Nella giornata di ieri si è tenuto un incontro con il vertice politico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con il vertice di INL avente ad oggetto “comunicazioni del Ministro”. L’intendimento che ci è stato rappresentato è quello di avviare un percorso finalizzato a far rientrare le funzioni oggi svolte dall’INL all’interno del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Si creerebbero, perciò, due Dipartimenti:
– uno che accorperà le funzioni ministeriali attuali;
– un secondo che eserciterà l’attività di vigilanza e dovrebbe inglobare l’INL.
In questo modo stando alla parole della titolare del Ministero si rafforzerebbe l’attività ispettiva, dato che si confida nel superamento delle criticità fino ad oggi incontrate dall’INL, ad esempio nel reclutamento di nuovo personale.
La Ministra ha poi fatto riferimento alle intenzioni di rafforzare la presenza sul territorio, tuttavia senza precisare se questo significhi, ad esempio, costituzione di nuove sedi o un nuovo assetto organizzativo sul territorio nazionale (cosa succederà, ad esempio, al protocollo con la Regione Sicilia, sottoscritto solo dopo la nascita dell’INL?). Nel corso dell’incontro è emerso chiaramente che il rientro al Ministero farebbe perdere l’autonomia di bilancio acquisita con l’istituzione dell’INL e che aveva permesso, ad esempio, un avanzo di 160 milioni di euro, come certificato dal bilancio di previsione 2023. Pertanto, si rientrerebbe nuovamente nelle più generali regole della contabilità di Stato, non potendosi più generare avanzi di nessun genere destinandoli, ad esempio, a potenziare l’attività di vigilanza. La Ministra ha assunto un generico impegno ad impiegare una parte dell’avanzo di bilancio per pagare gli arretrati della perequazione, ma non si sa quale sarà il riscontro da parte dei soliti occhiuti organi di controllo… Quindi, ad oggi, il rischio che quei 160 milioni di euro non siano usati per il personale, ma per altre finalità, è altissimo. Al momento non è stata consegnata alcuna bozza del provvedimento normativo che dovrebbe normare il rientro delle funzioni di vigilanza al Ministero. Ciò che è emerso è una genericità delle argomentazioni utilizzate per giustificare l’operazione “rientro”; in particolare, ignote sono le ragioni per le quali – grazie all’istituzione di un Dipartimento ad hoc all’interno del Ministero del Lavoro – dovrebbero essere superate le criticità evidenziatesi in questi anni. Altrettanto indefinite le prospettive di carriera per i dirigenti cui si è fatto cenno, gli investimenti sul personale, le modalità con le quali verrà svolto il coordinamento dell’attività di vigilanza ed il suo potenziamento anche in termini di risorse destinate. E resta da comprendere per quale motivo misterioso le assunzioni mancate dell’INL dovrebbero invece divenire realtà, una volta fatto rientro al Ministero. Abbiamo inoltre evidenziato il paradosso organizzativo che si verrebbe a creare con la costituzione di un Dipartimento composto da circa 80 sedi territoriali e qualche migliaio di dipendenti, con un evidente sproporzione rispetto al resto della struttura ministeriale. L’impressione che se ne ricava è di una soluzione organizzativa per certi aspetti perfino improvvisata, che non offre alcuna garanzia alla risoluzioni dei problemi non identificati da parte della Ministra. Soprattutto non si comprende per quale “magica” ragione, le criticità dovrebbero essere superate con il prospettato ritorno al Ministero del Lavoro. Sconosciute anche le tempistiche del “rientro”, con il rischio molto alto di alimentare confusione – nel personale e non solo. Difficile non pensare che ci si trovi in presenza di un’operazione ancora poco chiara perfino a chi la propone e dal respiro corto, che potrebbe produrre un’ulteriore disarticolazione delle attività di vigilanza sul lavoro nel Paese. Questo in un momento in cui più che le formule è necessaria chiarezza di obiettivi e concretezza organizzativa al fine di affrontare gli innumerevoli problemi che affliggono il mondo del lavoro, primi fra tutti quello delle morti sul lavoro e delle dilaganti illegalità nel mercato del lavoro. Considerato che la Ministra ha detto di essere aperta a tutte le soluzioni e di voler verificare con il tavolo sindacale la reale fattibilità della creazione del Dipartimento, non resta che prenderla in parola e chiedere, che nel prossimo incontro, sia fatta maggiore chiarezza su intenti ed obiettivi. Altrimenti il rischio è di svuotare di senso i tavoli di confronto, facendoli divenire mero adempimento formale.
FP CGIL – INL
Matteo Ariano
Alberto Gardina