“Le criticità elencate dalla ministra della Giustizia Cartabia sono le stesse alla base della mobilitazione che stiamo portando avanti da mesi: ora bisogna passare dalle parole ai fatti nel minor tempo possibile poiché i Poliziotti Penitenziari hanno bisogno di risposte adesso, non tra 5 anni”. Così la Fp Cgil in merito a quanto sostenuto dalla titolare del dicastero di via Arenula nel corso del suo intervento alla ricorrenza del 204° anniversario della fondazione del Corpo della Polizia Penitenziaria.
“Da tempo – sostiene il sindacato – stiamo dicendo che il Recovery plan rappresenta un’occasione unica per riformare tutto il sistema della Giustizia, non solo una parte di esso, e per questo condividiamo l’intento della Ministra di agire su vari fronti e fare scelte adeguate sull’organico della Polizia Penitenziaria, sulla formazione del personale, sulle dotazioni materiali e informatiche, sugli spazi e sulle strutture per realizzare una realtà penitenziaria degna di un paese moderno. Come da tempo chiediamo misure concrete per porre un argine al fenomeno delle aggressioni subite dal personale, si tenga presente che lo scorso anno sono state 837 con un crescendo continuo rispetto alle 344 del 2013, e per affrontare il problema della tutela della salute mentale, partendo dalla carenza di presidi territoriali attenti alle persone detenute e dall’insufficienza di Rems, ma su questi temi non abbiamo ancora registrato miglioramenti concreti”.
“L’assunzione straordinaria di 2.804 Poliziotti Penitenziari – prosegue la Fp Cgil -, oltre il turn over, in 5 anni, è sicuramente un segnale di attenzione, ma non consente comunque di coprire una carenza organica che arriva a quasi 5.000 unità e rischia di dare un aiuto concreto al personale solo al termine del quinquennio, lasciando per anni la situazione nel tragico stato attuale. Senza dimenticare che per contrastare il sovraffollamento e trovare la strada per la rieducazione delle persone detenute non basta ampliare e riqualificare gli spazi, ma bisogna potenziare il settore dell’esecuzione penale esterna e, anche su questo tema, non ci sembra di intravedere impegni concreti”, conclude.