“A trattative ancora aperte per i rinnovi dei contratti nazionali dei settori pubblici, già scaduti, apprendiamo dalla lettura del Def che i prossimi contratti dovrebbero essere finanziati dalla revisione della spesa pubblica”. È quanto si legge in una nota congiunta di Cgil nazionale, Flc Cgil, Fp Cgil.
Per la Cgil e le categorie dei lavoratori della conoscenza e del pubblico impiego “a fronte di un’inflazione sempre più elevata e del blocco della contrattazione, durato dieci anni, che rende difficoltoso il pieno recupero del potere d’acquisto anche con gli ultimi rinnovi, questa impostazione programmatica appare una beffa per quel mondo del lavoro che quotidianamente garantisce servizi e diritti fondamentali ai cittadini”.
“Finora – sottolineano Cgil, Flc, Fp – la revisione della spesa nel nostro Paese si è realizzata attraverso due leve: il blocco della contrattazione e il blocco del turn over. Poche altre misure hanno consentito risparmi evidenti”. “Queste politiche – proseguono – hanno prodotto, per diversi anni, un arretramento nelle retribuzioni medie, già inferiori rispetto a quelle di altri Paesi europei, nonché una riduzione dell’occupazione stabile, ormai da cinque anni sotto i tre milioni di dipendenti con delle gravi emorragie in alcuni comparti”. “Riproporre queste stesse misure in una fase di emergenza occupazionale e salariale significa – avvertono Cgil, Flc, Fp – colpire, ancora una volta, il mondo del lavoro pubblico con le conseguenti ripercussioni sul sistema dei servizi”.
“Abbiamo sperato e continuiamo a sperare – aggiungono Cgil e le due categorie – che l’occasione del Pnrr possa rappresentare l’opportunità di rafforzare il sistema dei servizi pubblici. Ciò significa utilizzare nel migliore dei modi le risorse messe a disposizione per gli obiettivi del piano, ma anche un investimento strutturale che non dovrà contrapporre occupazione e valorizzazione del personale”. “Per questo occorre modificare, nel corso del confronto con il Governo, tale impostazione che riteniamo negativa non solo per i lavoratori pubblici, ma – concludono Cgil, Flc, Fp – per le reali possibilità di crescita del Paese”.