà alla sperimentazione avrà, durante la giornata lavorativa, l’obbligo di badgiare da remoto e il vincolo di rispondere a un pop-up di attestazione di presenza che sarà settato dalla Direzione Risorse Umane (2, 3, 4 volte al giorno?). La risposta dovrà arrivare entro un arco di tempo definito, probabilmente considerando le diverse notifiche pari a circa 40 minuti.
Ciò costituisce chiaramente una forma di verifica e controllo che rischia di svuotare il lavoro da remoto di significato. E qui c’è una prima anomalia: l’Amministrazione vuole puntare su un istituto previsto dal CCNL ma stabilisce dei meccanismi di controllo più invasivi del necessario, come se non disponesse già di sufficienti elementi di verifica della produzione.
Il passaggio precedente è forse ancor più critico: per accedere al sistema bisognerà ricorrere all’app Dipendenti INPS e accreditarsi con un qrcode sulla procedura paperless 4.0. Per accedere a Dipendenti INPS, però, è necessario il possesso di Spid/Cie per ragioni di sicurezza informatica, essendo le app presenti sugli store pubblici. Ogni lavoratore coinvolto entrerebbe quindi con la propria identità digitale, non – banalmente – con il numero di matricola che caratterizza la vita in Istituto. Questa opzione, ha spiegato la controparte, non è possibile tramite smartphone e l’intera infrastruttura informatica progettata si regge su tale assunto.
Come avevamo chiarito sin da principio, il tema per la FP CGIL non è la bontà dei contenitori, ma come si riempiono gli stessi di contenuti: non si tratta di esprimersi in favore del lavoro a distanza, voluto e disciplinato nel contratto. Si tratta di capire come esso viene declinato. Posto lo straordinario contributo dato dal personale informatico, è il mandato che contestiamo: perché dobbiamo passare per forza da smartphone? Perché utilizzare l’ambiente internet e non la intranet per gli accessi? Le sperimentazioni servono se si raccolgono le sollecitazioni del tavolo. Anche su questo misureremo la volontà di condivisione della controparte.
In chiusura l’Amministrazione ha evidenziato che, posti i rilievi pendenti sul CCNI, potrebbe avviare le procedure per le progressioni orizzontali 2023 nel mese di novembre (sub iudice), pubblicando a dicembre un nuovo bando per le progressioni verticali in deroga.
Roma, 08.11.2023
Coordinatore nazionale FP CGIL Giuseppe Lombardo |