La crisi pandemica non accenna ad allentare la presa con i suoi drammatici effetti che da oltre un anno ricadono sulla salute delle persone, sul lavoro e sulle relazioni. Questa difficile situazione richiede il massimo dell’attenzione e iniziative che, tutte insieme, aiutino a frenare i contagi e ad uscire dalla pandemia.
Vaccini, sanità pubblica, ricerca, occupazione, scuola, assistenza: sono solo alcuni dei punti toccati dall’ordine del giorno approvato la scorsa settimana dal comitato direttivo della Cgil, punti sui quali la Cgil si impegna e su cui è necessario lavorare insieme per uscire dalla pandemia e rilanciare il Paese.
Prima di tutto è necessario accelerare la campagna nazionale di vaccinazione, oggi ancora troppo lenta e diversificata di regione in regione. Ad oggi infatti appena il 4,98% della popolazione è vaccinata (parliamo di meno di 3 milioni di persone). Se guardiamo solo alla somministrazione della prima dose, sono meno di 6 milioni e mezzo gli italiani che l’hanno ricevuta (il 10,81% della popolazione).
Al tempo stesso i diversi Paesi dell’Europa, uniti, dovrebbero mettere in campo un’iniziativa convincente per contrastare questi clamorosi ritardi nelle forniture delle Multinazionali produttrici. E continuare a fare pressione affinché sia accolta la nostra richiesta di sospendere i brevetti dei vaccini in una fase così drammatica che ha pesantissimi effetti sul mondo, ancora di più nei Paesi più poveri. Non si può fare profitto sulla vita delle persone.
I vaccini, però, non possono essere il solo strumento di contrasto del virus. Bisogna scardinare la cattiva abitudine di agire in emergenza e imparare ad investire per migliorare i nostri servizi e, di conseguenza, la qualità della nostra vita.
In questo anno di pandemia è stato sotto gli occhi di tutti il mastodontico sforzo della sanità pubblica, una sanità che se negli anni avesse ricevuto i giusti investimenti sarebbe stata senz’altro più pronta a rispondere alla minaccia del Covid.
Per questo è necessario, da una parte, continuare a rafforzare e qualificare la sanità pubblica, colonna portante per il bene del Paese. Un passo decisivo non solo per contrastare la diffusione della pandemia, ma anche per evitare di sovraccaricare gli ospedali, già in grave affanno. Dall’altra è altrettanto importante investire costantemente nella ricerca.
Il nuovo DL Sostegni ha introdotto alcune misure necessarie, come ad esempio la proroga del blocco dei licenziamenti fino a ottobre per tutte quelle categorie di lavoratori che non possono usufruire degli ammortizzatori ordinari. Al tempo stesso, però, da luglio sarà concesso alle imprese del settore industriale di ricorrere ai licenziamenti. Una scelta che rischia di dividere il Paese e i lavoratori, e che è in contraddizione con l’impegno del Governo di arrivare in autunno per una seria riforma degli ammortizzatori sociali.
Un’altra grande criticità è stata la decisione di inserire un nuovo condono fiscale in un momento drammatico del Paese. È una misura che nulla c’entra con le esigenze di trasparenza del bilancio pubblico, e che umilia chi le tasse le ha sempre pagate, per sostenere i servizi del nostro Paese, a partire proprio dalla sanità pubblica e dall’istruzione.
Una scelta in netta contraddizione con il richiamo ad una dimensione Europea, più volte decantata dall’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Una scelta che viaggia nella direzione opposta alla volontà di avviare una riforma del sistema fiscale fondata sulla lotta all’evasione.
Quello che abbiamo di fronte è un quadro di grande difficoltà e dobbiamo avere la consapevolezza che nei prossimi mesi e nei prossimi anni si giocherà il futuro dell’Italia e dell’Europa.
Per questo è importante incalzare il Governo per avviare un confronto su temi centrali per il nostro futuro: un piano straordinario di occupazione, rivolto soprattutto ai giovani, alle donne e al Sud Italia, una riforma del sistema fiscale, le pensioni, gli ammortizzatori sociali, la scuola e la formazione, a fronte dell’impatto che le nuove misure di contrasto alla diffusione della pandemia possono avere sulla conclusione dell’anno scolastico e sull’avvio del prossimo.
È un lavoro complesso, in una condizione di difficoltà inedita, ma decisivo per il futuro del Paese e delle persone che rappresentiamo.