“Resta incomprensibile perché, a fronte della bontà dei propositi di mantenere il presidio degli uffici postali e di ridurre il divario digitale, non venga fatto un investimento altrettanto importante sui servizi che i comuni erogano con altrettanta capillarità ma in forma diretta: i servizi demografici”. Così la Fp Cgil in riferimento al progetto Polis ideato da Poste Italiane per fare degli Uffici Postali una ‘Casa dei servizi digitali’ con la creazione di uno Sportello Unico per l’accesso ai servizi della Pa in 7.000 Comuni al di sotto dei 15.000 abitanti.
“Pur essendo stati questi servizi – continua la Fp Cgil – protagonisti indiscussi del processo di creazione dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, la banca dati alla base delle nuove possibilità di gestione telematica dei servizi anagrafici, non sono oggetto di alcun investimento specifico teso a garantirne i livelli occupazionali e la qualificazione dei lavoratori. Non un euro è stato messo a disposizione per assumere ulteriori unità su questi servizi, a fronte di una dinamica occupazionale che dal 2011 al 2020 ha visto sparire negli enti locali il 17% del personale per un ammontare di oltre 107.000 addetti”.
Nel dettaglio, osserva la Funzione Pubblica Cgil, “i corsi abilitanti del ministero degli Interni per le figure necessarie ai servizi demografici vengono fatti con il contagocce, pur essendo queste figure le sole in grado di trattare a norma di legge dati estremamente delicati. Si continua a destinare a soggetti privati la possibilità di gestire questi dati senza porsi il problema che solo dipendenti pubblici abilitati possono risolvere incongruenze tra i dati dichiarati e quelli registrati. La crescita dei punti di accesso deve tener conto delle indicazioni del Garante della privacy e delle indicazioni del ministero dell’interno, che già si sono espressi sulla non praticabilità dell’attivazione di convenzioni con soggetti privati, quali tabaccai e edicole”.
Per la Fp Cgil “l’unica soluzione è quella di rafforzare i servizi comunali senza cadere nel paradosso di tener aperti gli uffici postali dei piccoli comuni mentre chiudono i servizi demografici dei Comuni. È indispensabile investire sui servizi demografici abrogando tutti i vincoli assunzionali che gravano sui comuni; assumendo personale dedicato a gestire i dati anagrafici dei cittadini; garantendo a questo personale il corretto inquadramento e la valorizzazione delle competenze; garantendo un ciclo formativo costante e diffuso. I Comuni, soprattutto i più piccoli, sono l’istituzione più vicina ai cittadini che deve continuare a garantire i diritti costituzionali per questo riteniamo non più rinviabile un investimento straordinario”, conclude.