Al Capo del Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria
Pres. Giovanni RUSSO
ROMA
e, per conoscenza;
Al Sottosegretario alla Giustizia
On.le Andre DELMASTRO DELLE
VEDOVE
ROMA
Al Vice Capo del Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria
Pres. Lina DI DOMENICO
ROMA
Al Direttore Generale
del Personale e delle Risorse
Dott. Massimo PARISI
ROMA
OGGETTO: Rivisitazione del Modello Operativo Traduzioni e Piantonamenti – Definizione piante organiche e carichi di lavoro.
Egregio Dott. Russo,
ci rivolgiamo a Lei, per portare alla Sua attenzione un tema di cruciale importanza che riguarda il benessere e la sicurezza del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria e, più in generale,
di tutti gli operatori del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti che ogni giorno lavorano sulle strade italiane.
Nel 2013 è stato lanciato un modello organizzativo per le traduzioni e piantonamenti. A distanza di circa 10 anni, riteniamo che tale modello necessiti di una profonda rivisitazione, alla luce delle esigenze operative oggi completamente mutate rispetto al passato.
L’attuale situazione richiede, con urgenza, la definizione di apposite piante organiche per ogni Nucleo Traduzioni, tenendo in debita considerazione i carichi di lavoro e i ruoli che devono comporlo.
Questo non solo al fine di garantire l’efficienza e l’efficacia del servizio, ma soprattutto per tutelare la sicurezza e la salute di tutti gli operatori.
È fondamentale sottolineare come la mancata definizione delle piante organiche, che dovrebbero essere scorporate dalla pianta organica dell’Istituto Penitenziario, produce ripercussioni negative sull’intera Direzione Penitenziaria.
Questa carenza obbliga, di fatto, la Direzione a fare affidamento sugli uomini del reparto detentivo, i quali si ritrovano spesso a coprire al 100% dei piantonamenti. Questa situazione non solo fornisce un’immagine distorta della reale forza del reparto, che non potrà essere impiegato in modo efficiente nei reparti detentivi, ma compromette gravemente la sicurezza dell’intero istituto. Gli effetti di questo squilibrio ricadono poi sul personale dei reparti detentivi, mettendo a rischio la sicurezza e l’integrità delle donne e degli uomini che ne fanno parte.
Aggiungiamo, inoltre, l’importanza di definire criteri per l’assegnazione e nella permanenza del personale preposto a tali servizi. È fondamentale prevedere una durata di permanenza del personale in specifici ruoli, così come valutare l’efficienza fisica e stabilire limiti di età. Questo, in analogia con quanto avviene per l’U.S.P.E.V., G.O.M. e N.I.C., assicurerebbe che il personale sia sempre in grado di svolgere al meglio il proprio ruolo, tenendo conto delle specifiche e delle esigenze del servizio. Queste misure non solo incrementerebbero l’efficacia ma anche l’efficienza, garantendo la massima competenza e preparazione nella gestione delle particolarità dei servizi da espletare.
La mancata revisione e l’assenza di una chiara definizione delle piante organiche e dei carichi di lavoro mettono a rischio gli agenti sul campo, costringendoli talvolta a operare in condizioni non ottimali e potenzialmente pericolose.
In ragione di ciò, riteniamo indispensabile e urgente l’apertura di un tavolo di confronto con le parti sociali.
La nostra richiesta non è soltanto un’espressione del diritto sindacale, ma rappresenta una necessità concreta per garantire la sicurezza di tutto il personale coinvolto e assicurare un servizio pubblico di qualità.
Confidiamo nella Sua sensibilità e disponibilità valutando positivamente la nostra richiesta, nell’interesse di tutti gli operatori di Polizia e dei cittadini che ogni giorno si affidano al loro prezioso lavoro.
In attesa di un Suo cortese riscontro, porgiamo distinti saluti.
p.la FP CGIL Nazionale
Mirko Manna