Al Ministro della Giustizia
On. Carlo Nordio
Al Capo del Dipartimento Giustizia
Minorile e di Comunità
Dott.ssa Gemma Tuccillo
I recentissimi eventi occorsi presso l’Istituto Penale Minorile di Milano “C. Beccaria” rappresentano l’apice di una situazione di estrema difficoltà che questa organizzazione sindacale da oltre un anno denuncia e che è restata inascoltata.
In questi ultimi due giorni si scopre che non ci sono dirigenti penitenziari per coprire i posti di direzione degli istituti minorili (attualmente le vacanze vengono coperte a scavalco dai dirigenti penitenziari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed è nota a tutti gli addetti ai lavori la battaglia che questa organizzazione sindacale ha portato avanti per chiedere l’ampliamento della pianta organica della Dirigenza che invece anche in questa finanziaria non è stata accolta).
La scelta di riformare il sistema della Giustizia Minorile e di farla confluire insieme alla Direzione generale per l’esecuzione penale esterna costituendo così un unico Dipartimento, nel 2015, doveva rappresentare, nelle intenzioni, una scelta di rafforzamento e di contaminazione positiva di una sistema (quello minorile) di eccellenza nel sistema dell’esecuzione delle misure di comunità per gli adulti.
I fatti e le scelte operate hanno invece dimostrato il contrario.
L’impegno della politica e del legislatore per il Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità a tutt’oggi risulta essere insufficiente, sia verso l’area dell’esecuzione penale esterna (che resta carente soprattutto nei ruoli del personale di servizio sociale e amministrativo, in vista dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia) che nei confronti dei servizi per i minori che sono andati avanti nel corso di questo ultimo decennio con le risorse umane risalenti, nei numeri, ai venti anni precedenti (senza alcun piano assunzionale e con risorse finanziarie inadeguate anche per fare fronte alle esigenze di manutenzione ordinaria e straordinaria dei fabbricati).
In particolare, solo dopo 20 anni, e su sollecitazione anche di questa organizzazione sindacale, è stato bandito un concorso per 40 funzionari educatori. Attualmente i funzionari di questo profilo e che operano nei 17 istituti sono in numero inadeguato tale da non riuscire ad assicurare risposte adeguate ai bisogni dei minori (un solo funzionario per 30 ragazzi!!!???).
Eppure, l’avere stabilito per legge che i giovani adulti (18-25) dovessero scontare la pena detentiva presso gli IPM poteva fare prevedere che forse un cambiamento morfologico dei
bisogni dei giovani detenuti avrebbe comportato un maggiore impegno sia in termini di risorse umane che materiali.
Invece si è preferito crogiolarsi nei successi del passato senza avere nessuna visione di quello che si sarebbe verificato nel corso degli anni e che oggi arriva “all’onore delle cronache”, utilizzando le poche risorse finanziare verso l’area dell’esecuzione penale esterna in particolare per l’istituto della “messa alla prova” che rappresenta una risposta parziale ed elitaria al tema dell’esecuzione penale alternativa al carcere.
Inascoltata è stata la voce di questa organizzazione sindacale che anche nell’ultima finanziaria ha avuto modo di avanzare richiesta di fondi per nuovi concorsi per i funzionari di area educativa e per chiedere lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi per dirigente IPM e Dirigente penitenziario al fine di soddisfare le esigenze di carenza d organico che non potranno essere soddisfatte con le norme relative al turn –over.
Non solo, i lavori di ristrutturazione programmati con il fondo complementare PNRR, ai quali si sono aggiunti i lavori per ripristinare l’agibilità dell’IPM Treviso (distrutto da una rivolta occorsa nel mese di aprile 2022 i cui lavori non sono ancora avviati) ed altre strutture parzialmente inagibili, non sono in corso di realizzazione per carenze di personale dei profili amministrativo contabile e tecnico.
In termini di sicurezza, l’organico della Polizia penitenziaria, che sappiamo essersi ridotto in ragione dei progressivi pensionamenti, non è stato mai adeguatamente reintegrato negli organici ed in tutti i ruoli (da agente/assistete a sovrintendente ed ispettore). Resta in servizio personale anziano mentre i giovani preferiscono non optare per il servizio presso gli istituti minorili in quanto li ritengono meno sicuri di quelli per gli adulti. Ed in questo ambito la formazione (un tempo dedicata in via esclusiva al personale dei servizi minorili ed ora unificata sempre in ragione della riforma 2015) non ha garantito quella specificità, che il lavoro con i minori in conflitto con la legge, rende necessaria.
CHIEDIAMO un Immediato confronto con i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità per individuare le misure di urgenza che devono essere messe in campo ora per consentire la messa in sicurezza degli istituti, per tutelare il personale tutto (oggi stremato e demotivato) e per consentire così una adeguata risposta istituzionale alle istanze di recupero sociale che devono essere garantire ai minori in carcere. È indispensabile agire subito con soluzioni “creative e coraggiose“ che tengano conto dell’emergenza che registriamo sia negli istituti minorili che negli istituti per adulti prevedendo un intervento finanziario che ad oggi, pur se richiesto, è stato ignorato da questo Governo nella legge di bilancio in corso di approvazione .
Il Segretario Nazionale Fp Cgil
Florindo Oliverio