“Raggiunta l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale dei dirigenti delle Regioni ed Autonomie Locali, della Dirigenza PTA del Servizio Sanitario Nazionale e dei Segretari comunali e provinciali. L’intesa, relativa al triennio 2016-2018, è stata sottoscritta oggi all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, dopo una complessa trattativa svoltasi in video conferenza. Si tratta, infatti, del primo contratto del pubblico impiego definito in via telematica e che riguarda una platea di oltre 15 mila lavoratrici e lavoratori, tra personale dirigenziale degli enti locali, nonché le professioni tecnico amministrative della sanità e i segretari comunali”. A darne notizia sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl nel sottolineare come l’intesa preveda, sulla parte economica, un incremento pari al 3,48%.

L’intesa, sostengono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “afferma e valorizza la funzione e il ruolo della dirigenza pubblica, riconoscendone, proprio con lo strumento contrattuale, la necessaria autonomia e responsabilità nei confronti del decisore politico, rimarcando il valore della dirigenza pubblica, utile all’ammodernamento delle amministrazioni pubbliche e il diritto all’incarico per tutti i dirigenti. Tra i punti del contratto da sottolineare, la ridefinizione di un sistema di relazioni sindacali in grado di far ripartire la contrattazione e improntato alla massima partecipazione delle organizzazioni sindacali”.

Previste poi norme, proseguono, “che introducono maggiori tutele delle condizioni di salute come per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; l’istituzione di un organismo paritetico, nel campo delle relazioni sindacali, per l’innovazione anche per le lavoratrici e i lavoratori di questo contratto con l’obiettivo di migliorare il funzionamento delle amministrazioni e la qualità dei servizi offerti; misure sui congedi per le donne vittime di violenza, unioni civili, tutele per assenze in caso di gravi patologie e ferie solidali”. 

L’intesa raggiunta verrà ora sottoposta alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori in vista della stipula definitiva del contratto, con l’impegno di lavorare da subito al rinnovo per la vigenza 2019-2021. Rimane così da chiudere un ultimo contratto, per quanto riguarda la vigenza contrattuale 2016/2018, ovvero il contratto di comparto e dirigenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Mai complici, sempre coerenti al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del Corpo.

Viva il contratto di lavoro, viva la democrazia, viva i diritti e le tutele, viva il più grande Sindacato italiano, la Cgil.
#UniciNellaTutela

CCNI 2019 DEFINITIVO: SOTTOSCRITTO L’ACCORDO

Riunione rapida avente ad oggetto la sottoscrizione del testo definitivo del CCNI 2019, rientrato dopo l’esito positivo della certificazione da parte dei Ministeri vigilanti.
Rispetto all’ipotesi, sottoscritta lo scorso 30 aprile, il testo presenta un unico elemento di novità formale – espressamente richiesto dal MEF, ma già presente anche nel testo del CCNI 2018: la precisazione che la maggiorazione per l’attività di front-office, di cui all’art. 4, co. 2, lett. k), abbia un tetto massimo, quantificato in € 698.578,00.
Ricordiamo l’importante novità rappresentata dall’art. 3 co. 2, relativa al Trattamento Economico di Professionalità, che verrà corrisposto al personale che nel corso del 2019 abbia maturato un anno di servizio continuativo presso l’Istituto. Questo consentirà, sia ai colleghi entrati in Istituto con il profilo di analista, sia a quelli entrati per effetto degli ultimi scorrimenti delle graduatorie dei concorsi esterni, di percepire i relativi emolumenti. Avendo fissato un principio valido per tutti i lavoratori, permetterà, inoltre, ai colleghi che abbiano maturato i 12 mesi in queste settimane, l’erogazione con la stipula del CCNI 2020.
Si tratta di un risultato nient’affatto scontato, che ha dimostrato come – nonostante l’emergenza sanitaria di questi mesi – la contrattazione possa andare avanti, con l’ausilio della tecnologia e con la collaborazione di tutte le parti.
Considerato che il CCNI 2020 conterrà diversi elementi di novità sostanziale – dalla revisione del sistema indennitario all’introduzione della contrattazione decentrata, ad esempio – abbiamo chiesto che da settembre si parta subito con tavoli tecnici, possibilmente monotematici, per definirne gli aspetti principali. Questo consentirebbe di chiudere la contrattazione nazionale entro l’anno in corso – permettendo anche l’avvio delle progressioni economiche all’interno delle aree, comprese le progressioni per gli A2 e i B2 come previsto dalla dichiarazione congiunta n. 2 del CCNI – e riallineerebbe i contratti integrativi alle annualità di riferimento, evitando quelle sfasature temporali che spesso rischiano di limitare l’autonomia contrattuale.
Il saldo 2019 sarà erogato nel mese di agosto. Naturalmente, abbiamo ribadito la nostra richiesta di effettuare il pagamento applicando il regime della tassazione separata, come ormai chiarito dall’Agenzia delle Entrate, nonché la richiesta di applicare il trattamento di maggior favore anche per le relative quote dell’incentivo 2018 (presaldo e saldo).
Proseguono, intanto, i lavori della commissione di valutazione sui cambi di profilo; come previsto dall’accordo firmato lo scorso aprile, il pomeriggio del 23 luglio il tavolo si riunirà per l’incontro conclusivo, prima dell’adozione del provvedimento da parte dell’Amministrazione.
A margine del tavolo, abbiamo infine sollecitato una risposta alla nostra richiesta riguardante la compatibilità del codice per assemblea oraria con la giornata di smart-working e ci è stato risposto che si sta lavorando all’implementazione del sistema, per superare il problema tecnico.

Roma, 16 luglio 2020

FP CGIL
Matteo Ariano
Antonella Trevisani

CISL FP
Paolo Scilinguo

CONFINTESA/FP
Francesco Viola

CONFSAL-UNSA
Piergiuseppe Ciaraldi
Sergio Peppetti

Corona virus

Pubblichiamo la Circolare n.3/A emanata dall’ Opera Nazionale di Assistenza in merito ai rimborsi dei soggiorni non usufruiti per l’emergenza epidemiologica COVID 19

A seguito dell’esame finale del Corso XI° Vice Direttore in Prova pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Umane relativa alle assegnazioni ai servizi d’istituto presso i Comandi

‘Ma deve essere realmente integrato con il Servizio sanitario nazionale’

“Bene il Disegno di legge per l’istituzione dello psicologo di cure primarie, ma che sia realmente integrato con il Servizio sanitario nazionale”. È questo il commento della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn. “Come sindacato da sempre siamo attenti al rilancio della psicologia di comunità. Per questo oggi abbiamo voluto essere presenti alla presentazione del Ddl, con prima firmataria Paola Boldrini, capogruppo del Pd nella Commissione Igiene e Sanità del Senato, per dare forte testimonianza di condivisione e collaborazione”, affermano Norma Sardella e Patrizia Fistesmaire della Fp Cgil Medici e Dirigenti del Servizio sanitario nazionale.

“Il potenziamento dell’assistenza territoriale – proseguono – è fondamentale nel rilancio delle politiche socio-sanitarie. Anche a seguito dell’emergenza Covid 19, dove i bisogni di salute della popolazione reclamano il presidio di azioni di prevenzione e di promozione della salute, di interventi precoci e di cure tempestive e appropriate. Il Ddl si pone l’obiettivo di garantire alla popolazione l’assistenza psicologica di base, fornendo un primo livello di servizi di cure psicologiche di qualità, accessibile, efficace, integrato e di rapida presa in carico”.

“Ma da ora – incalzano le sindacaliste – è indispensabile assumere psicologi per colmare le grandi carenze che affliggono il Ssn nelle sue articolazioni, dalla salute mentale alle dipendenze, passando per i consultori e fino alla psicologia ospedaliera. La psicologia delle cure primarie si pone come interfaccia tra la medicina territoriale e i servizi specialistici, per favorire l’integrazione in un ottica di percorso, dove la persona è al centro nelle diverse fasi della vita, dall’età evolutiva alla gestione della cronicità. Essa si rivolge a tutti, comprese le equipe dei professionisti sanitari. Oggi più che mai c’è bisogno di sostenere gli operatori sanitari, troppo spesso vittime di aggressioni ed esaltati dalla retorica dell’eroe, per occuparsi seriamente del loro benessere organizzativo”, concludono.

MESSAGGIO HERMES N. 2810 SUI SERVIZI INFORMATVI DI PRIMO LIVELLO: SERVE PIÙ CORAGGIO!

La pubblicazione del messaggio Hermes n. 2810, recante ulteriori istruzioni operative dell’Amministrazione sui servizi informativi di primo livello, con l’indicazione dell’entrata a regime, a decorrere da oggi 16 luglio, della funzionalità che contempla la doppia modalità di erogazione del servizio, ricontatto telefonico oppure in presenza, unita all’inibizione della possibilità di effettuare la prenotazione per la giornata corrente su qualsiasi sportello, in modo da evitare che l’accesso alle sedi sia deciso dall’utente all’ultimo minuto “in zona Cesarini”, rappresenta un primo passo verso quella nuova modalità di relazione da remoto con il pubblico che andiamo sostenendo da tempo, assieme all’esigenza di razionalizzare i canali di comunicazione dell’INPS. Occorre, peraltro, anche allineare il servizio di prenotazione a modalità più moderne, non essendo pensabile, ad esempio, una prenotazione anche in orari notturni. E’ necessario, dunque, stabilire delle fasce orarie entro cui poter prenotare i servizi.
Ricorrere alla modalità di relazione con l’utenza in presenza fisica dovrebbe rappresentare l’extrema ratio rispetto ad un modello di rapporto con il pubblico teso a sviluppare tutte le opportunità che la tecnologia offre – soprattutto in un contesto che permane di emergenza sanitaria.
Alla luce di tali considerazioni, ci risulta incomprensibile la decisione della direzione generale di bloccare l’avvio della sperimentazione sulla DCM Napoli e su Rovigo di una nuova modalità di interazione da remoto con il cittadino, interazione realizzata attraverso videochiamata, che sarebbe dovuta partire ieri 15 luglio e che avrebbe rappresentato, a nostro avviso, un’occasione di innovazione nei rapporti tra la pubblica amministrazione ed il cittadino, tema oggetto di grande attualità e focalizzato ripetutamente dal legislatore negli interventi normativi di questi mesi. Facciamo fatica a comprendere le ragioni di questa decisione “schizofrenica” che non va nella direzione da noi auspicata di alleggerire la modalità di interazione fisica tra l’Istituto e la sua utenza agli sportelli delle sedi. La nostra richiesta, già espressa al tavolo e che ribadiamo, è di ampliare il numero delle sedi coinvolte (almeno una per Regione), così da dare il segno di una concreta volontà di cambiamento nell’approccio.
Sull’argomento, così come su altri temi da noi sollevati nel corso degli ultimi incontri con l’Amministrazione – dalla multicanalità alla fruibilità del sito internet a molti altri –, vogliamo confrontarci, così come abbiamo già chiesto, registrando la disponibilità del Presidente e della Vicepresidente dell’INPS, con l’intero CdA al quale rinnoviamo la richiesta di calendarizzare in tempi brevi, prima della pausa estiva, un primo momento di confronto, dopo tre mesi dal suo insediamento.

Roma, 16 luglio 2020

FP CGIL
Matteo Ariano
Antonella Trevisani

CISL FP
Paolo Scilinguo

CONFINTESA/FP
Francesco Viola

CONFSAL-UNSA
Piergiuseppe Ciaraldi
Sergio Peppetti

Roma, 16 luglio 2020
Al Segretario Generale del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali
Dr. Raffaele Tangorra

Al Direttore Generale della Direzione Generale
PIOB – UPD del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali
Dr.ssa Stefania Cresti

e p.c.: Al Dirigente della Div. II della Direzione Generale
PIOB – UPD del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali
Dott.ssa Emanuela Cigala

Oggetto: Richiesta confronto urgente protocollo sicurezza.

Nell’ultima riunione con l’Amministrazione del 26 giugno 2020, tenutasi ormai quasi un mese fa, si era concordata a breve una nuova convocazione che avrebbe dovuto portare doverose risposte alle tante domande e chiarimenti richiesti da queste OO.SS. ed RSU su tutti gli argomenti di massimo interesse per i lavoratori.
Considerato che a tutt’oggi, l’Amministrazione non ha fatto pervenire alcuna convocazione, queste Organizzazioni Sindacali chiedono nuovamente un incontro urgente sui seguenti argomenti:
– Stesura definitiva del protocollo congiunto sindacati amministrazione sulle modalità in totale sicurezza di un rientro futuro del personale in sede rispetto a cui CGIL CISL UIL avevano a suo tempo fornito indicazione e argomentazione già nei precedenti incontri;
– Modalità di svolgimento del “Home – working” e come previsto dalla bozza di protocollo già discussa, l’esigibilità dei buoni pasto.
Con l’occasione si chiede di avere gli aggiornamenti sulle condizioni dello stabile di via Flavia ed in particolare degli alloggi dei custodi, che a quanto ci risulta sono ancora ospitati in una camera d’albergo ormai da troppo tempo.
Considerato quanto sopra siamo certi di un rapido riscontro tenuto conto del momento ancora complicato che tutti stiamo vivendo.

FP CGIL

Giuseppe Palumbo Francesca Valentini

CISL FP

Michele Cavo Marco Sozzi

UIL PA

Bruno Di Cuia Orlando Grimaldi

COMUNICATO ALLE LAVORATRICI ED AI LAVORATORI FF.CC. DAP

Il confronto sul “Nuovo modello custodiale”, aperto dalla riunione con le OO.SS. del Comparto Dirigenti e che sarà concluso dall’incontro con le rappresentanze di Polizia Penitenziaria, ha visto oggi rappresentate al tavolo le istanze degli operatori del Comparto Funzioni Centrali.
Come FP CGIL, apprezzando il cambio di passo sul fronte delle relazioni sindacali segnato dal Capo
Dipartimento Dott. Petralia (su una materia peraltro finora sottratta al confronto tra le parti), abbiamo inteso sottolineare gli elementi propositivi che caratterizzano il documento elaborato.
Elementi di proposta che puntano a mettere a sistema esperienze di buone prassi già diffuse nei penitenziari italiani, che riteniamo non debbano più essere confinate nell’ambito di singoli Progetti d’istituto ma debbano invece essere applicate all’intero sistema detentivo. Elementi inoltre che dovranno essere sostenuti da investimenti che interessino le strutture detentive, l’offerta lavorativa e trattamentale, le intese con le istituzioni locali e della sanità, la formazione degli operatori e – naturalmente – l’incremento di personale.
Nel merito delle risorse umane abbiamo rappresentato come i tagli operati alle piante organiche, con particolare riferimento ai Funzionari Giuridico Pedagogici chiamati ad intervenire ognuno su una platea di detenuti spesso in numero superiore alle indicazioni dipartimentali (rapporto di 1 a 70 detenuti nelle reclusioni e di 1 a 100 nelle circondariali), non consenta di dare risposta al mandato istituzionale dell’individualizzazione del trattamento.
Declinando la nostra proposta, abbiamo dunque sottolineato quali obiettivi prioritari:
• l’ampliamento delle opportunità trattamentali, formative e professionali, anche attraverso il coinvolgimento degli Enti locali nell’ambito della Conferenza stato-regioni
• l’incremento dell’offerta sanitaria, con particolare riferimento ai bisogni terapeutici dei soggetti
tossicodipendenti e psichiatrici
• il rafforzamento della collaborazione con gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna, con particolare riguardo ai programmi di Affidamento in Prova al Servizio Sociale
• l’implementazione di un modello trattamentale caratterizzato da
◦ apertura di sezioni ex art. 32 O.P.
◦ specializzazione degli istituti
◦ netta distinzione tra circuiti circondariale e di reclusione
◦ offerta trattamentale progressiva
Offerta che, partendo da uno step iniziale dove i detenuti accedono per un percorso di prima osservazione, dovrà condurre ad uno step successivo cui possano accedere (previa sottoscrizione di un “Patto trattamentale”) i soli detenuti che abbiano positivamente superato la prima fase.
Il passaggio alle sezioni o agli istituti di secondo livello, consentirebbe loro di beneficiare di percorsi a trattamento avanzato, di maggiore frequentazione degli spazi esterni alla camera detentiva, di una vigilanza attenuata in funzione della tipologia di detenuti; con la possibilità tuttavia, per coloro che dovessero venire meno al Patto trattamentale sottoscritto, di vedere interrotto il proprio percorso e di fare ritorno al primo step.
Il tavolo di confronto su una materia finora considerata di sola pertinenza del Comparto sicurezza, è divenuto dunque occasione per riflettere anche sui modelli relativi al trattamento ed alla gestione degli istituti. Ed è per questo che come FP CGIL abbiamo accettato la sfida, presentando una proposta complessiva e identica a tutti i tavoli di confronto quale autentico momento “di sintesi” tra i diversi contributi di ogni comparto e coordinamento.

per la Delegazione Trattante FF.CC. DAP
Stefano Turbati

Ricerca elaborata da Crea: ancora non alternativo a ospedale e non abbastanza innovativo. SCARICA LA RICERCA.

Case della Salute, un modello incompiuto: non ancora alternativo all’ospedale e non abbastanza innovativo nell’offerta di servizi. Scarsa è, infatti, l’apertura dei servizi offerti durante i prefestivi, quasi assenza negli orari serali, così come sono rare le strutture che garantiscono un’apertura h24. Inoltre, pur registrandosi una diffusa presenza di ambulatori infermieristici e di medicina generale, in diverse strutture gli orari di apertura sono limitati e spesso lo è anche il personale presente. Mentre il principio basilare dell’integrazione tra sociale e sanitario, sembra ancora lungi dall’essere realizzato. È in estrema sintesi il quadro che emerge dalla ricerca ‘Case della Salute e Presidi territoriali di assistenza, lo stato dell’arte’ condotta da Crea Sanità, il Centro per la ricerca economica applicata in Sanità, per conto della Funzione Pubblica Cgil, presentata dal sindacato.

In un momento di discussione, dettata dall’emergenza Coronavirus, di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari e di centralità del territorio, la Fp Cgil presenta un’indagine condotta su 121 Case della salute localizzate in 10 diverse regioni, che per ragioni di significatività dei dati sono state accorpate in 8 raggruppamenti, unendo Abruzzo e Molise e Basilicata e Calabria, raccogliendo informazioni su: professionalità, tipologia di servizi offerti, caratteristiche dell’utenza, costi e tempi di attesa, criticità, prospettive e aree di miglioramento dei servizi.

L’indagine approfondisce così diversi indicatori organizzativi delle ‘Case della Salute’, ovvero orari di apertura, presenza di discipline specialistiche, ambulatori infermieristici, presenza dei Medici di Medicina Generale, servizi diagnostici, presenza di cure intermedie, Rsa e Hospice e altri specifici indicatori. Emerge così che, rileva la ricerca, “se anche in alcune realtà regionali si assiste ad uno sviluppo sul lato dei servizi garantiti sul territorio, non sembra però si stia sviluppando un modello di offerta davvero innovativo e alternativo all’ospedale: le logiche prevalenti sembrano rimanere quelle classiche, orientate a logiche di programmazione dell’offerta, e meno attente all’individuazione dei bisogni emergenti sul lato della domanda”.

OFFERTA – Fatta eccezione per l’area Abruzzo/Molise, nella quale il bacino di utenza è mediamente inferiore alle 10 mila unità, e del Lazio, che presenta al contrario una quota del 64% di strutture con bacino di utenza che supera le 50 mila unità, in tutti gli altri contesti le Case della Salute si distribuiscono in maniera abbastanza equilibrata su bacini di utenza compresi tra le 10 e le 50 mila unità. Gli accessi degli utenti, relativi al 2018, alle strutture analizzate ricalcano effettivamente la distribuzione per bacino di utenza, con un valore più basso (sotto le 5 mila unità) in Abruzzo/Molise, e più alto (oltre le 50 mila) nel 42% delle strutture del Lazio. Anche il Veneto, nell’80% dei casi, vede una media di accessi annui sotto le 5 mila unità. Nelle altre Regioni gli accessi annui tendono a equi-ripartirsi nelle fasce intermedie, ovvero quelle tra le 5 mila e le 50 mila unità.

ORARI – Un elemento chiave, data la finalità e il ruolo che le Case della Salute debbono svolgere sul territorio, è rappresentato dagli orari di apertura al pubblico. L’indagine ha permesso di apprezzare come risulti una prevalenza di strutture che hanno adottato la formula dell’orario continuato, con un numero di ore di apertura giornaliere più frequentemente comprese tra le 6 e le 14 ore. Solo nelle Marche prevale la formula dell’h24, che invece rimane residuale nelle altre Regioni considerate. Si segnala anche che in Puglia le strutture sono per lo più aperte con la formula dell’orario spezzato. La maggior parte delle strutture (il 41%) è aperta 6 giorni a settimana. Circa il 36% è aperta 5 giorni a settimana: solo il 22% delle strutture rimane aperta 7/7 giorni. Questa formula è percentualmente più adottata in Veneto e nell’area Basilicata/Calabria. Il 62,8% delle strutture è aperto di sabato: l’apertura pre-festiva è più presente nelle Marche (al 100%), nel Lazio (71,4%) e in Basilicata/Calabria (75%). Sono aperte anche la domenica il 40% delle Case della Salute in Veneto, l’83,3% nelle Marche, il 75% in Basilicata/Calabria; sono invece una minoranza in Emilia Romagna, Toscana e Lazio.

SERVIZINella maggioranza dei casi (86%) sono presenti all’interno della struttura gli studi dei Medici di Medicina Generale (Mmg), rimangono sotto o al livello del 50% le strutture del Veneto (40%) e della Basilicata/Calabria. Tipicamente risultano esserci tra 5 e 10 Mmg per struttura, solo nelle Marche è più frequente siano meno di 5 mentre nel Lazio sono quasi lo stesso numero quelle con 10 Mmg e oltre.

Per quanto riguarda gli ambulatori infermieristici, questi sono presenti nel 95% dei casi, con una incidenza leggermente inferiore in Veneto (80%) ed Abruzzo/Molise (86%). L’apertura degli ambulatori infermieristici è molto variabile regionalmente: nel complesso sono aperti per oltre 50 ore settimanali nel 16,5% dei casi, per 25-48 ore settimanali nel 32,1%, per 13-24 ore settimanali nel 29,4%, e fino a 12 ore settimanali nel 22,0% dei casi. Il 40% delle strutture ha un organico di infermieri superiore alle 15 unità, ma un terzo si ferma a 3-4.

In relazione ai servizi specialistici, dalla rilevazione risulta che la figura del cardiologo è presente nel 77% dei casi, il dermatologo è presente nel 66,1% dei casi, il diabetologo/endocrinologo nel 50,4%, l’oculista nel 69,4%, l’ostetrico nel 38,8%, lo pneumologo nel 43,8%. In generale si osserva un gradiente crescente (maggior presenza di servizi specialistici) scendendo verso meridione.

CONCLUSIONIPoche sono le strutture che costituiscono una vera alternativa all’accesso in ospedale, per altro con orari di apertura degli ambulatori e dei servizi specialistici durante la settimana appaiono in molti casi insufficienti. Allo stesso modo, la correlazione tra la presenza dei Medici di medicina generale e di Pediatria di libera scelta e i rispettivi orari di presenza in relazione ai bacini di utenza, lascia intendere una scarsa capacità di presa in carico dei bisogni di salute. Infine, è ancora molto poco presente all’interno delle Case della Salute una vera integrazione tra sociale e sanitario, affatto visibile nei servizi descritti.

Guarda l’intervento di Serena Sorrentino

 

FINALMENTE QUALCOSA DI CONCRETO

Nella giornata di ieri, diversi gli argomenti affrontati al tavolo negoziale.
In apertura si è discussa la bozza del DM Incentivi per il secondo semestre 2020.
Abbiamo apprezzato che siano state confermate le somme fisse previste per lo svolgimento dell’attività ispettiva, a dimostrazione che si sta finalmente impiantando l’idea di un’indennità di funzione, come da tempo avevamo chiesto.
Oltre a chiedere che la ripresa dell’attività ispettiva avvenga in modo omogeneo e sicuro in tutti gli uffici, abbiamo anche evidenziato la necessità di far chiarezza riguardo alle misure di sicurezza previste per il contenimento del COVID: ad esempio, come si concilia la disponibilità a trasportare o a farsi trasportare in auto, se non si può andare in due?
Abbiamo chiesto, inoltre, di fare attenzione alle somme destinate a incentivare la qualità delle ispezioni, ad oggi, non quantificate e non ancora quantificabili. Da anni, l’obiettivo che ci siamo dati, come FP CGIL, è di superare la rincorsa ai numeri che troppe volte ha caratterizzato l’attività ispettiva, e di dare maggior peso alla qualità delle ispezioni, ossia al valore aggiunto rappresentato dalla tutela sociale che gli ispettori svolgono, in particolare in alcuni settori e rispetto ad alcuni fenomeni illeciti. Non vorremmo, pertanto, che tali somme siano irrisorie, così da svilire la finalità per la quale ci siamo finora spesi.
Abbiamo, infine, chiesto che a partire dal 2021 l’attenzione dell’Amministrazione non sia più incentrata sugli accessi, ma sui risultati ottenuti dai team e dai processi e quindi sui verbali, perché questo incentiverebbe la logica del lavoro in squadra.
Nei prossimi giorni sarà emanata la direttiva di II Livello, che dovrebbe essere coerente con il sistema che si sta costruendo, rispetto alla programmazione, al sistema incentivante e ai risultati che si intende ottenere.
Si è poi sottoscritta l’ipotesi definitiva di progressioni economiche – che vi alleghiamo. Resta confermato il numero di posizioni messe a bando (1,740). L’accordo è stato modificato a seguito di osservazioni provenienti da MEF e DFP, ma l’impianto è rimasto inalterato e non modifica l’obiettivo che ci eravamo prefissati: riattivare le progressioni economiche, con una particolare attenzione ai lavoratori precedentemente esclusi. L’Amministrazione ci ha assicurato che da settembre partirà la procedura, per chiudersi entro fine anno, così da avere validità dal 1° gennaio 2020. Si tratta di un risultato faticoso, che rivendichiamo con orgoglio per aver sottoscritto, assieme ad altre sigle, sia il CCNI che prevede lo stanziamento delle risorse, sia lo specifico accordo sulle progressioni.
Si è poi sottoscritto un verbale di confronto sui passaggi di area – che pure vi alleghiamo.
Anche in questo caso l’Amministrazione ritiene di poter partire da settembre e chiudere la procedura entro fine anno. Ricordiamo che le posizioni messe a bando sono 95 in terza area e 18 in seconda e che la decorrenza dell’inquadramento avverrà dal momento della sottoscrizione del nuovo contratto, al termine della procedura. Abbiamo apprezzato che, come avevamo richiesto, si sia ridotto il numero delle materie oggetto delle prove e chiesto che siano messe a disposizione dei colleghi in tempi rapidi almeno delle dispense. Anche in questo caso si tratta di un risultato nient’affatto scontato, frutto della fermezza nostra e di altre sigle, così da garantire un passaggio di area ai tanti colleghi bloccati dall’iniqua normativa introdotta dall’allora Ministro Brunetta.
Infine, abbiamo discusso la bozza sui criteri di attribuzione delle posizioni organizzative. Anche in questo caso, l’Amministrazione ha fatto dei passi in avanti rispetto alle nostre richieste e lo abbiamo apprezzato: si è precisato che il titolare di PO non deve avere rapporti di parentela o coniugio con il dirigente o altri responsabili del medesimo ufficio; si è chiarito che i criteri possano riguardare anche i team e non solo i processi (sebbene l’amministrazione si sia riservata, in prima battuta, di far partire solo i bandi per i processi); si dà la possibilità anche agli attuali responsabili di partecipare, ma ad armi pari rispetto agli altri colleghi; il colloquio di selezione sarà pubblico, per cui altri lavoratori potranno assistervi; dalla commissione di selezione scompare il dirigente della Itl interessata; gli incarichi avranno una durata biennale e potranno essere riconfermati solo per altri due anni,
per un massimo di quattro; tutti i colleghi che avranno i titoli potranno partecipare alle selezioni, senza limiti legati al profilo professionale, ma facendo valere l’esperienza professionale nel settore. Il vertice dell’Amministrazione ha ribadito la volontà di partire con queste selezioni in autunno, per rendere operativi gli incarichi dal 1° gennaio 2021.
Finalmente, dopo anni di immobilismo o addirittura passi indietro, qualcosa si inizia a muovere. Certo, sono segnali importanti, seppur tardivi, da parte della tecnostruttura, che non potranno colmare i ritardi accumulati. Restano ancora diversi nodi da sciogliere: l’informatizzazione della macchina amministrativa dev’essere ancora pienamente operativa e auspichiamo un incontro in tal senso, prima della pausa estiva; inoltre, occorre battere con forza i pugni verso gli Enti preposti alla gestione dei concorsi, richiamandoli alle loro responsabilità, altrimenti il rischio che l’INL non sia più in grado di erogare i propri servizi di qui a pochi mesi è elevatissimo. Nel frattempo, si potrebbero ipotizzare forme di regionalizzazione di alcune funzioni, come la gestione del personale, per supplire alla carenza di lavoratori.
L’apertura di un tavolo sullo smart-working è altro argomento per noi essenziale e urgente, per garantire che, finita l’emergenza sanitaria, non si ritorni ai vecchi schemi.
Aspettiamo, infine, una risposta in tempi rapidi dall’Amministrazione sullo strappo rispetto alle assenze equiparate, in mancanza della quale procederemo di conseguenza.

Roma, 15 luglio 2020

Il Coordinatore nazionale FP CGIL INL
Matteo Ariano

Corona virus

Pubblichiamo le procedure operative per il mantenimento dell’ Unita Cinofile, emanate dalla Direzione Centrale per la Formazione unitamente al parere favorevole dell’Ufficio di Coordinamento delle
Attività Sanitarie e di Medicina Legale e inviateci dal personale del settore.

Ancora una volta constatiamo la mancanza di comunicazione da parte dell’Amministrazione su un tema importante come la salute e sicurezza del personale del  Corpo

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