Al Viceministro della Giustizia
Francesco Paolo Sisto
Al Capo del DGMC
Antonio Sangermano
Al vice Capo del DGMC
Riccardo Turrini
e, p.c. Al Direttore Generale della Dgepe Domenico Arena
Oggetto: presidi UEPE negli istituti penitenziari e presso i Tribunali Ordinari.
E’ stata portata all’attenzione delle scriventi OO.SS. la nota della Direzione generale per l’esecuzione penale esterna e di messa alla prova del 25.05.2023 n. 33979 riguardante la “Sperimentazione presidi Uepe negli istituti penitenziari”.
Apprendiamo così che codesta DGEPE intende proseguire nell’intento di istituire presidi della probation giudiziaria presso i tribunali ordinari e presidi della probation penitenziaria presso gli Istituti penitenziari, che si prefigurano quali sezioni distaccate degli Uepe, anche se più di un’occasione le scriventi, hanno espresso la propria contrarietà circa il modello organizzativo che si intende attuare.
La decisione di istituire, seppure in via sperimentale, dei presidi della probation penitenziaria negli Istituti Penitenziari, va a snaturare completamente lo spirito dell’Ordinamento Penitenziario che individua gli UEPE come “soggetti esterni” all’organizzazione carceraria dandogli un ruolo di consulenti che si attivano all’atto della specifica richiesta da parte delle Direzioni degli II.PP. (“su richiesta delle direzioni degli istituti penitenziari, prestano consulenza per favorire il buon esito del trattamento penitenziario” art. 72, c. 2, punto e).
Il DPR 230/2000 rafforza ancora di più tale concetto stabilendo che “gli Uffici di esecuzione penale esterna sono ubicati in locali distinti dagli istituti e dagli uffici giudiziari” così da poter coordinare le attività di competenza con quella delle istituzioni e dei servizi sociali che operano sul territorio, proprio a sottolineare la non subordinazione di tale servizio agli II.PP ed ai Tribunali.
Infatti, anche la volontà di avviare dei presidi Map all’interno dei tribunali ordinari, quali sezioni distaccate degli Uepe, va nella Direzione opposta rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente.
Tali decisioni rischiano di modificare profondamente la mission degli UEPE che sono, e devono continuare ad essere, radicati nel territorio, con la loro specifica organizzazione, consolidata nei decenni, che consente, appunto, di raggiungere i territori di competenza, molto ampi e comprendenti luoghi distanti e disagiati rispetto alle sedi. L’altro rischio, forse ancor più grave, sarebbe quello di creare, di fatto, una subordinazione gerarchica sia alle Direzioni degli II. P. che alle Presidenze dei Tribunali, riducendo il ruolo degli UEPE a quello di meri esecutori delle richieste di tali Istituzioni, vanificando tutta l’esperienza maturata nella gestione delle misure di comunità.
I presidi, così come immaginati, sottrarrebbero del personale agli Uffici, per dirottarlo verso realtà istituzionali con organizzazioni e mission radicalmente differenti. L’obiettivo sotteso sembra essere quello di voler rendere il lavoro degli Uepe, non più orientato alla comunità e alle persone sottoposte o da sottoporre a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, bensì a servizio di altri Uffici e relativi professionisti (area educativa degli istituti penitenziari, avvocati, cancellerie dei tribunali, ecc.). La distrazione di personale dalle attività di indagine e di gestione e controllo delle misure e sanzioni di comunità, non potrà che indebolire ulteriormente un sistema già fragile e in grave difficoltà operativa, in un momento quanto mai delicato, in cui ci si attende un aumento esponenziale dei flussi di lavoro, conseguentemente all’approvazione del Decreto legislativo 10 ottobre 2022 n. 150, attuativo della l. 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l’efficienza del processo penale, nonché’ in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari.
Nonostante sia previsto un ampliamento di personale, pari a 1092 unità, tra cui anche assistenti sociali ed educatori, si ritiene che tale previsione sia insufficiente a far fronte al volume di attività in carico agli UEPE, in quanto le unità attese andranno a sopperire il personale prossimo al pensionamento. Relativamente ai funzionari pedagogici, nonostante ripetute richieste, non si è avviato ancora un confronto sui peculiari compiti e funzioni che tale nuova professionalità, nell’ambito dell’esecuzione penale esterna, dovrà assumere, in un’ottica multidisciplinare, che miri a valorizzare le singole professionalità evitando rischi di intercambiabilità con conseguente confusione di ruoli e competenze.
Relativamente ai presidi all’interno degli II.PP., su cui non abbiamo letto alcun accordo centrale con il Dap, di fatto non si ravvede il valore aggiunto dell’istituzione di un “unità organizzativa” , rispetto al ruolo e alle funzioni delle cosiddette “antenne operative”, che già concretamente svolgono le attività e perseguono gli obiettivi individuati nell’ipotesi di sperimentazione, presidiando gli istituti uno/più giorni a settimana, come previsto dalla circolare interdipartimentale, a firma congiunta del Capo Dipartimento del Dap e del DGMC.
In merito all’istituzione di presidi multidisciplinari presso i Tribunali, le Istituzioni sollecitano l’accesso e l’avvio in tempi brevi dei percorsi di Messa alla prova o di ogni altro percorso nell’ambito delle nuove misure di comunità ad oggi a disposizione del giudice della cognizione.
Va tuttavia rappresentato che tale concezione risulta in contrasto con l’opportunità di definizione di programmi di trattamento realmente individualizzati, strutturati a partire da un’adeguata valutazione sulla situazione della persona da parte del professionista di servizio sociale, in rete con le altre istituzioni territoriali ed in sinergia con le altre figure professionali previste, effettuata con le opportune tempistiche, che possa portare alla costruzione di percorsi che abbiano una valenza effettivamente ripartiva.
L’istituzione dei presidi presso i tribunali, rischia di cavalcare tale impronta de professionalizzante, depauperando ulteriormente gli uffici UEPE dei funzionari di servizio sociale, già in numero insufficiente a gestire l’ingente numero di casi, destinandoli a compiti di natura meramente amministrativa o di supporto ad altre professionalità, di fatto afferenti ai Tribunali, in rappresentanza dell’utenza, che operano peraltro con natura privatistica.
Va poi precisato che i presidi assottigliano i già minimali spazi per ottemperare al mandato sociale ponendo l’operato dell’assistente sociale dell’Uepe in conflitto con il codice deontologico vigente.
Alla luce di quanto rappresentato, le OO.SS chiedono di sospendere la sperimentazione sui presidi all’interno degli istituti nonché l’istituzione dei presidi presso i Tribunali ordinari. Al contempo, chiedono un incontro urgente sul modello che si intende perseguire, tenendo conto dell’esperienza maturata finora, della mission degli UEPE, in linea con il probation di stampo europeo.
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