Al Ministro della Giustizia
On.le Alfonso Bonafede

Egregio Ministro,
le concitate vicende che nelle ultime settimane hanno portato anche alle dimissioni del Direttore
Generale della Direzione Generale Detenuti e Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione
penitenziaria, lasciano non risolta la questione della gestione amministrativa di una Direzione generale strategica per il mandato che l’Amministrazione penitenziaria è chiamata ad assolvere.
Peraltro le note vicende hanno fatto emergere problemi di natura organizzativa a cui è necessario
porre rimedio con una efficace rivisitazione dell’organizzazione del lavoro che quella Direzione generale deve svolgere ogni giorno.
Abbiamo appreso che la reggenza è stata affidata pro-tempore al Direttore Generale della Formazione, un dirigente generale del Dipartimento che gode della stima e della fiducia di tutto il personale e che conosce molto bene tutta la ”macchina” amministrativa dipartimentale.
Il Consigliere Turrini Vita aveva già , per sette lunghi mesi, coperto la vacatio verificatasi a seguito
del rientro nei ruoli della magistratura del consigliere Piscitello per fine mandato. Un incarico di reggenza che quell’Alto Dirigente aveva assicurato continuando a ricoprire l’incarico principale di direttore Generale della Formazione, che peraltro riveste anche in questo momento, ma questa non
puo’ essere la soluzione.
L’esperienza degli ultimi anni ha fatto registrare un grande gap organizzativo all’Interno di quella
Direzione Generale e tale dato ci impone di chiedere a Lei, On.le Ministro, di disporre l’immediato
interpello per la posizione di Direttore generale dei detenuti e trattamento e di scegliere questa volta di affidare l’incarico ad un Dirigente generale penitenziario.
Nessuna disposizione normativa impedisce, infatti, di orientare la scelta tra i dirigenti generali penitenziari che sono, per formazione professionale, esperti di gestione amministrativa complessa. Le materie di cui tratta la Direzione generale detenuti, per la loro specificità, sono materie che richiedono alta professionalizzazione di settore ed il settore è quello penitenziario, dell’esecuzione della pena e delle misure privative della libertà.
Sono richieste capacità di gestione delle risorse umane ed organizzazione del lavoro, capacità
di ascolto e condivisione di obiettivi comuni, capacità di lavorare in team. Doti queste proprie di un
manager quale appunto un dirigente generale penitenziario che nel proprio percorso curriculare ha
curato lo sviluppo di queste competenze specifiche affrontando e risolvendo situazioni complesse
I direttori degli Uffici ed il personale in servizio presso quella Direzione Generale, meritano una
leadership nella quale riconoscersi e dalla quale essere guidati con autorevolezza e determinazione
per la tutela del lavoro di tutti.
Confidiamo nella sua attenzione ed ascolto, certi che anche Lei, Signor Ministro, vorrà riconoscere
alla dirigenza penitenziaria ruolo, funzione e competenza manageriale nella gestione delle tante risorse che compongono il sistema penitenziario italiano e che solo in un progetto unitario di riqualificazione potrà generare quel salto di qualità organizzativa che il paese richiede.
Anche per questo ci sentiamo di rivolgerLe un accorato appello perché si faccia promotore, presso
i colleghi ministri alla pubblica amministrazione e dell’economia e delle finanze, dell’avvio delle
procedure negoziali stabilite dall’art. 23 del decreto legislativo n. 63 del 15 febbraio 2006 (Ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria, a norma della legge 27 luglio 2005, n. 154) per riconoscere, finalmente a quindici anni dalla disposizione legislativa, il diritto al contratto collettivonazionale di lavoro, ancorché di diritto pubblico, alle donne e agli uomini funzionari ripartiti nei ruoli di dirigente  di istituto penitenziario e dirigente di esecuzione penale esterna, nell’unica qualifica di dirigente penitenziario e per quelli del ruolo apicale nella qualifica unitaria di dirigente generale.
In attesa di un Suo cortese e gradito riscontro, dichiarando la disponibilità ad un incontro per approfondire tali argomenti, si coglie l’occasione per porgerLe distinti saluti.

Il Segretario nazionale
Florindo Oliverio

Aggiornato il Protocollo Nazionale delle misure di prevenzione e sicurezza dei lavoratori civili nell’emergenza sanitaria

È stato aggiornato in data odierna l’Accordo nazionale sulle misure di prevenzione e sicurezza dei
lavoratori civili nell’emergenza sanitaria già sottoscritto il 15 maggio 2020 e da allora in vigore.
L’aggiornamento, su aspetti non significativi, si è reso necessario al seguito dei nuovi provvedimenti emanati dal Governo e dall’istituto Superiore di Sanità dopo l’entrata in vigore dell’accordo.
Durante l’incontro, in videoconferenza, FP CGIL CISL FP e UIL PA hanno stigmatizzato il comportamento di alcune articolazioni dell’A.D. che da oltre un mese hanno deliberatamente  ritardato la diffusione del Protocollo e che hanno indotto le OO.SS. a richiedere l’intervento del Ministro della Difesa.
I ritardi nell’assunzione dei provvedimenti concordati hanno alimentato iniziative di singoli Enti fra cui come il CISAM di Pisa, dove non solo è stato eluso l’accordo, ma perdurano violazioni di norme contrattuali in tema di relazioni sindacali e di sicurezza sul lavoro, che hanno esposto i dipendenti a possibili contagi per i quali si è in attesa di conoscere gli esiti degli esami sierologici.
Tutto questo mentre interi comprensori, enti e aree industriali continuano ad essere privi dei presidi  igiene (ordinaria), di sicurezza e di DPI.
L’aggiornamento odierno del Protocollo, previsto già nella sua prima stesura, si limita a prendere atto che:
– L’emergenza sanitaria NON termina il 31 luglio, ma prosegue sino al 31/12/2020 o ad un diverso
termine stabilito dal Governo;
– In tema di mense è necessario seguire le indicazioni dell’ISS, pubblicate il 27 maggio, per la
gestione e la pulizia degli ambienti per la preparazione e la consumazione dei pasti.
Definita la parte relativa al Protocollo FP CGIL CISL FP e UIL PA hanno, poi, evidenziato i gravi ritardi nell’assegnazione delle risorse per i buoni pasto, che i lavoratori in particolare nelle sedi periferiche, attendono dal mese di gennaio.
Sull’argomento Persociv ha precisato che i ritardi sono da attribuirsi alla mancata o ritardata richiesta da parte degli Organi Programmatori (SS MM) già più volte sollecitati.
Stante il perdurare dei ritardi, anche in tema pagamento delle indennità del 2019 e del 2020, nella
considerazione che il MEF continua a non fornire le risorse occorrenti, pur nella considerazione del
difficile momento del paese, si rende inevitabile il coinvolgimento diretto del vertice politico della
Difesa.
FP CGIL CISL FP e UIL PA hanno, infine, sollecitato Persociv a calendarizzare apposito incontro per definire gli altri aspetti organizzativi del lavoro agile, anche in tema in tema di destinazione delle risorse per i buoni pasto e di attribuzione delle indennità per coloro che hanno assicurato la continuità di servizi indifferibili.

FP CGIL                                            CISL FP                                    UIL PA
Francesco Quinti                       Massimo Ferri                       Sandro Colombi
Roberto De Cesaris                       Franco Volpi

Pubblichiamo la nota con la quale si chiede un incontro con l’Amministrazione, in merito all’organizzazione del settore specialistico dei Sommozzatori

 

Al Presidente Goffredo Zaccardi
Capo di Gabinetto del Ministro
della Salute

Al Dr. Giuseppe Ruocco
Segretario Generale Ministero della Salute

Al Dr. Giuseppe Celotto
Direttore generale del Personale
dell’Organizzazione e del Bilancio

Oggetto: Protocollo di accordo per la prevenzione e sicurezza dei dipendenti del Ministero della salute in ordine all’emergenza sanitaria da “Covid -19” sottoscritto in data 8 giugno u.s..

Si fa riferimento al Protocollo indicato in oggetto, trasmesso alle scriventi OO.SS. via mail in data 17 giugno u.s..
Come noto, tale Protocollo ha una diversa valenza : per le aree funzionali le misure concernenti la salute e sicurezza sul lavoro rientrano tra le materie di contrattazione ai sensi dell’art. 7 del CCNL 2016/2018, mentre per la dirigenza la materia rientra tra quelle oggetto di informativa .
Il confronto tra l’amministrazione e le OO. SS. per la definizione del Protocollo in oggetto è iniziata in data 11 maggio u.s. con il primo degli incontri effettuati nel mese scorso ; in quella occasione FP CGIL, CISL FP e UILPA misero a punto un documento articolato e lo proposero all’amministrazione e alle altre OO.SS. partecipanti all’incontro .
Di tale documento non si rinviene traccia nella stesura finale sopra citata .
Eppure sul documento unitario si sono espressi favorevolmente anche altre OO.SS. e si poteva trovare una soluzione che portasse alla sottoscrizione del protocollo .
L’amministrazione, invece, per raccattare le uniche due firme di due sindacati assolutamente minoritari (Confsal e Confintesa) ha addirittura tolto dalle premesse del documento in questione il riferimento ai protocolli d’intesa sottoscritti dalla Ministra della P.A. con le Confederazioni sindacali più rappresentative i primi giorni di aprile 2020.
Per quanto riguarda la dirigenza, il documento, oggetto di informativa, è stato siglato dal Assomed, Unadis, Cida e Flepar.
Questo è il livello delle relazioni sindacali al Ministero della Salute .
Nel frattempo, la stessa amministrazione cambia il Documento di valutazione del rischio per le sedi centrali del Ministero della Salute superando limitazioni appena redatte non più tardi di qualche giorno fa, incontrando il netto dissenso dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza .
Dunque, una completa frattura tra una amministrazione caparbia e ottusa che pensa di poter fare a meno di tutti, e le OO.SS. che rappresentano la maggioranza dei lavoratori.
In questo modo si da spazio ad attacchi velenosi operati dai nemici storici del lavoro pubblico come quelli apparsi recentemente sulla stampa; e nel frattempo si naviga a vista, senza che nessuno si prenda la responsabilità di fornire un elenco di attività indifferibili e da rendere obbligatoriamente di persona (perché non “remotizzabili”) e di definire un protocollo che entri nel merito delle misure concrete da mettere in atto per garantire la sicurezza dei lavoratori al momento del rientro in sede e a uniformare le procedure tra centro e periferia.
Le scriventi OO.SS. ritengono quindi non esserci più gli spazi per raffreddare il confronto a causa del comportamento esecrabile della parte pubblica che preferisce “raccattare” firme di OO.SS. che hanno scarsissimo riscontro tra i lavoratori del Ministero della Salute piuttosto che cercare il consenso reale con chi li rappresenta effettivamente.
Si diffida l’amministrazione dall’applicazione del succitato protocollo perché non rappresentativo della volontà dei lavoratori ed al contempo dichiara lo stato di agitazione per i motivi sopra espressi.

Cordiali saluti

FP CGIL                           CISL FP                            UIL PA
Florindo Oliverio         Angelo Marinelli         Andrea Bordini

Essenziali per la scuola ma, nonostante questo, trattate come lavoratrici di serie B. Sono le educatrici scolastiche per disabili, con contratti poveri e salari bassi, in una eterna precarietà che le vede scoperte nei mesi estivi. Colpite duramente da questo lockdown, oggi in piazza, a Firenze, a far sentire la propria voce. E non saranno sole. Con loro tutti quei lavoratori che fanno parte del sistema scuola ma di cui non sono direttamente dipendenti, pur offrendo un servizio fondamentale: mense, scuola-bus, pre e post scuola. I cosiddetti ‘lavoratori sospesi’. Fp Cgil: “Questa fase sia l’occasione per avviare un ripensamento radicale sulle politiche pubbliche di affidamento dei servizi”.

Sono 48 mila lavoratrici e lavoratori, gli educatori scolastici, che hanno il compito di occuparsi di una platea di 160 mila studenti con disabilità, di seguirli ed assisterli. Ma la loro professione prevede che siano contrattualizzati da settembre a giugno, lasciandoli scoperti nei mesi estivi, periodo nel quale non percepiscono stipendio – già di per sé molto basso – e non possono accedere agli ammortizzatori sociali, in quanto risultano formalmente ‘occupati’. Percepiscono, infatti, una retribuzione media mensile di 1.000 euro netti, per soli 9 mesi l’anno, considerando che la maggioranza di loro lavora con contratti part-time di tipo verticale. I più ‘fortunati’ con un contratto full-time sono purtroppo pochi.

Un settore, quello dell’educazione ai disabili, costituito prevalentemente da donne, quelle che hanno maggiormente risentito del periodo di lockdown a causa del nostro modello di società che vede l’uomo più facilmente in ruoli dirigenziali e di carriera e la donna come principale riferimento per la cura della casa e della famiglia.

Ci chiediamo quando e come queste lavoratrici e questi lavoratori rientreranno in servizio”, spiega Jacopo Geirola, segretario della Fp Cgil di Firenze, nel giorno della manifestazione-flash mob, organizzata da Cgil-Filcams-Fp-Flc, nel capoluogo toscano dietro le parole ‘Anche noi siamo scuola’, per denunciare come negli appalti scolastici ci siano oltre 4 mila lavoratrici senza coperture salariali e previdenziali. Per questo, afferma Geriola, “è necessario, soprattutto in una fase di incertezza come questa, prolungare la durata degli ammortizzatori sociali. Questo contesto di incertezza e precarietà stona completamente con la rilevanza del servizio per la collettività”.

Le criticità emerse durante la pandemia del Covid-19 hanno dimostrato come forse sia necessario ripensare i rapporti di lavoro con chi garantisce questi servizi scolastici pur non essendo dipendente. E che spesso il sistema di appalti sacrifica la qualità del servizio ma anche la qualità del lavoro, non tutelando chi lo svolge. “Pensiamo – aggiunge Geriola – a società in house o altre soluzioni di ripresa in gestione del pubblico, come per le mense, dove avevamo già intrapreso una discussione con il comune di Firenze ancor prima dell’esplosione della pandemia e di cui esistono esperienze di successo in alcuni comuni della provincia e della regione”. Un tentativo, che non può fallire, di dare dignità contrattuale e stabilità a questi lavoratori.

Secondo il segretario nazionale della Fp Cgil, Michele Vannini, “l’emergenza Covid-19 mette di fronte a tutti il tema delle lavoratrici e dei lavoratori che operano in servizi pubblici in appalto che hanno visto sospendere i servizi e, di conseguenza, la propria retribuzione. Questa dev’essere l’occasione per avviare un ripensamento radicale sulle politiche pubbliche di affidamento dei servizi, che scaricano su queste persone l’esigenza degli Enti Locali di garantire servizi mantenendo bassi i costi”. Così come, prosegue, “non è più possibile tollerare, come avviene da troppo tempo, l’uso sistematico del part-time ciclico involontario per personale che è altamente qualificato e si occupa quotidianamente per tre quarti dell’anno di servizi delicatissimi, salvo poi scomparire d’estate venendo abbandonato alla necessità di inventarsi soluzioni per sbarcare il lunario”.

La Fp Cgil, conclude Vannini, “è da sempre vicina a queste lavoratrici e a questi lavoratori, ne supporta le vertenze che nascono sui territori, nella consapevolezza che senza rapide e adeguate risposte da parte di enti pubblici e soggetti gestori la strada non potrà che essere quella dell’allargamento della mobilitazione”.

 

Leggi anche:

La vita difficile di un educatore per disabili, con e senza il Covid-19

 

Accordo su Protocollo Prevenzione e Protezione al Ministero Istruzione

Il giorno 19 giugno si è svolto un ulteriore incontro in videoconferenza tra le OO.SS. e l’Amministrazione in merito ai contenuti dell’Accordo per la definizione delle misure di prevenzione e la sicurezza dei dipendenti del Ministero dell’istruzione contenente le linee
guida generali per il contenimento della diffusione del virus COVID 19.
Al termine dell’incontro, tenuto conto che Amministrazione ha recepito la maggior parte delle nostre proposte di modifica abbiamo dichiarato la nostra disponibilità alla sottoscrizione dell’accordo a cui provvederemo a partire da lunedì una volta recepite nel testo alcune ulteriori piccole modifiche.
Rispetto al precedente testo presentato dall’amministrazione le principali modifiche apportate in recepimento alle nostre osservazioni riguardano in particolare:
– l’immediato avvio della contrattazione decentrata al fine di adeguare ed integrare le indicazioni generali contenute nell’accordo nazionale con le specifiche esigenze del contesto territoriale e le disposizioni formulate dalle competenti autorità locali;
– la costituzione presso l’Amministrazione centrale di un Comitato di confronto con le OO.SS. e l’amministrazione per l’individuazione e la proposta di soluzioni e regole di comportamento condivise per la riduzione dei rischi di contagio, nonché per l’aggiornamento dell’accordo a seguito dell’evoluzione della situazione sul territorio nazionale;
– la previsione nella fase della futura graduale ripresa delle attività in presenza di specifiche tutele per le categorie fragili e per particolari situazioni legate alla cura dei figli ed alla distanza dagli uffici;
– La fornitura di mascherine CE per il personale in considerazione dell’utilizzo degli spazi comuni ed anche per l’utenza che ne sia eventualmente sprovvista;
– la possibilità di definire a livello decentrato l’acquisto di barriere protettive per l’utenza;
– l’impegno ad incrementare l’attività formativa come strumento di accompagnamento del personale nel processo di trasformazione digitale e di diffusione della capacità di lavorare in modalità agile;
– l’impegno ad aprire apposito confronto con le Organizzazioni sindacali, per la definizione di linee guida generali per l’applicazione uniforme delle disposizioni contenute nell’articolo 87 del decreto legge n. 17/2020, con particolare riguardo alla regolamentazione dello smart working.
– Si tratta di indicazioni generali che andranno recepite con apposito accordo e calate nelle singole realtà territoriali.
Abbiamo, inoltre, ribadito la necessità di individuare rapidamente una nuova e più puntuale disciplina del lavoro agile anche in considerazione delle disposizioni contenute nell’art. 263
del decreto rilancio. La citata disposizione, infatti, estende di fatto al 31 dicembre 2020 l’utilizzo del lavoro agile quale modalità ordinaria di lavoro seppur adeguando l’utilizzo di tale strumento alle esigenze di progressiva riapertura degli uffici ed a quelle di cittadini ed imprese. Flessibilità dell’orario di lavoro, introduzione di soluzioni digitali per rispondere ai bisogni dell’utenza, diritto alla disconnessione, attenzione alle categorie cd fragili, sono solo alcuni dei temi che proporremo di inserire nel relativo accordo già dal prossimo incontro sindacale che abbiamo chiesto venisse fissato con urgenza ed è stato calendarizzato per il giorno 24 giugno p.v.. Fino alla definizione di un accordo che non vengano prese iniziative a modifica dell’attuale organizzazione.
Comunichiamo, da ultimo, la sottoscrizione in via definitiva del FRD 2018 che, come da noi richiesto, mantiene inalterata la struttura dell’accordo sottoscritto a novembre scorso integrando le risorse con le cifre indicate dall’IGOP. A tal proposito, nonostante le somme impegnate negli scorsi anni per le procedure di riqualificazione economica del personale, registriamo un consistente aumento delle risorse disponibili (da €4.954314,39 del FRD 2017 ad €.14.184.493,76 del FRD contrattazioni decentrate che dovranno necessariamente avvenire in modalità telematica.
Di entrambi i documenti daremo diffusione non appena avremo copia definitiva sottoscritta.

FP CGIL                                                          FP CISL
Anna Andreoli/Davide Perrelli                                Michele Cavo

PACTA SERVANDA SUNT

L’accordo sulla sicurezza firmato lo scorso 3 giugno impegnava l’Amministrazione, tra l’altro, ad “avviare una massiccia campagna di informazione verso la cittadinanza, attraverso il sito internet e i social” in merito ai servizi da erogare all’utenza, compresa l’informazione e consulenza da remoto. Ad oggi dobbiamo, purtroppo, registrare il mancato rispetto di questo impegno e ce ne spiace. Ritenevamo, infatti, che questa fosse una sfida che l’INPS avrebbe potuto raccogliere immediatamente, invece dobbiamo constatare che, ad oggi, il mancato rispetto di tale impegno determina disorientamento nella cittadinanza, non sempre a conoscenza della modalità di erogazione dei servizi da remoto.
Sia chiaro che i disservizi causati da carenze di adeguata comunicazione pubblica ed organizzative dell’Istituto non potranno essere l’alibi per disattendere l’accordo nazionale. Gli accordi vanno rispettati, gli impegni assunti onorati.
L’accordo siglato il 3 giugno u.s., accordo la cui applicazione ha consentito sino ad oggi la non apertura in modalità fisica degli sportelli al pubblico su tutto il territorio, applicando il modello della relazione da remoto con l’utenza come accaduto in questi mesi in cui l’INPS non ha mai chiuso le proprie porte a nessuno, nonostante altri si ostinino a cercare di far credere il contrario, prevede che “entro il 30 giugno p.v. si procederà a verificare congiuntamente lo stato di applicazione del presente protocollo al fine di operare eventuali interventi correttivi e/o integrativi che si dovessero rendere necessari”.
Questo implica la necessità non solo di far partire finalmente questa campagna di comunicazione, ma anche di sedersi nuovamente al tavolo, per trovare le eventuali ulteriori modalità che riescano a contemperare l’esigenza di tutela della salute e sicurezza dei dipendenti con il servizio di qualità alla cittadinanza, tenendo presente che fino al 31 luglio il lavoro agile resta la modalità ordinaria
di lavoro nella pubblica amministrazione e che – come pubblicamente dichiarato nei giorni scorsi dalla Ministra Dadone alla presenza del Presidente Tridico – si sta definendo un nuovo protocollo nazionale sulla gestione della cosiddetta “Fase 3”, che prevederà anche nuove modalità di utilizzo dello smart working probabilmente anche oltre la data del 31 luglio.
Pertanto, eventuali fughe in avanti solitarie da parte dell’Amministrazione appaiono pericolose e per questo chiediamo di proseguire sulle linee tracciate dall’accordo nazionale citato, evitando ingerenze generalizzate di qualche Direzione Centrale e di qualche Direttore Regionale, ed effettuare l’esame congiunto della situazione in essere entro il termine previsto dall’accordo, visto che questo metodo è apparso finora fruttuoso per tutti. Non vorremmo essere costretti, di fronte ad azioni unilaterali, ad agire di conseguenza.

FP CGIL
Matteo ARIANO
Antonella TREVISANI

CISL FP
Paolo
SCILINGUO

CONFINTESA/FP
Francesco VIOLA

CONFSAL-UNSA
Piergiuseppe CIARALDI
Sergio PEPPETTI

Pubblichiamo la nota del Coordinamento territoriale Fp Cgil VVF con la quale richiama l’attenzione sullo stato disastroso del parco automezzi nella sede portuale

Pubblichiamo i Decreti inviati dall’Amministrazione e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 18 Giugno 2020 in merito al regolamento concorsuale per: Decreto 22 aprile 2020 n. 55  concorso publico Vice Direttore Sanitario, Decreto 30 aprile 2020 n. 56  concorso interno e pubblico per Ispettore Logistico Gestionale, Decreto 30 aprile 2020 n. 57 concorso interno e pubblico per Ispetore Informatico, Decreto  30 aprile 2020 n. 58 concorso interno e pubblico per Ispettore Antincendi.

Pubblichiamo la nota di chiarimenti inviata dalla Direzione Centrale per la Formazione, in merito alla programmazione dei mantenimenti per le attività D.O.S.

L’emergenza COVID-19 ha generato una pressione su tutte le lavoratrici e i lavoratori della Sanità e la fase 2 sta coinvolgendo tutte le attività tecnico sanitarie e tecnico amministrative, con prolungamenti di orario e dei giorni di apertura dei servizi.

La legge 1/02 prevede l’istituto di prestazioni aggiuntive solo per infermieri e tecnici di radiologia, che vengono remunerate in modo incrementale rispetto alle ore di straordinario.

CHIEDIAMO di estendere l’accesso alle prestazioni aggiuntive anche per tecnici sanitari, ostetriche, operatori socio sanitari, nonché per lavoratrici e lavoratori tecnico-amministrativi.

Il COVID-19 ha mostrato che un sistema funziona perché ciascuno contribuisce al suo sviluppo ed alla sua tenuta. I lavoratori della Sanità hanno uguale dignità nella differenza delle proprie prerogative professionali.

FIRMA LA PETIZIONE

« Pagina precedentePagina successiva »
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto