Pubblichiamo il protocollo firmato tra il Dipartimento dei VVF e la Guardia di Finanza

Pubblichiamo la nota di risposta dell’ Amministrazione con la quale ancora una volta evita le richieste di questa Organizzazione Sindacale

Corona virus

Pubblichiamo ulteriori specifiche in merito alla certificazioni sanitarie  emanate dall’Ufficio Coordinamento delle Attività Sanitarie e Medicina Legale

Senza contratto da undici anni. A chi giova?

“Questa mattina si è tenuto l’ennesimo incontro con l’Aran per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei circa duemila dipendenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ancora una volta l’incontro non ha prodotto risultati apprezzabili, come quello precedente del 29 gennaio scorso e gli altri che, come un motore che gira a vuoto, l’agenzia di rappresentanza negoziale ha convocato a partire dal 2018. Due anni senza fare alcun passo avanti”. È quanto si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa.

Come organizzazioni sindacali, proseguono, “abbiamo sempre avanzato proposte di merito per permettere un confronto con tutte le altre organizzazioni sindacali e chi rappresenta l’amministrazione. Perché siamo sempre convinti che per tutte le lavoratrici e i lavoratori va innanzitutto garantito il diritto al contratto di lavoro. Per questo, a due anni ormai di riunioni inconcludenti e ben consapevoli che da sole le rappresentanze sindacali di Cgil Cisl e Uil non hanno i numeri richiesti per poter sottoscrivere il contratto, ci chiediamo a chi giovi negare il contratto alle lavoratrici e ai lavoratori della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di sicuro giova a chi, nell’amministrazione, ritiene di poter applicare gli istituti contrattuali, in mancanza di un puntuale adeguamento alle nuove situazioni legislative (e ora anche per effetto dell’emergenza covid-19), a proprio piacimento, magari modificandone gli aspetti retributivi come si è visto di recente da parte del Dipartimento affari giuridici e legislativi con l’ordine di servizio n. 6 del 27 aprile scorso”.

In un caso e nell’altro, continuano i sindacati, “resta la responsabilità dell’amministrazione ai cui comportamenti va addebitato lo stallo e il blocco del rinnovo contrattuale, lasciando lavoratrici e lavoratori nell’incertezza dei propri diritti e in balia delle pratiche, non sempre cristalline. Ma anche alle organizzazioni sindacali che insieme hanno la maggiore rappresentatività è richiesto un segnale di responsabilità. Dobbiamo isolare le vertenze aperte con l’amministrazione, che riguardano l’applicazione degli istituti contrattuali vigenti, dalle vicende relative al rinnovo del Ccnl, che attengono agli istituti contrattuali da applicare nel futuro”.

Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa, “un nuovo Ccnl è ormai urgente nell’interesse dei lavoratori che non vanno strumentalizzati ma tutelati e messi in condizione di lavorare al meglio delle loro possibilità, valorizzando la loro professionalità, l’esperienza, la competenza e il merito. Occorre aggiornare la disciplina degli istituti del rapporto di lavoro, introdurre nuove forme partecipative per migliorare le relazioni sindacali, adeguare i tabellari retributivi e gli istituti normo–economici, stabilizzando nel tabellare stesso la parte fissa e continuativa del trattamento economico accessorio. Tutti elementi che possono contribuire a mettere fine al lungo blocco contrattuale, creando un quadro di nuove certezze per i lavoratori e le lavoratrici”.

“Anche oggi come nella riunione precedente, abbiamo dovuto ascoltare interventi su tematiche che nulla hanno a che vedere con quelli che vanno trattati in Aran, con il conseguente intervento del Presidente nel ricordare che le eventuali vertenze con l’Amministrazione debbono essere risolte in altra sede. Noi non siamo per un Contratto a tutti i costi, certo, siamo per un buon contratto come nostro costume e nostra abitudine. Ma per ottenere un buon Contratto è necessario sedersi, nella sede opportuna, entrare sul merito, negoziare e contrattare. Per questo crediamo che sia necessario lavorare tutti costruttivamente per definire un buon contratto, favorendo la ricerca delle migliori soluzioni”, concludono.

Lo scorso 18 luglio si è svolto un workshop, organizzato daa EPSU in collaborazione con Syndex, dal titolo “Influenza dei lavoratori sulle esternalizzazioni, sulle procedure di gara e trasferimento dei contratti di lavoro: attenzione al gap!”
Durante il seminario sono state analizzate diverse situazioni in Europa in cui si è potuto procedere alla rimunicipalizzazione dei servizi, con una descrizione approfondita del quadro legale europeo e una discussione con i rappresentanti sindacali europei su come organizzare campagne, anche in collaborazione con la cittadinanza e sensibilizzando la politica.
in allegato alcune slides che sono state presentate durante il workshop, tradotte in italiano, un articolo di Epsu e una scheda riassuntiva del seminario.
Al seguente link https://futureispublic.org/wp-content/uploads/2019/11/TNI_the-future-ispublic_online.pdf potrete anche scaricare una pubblicazione ‘Future is public’, elaborata da una rete globale di organizzazioni guidate dall’Istituto Transnazionale e che comprende EPSU, PSI e singoli affiliati che hanno lavorato insieme per monitorare gli sviluppi dell’insourcing. Questa ricerca è stata pubblicata a maggio e ha trovato 1400 esempi di rimunicipalizzazione in 1400 città in 58 paesi.
Buon lavoro e buona lettura!
p. L’ufficio internazionale
Nicoletta Grieco

Presidenza del Consiglio: senza contratto da undici anni. A chi giova?

Questa mattina si è tenuto l’ennesimo incontro con l’Aran per il rinnovo del contratto collettivo
nazionale di lavoro dei circa duemila dipendenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ancora una volta l’incontro non ha prodotto risultati apprezzabili, come quello precedente del 29
gennaio scorso e gli altri che, come un motore che gira a vuoto, l’agenza di rappresentanza
negoziale ha convocato a partire dal 2018. Due anni senza fare alcun passo avanti.
Come organizzazioni sindacali di categoria di CGIL CISL e UIL abbiamo sempre avanzato
proposte di merito per permettere un confronto con tutte le altre organizzazioni sindacali e chi
rappresenta l’amministrazione. Perché siamo sempre convinti che per tutte le lavoratrici e i
lavoratori va innanzitutto garantito il diritto al contratto di lavoro.
Per questo, a due anni ormai di riunioni inconcludenti e ben consapevoli che da sole le
rappresentanze sindacali di CGIL CISL UIL non hanno i numeri richiesti per poter sottoscrivere
il contratto, ci chiediamo a chi giovi negare il contratto alle lavoratrici e ai lavoratori della
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Di sicuro giova a chi, nell’amministrazione, ritiene di poter applicare gli istituti contrattuali, in
mancanza di un puntuale adeguamento alle nuove situazioni legislative (e ora anche per effetto
dell’emergenza covid-19), a proprio piacimento, magari modificandone gli aspetti retributivi
come si è visto di recente da parte del Dipartimento affari giuridici e legislativi con l’ordine di
servizio n. 6 del 27 aprile scorso.
In un caso e nell’altro resta la responsabilità dell’amministrazione ai cui comportamenti va
addebitato lo stallo e il blocco del rinnovo contrattuale, lasciando lavoratrici e lavoratori
nell’incertezza dei propri diritti e in balia delle pratiche, non sempre cristalline. Ma anche alle
OO.SS. che insieme hanno la maggiore rappresentatività è richiesto un segnale di responsabilità.
Dobbiamo isolare le vertenze aperte con l’amministrazione, che riguardano l’applicazione degli
istituti contrattuali vigenti, dalle vicende relative al rinnovo del CCNL, che attengono agli istituti
contrattuali da applicare nel futuro. Un nuovo CCNL è ormai urgente nell’interesse dei lavoratori
che non vanno strumentalizzati ma tutelati e messi in condizione di lavorare al meglio delle loro
possibilità, valorizzando la loro professionalità, l’esperienza, la competenza ed il merito.
Occorre aggiornare la disciplina degli istituti del rapporto di lavoro, introdurre nuove forme
partecipative per migliorare le relazioni sindacali, adeguare i tabellari retributivi e gli istituti
normo – economici, stabilizzando nel tabellare stesso la parte fissa e continuativa del trattamento
economico accessorio. Tutti elementi che possono contribuire a mettere fine al lungo blocco
contrattuale, creando un quadro di nuove certezze per i lavoratori e le lavoratrici.
Anche oggi come nella riunione precedente, abbiamo dovuto ascoltare interventi su tematiche che
nulla hanno a che vedere con quelli che vanno trattati in Aran, con il conseguente intervento del
Presidente nel ricordare che le eventuali vertenze con l’Amministrazione debbono essere risolte
in altra sede. Noi non siamo per un Contratto a tutti i costi, certo, siamo per un buon contratto
come nostro costume e nostra abitudine. Ma per ottenere un buon Contratto è necessario sedersi,
nella sede opportuna, entrare sul merito, negoziare e contrattare.
Per questo crediamo che sia necessario lavorare tutti costruttivamente per definire un buon
contratto, favorendo la ricerca delle migliori soluzioni.
Roma, 1 luglio 2020

smart working

Lavoro agile, sì o no? In Trentino è stato chiesto ai dipendenti pubblici. E tra rischi e opportunità, il verdetto è piuttosto chiaro: si può fare.

Il Coronavirus ci ha sottoposti tutti a grandi prove personali e spesso professionali. Una delle grandi sfide dell’emergenza per il Paese è stata quella della Pubblica Amministrazione che, dopo anni di dichiarati intenti di evoluzione e innovazione digitale, si è ritrovata improvvisamente immersa nella sfida dello smart working. Come tutte le cose, anche lo smart working ha i suoi pro e i suoi contro, le sue opportunità e i suoi rischi. Per i dipendenti, è certamente una modalità di lavoro che consente ai dipendenti di conciliare vita e lavoro e di ridurre (o addirittura eliminare) i costi e lo stress degli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro. Per la Pa è uno strumento di innovazione, digitalizzazione e di semplificazione, miglioramento ed efficienza dei servizi. D’altro canto, in assenza di regole ben definite, rischia di diventare uno strumento-trappola, che non concede al dipendente il diritto alla disconnessione e che lo obbliga a lavorare con strumenti informatici propri e inadeguati, che crea isolamento tra colleghi e che rischia di rendere complicata l’organizzazione del lavoro sotto molti punti di vista.

La Fp Cgil del Trentino ha voluto raccogliere le opinioni dei protagonisti di questo smart working, i lavoratori pubblici, per comprendere rischi e opportunità di una modalità di lavoro ormai molto utilizzata in alcune parti d’Europa e del mondo. E per farlo li ha sottoposti un questionario, a cui hanno partecipato 1.220 dipendenti provinciali, pari al 38,3% del totale degli smart-workers.


Orario e carico di lavoro
Ciò che è emerso con chiarezza dai questionari è che, in questi mesi di smart-working l’orario e il carico di lavoro sono per lo più rimasti invariati. Si è evidenziata, dunque, una complessiva tenuta dei livelli medi delle prestazioni e quindi della produttività. Circa l’80% degli intervistati infatti dichiara di aver mantenuto gli stessi ritmi.

Stress
Ci si divide invece sul tema dello stress per la conciliazione vita-lavoro. Per il 46%, infatti, lo stress in modalità smart-working è diminuito, per il 23,4% (comunque una fetta consistente) è invece aumentato. C’è da dire che la chiusura di scuole, asili e strutture per anziani e disabili ha comportato un aumento del lavoro di cura. E a rimanere coinvolte, in questo caso, sono state soprattutto le donne, dovendosi dividere tra video-conferenza, compiti dei figli e faccende di casa. L’emergenza Covid-19 ha esasperato gli squilibri familiari che vedono la donna come mamma e casalinga, oltre che con contratti ‘meno ricchi’, precari e part-time. Sono state infatti molte le donne indotte a lasciare il proprio lavoro in questi mesi.

Difficoltà
L’82,1% degli intervistati dichiara di non aver auto difficoltà ad accedere allo smart-working. La Pa del Trentino è dunque riuscita a dare una risposta tempestiva ed efficace al cambio di abitudini imposto dall’emergenza. Tra le difficoltà riscontrare emerge comunque l’assenza di strumenti informatici, infatti il 67,3% dichiara di aver lavorato con strumentazioni proprie.

Post-emergenza
L’87,9% degli intervistati utilizzerebbe la modalità dello smart working anche dopo l’emergenza. Tra le ragioni emerge soprattutto il vantaggio di evitare gli spostamenti (40,3%) e la gestione dei figli (17,2%).

Smart working, sì o no?
In generale, comunque, ben il 93% dei dipendenti intervistati si dichiara soddisfatto dell’esperienza in smart-working. Un dato inequivocabile.


Conclusioni
Questa fase di emergenza ha dimostrato che la semplificazione e l’innovazione della Pa – impensabili fino a pochi mesi fa – sono invece possibili. Lo possono essere se si compie uno sforzo culturale che riponga fiducia nelle persone che lavorano per la Pa e che non ragioni, al contrario, in una logica denigratoria e punitiva. Il cambiamento è possibile ma non può procedere senza una solida partecipazione sindacale che individui le regole per organizzare al meglio il lavoro ed eliminare i punti di criticità. È la contrattazione collettiva lo strumento con cui regolare orario di lavoro, formazione, valutazione delle prestazioni, disconnessione e molto altro. Dunque il verdetto è chiaro: con la giusta organizzazione, si può fare.

Ora da governo atto di indirizzo e apertura tavolo, riconoscere impegno e valore di questi lavoratori

“La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delegazione sindacale che partecipa al procedimento negoziale per la definizione del contratto 2019-2021 per il personale della carriera dirigenziale penitenziaria rappresenta un importante risultato che premia il nostro impegno nel settore”. Questo il commento della Fp Cgil, che aggiunge: “Incessante è stato il nostro impegno per ottenere il primo contratto di lavoro per una categoria, quella del personale della carriera dirigenziale penitenziaria, che, con enormi sacrifici, grande professionalità e scarsi riconoscimenti, ha lavorato costantemente per garantire il mandato che la Costituzione attribuisce al sistema dell’esecuzione penale e attendeva da 14 anni un momento del genere”.

Un risultato, quindi, prosegue la Fp Cgil, “che abbiamo cercato con forza, ultimo il nostro appello al Ministro Bonafede in una lettera del 23 giugno scorso dopo i contatti con il Ministero della Pa e dell’Economia e delle Finanze, e che vogliamo condividere con molti dirigenti che, soprattutto nell’ultimo periodo, si sono iscritti al nostro sindacato e hanno sostenuto la nostra battaglia per vedere riconosciuto un diritto normativamente acquisito nel 2006, ma mai reso esigibile”.

Si tratta, infine, aggiunge il sindacato, “di una risposta concreta da parte del Governo, dopo i cambi ai vertici del Dap e i drammatici momenti di forte isolamento subiti e superati brillantemente dai dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile e di comunità durante l’emergenza epidemiologica, che riteniamo un primo passo per il riconoscimento del grande impegno profuso negli anni da questi dirigenti e per una reale valorizzazione della loro professionalità. Si tratta, infatti, di circa 300 unità che gestiscono circa 45.000 dipendenti, tra personale di Polizia Penitenziaria e delle Funzioni Centrali, e oltre 100.000 utenti, tra detenuti e affidati. Ora ci aspettiamo l’atto di indirizzo del Governo e la convocazione per l’apertura del tavolo di confronto per la definizione di questo primo contratto di lavoro“, conclude la Fp Cgil.

Si è svolto ieri (martedì 30 giugno) l’atteso incontro per la prosecuzione del confronto per il rinnovo dell’area della dirigenza delle funzioni locali.

Scarica il resoconto unitario.

Dott. Vincenzo Starita
Direttore Generale del personale, delle risorse
e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile

 

Oggetto: concorso per funzionario della professionalità di servizio sociale GU 9.2.2018 n.12 – riassegnazione delle sedi rimaste vacanti per rinuncia e mancata assunzione in servizio ed a seguito di interpello straordinario

Con riferimento alla procedura concorsuale di cui all’oggetto, codesto Generale Ufficio, in vista dello scorrimento della restante graduatoria in favore dei candidati utilmente collocati nella medesima, ha disposto, con provvedimento del 26 febbraio scorso, la ridistribuzione delle sedi non coperte secondo il principio del rigoroso ordine di graduatoria. In virtù di tale provvedimento ai classificati dalla posizione 107^ in graduatoria è stata riconosciuta la possibilità di modificare la sede di assegnazione scegliendo una nuova sede tra quelle lasciate scoperte dai rinunciatari e da coloro che non hanno assunto regolare servizio che non erano disponibili al momento della propria scelta. La ratio della decisione è stata evidente e lodevole: evitare che, alla fine della procedura, le sedi più ambite fossero assegnate a coloro che avevano una posizione peggiore nella graduatoria di merito.
Orbene, la problematica che il provvedimento de quo ha inteso superare si proporrà di nuovo ed inevitabilmente in occasione dello scorrimento della graduatoria con riferimento ai posti che non saranno coperti con l’interpello straordinario in corso di svolgimento. Ed invero, tenuto anche conto del numero risicato di posti resi disponibili in occasione della prima assegnazione nelle regioni insulari (Sicilia e Sardegna) e del sud (in particolare Calabria e Puglia), è verosimile che i posti rimasti non coperti dopo l’interpello straordinario nelle predette regioni saranno resi disponibili per coloro che sono risultati solo idonei nel concorso per funzionario della professionalità di servizio sociale in danno dei vincitori i quali sono stati costretti a scegliere sedi distanti anche centinaia di chilometri dai luoghi di residenza. La iniquità di tale prassi è stata acclarata di recente anche dalla giurisprudenza di merito.
Tanto premesso, CGIL CISL e UIL, anche al fine di evitare l’incardinarsi di un contenzioso innanzi all’AG competente, chiedono che, all’esito dell’interpello straordinario e comunque prima dello scorrimento della graduatoria del concorso di cui in premessa, con particolare riferimento ai posti non coperti nelle regioni insulari (Sicilia e Sardegna) e del sud (tra cui Puglia e Calabria) si proceda, secondo l’ordine di graduatoria, ad una ulteriore ridistribuzione delle sedi non coperte in favore dei funzionari della professionalità di servizio sociale che già hanno operato la scelta della sede.
Confidando in un positivo riscontro, si porgono distinti saluti.

Roma, 30 giugno 2020

FP CGIL              CISL FP                UIL PA
Macigno               Marra                  Amoroso

POSIZIONI ORGANIZZATIVE:
FACCIAMO SUL SERIO O NO?

Incontro in chiaroscuro, quello odierno, nel quale abbiamo discusso della bozza sui criteri di attribuzione delle Posizioni Organizzative. Nell’apprezzare il lavoro fatto, che traccia maggiore trasparenza delle procedure e dei criteri, crediamo tuttavia che esso rischi di divenire l’ennesimo tentativo naufragato di voler cambiare le cose.
Queste le criticità che abbiamo evidenziato:
– Le responsabilità di team restano escluse dalle PO e dunque continueranno a essere incarichi fiduciari;
– La presenza del dirigente interessato, nella commissione esaminatrice;
– La necessità di contemperare meglio il rapporto fra esperienza, capacità organizzative e titoli;
– La previsione che chi abbia ricoperto la medesima posizione di responsabilità per più di sei anni possa partecipare alla selezione per il medesimo incarico, senza approfondire forme di rotazione o altre forme di contemperamento.
Con particolare riferimento a quest’ultimo criterio, noi non riteniamo che esso contemperi in modo equo i diritti di tutti i lavoratori coinvolti. Su questo abbiamo avvertito che il rischio di operazioni gattopardesche è dietro l’angolo e scontenterebbe parecchio i lavoratori, che aspettano segni di cambiamento veri e tangibili e vedrebbero tradita, per l’ennesima volta, questa aspettativa.
L’Amministrazione deve capire che oramai i lavoratori dell’INL sono stanchi e disillusi e che le attese sono state finora, in modo sistematico, tradite.
Quello scatto di reni che l’organizzazione doveva avere, continua a mancare: team, processi … rimasti sulla carta. Se si intende fare anche delle Posizioni Organizzative una finzione, noi non intendiamo condividere questo percorso e ci muoveremo di conseguenza.
Veniamo alle note più positive: l’ultima bozza di DM Incentivi va finalmente nella direzione giusta di strutturare una indennità di funzione, collegandola all’esercizio dell’attività ispettiva, riducendo la quota legata all’uso del mezzo proprio. Con piacere abbiamo notato che, come avevamo richiesto, per il secondo semestre sono previsti incentivi legati allo svolgimento di attività ispettive non solo in agricoltura ed edilizia, ma anche nella logistica e nei trasporti, così da incentivare anche ispezioni in settori finora troppo poco praticati. Al tavolo è emersa anche la questione relativa alle assenze equiparate per legge: la nostra opinione è che esse debbano rientrare tra le giornate di servizio e non si possa escluderle.
Abbiamo chiesto all’Amministrazione di avviare entro luglio sia la discussione sul DM Incentivi per il secondo semestre – per stabilire criteri e quote – sia sul FRD 2020, così da provare a chiudere accordo entro l’autunno e mettersi finalmente in linea con la contrattazione 2021.
Infine, abbiamo chiesto notizie sui benefici assistenziali: i lavori della commissione sono conclusi e pertanto in busta paga luglio saranno pagati i benefici 2017, busta paga agosto quelle 2018.
Il 14 luglio p.v. incontro per firma dell’accordo certificato su progressioni economiche e verbale di confronto su progressioni verticali.

Roma, 30 giugno 2020

Il Coordinatore nazionale FP CGIL INL
Matteo Ariano

Roma, 30.06.2020

A FIN – Federazione Italiana Nuoto

Pres. Paolo Barelli

e p.c.

Al Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport

On. Vincenzo Spadafora

 

Al Ministro dell’Economia e Finanze

Prof. Roberto Gualtieri

 

Al Capo di Gabinetto del Ministro dell’Economia e Finanze

Pres. Luigi Carbone

 

Al Capo di Gabinetto del Ministro
per le Politiche giovanili e Sport

Prof. Giovanni Panebianco

 

Alla società Sport e Salute S.p.a. Pres.

Avv. Vito Cozzoli

 

Al Direttore Risorse Umane

Dott. Riccardo Meloni

 

Oggetto: “Art. 19 comma 2 del Decreto n.18 del 17/03/2020: Informativa, richiesta di consultazione ed esame congiunto ai fini dell’attivazione della procedura per richiesta di «assegno ordinario «ex art. 30, comma 1 del D.Lgs. 148 del 2015 – Causale “emergenza COVID – 19” – Proroga ex art. 68 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34.” – Avvio esame congiunto.

In relazione alla comunicazione fatta pervenire da codesta Federazione Sportiva Nazionale in data 30 giugno u.s., ed avente ad oggetto “Art. 19 comma 2 del Decreto n.18 del 17/03/2020: Informativa, richiesta di consultazione ed esame congiunto ai fini dell’attivazione della procedura per richiesta di «assegno ordinario «ex art. 30, comma 1 del D.Lgs. 148 del 2015 – Causale “emergenza COVID – 19” – Proroga ex art. 68 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34.” le scriventi OO.SS. con la presente chiedono l’avvio dell’esame congiunto e dichiarano la propria disponibilità a procedere a detta consultazione il giorno 2 luglio p.v., alle ore 15.00. Al fine di consentire un proficuo e celere svolgimento  relativa alla richiesta assegno ordinario ex art.30 comma 1 del D.lgs. 148 del 2015 – causale “emergenza Covid – 19, con riserva di integrarle nel proseguito dell’esame. Codesta Federazione Sportiva Nazionale è un’associazione senza fini di lucro, con personalità giuridica di diritto privato, che non opera in un mercato concorrenziale ed è destinataria di notevoli contributi pubblici, erogati oggi per il tramite della Società Sport e Salute e precedentemente dal CONI. A tal riguardo, dall’esame degli ultimi dati contabili consolidati resi pubblicamente disponibili (bilancio consuntivo anno 2018), si evince come la Federazione ricevesse dal CONI complessivi “contributi per il personale già a contratto federale, e contributi costo lavoro personale ex CONI Servizi SpA”, pari a € 4.120.698 , a fronte di costi del personale dipendente pari ad euro 3.969.624 , comprensivi degli oneri previdenziali, assicurativi, tfr, buoni pasto e premi di produzione, al netto dei costi per lavoro straordinario e dei rimborsi per le spese di missione. L’incidenza dei predetti contributi risultava così essere pari al 103,8% della spesa sostenuta per il personale, che alla fine, considerando anche le retribuzioni per lavoro straordinario (€ 130.894), e i rimborsi destinati alle spese di missione (€ 53.046), arrivava comunque complessivamente al 99,2%. Come si desume dai dati sopra richiamati il costo del personale si dimostra quindi -e immaginiamo lo sia tuttora – completamente a carico delle finanze pubbliche. Tale asserzione risulta valida anche in relazione alle novità introdotte nel modello di erogazione dei contributi alle Federazioni Sportive Nazionali per il 2020. Ed infatti, sebbene nel nuovo sistema non siano più specificati i contributi relativi alle spese per il personale, questi devono comunque essere ricondotti all’interno del modello di calcolo algoritmico. Pare inoltre opportuno evidenziare come, in linea più generale, la massa di contributi erogati dal CONI prima e da Sport e Salute oggi incida sulla Federazione Italiana Nuoto per una percentuale estremamente elevata sul valore totale della produzione della predetta Federazione. Difatti, nel 2018 il totale dei contributi erogati dal CONI, pari a € 13.633.219, incideva per il 31,1% sul valore totale della produzione. E nel 2020 il contributo previsto per la Federazione risulta pressoché invariato (€ 13.408.661). Benché già solo dall’esame degli elementi sopra riportati si potrebbe concludere, a giudizio delle scriventi, sulla illegittimità al ricorso a strumenti di integrazione salariale da parte di codesta Federazione, in quanto già destinataria di ingenti contributi pubblici, riteniamo comunque opportuno valutare ulteriori argomenti, di seguito meglio specificati. In particolare si evidenzia come, con nota datata 21 aprile 2020, indirizzata a tutti i presidenti federali, il Presidente e Amministratore delegato di Sport e Salute S.p,A. abbia comunicato di aver “dato mandato agli uffici di disporre il pagamento a favore della Federazione della 2a tranche del contributo 2020 (parte disponibile) deliberato dal CdA della Società il 6 dicembre 2019. Pertanto, nelle prossime ore si provvederà all’accredito nella liquidità federale”. Il MEF ha infatti garantito puntualità nei pagamenti, mettendo quindi la Società nella condizione di rispettare la propria pianificazione di tesoreria, liquidando 3 mensilità anticipate dei contributi assegnati rispetto al periodo di riferimento (aprile-giugno). Nella misura in cui il contributo statale pervenga nel rispetto della pianificazione di tesoreria concordata con il MEF, si prevede che l’erogazione della 3a e 4a tranche avvenga rispettivamente nei mesi di luglio ed ottobre p.v.. Tale tempistica di erogazione costituisce un miglioramento a beneficio delle Federazioni rispetto al passato in cui, comesi ricorderà, i contributi dell’esercizio venivano liquidati nell’arco di periodo dal dicembre dell’anno prima al dicembre dell’anno di competenza.” Nella medesima nota si anticipa inoltre:“che Sport e Salute, con l’obiettivo di fronteggiare le situazioni di bisogno emerse a causa dell’attuale emergenza sanitaria, in particolare per supportare la base del movimento sportivo (ASD/SSD, tesserati), intende attivare nel breve-medio termine alcune misure di sostegno economico/finanziario. Ciò sia offrendo un supporto nel consentire alle Federazioni la possibilità di riallocare, nell’ambito dei propri bilanci, parte dei contributi già assegnati (tenendo conto del contestuale venir meno di alcune voci di spesa, come conseguenza dello stravolgimento della programmazione sportiva/calendario delle gare), per le nuove finalità “emergenziali”, sia e soprattutto ridefinendo priorità e linee di intervento della parte dei contributi assegnati ma non immediatamente disponibili (es. quota 5% da destinare a “Sport di tutti”) e sulle risorse ancora da assegnare, tra cui le (eventuali) risorse statali integrative destinate alla contribuzione agli OO.SS., che dovessero esserle attribuite, come nello scorso esercizio, in sede di assestamento del bilancio dello Stato 2020.” Tali ulteriori agevolazioni e strumenti, finalizzati a dare risposta, da un lato alle esigenze in termini di liquidità delle Federazioni e, dall’altro, alle sofferenze palesate dalla base del movimento sportivo, si assommano a quanto già previsto dall’art. 14 decreto legge n. 23 dell’8 aprile scorso, che consente l’accesso a finanziamenti a costo zero per le Federazioni Sportive Nazionali attraverso l’Istituto per il Credito Sportivo.
Vanno inoltre considerate le ulteriori disposizioni finalizzate a sostenere il settore sportivo previste dal dl 34/2020, fra cui l’art. 217, che istituisce il Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale, le cui risorse sono state destinate a finanziamenti a fondo perduto a favore delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e delle Società Sportive Dilettantistiche (assommate a quelle previste dal Fondo istituito ai sensi dell’art. 13, comma 5 del D.L. 12 luglio 2018, n. 87).
In considerazione di quanto sopra esposto, si sollevano seri dubbi sulla liceità del ricorso a simili forme di integrazione salariale da parte di codesta Federazione. Ed infatti, tale ulteriore sovvenzione andrebbe così a sovrapporsi a quelle già ottenute attraverso i contributi ordinari già erogati, determinando per questa via la possibile distrazione di risorse pubbliche dalle finalità a cui sono destinate, nonché a quelle ulteriori forme di sovvenzione/agevolazioni previste dai recenti provvedimenti sopra richiamati. In tal senso, e anche al fine di scongiurare azioni tese ad accertare l’eventuale insorgenza di plausibili responsabilità di natura contabile, le scriventi OO.SS. chiedono nuovamente al Presidente e Amministratore delegato della società Sport e Salute, quale soggetto incaricato all’erogazione dei finanziamenti destinati alle Federazioni Sportive Nazionali, al Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, e al Ministero dell’Economia e delle Finanze, destinatari per conoscenza della presente comunicazione, di valutare attentamente i profili di legittimità in ordine al ricorso da parte della Federazione Italiana Nuoto al Fondo di integrazione salariale anche in ordine alla richiesta di ulteriori 5 settimane di cui alla procedura in oggetto. Va infine sottolineato come le scriventi OO.SS. abbiano sottoscritto in data 6 marzo c.a. con la società Sport e Salute Spa e le Federazioni Sportive Nazionali, un accordo (successivamente più volte prorogato) finalizzato a definire modalità e istituti contrattuali atti a fronteggiare l’emergenza epidemiologica Covid 19. In data 12 e 15 maggio le medesime parti hanno sottoscritto due ulteriori accordi finalizzati a disciplinare la così detta “fase 2”, nei quali sono stati sostanzialmente confermati gli istituti previsti nell’accordo del 6 marzo, in particolare il ricorso allo Smart working quale modalità prioritaria di esecuzione della prestazione e sono state disciplinate le modalità per l’eventuale lavoro in presenza ove necessario. Tenuto conto che in tali accordi non si prevede il ricorso ad alcuna forma di integrazione salariale e che non sono pervenute disdette da parte di codesta Federazione, si ritiene che sia da escludersi, anche sotto tale profilo, la legittimità in ordine al ricorso da parte della Federazione Italiana Nuoto al Fondo di integrazione salariale e conseguentemente alla richiesta di ulteriori 5 settimane di assegno ordinario. Si resta in attesa di riscontro.

 

          FP CGIL                     CISL FP                        UILPA            CISAL FIALP

Francesco Quinti           Alessandro Bruni         Paolo Liberati      Dino Carola

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