Su richiesta di alcuni lavoratori, ci siamo rivolti all’Amministrazione per chiedere di considerare la possibilità di riconoscere, almeno transitoriamente, durante questo periodo di ripresa scolastica, l’accesso allo smart working ai genitori di figli minori di anni 14, in misura maggiore e oltre i limiti di quanto previsto nelle disposizioni vigenti in ENAC (1 solo giorno di smart working settimanale e l’esclusione dei soggetti titolari di incarico o responsabilità formali). L’obiettivo che ci ponevamo era quello di consentire ai lavoratori interessati, le cui attività siano remotizzabili, una gestione più serena della propria vita familiare e al contempo garantire all’ENAC la continuità dell’attività lavorativa, così come il legislatore raccomanda. Di fronte alla nostra richiesta, l’Amministrazione ha risposto che già è prevista, allo stato attuale, la possibilità di ottenere una deroga alla disciplina generale sullo smart working: occorre, a tal fine, formulare richiesta formale manifestando le circostanze eccezionali che saranno poi oggetto di valutazione da parte del Direttore di linea e del Direttore Centrale competenti, del Direttore Risorse Umane e del Direttore Centrale Risorse Economiche e Benessere Organizzativo (nota ENAC Prot. 7937 – 24/01/2022). Non è definito né chiaro quali siano però i criteri in base ai quali la richiesta potrà essere approvata o respinta. Ci troviamo di fronte all’esercizio di una discrezionalità che non conosce regole e che può causare discriminazioni tra i lavoratori. Riteniamo che non sia più prorogabile la definizione di un Regolamento che disciplini il Lavoro a Distanza così come stabilito dal CCNL vigente, perché dove non ci sono regole, dove i criteri non vengono definiti, lo spazio per la parità di trattamento e la trasparenza dei giudizi viene inevitabilmente meno.
Il coordinatore nazionale FP CGIL – ENAC
Ermanno Billi