Il lavoro di ricerca sanitaria pubblica in Italia si fonda sul precariato, prevalentemente femminile. Ed è un precariato che si protrae in media per oltre 13 anni ma che può arrivare in alcuni casi anche a 39 anni. Sono i dati che emergono da una ricerca condotta dalla Funzione Pubblica Cgil tra il personale precario della ricerca degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) e gli Istituti zooprofilattici sperimentali (Izs) pubblici, finalizzata a evidenziare concretamente lo stato della Ricerca Sanitaria pubblica, con 1.300 lavoratrici e lavoratori coinvolti, a fronte di una potenziale platea di circa 1.600.
Un’iniziativa, quella della Fp Cgil, nel solco della mobilitazione da tempo in atto dietro le parole ‘Ricerchiamo Stabilmente’ per dare una prospettiva concreta di stabilità. Da una prima analisi dei dati della ricerca emerge che: “Il lavoro in ricerca sanitaria pubblica si fonda prevalentemente sul precariato; si tratta di un precariato prevalentemente ‘al femminile’ essendo formato all’80% da donne; la durata media del precariato del personale storico è di 13,3 anni, con un range da 6 a 39 anni. Si arriva quindi fino a 36 anni con contratti atipici senza alcuna tutela, e solo gli ultimi 3 a tempo determinato, dopo l’istituzione della “piramide”; l’età media è di 42,86 anni con punte fino a oltre 65 anni”.
Si tratta, osserva la Fp Cgil, “di dati preoccupanti, da cui emerge chiara la condizione di precarizzazione sistematica adottata per decenni nei confronti di questa particolare categoria di lavoratori della sanità pubblica. La salute è un diritto fondamentale dell’individuo e la stabilità del lavoro del personale della ricerca sanitaria pubblica è a garanzia di questo diritto. Riteniamo che non possa essere precario il lavoro di chi tutela un diritto fondamentale”. Per queste ragioni la Fp Cgil rilancia il suo impegno: “Non è più accettabile prorogare questa situazione di precariato, che da anni continua a violare le norme in materia di reiterazione di contratti a termine. Condizione inaccettabile in un paese civile. Non escludiamo di intraprendere anche eventuali ulteriori azioni per il riconoscimento delle attività svolte negli anni di precariato con contratti atipici i quali, vista la durata, la qualità delle prestazioni e l’impegno richiesto, nulla hanno a che fare con l’atipicità ma con veri e propri rapporti di lavoro subordinato. Per questo ancora una volta e con forza ribadiamo: ricercare stabilmente subito”, conclude.