QUESTO È L’ACCORDO PEO 2020 CHE CGIL CISL UIL HANNO OTTENUTO DALL’AMMINISTRAZIONE CI SIAMO ASSUNTI LA RESPONSABILITÀ DI MANTENERE L’IMPEGNO PRESO: RIQUALIFICARE TUTTO IL PERSONALE IL PRIMA POSSIBILE

ABBIAMO IMPEDITO che tutti quei colleghi svantaggiati da un sistema di valutazione iniquo fossero penalizzati nel percorso delle progressioni economiche orizzontali ABBIAMO OTTENUTO che, a livello normativo si riuscirà a scardinare il limite del 50%, l’amministrazione adeguerà la percentuale.
Ogni punto dell’accordo non specificatamente trattato è sottoposto alla normativa di livello superiore
È PREVISTA LA FORMAZIONE adeguata alla fascia di appartenenza e vigileremo che vengano tutelati i lavoratori disabili.
Il percorso intrapreso alla fine porterà al risultato che nessuno resti indietro, giovani e anziani, nel rispetto di regole obsolete.
NON ABBIAMO MAI MENTITO SUL FATTO CHE SAREBBERO OCCORSI PIÙ ANNI PER CONCLUDERE QUESTO CAMMINO E STIAMO SPINGENDO PERCHÈ SI POSSA RAGGIUNGERE TALE TRAGUARDO IN 3 ANNI. PERDERE QUESTA OCCASIONE AVREBBE ALLUNGATO I TEMPI PER CHI GIÀ DA TROPPO TEMPO ASPETTA.
Per questo al termine di una sessione negoziale durata più di sei mesi, anche a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, le scriventi OO.SS. hanno sottoscritto l’Ipotesi di Accordo PEO 2020.
Grazie a questo Accordo proseguirà il Progetto di Riqualificazione in favore del Personale della Corte dei conti, avviato lo scorso anno.
L’Ipotesi di Accordo prevede un finanziamento di € 1.241.223,19, per un totale di n. 518 progressionie conomiche orizzontali, a fronte di 1.037 aventi diritto.
Potrà partecipare il Personale con almeno due anni di anzianità nei ruoli e nell’attuale fascia retributiva della Corte dei conti alla data del 31 dicembre 2019 (compresa l’immissione nei ruoli con decorrenza 1° gennaio 2018).
Sono stati riportati nell’alveo della contrattazione i punteggi dei titoli, lo scorso anno disciplinati con atto unilaterale dell’Amministrazione.
Inoltre, è stato rimodulato il punteggio dell’esperienza professionale, al fine di dare il giusto peso all’anzianità di servizio di tutto il Personale della Corte dei conti.
Purtroppo l’Amministrazione, non ha voluto accogliere la proposta formulata da CGIL, CISL e UIL di  riconoscere un bonus per l’idoneità a chi nel 2019, pur partecipando, non si è riqualificato, e neanche la valutazione del servizio a tempo determinato prestato in altre Amministrazioni.
Altro aspetto importante da sottolineare è la ritrovata unitarietà sindacale CGIL CISL UIL, le quali, pur rispettando le proprie peculiarità, hanno trovato una sintesi per dare risposte concrete alle legittime aspettative di crescita professionale ed economica del Personale della Corte dei conti.
Se non si fosse raggiunto oggi un Accordo, prima della pausa estiva, difficilmente si sarebbero potute espletare tutte quelle procedure propedeutiche ad una riqualificazione. Nell’ambito dell’incontro è stato sottoscritto l’Accordo definitivo sui Sussidi, per un importo totale di € 1.161.526,12. Il restante importo, per un totale di 1milione e 200mila euro, è stato già utilizzato per i “Pacchi spesa”, in favore del Personale più bisognoso in tempo di pandemia.
Al termine della seduta contrattuale queste OO.SS. hanno sottolineato l’importanza di conferire le Alte Professionalità a tutto il personale risultato idoneo e di liquidare i Progetti Incentivanti relativi al primo semestre 2020. Su questo abbiamo chiesto un urgente confronto con l’Amministrazione, anche per avviare, subito dopo la pausa estiva, la contrattazione per la ripartizione del Fondo Risorse Decentrate 2019.
Si allega il testo dell’Ipotesi di Accordo PEO 2020.

 

Susanna Di Folco            Alessandro Guarente          Fernanda Amidani

Pubblichiamo la nota, inviata dal coordinamento regionale FP CGIL INL Lombardia ai vertici dell’Amministrazione, esemplificativa di una situazione che accomuna la stragrande maggioranza degli uffici di tutta Italia, a cui occorre porre urgentemente rimedio con azioni concrete, se non si vuole correre il serio e imminente rischio di bloccare i servizi.

Lo schiaffo di Gradara

“Rocca demaniale – parassiti che distruggono il turismo”. Con questo cartello, innalzato da un “simpatico” commerciante locale, si è aperta ieri la giornata degli 11 lavoratori del Mibact in servizio presso la Rocca demaniale di Gradara, la prima dopo la stipula della convenzione che trasferisce l’intera gestione della Rocca al Comune. D’altronde, meno becero ma sostanzialmente ispirato ad analoga visione, è il commento esultante del Comune di Gradara, che festeggia il bene riconquistato dai cittadini, come se prima fosse occupato da truppe straniere.
Un film già visto in altri ambiti, ad esempio le polemiche degli avvocati contro i cancellieri dei tribunali, quando si toccano interessi economici di alcune categorie e poco importa che a toccarli è stata la terribile pandemia che ha attraversato e ancora purtroppo attraversa il paese e non certo lo smart working imposto dalla legge. Solo che in questo caso assistiamo ad una vera e propria cacciata degli “invasori” tramite un cosiddetto accordo di valorizzazione che non è altro che una resa del Ministero senza condizioni, una rinuncia totale alla gestione del sito più visitato, insieme al Palazzo Ducale di Urbino, dalle Marche, che viene messo nelle mani del Comune per intero, sia riguardo ai cicli di vigilanza e custodia dei beni che a quelli manutentivi.
Abbiamo ricevuto copia dell’atto di cessione e questi sono gli aspetti più significativi: l’atto ha durata di tre anni, ma rinnovabili con una semplice PEC, il Comune subentra nella gestione totale anche nei rapporti con il concessionario, può a sua volta affidare ad un concessionario parte delle attività.
Il Comune assume la manutenzione ordinaria del sito e il Mibact mantiene quella straordinaria. Tutto il personale interno, secondo lo schema, dovrà essere assunto dal Comune e questo significa che l’intenzione è quella di fare a meno del personale del Ministero.
Per gli oneri che dovrà sostenere il Comune incassa parte della bigliettazione in una misura che parte dal 57% di quest’anno (causa bassi incassi) per poi scendere progressivamente ed attestarsi ad una percentuale pari al 44% degli introiti. In più il Comune potrà totalmente incassare i proventi derivanti dalle iniziative di valorizzazione che organizzerà. Dulcis in fundis il biglietto di ingresso viene incrementato di due euro, oltre agli incrementi che potranno derivare dalla programmazione degli eventi legati ai prolungamenti d’orario. Il biglietto di ingresso passa quindi da 8 a 10 euro e gli eventi straordinari si pagheranno. Insomma si valorizzano gli introiti pescando nelle tasche dei cittadini.
Ricordiamo che la Rocca nel 2019 ha introitato complessivamente quasi 1 milione di euro e di questi 850mila li ha incassati il Ministero, circa il 40% degli incassi totali dei siti della Regione.
Con l’aumento previsto gli incassi, in una condizione “normale”, aumentano del 25% solo dalla bigliettazione ordinaria mentre il Mibact, con la Rocca cede più della metà degli incassi. Che, occorre sempre ricordarlo, servivano alla manutenzione dei siti sull’intero territorio.
La chicca poi riguarda la politica degli orari, quella che fa tanto arrabbiare i commercianti, che subisce un vero e proprio tentativo di deregolamentazione e poco potranno le pezze a colori che la Direzione Regionale ha tentato di metterci. Senza personale formato alle prescrizioni di sicurezza specifiche, ad esempio quelle che regolamentano i numeri massimi di visitatori negli ambienti interni al castello, tenendo conto della incidenza di visite in particolari fasce orarie, ne vedremo delle belle. Per non parlare delle misure di sicurezza antiCovid, uno dei bersagli preferiti dai commercianti locali.
Per questo in sede locale stiamo chiedendo con forza che all’interno della Rocca permanga il personale del Mibact e caso mai venga integrato e non completamente sostituito. Peccato che dalla lettura dell’atto di cessione non si evinca nessuna intenzione in questo senso. Perché, appunto, vanno cacciati gli invasori. Se va via il personale del Ministero nessuna garanzia di sicurezza e nessuna condizione di tutela del sito saranno assicurate, questo almeno dovrebbe essere chiaro all’opinione pubblica e ai sostenitori di questi “modelli innovativi di gestione”. E per noi il mantenimento delle condizioni di tutela del sito è condizione imprescindibile.
I rappresentanti del personale all’interno del Consiglio Superiore Beni Culturali hanno chiesto ai suoi autorevoli membri di farsi carico di una richiesta di chiarimenti al Ministro: il Consiglio, la cui attuale vitalità e autonomia di giudizio sta facendo un gran bene al Ministero, ha accolto la richiesta e l’ha fatta propria. E adesso il Ministro è chiamato a spiegare i motivi di questa scelta scellerata che si fa passare per accordo di valorizzazione. Perché è una scelta esclusivamente politica.
L’ultima notazione riguarda il carattere di pericoloso precedente che ha questa operazione: qualunque Sindaco potrà rivendicare, magari avendo un governo amico, la gestione diretta di beni culturali appartenenti allo Stato. Che così diventa sempre più una entità astratta, lontana, ed in casi come questi percepita come nemica dai cittadini.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi di questa vicenda, rinnovando tutta la nostra solidarietà ai lavoratori interessati e tutto il nostro impegno per la loro tutela.

Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale

Roma, lì 6 agosto 2020

Comunicato al personale Mise

Approvazione accordo 2019 PON 2016-18
Assunzioni, mobilità e progressioni di area

Rientri graduali secondo Protocolli di Sicurezza e recenti provvedimenti

La riunione di contrattazione del 5 agosto è stata particolarmente impegnativa per l’urgenza dei temi in discussione e per la confusa situazione determinatasi nel personale sulle modalità di rientro al lavoro in presenza, a seguito delle ultime disposizioni di legge e della nota promulgata della DGROSIB del 2 u.s. di cui, ricordiamo, le scriventi OO.SS. hanno immediatamente chiesto la sospensione
I temi discussi hanno infatti riguardato:
• L’urgente approvazione dell’ipotesi di accordo del 2019 sul pagamento dei Piani Operativi Nazionali (PON) risalenti al triennio 2016-18 anche nella forma parziale relativa ai soli progetti finora certificati dagli organi di controllo.
• Il programma di assunzioni, concorsi, procedure di mobilità interna ed esterna e progressioni verticali tra le aree nel quadro di una organica politica di acquisizione e riqualificazione del personale a fronte delle carenze strutturali di organico del Mise.
• L’esigenza di chiarire modi tempi e termini del previsto rientro al lavoro in presenza entro un percorso condiviso che, nel pieno rispetto dei Protocolli di Sicurezza specifici condivisi e già sottoscritti, moduli le esigenze e le problematiche del Mise con le novità introdotte dalle nuove disposizioni; chiarimenti specifici sulle percentuali di rientro, disponibilità effettiva del personale, condizioni essenziali degli ambienti di lavoro.
• Puntualizzare il calendario dei prossimi incontri e la relativa agenda tematica: dal 10 settembre in poi monitoraggio sulla attuazione dei Protocolli sicurezza, regolarizzazione delle forme flessibili di lavoro a distanza, con annessa discussione su tutte le prerogative contrattuali, ivi compreso il tema dei buoni pasto, mobilità.
Sebbene da tutte le oo.ss. presenti sia stata stigmatizzato il ritardo di intervento ed incisività politica verso l’operato di metodo e contenuto dell’apparato di controllo, particolarmente ostativo verso questa Amministrazione, l’accordo è stato approvato per accelerare intanto il pagamento entro il 2020 della parte certificata (progetti realizzati dalla (ex) DGIAI e DGMEEREN); tuttavia occorre subito attivare l’intervento del vertice politico per una positiva risoluzione anche della parte economica non ancora certificata (progetti della DGSCERP); la parte pubblica presente -il Segretario Generale non era presente di persona- si è impegnata sia per la scadenza del 2020 che nell’intervento del vertice politico.
Si è ricordato che anche il FUA 2019, va pagato (Sigh!) entro il 2020. Il personale, tra confusione indotta nei rientri, ritardi nei pagamenti, perdita oggettiva del potere d’acquisto, vista la non corresponsione dei buoni pasto, tagli effettuati dall’IGOP, è al limite…..
Abbiamo parlato di assunzioni prendendo atto delle informazioni circa le prossime misure.
Oltre al concorso Ripam ora in atto di 250 posti dell’area III sta per uscire il bando per 220 posti dell’area II; inoltre sono previsti gli effetti de:
l’assunzione di 70 esperti in cyber security presso l’Iscti (Istituto Superiore della Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione) del Mise ove è istituito il Cvcn per la sicurezza ed il funzionamento delle reti strategiche.
L’assunzione di 7 unità dirigenziali per concorso. I 7 Dirigenti sono stati già assunti
Il bando per l’ inquadramento dei 5 Dirigenti in servizio al Mi.S.E. con la procedura prevista dal D.lo 165 art. 16 comma 5 bis condizionato al nulla osta della amm.ne di provenienza.
Abbiamo chiesto che contestualmente siano stabilizzati tutti i comandati compresi i colleghi ultimamente pervenuti al Mise, naturalmente su domanda volontaria tramite apposito bando.
Circa le progressioni verticali ci è stato riferito che è in corso di perfezionamento il bando per i concorsi per passaggio d’area (tempi brevi): 33 posti dalla II area e 7 posti dalla I area, per i quali è stata concessa l’autorizzazione.
Rispetto al quadro rappresentato, queste OOSS hanno sottolineato con forza la necessità di un netto cambio di approccio per l’adeguamento dell’organico:
non si può più procedere per singoli accordi con sommatorie di numeri non correlate a reali fabbisogni rilevati, a destinazioni di sede già pianificate, a programmi di sviluppo.
Bisogna cambiare sistema quindi, delineando una vera politica del personale che preveda assunzioni adeguate per misura, destinazione effettiva e tipologia delle professionalità.
Dai numeri sopraddetti mancano tutti posti x i quali l’amministrazione dovrà provvedere con propri concorsi Mise per le professioni tecniche. L’ipotesi prospettata nell’incontro risulta al di sotto delle 768 unità che le leggi finanziarie hanno già autorizzato ad assumere, e la componente di professionalità tecniche è decisamente insufficiente rispetto alle necessità.
E’ stata quindi altresì’ segnalata, l’opportunità di procedere, dopo tanti anni, a concorsi MISE per sopperire alle necessità tecniche più specifiche di personale
Parlando di fabbisogni rilevati e professionalità tecniche specifiche, occorre affermare come valore che una percentuale importante delle assunzioni possano essere riservate ai territori regionali che le necessitano (agli Ispettorati Territoriali lavorano circa 700 colleghi, pari ad un terzo circa dell’intero organico Mise).
Allora è il caso che i bandi Mise abbiano base regionale per far affluire effettivamente ai territori il personale assunto che altrimenti non vi arriverebbe perché esposto al rischio di logiche centralistiche o applicato a destinazioni successive (i 70 cyber security approderanno a quali lidi di intelligence? L’internazionalizzazione passata al Maeci ci dice qualcosa?).
E’ stata sottolineata la scarsa attrattività del MISE, che pur avrebbe mille attività in cui sviluppare le proprie capacità ed acquisirne delle nuove, soprattutto in relazione al personale più giovane.
Insomma una politica del personale da “anno-zero” per il Mise, una modellizzazione che partendo da una mappatura dei processi e dei carichi di lavoro, giunga a definire i profili professionali utili in entrata, una politica che sia quindi strettamente dedicata alle caratteristiche del Mise, alle competenze delle persone già presenti e disponibili a qualificarsi ulteriormente, ai reali fabbisogni (come il caso già ricordato del personale tecnico degli Ispettorati Territoriali) e ai programmi di rilancio economico per le distinte vocazioni territoriali ed ambientali del nostro multiforme Paese.
E ben integrata a due altri strumenti correlati:
il primo è la trasmissione di conoscenza da parte del personale esperto o in uscita verso i colleghi di nuova assegnazione;
il secondo è la mappatura delle competenze e dei percorsi professionali del personale Mise, un apposito data base diffusivo, trasparente, applicabile in tempo reale alla intera gamma degli aspetti inerenti collocazioni, carriere, formazione del personale etc.
Ma attenzione, perché ogni altra scorciatoia ormai implica la scelta, deliberata e consapevole, di un definitivo impoverimento del Mise. La “sistemazione” di personale per seguire logiche di
influenza politica di uffici centrali, o per ampliare gli spazi delle attività istituzionali gestite -senza i controlli validi per il personale- dalle società esterne, lo ripetiamo, equivale a mettere fine a questo ministero.
Se il comando è una forma di mobilità (esterna) in entrata, in tema mobilità interna si è parlato in particolare delle domande dei colleghi che da tempo hanno espresso l’esigenza di andare in periferia. La parte pubblica ha detto che se il fenomeno è contenuto verrà sbloccato il meccanismo di trasferimento. Si tratta, infatti, di una decina di unità, di cui alcune hanno già ottenuto i relativi nulla osta.
Nella situazione emergenziale la mobilità interna va ulteriormente favorita come fattore di semplificazione, conciliazione e valorizzazione perché contribuisce ad accrescere il grado di benessere organizzativo.
D’altra parte è uno strumento da rilanciare e regolarizzare per i nuovi paradigmi di sicurezza e di innovazione organizzativa cui è chiamata la intera PA e in particolare il Mise, così da rispondere subito alle esigenze della cittadinanza e delle imprese nei territori. Equilibrarne i diversi aspetti citati è la sfida da cogliere. Abbiamo quindi chiesto di calendarizzare anche un incontro per rinnovare l’accordo esistente che risale al 2010.
Uscirà ulteriore comunicazione per integrare la circolare sul graduale processo di rientro e di applicazione delle forme flessibili di presenza e di orario per la progressiva ripresa delle attività.
La parte pubblica ha chiarito che ogni disposizione comunicata era da intendersi in linea con i Protocolli di Sicurezza richiamati in generale. Se non tutta la dirigenza ha compreso l’intendimento è perché l’attenzione è stata rivolta più strettamente alla circolare Dadone che al contesto delle disposizioni condivise; circolare che risulta, per vari aspetti, non del tutto chiara e contraddittoria e che comunque è aperta a successivi perfezionamenti.
Ad una tale lettura scontata quindi è stato quindi chiesto di fare integrazione, in particolare in riferimento alla percentuale massima di rientri previsti dai protocolli di sede, sino alla data del 15 settembre.
Comunque nessun provvedimento è retroattivo e quindi nemmeno per i colleghi precedentemente esonerati dal servizio.
I rientri avverranno solo nelle condizioni di sicurezza stabilite nei protocolli, pertanto compatibilmente alle condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro, tra cui distanziamento e microclima estivo (ed invernale) nei parametri. Anche i telelavoristi seguono le regole di tutti gli altri e quindi anche per essi vige la stessa attenzione circa la appartenenza alle categorie a rischio.

                          FP CGIL                             CISL FP                            UIL PA

                             Roberto Copioli               Carlo Filacchioni              Stefano Fricano

 

Nota:
RIPAM – Riqualificazione per le Pubbliche Amministrazioni – presso il FORMEZ PA – riorganizzazione della Pubblica Amministrazione secondo una migliore utilizzazione delle risorse individuali; risorse intese non solo in senso quantitativo, cioè come l’insieme dei lavoratori che prestano la loro attività, ma in senso qualitativo, cioè come il complesso delle abilità professionali, delle conoscenze culturali e degli aspetti emotivi e motivazionali.

 

Corona virus

A seguito della Circolare 3/2020 del Ministero della Pubblica Amministrazione in merito all’emergenza epidemiologica COVID 19 pubblichiamo la nota del Capo del Corpo riguardo al rientro sui luoghi di lavoro

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Umane in merito alle mobilità del personale specialista

QUASI TUTTE LE ATTIVITÀ DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE SONO
LAVORABILI IN SMART WORKING. QUESTE LE RISULTANZE
DELL’INFORMATIVA RESA DALL’AMMINISTRAZIONE AI SINDACATI

Chiesto e ottenuto l’impegno al confronto a tutto campo sui rientri in servizio e sulla disciplina dello smart working e di tutte le altre forme di conciliazione vita-lavoro. Entro il 5 settembre la prima riunione L’Agenzia delle Entrate ha presentato ieri l’informativa sindacale per l’applicazione della nuova formulazione dell’articolo 263 del Decreto Rilancio, convertito in legge da entrambi i rami del Parlamento.
Se è vero che si è trattato di un adempimento di legge, che prevede l’individuazione delle attività cosiddette “smartabili”, è altrettanto vero che le novità positive provengono sia dalla tempistica con la quale è stata resa l’informativa che dal contenuto.
Infatti, molte amministrazioni pubbliche – al contrario dell’Agenzia delle Entrate – si stanno dimostrando riluttanti ad adempiere alla legge e nicchiano nell’ individuazione delle attività da svolgere in smart working;
riguardo al contenuto dell’informativa, dobbiamo dire che l’Agenzia non ha giocato al ribasso e ha individuato come “smartabili” quasi tutte le attività, dichiarando tra le altre cose la disponibilità allo smart working a rotazione anche per le attività che non si possono svolgere completamente da remoto. Inoltre,come da noi chiesto nelle scorse riunioni, ha dichiarato di volersi avvalere anche di altri istituti di conciliazione vita-lavoro quali ad esempio il co-working, utile soprattutto per chi desidera rientrare in presenza ma in un ufficio più vicino al proprio domicilio o ai propri interessi familiari.
Ciò che resta da fare però non è poco: disciplinare con appositi accordi tutti gli ambiti e le prerogative dello smart working, del co-working e di altre forme di conciliazione tra la vita e il lavoro. L’organizzazione del lavoro non sarà più la stessa e non può essere nemmeno, però, basata sullo spersonalizzante “home working” di questi mesi. Deve prevedere necessariamente forme che consentano ai lavoratori maggiore flessibilità alla secca alternativa lavoro da casa o lavoro in presenza. Molta attenzione va anche data ai diritti contrattuali e personali, ad iniziare dal ristoro delle spese o all’investimento diretto dell’amministrazione in strumenti informatici (e non solo), del diritto alla disconnessione, del buono pasto, dei permessi per motivi di salute e di tanti altri problemi emersi durante questa forzosa fase sperimentale.
Sono materie che non si possono trattare in una sessione negoziale di poche ore. Per questo abbiamo sottoscritto un’intesa con l’Agenzia che impegna ad aprire entro il 5 settembre un confronto a tutto campo su queste materie, che potrebbero tra l’altro essere interessate anche da novità legislative nel mese di agosto. Resta fermo che fino al 15 settembre non ci saranno “colpi di mano” da parte dei datori di lavoro.
Infine, ma non in ordine di importanza, abbiamo unitariamente chiesto al direttore dell’Agenzia di rispondere, duramente e nel merito, alle dichiarazioni false e diffamatorie, di alcuni ordini professionali e dei soliti giornalisti reazionari nei confronti del personale dell’Agenzia delle Entrate.

Roma, 5 agosto 2020

FP CGIL                              CISL FP                         UIL PA                 CONFSAL/UNSA                   FLP

Gamberini                          Silveri                              Cavallaro                 Sempreboni                  Patricelli

COMUNICATO AI LAVORATORI ENAC

Dopo mesi a rincorrere il confronto politico con la Ministra dei Trasporti sull’annosa vicenda della trasformazione giuridica dell’ENAC, la riunione di ieri ha purtroppo confermato quanto sembrava emergere dall’intervento della Ministra in occasione della presentazione del bi-lancio sociale ENAC e cioè la volontà di procedere alla trasformazione in EPE in ragione della norma contenuta nel decreto legislativo 250/97. Senza nessuna reale apertura al dialogo e al confronto, senza giustificare, se non con un astratto riferimento a “valutazioni giuridiche” l’esclusione delle ipotesi alternative a suo tempo proposte dalle Organizzazioni Sindacali. Una scelta che riteniamo grave, pericolosa e dannosa, sia per i lavoratori che rappresen-tiamo sia per il ruolo che l’Ente ha nel settore del trasporto aereo: un ruolo che richiede indipendenza, imparzialità e trasparenza, (per usare le parole del Regolamento Europeo 2018/1139), come soltanto l’appartenenza piena alla pubblica amministrazione e il rap-porto di lavoro pubblico possono garantire. Ricordiamo, a chi ha scarsa memoria, che la previsione di una sua trasformazione in ente pubblico economico, contenuta nel decreto legislativo 250/97 sebbene non prevista nella legge delega, fu da subito motivo di contrarietà da parte delle OO.SS. e scartata nella sua applicazione dallo stesso primo Direttore Generale dell’ENAC, per l‘evidente contrasto tra quella forma giuridica e le funzioni di regolazione, certificazione vigilanza e controllo attri-buite all’ente, con il corredo sempre più ampio di poteri sanzionatori (ultimo esempio in ordine di tempo, l’art. 203 del Decreto “Rilancio”). A tal riguardo non si riesce a capire bene “i motivi” per i quali il Presidente ICAO, Ing. Sciacchitano, a margine del suo intervento alla presentazione del bilancio annuale di ENAC, abbia voluto spendere il suo appoggio per promuovere la trasformazione in EPE rivendicando la paternità di quell’articolo inserito nel decreto istitutivo del 1997 che ne avrebbe previsto già allora la trasformazione.

Da sottolineare che i compiti di natura pubblicistica sono stati poi confermati e rafforzati dalla riforma del Codice della navigazione, che nel 2005 sancisce che “l’ENAC agisce come unica autorità di regolazione tecnica, certificazione e vigilanza e controllo nel settore dell’aviazione civile, mediante le proprie strutture centrali e periferiche”. L’ipotesi “ente pub-blico economico” sembrava dunque definitivamente tramontata, e nel 2007 il governo in carica subordinava, nella delibera del CIPE, l’approvazione del contratto di programma ENAC-MIT, alla cancellazione dell’intero articolo del contratto stesso relativo alla trasfor-mazione in EPE. Inoltre, la bozza di provvedimento legislativo presentato dall’ENAC alle OO.SS. smentisce tutte le “promesse” forse imprudenti fatte dal Presidente ai lavoratori, fra cui spiccavano: il mantenimento dell’applicazione del d.lgs.165, la validità della legge 70/75 (che esclude dal suo campo di applicazione gli enti pubblici economici), il reclutamento tramite concorsi, la garanzia dell’art.18 della legge 300/70. Pertanto, riaffermiamo che la trasformazione dell’ENAC in Ente pubblico economico sa-rebbe il primo passo per arrivare a una configurazione societaria di una Spa, nonostante le rassicurazioni date dalla Ministra De Micheli nel corso della riunione di ieri. Se questo è il percorso, siamo nettamente contrari, oltretutto in un momento inopportuno per il crollo del mercato del trasporto aereo causato dal COVID-19, generando anche rischi circa le prerogative di autofinanziamento. Si tratterebbe dell’ennesima privatizzazione italiana che porterebbe solo conseguenze negative al Paese, oltre che alle lavoratrici e ai lavoratori ed a tutto sistema del trasporto aereo e richiederebbe, inevitabilmente, il trasfe-rimento di tutte le funzioni caratterizzate da terzietà. Infine, ancora non è stato specificato da parte della Ministra il cosi detto “veicolo legislativo” usato per arrivare a tale “riforma”. Domani è stato convocato un tavolo tecnico per approfondire le proposte avanzate dalla Ministra e dal management dell’ENAC, saremo presenti, ma già da adesso le scriventi OO.SS. proclamano lo stato di agitazione di tutto il personale mettendo in campo tutte le iniziative necessarie a contrastare questo progetto dannoso per i lavoratori e per il Paese.

Roma, 6 agosto 2020

FP-CGIL                      CISL-FP                       FIT-CISL                       UIL-PA
M. Barberis               A. Ladogana                S. Ingrassia                       C. Conti

Secondo incontro su rientro dipendenti Ministero Istruzione

Si è tenuto ieri, 05 agosto 2020, il secondo incontro presso il Ministero dell’Istruzione con all’ordine del giorno “aggiornamento sul rientro dei dipendenti in ufficio a seguito delle novità introdotte dalla legge 77/2020 e dalle indicazioni fornite dalla circolare n.3/2020 del Ministro per la Pubblica Amministrazione”, come da impegno preso in chiusura delprecedente incontro del 31 luglio.
L’amministrazione, a segui to assolutamente insufficiente a gestire in maniera ordinata le conseguenze operative dell’applicazione di quanto disposto dall’articolo 263 della legge 77/2020 che, tra le altre cose, dà indicazioni alle amministrazioni per l’applicazione dello smart working al 50% del personale impiegato in attività che possono essere svolti in modalità agile e che il Ministero dell’Istruzione sembrava aver interpretato come una sorta di via libera all’immediato rientro in sede di metà del personale.
Abbiamo quindi provveduto a proporre all’Amministrazione una corposa serie di modifiche, a cominciare da quelle già annunciate nel corso della riunione del 31 luglio e di cui vi avevamo dato conto nel nostro comunicato in pari data:
– necessità di aggiornare ed implementare la mappatura delle attività che possono essere svolte da remoto;
– previsione di riorganizzazione delle attività anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza
– attivazione della contrattazione anche in sede territoriale in materia di igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro e di flessibilità degli orari in entrata e uscita, per contemperare la necessità di tutela del personale e dell’utenza, con quella di garantire l’erogazione di servizi pubblici essenziali e indifferibili;
Abbiamo inoltre suggerito di inserire nella circolare indicazioni specifiche per l’applicazione di criteri di rotazione tra i dipendenti escludendo comunque dalla presenza in sede i cosiddetti lavoratori “fragili” per motivi di età o di salute, ed inserendo tra le condizioni di fragilità anche lo stato di gravidanza.
Nella individuazione dei lavoratori a cui assegnare lo smart working abbiamo inoltre chiesto di inserire come criteri anche le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (per esempio per i genitori con figli minori) e il maggiore rischio di contagio in considerazione dell’utilizzo di mezzi pubblici per il percorso casa-lavoro.
La circolare diffusa oggi conferma che sono stati inseriti diversi degli spunti da noi indicati compreso il richiamo alla contrattazione integrativa di sede territoriale sulle misure concernenti la salute e la sicurezza sul lavoro ai sensi dell’articolo 7, comma 6 lettera k) del CCNL Funzioni Centrali.
Vi invitiamo quindi a predisporre le richieste di incontro per garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza e la tutela del personale denunciando eventuali forzature in tal senso.

Roma 6 agosto 2020

FP CGIL                                                        FP CISL
Anna Andreoli/Davide Perrelli           Michele Cavo

Comunicato

Riteniamo utile ricapitolare la nostra posizione circa il protocollo quadro “rientro in sicurezza” e la regolamentazione del lavoro agile previsto dallo stesso.Come sapete, abbiamo presentato all’amministrazione, una  proposta unitaria: noi pensiamo che sia utile ed opportuno sottoscrivere un accordo che regolamenti i diversi
aspetti e che dia, soprattutto, indicazioni univoche a tutti i posti di lavoro così come abbiamo fatto, peraltro con esiti assolutamente apprezz abili, per il primo protocollo Covid 19 e per le linee guida relative agli uffici di motorizzazione. A questo lavoriamo e questo obiettivo continueremo a perseguire.
In ogni caso, laddove qualche amministrazione periferica, attraverso circolari, dovesse procedere in modo unilaterale, decidendo in merito al rientro del personale, si renderà necessario attivare la richiesta di convocazione della delegazione trattante per discutere di quanto previsto dal CCNL Funzioni Centrali agli articoli 5 comma 4 lettera a) (confronto sull’articolazione delle tipologie dell’orario di lavoro) e 7 comma 7 lettere k), o) e v)(contrattazione sulle misure di salute e sicurezza sul lavoro, criteri per l’individuazione di fasce temporali di flessibilità e riflessi sulla qualità del lavoro e sulla professionalità delle innovazioni tecnologiche inerenti l’organizzazione dei servizi) servizi). Tale richiesta dovrà vedere protagonisti, ovviamente, i nostri RSU e le nostre strutture territoriali di riferimento: nel caso vi preghiamo di darcene immediata comunicazione.

la coordinatrice Fp Cgil Mit                                                             p.la Fp Cgil Nazionale
Carmen Sabbatella                                                                               Paolo Camardella

Roma, 5/8/2020

A tutti i lavoratori del MIT

Si è svolto oggi l’incontro con l’amministrazione sul protocollo del 24 luglio 2020 per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro in ordine alla emergenza sanitaria da Covid 19 e per il confronto sul cd lavoro agile così come previsto dall’art. 263 della legge 77/2020.
Come Cgil, Cisl ,Uil abbiamo presentato una proposta unitaria, che alleghiamo, che, tra gli altri, si poneva l’obiettivo di proseguire nelle buone pratiche poste in essere al MIT, vale a dire di regole che avessero il pregio di essere condivise dall’amministrazione e da tutte le OO.SS.
L’amministrazione ha preso atto della proposta presentata.
Per quanto ci riguarda, continuiamo a sostenere che la via del coinvolgimento e del decidere assieme sia assolutamente preferibile ad atti unilaterali dell’amministrazione. Ciò anche al fine di definire, come previsto dalla circolare n.3/2020 del Ministro Dadone, un percorso che porti all’adeguamento del protocollo quadro attraverso l’adozione di protocolli di sicurezza specifici.
Abbiamo già visto quali storture e incongruenze abbia provocato, sugli uffici periferici, l’emanazione della circolare n. 30419 del 20/7/2020.
Per questo continueremo a chiedere, nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti, che si lavori su un testo che trovi la più ampia convergenza delle parti, peraltro come già avvenuto per il protocollo del 22 aprile 2020 e per le linee guida degli uffici di motorizzazione. In ogni caso ribadiamo che, ai sensi e per gli effetti del CCNL art.7 comma 7 lettere k e o, le materie riguardanti le misure concernenti la salute e sicurezza sul lavoro e i criteri per l’individuazione delle fasce temporali di flessibilità sono oggetto di contrattazione integrativa di sede e ai sensi dell’art.5 comma 3 lettera a l’articolazione delle tipologie dell’orario di lavoro è oggetto di confronto: pertanto dovranno essere obbligatoriamente attivati i relativi tavoli presso tutte le sedi del Ministero.

FP CGIL                             CISL FP                                 UIL PA
Camardella                        De Vivo                                 Lichinchi
Sabbatella                         Casamassima                         Carino

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