Alle lavoratrici e ai lavoratori de La Nostra Famiglia, associazione della sanità privata che si occupa delle persone con disabilità e ha strutture specializzate nella neuropsichiatria infantile, strutture sanitarie e Ircss, va applicato il contratto della sanità privata. A stabilirlo è una sentenza emessa del giudice del lavoro del Tribunale di Lecco che accerta il diritto all’applicazione del contratto della sanità privata e condanna, al contempo, La Nostra Famiglia all’erogazione delle differenze dall’ottobre 2020 sino al saldo, come riportano Cgil e Fp Cgil.
Si tratta, spiegano i sindacati, “della prima di oltre 500 controversie raccolte dalla Fp Cgil nelle diverse sedi dell’associazione, con il patrocinio dell’avvocato Michele Bonetti, per contrastare la scelta intrapresa da La Nostra Famiglia, in maniera unilaterale, di procedere a un cambio di contratto di lavoro per circa 1.600 lavoratrici e lavoratori, da quello della Sanità Privata verso il Ccnl Aris Rsa/Cdr, che prevede trattamenti economici e normativi peggiorativi”.
“Grande vittoria – esultano Cgil e Fp Cgil -. Viene finalmente restituita alle lavoratrici e ai lavoratori de La Nostra Famiglia la giusta applicazione del contratto della Sanità Privata. Una vicenda che si trascina da oltre due anni: anni di lotte, mobilitazioni e sacrifici per lavoratrici e lavoratori che hanno sempre e solo chiesto giustizia e di poter preservare la loro dignità professionale”.
La vertenza inizia il 27 gennaio del 2020 quando, ricostruiscono i sindacati, “l’associazione decideva come soluzione a una fase di crisi il taglio del costo del lavoro, cambiando il Ccnl di riferimento dei lavoratori con un contratto non sottoscritto dalla Cgil, che aumentava l’orario di lavoro con retribuzioni più basse e minori diritti”. La scelta dell’associazione, presente in sei regioni italiane con 28 sedi e presieduta da Luisa Minoli, “era, infatti, quella di suddividere l’applicazione del contratto: a circa 1.600 lavoratori quello di Aris Rsa/Cdr – nato come scissione dal Ccnl Sanità Aiop e Aris nel 2012 – e ai rimanenti 400 quello della Sanità Privata. Nonostante oltre un anno di confronto per trovare una soluzione sindacale a tale vertenza, la scelta unilaterale dell’azienda ha fatto fallire ogni tentativo di mediazione obbligandoci a percorrere la via giudiziaria”.
A complicare il quadro, proseguono Cgil e Fp Cgil, “la contestualità della scelta de La Nostra Famiglia e la definizione dei nuovi tabellari contrattuali per la Sanità privata che ha quindi determinato il mancato riconoscimento economico degli aumenti contrattuali dopo 14 anni. Lavoratrici e lavoratori che quindi si sono visti non riconoscere arretrati e aumenti di un contratto, quello della sanità privata, per il quale avevano intrapreso una vertenza ultradecennale e applicato un contratto, quello Aris Rsa/Cdr, con meno diritti e meno salario”. Di fronte a ciò, e non avendo la Fp Cgil sottoscritto nel 2012 il Ccnl Aris Rsa/Cdr, “abbiamo ripreso la mobilitazione e siamo ricorsi in Tribunale. Dopo una prima esclusione dell’applicabilità del contratto Aris Rsa/Cdr agli Ircss, con un intervento del Ministero della Salute, ora il Tribunale dà giustizia alle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Questa sentenza, commentano Cgil e Fp Cgil, “è per noi una grande vittoria: si segna il principio che, a fronte di una crisi, non si può scegliere la strada del dumping contrattuale come risposta ma occorre usare altri strumenti. In più di un anno di confronto bilaterale sui bilanci aziendali emergeva infatti che l’azienda aveva le risorse per rispettare il contratto della sanità privata e il deficit poteva essere risanato con altre scelte di razionalizzazione delle diseconomie, come in parte la stessa associazione ha ammesso più volte. Ma si è sempre rifiutata di percorrere questa strada, scegliendo invece di tagliare il costo del lavoro, applicando un contratto meno remunerativo. Inoltre La Nostra Famiglia aveva mantenuto ai medici, così come ai dipendenti degli Ircss, su diretta previsione del Ministero della Salute, i rispettivi contratti mentre penalizzava infermieri, professionisti sanitari, tecnici, oss e amministrativi di tutte le altre sue strutture con il cambio di contratto. Un’ingiustizia che ha trovato una risposta forte da parte delle lavoratrici e lavoratori che con la loro tenacia non hanno mai smesso di lottare per i loro diritti”.
“Questa prima positiva risposta – aggiungono – dovrebbe far riflettere La Nostra Famiglia e farla tornare sui suoi passi perché la sentenza conferma che rappresentanza, giusta applicazione contrattuale e tutela professionale delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata sono elementi sui quali non sono ammesse deroghe. Questa vertenza apre anche una prospettiva più generale sulla corretta applicazione dei contratti nazionali in base ai settori in termini di appropriatezza, che deve trovare una risposta risolutiva alla indiscriminata unilateralità delle imprese che scelgono di disapplicare Ccnl e applicarne altri più vantaggiosi, in ragione di esigenze di massimizzare profitti o gestire perdite facendo pagare il prezzo alle lavoratrici e lavoratori che subiscono questo dumping”.
Per queste ragioni, rimarcano Fp e Cgil, “serve una legge sulla rappresentanza e arrivare all’erga omnes dei contratti sottoscritti da organizzazioni, non solo sindacali ma anche dei datori di lavoro, maggiormente rappresentativi. Inoltre, dopo la straordinaria prova di senso del valore sociale del lavoro di cura, il sacrificio personale e le competenze professionali dimostrate dalle lavoratrici e lavoratori della sanità, pubblica e privata, durante la pandemia e oltre, è non solo doveroso ma necessario restituire diritti, salario e valorizzazione professionale per rilanciare il sistema di cura e tutela della salute del nostro Paese”, concludono Fp e Cgil.