Esplode l’esternalizzazione degli asili nido, con sempre più amministrazioni che scelgono di dismettere la gestione diretta dei nidi e delle scuole dell’infanzia. Si moltiplicano, infatti, in tutto il territorio nazionale, i casi di comuni che privatizzano parte dell’offerta del servizio educativo scolastico integrato 0-6, principalmente per aggirare i vincoli alla spesa del personale, ma anche per “sopperire” alla carenza di personale. A lanciare l’allarme è la Fp Cgil Nazionale nel lanciare la campagna ‘Servizi educativi beni in comune: Stop alle esternalizzazioni’, che vedrà oggi (venerdì 29 ottobre) una giornata di mobilitazione nazionale, con raccolta di firme a sostegno di una petizione promossa per bloccare le sempre più frequenti esternalizzazioni, davanti a nidi e scuole dell’infanzia su tutto il territorio nazionale. Petizione che ha registrato anche il sostegno di Psi, la Federazione Internazionale dei Sindacati dei Servizi Pubblici.
La categoria che rappresenta le lavoratrici e i lavoratori dei servizi pubblici della Cgil denuncia infatti come i servizi educativi e scolastici vengano sempre di più esternalizzati da parte delle amministrazioni. “Sono decine i casi – fa sapere il sindacato – che si annoverano lungo il territorio nazionale. Procedure di esternalizzazione degli asili nido comunali si sono registrate in città come Biella, Cagliari, Chieti, Livorno, Modena, in provincia di Novara, Pavia, Scandicci, Siena, Sondrio, Taranto, Venezia e tante altre ancora”. Una pratica, osserva la Fp Cgil, “che ha riflessi di bilancio per le casse dei comuni: esternalizzando infatti cambia natura la voce ‘costi del personale’ che, di fatto, non vengono più qualificati come spesa diretta per il personale ma come spesa del servizio in concessione”.
Una scelta che non solo mette a rischio la gestione comunale del sistema integrato 0-6 ma che, senza una inversione di tendenza, peggiorerà alla luce degli investimenti previsti dal Pnrr che destinano 4,6 miliardi al Piano asili nidi, servizi integrati e scuole di infanzia. Quelli del Pnrr, infatti, spiega la Funzione Pubblica Cgil, “sono investimenti volti all’implementazione dell’offerta non all’incremento dell’occupazione. Ci sarà quindi bisogno, perché nidi e finanzia non siano esternalizzati dai comuni, di un piano straordinario di assunzioni nei servizi 0-6 di almeno 20 mila unità. Di fatti, senza ingenti novi ingressi le esternalizzazioni saranno destinate a crescere data l’età media molto alta del personale comunale. Senza contare poi gli effetti negativi che questo processo di progressiva esternalizzazione ha sullo sviluppo dei bambini, minando in molti casi la continuità di relazione tra scuola, bambino e famiglia”.
C’è poi un ulteriore elemento da considerare, denuncia la Fp Cgil, legato alla qualità del lavoro. “Nei bandi di gara – spiega il sindacato – per la concessione del servizio educativo, fatti al massimo ribasso, c’è una inevitabile compressione del trattamento economico personale: chi subentra nel servizio, infatti, spesso applica contratti meno remunerativi, rispetto a quello delle Funzioni Locali, con lavoratrici e lavoratori pagati di meno rispetto agli educatori di asilo comunali. Determinando, infine, un paradosso per le casse dei comuni, non per quelle dei lavoratori, perché a conti fatti raramente il costo della concessione è più vantaggioso della gestione diretta”.
Focus su alcuni dei casi di esternalizzazione:
Cagliari ha visto azzerarsi l’offerta pubblica di asili nido nel giro di pochi mesi, passati da tre lo scorso anno a zero di quest’anno. “A fronte di personale che usciva per andare in pensione, la scelta del comune, per evitare nuove assunzioni, è stato quello di integrare il servizio dandolo in appalto, attraverso la totale estenralizzazione”, racconta Euguenio Meloni, della Fp Cgil al comune di Cagliari, che aggiunge: “A luglio l’amministrazione ha di fatti scelto e perseguito la totale esternalizzazione, ricollocando le 16 dipendenti comunali adibite al servizio in altre mansioni”. L’esternalizzazione, attraverso servizio in appalto, ha poi determinato problemi di natura contrattuale: “Da trattamenti economici peggiorativi, per effetti di contratti meno remunerativi, che arrivano a pesare anche a tremila euro lordi in meno all’anno, nonché di non corretta applicazione della clausola sociale”, denuncia ancora Meloni.
“A Scandicci ‘con coraggio si va verso l’ignoto’, come ci ha detto il sindaco, presentandoci la scelta fatta di privatizzare il sistema educativo comunale attraverso appalti alle cooperative”, racconta Marco Rizzi della Fp Cgil del comune alle porte di Firenze. “A novembre dello scorso anno – prosegue Rizzi – ci hanno comunicato la chiusura in due anni della scuola d’infanzia Makarenko. E già da quest’anno una sezione della scuola è stata esternalizzata alla scuola annessa, la Girandola, con il risultato che adesso abbiamo una struttura in parte pubblica e in parte privata, che sta generando diversi problem: ai lavoratori, a partire dalle differenze contrattuali, e agli utenti. Al momento, infatti, abbiamo 152 famiglie in lista di attesa e la giunta è stata costretta ad approvare una richiesta di finanziamento ai privati perché l’offerta pubblica non è, ovviamente, adeguata”.
A Modena si tentò agli inizi del duemila di aggirare il blocco assunzionale attraverso la costituzione della Fondazione Cresci@mo, una realtà privata anche se partecipata interamente dal Comune di Modena. Nel corso degli anni i passaggi dalla gestione diretta del servizio educativo alla Fondazione sono cresciuti, per arrivare a giugno dove ben due scuole dell’infanzia sono transitate in questa gestione. “Siamo una realtà che può contare ancora una forte gestione diretta del servizio ma è bene che si interrompa questo processo che vede transitare strutture pubbliche verso la fondazione”, denuncia Monica Castaldi, Rsu Fp Cgil al comune di Modena.
A Venezia si sono vissuti a giugno giorni di forte tensione. La giunta del comune lagunare il primo giugno deliberava infatti la privatizzazione dell’asilo nido comunale ‘Millecolori’. Una struttura, situata a Mestre, che accoglie quasi 60 bambini e bambine, di età compresa tra i tre mesi e i tre anni, e che dà lavoro a dieci educatrici, cinque ausiliarie e due cuochi. “Una scelta che ha visto la netta contrarietà dei sindacati tutti, nonché dei genitori, e una petizione che ha raccolto migliaia di firme. Ma l’amministrazione guidata dal sindaco Brugnaro ha eretto un muro contro le richieste di confronto da parte del sindacato. Il processo di esternalizzazione del servizio va avanti, un primo passo per privatizzare il servizio”, racconta Sabina Anesin della Fp Cgil Venezia Servizi Educativi.
A Taranto si registra una progressiva diminuzione delle strutture pubbliche: i nidi si sono ristretti, in anni recenti, da 9 a 6, con una progressiva diminuzione del personale, che peggiorerà per effetto dei pensionamenti. “Siamo in una bolla di confusione con l’assessora e il dirigente che da oltre un anno e mezzo si rifiutano di aprire un confronto serio”, denuncia Anna Marra, segretaria aziendale Fp Cgil Taranto, che aggiunge: “Abbiamo circa 45 dipendenti e due sole coordinatrici, abbiamo problemi di gestione e le assunzioni previste, cinque in totale, non sono sufficienti. L’amministrazione nega la volontà di procedere verso esternalizzazioni ma il rischio può esserci”.