Alla c.a.
Sig. Capo di Gabinetto
Prof. Lorenzo Casini

Sig. Consigliere del Ministro
Prof. Giampaolo D’Andrea

Sig. Segretario Generale MiBACT
Dott. Salvatore Nastasi

E, p.c.
Sig. Direttore Generale Organizzazione
Dott.ssa Marina Giuseppone

Oggetto: Definizione dello smart working e tutela della fragilità – richiesta incontro

Egregi dirigenti,
il susseguirsi di disposizioni normative inerenti alla gestione del lavoro agile ne ha prolungato,
attraverso il decreto Rilancio, il ricorso fino al 31 dicembre prossimo. Il prolungamento dello stato di
emergenza, determinato il 29 luglio passato, ha fissato alcune regole applicative con termine
previsto per il 15 ottobre prossimo. Nel frattempo abbiamo avuto modo di registrare su tutto il
territorio l’insorgere di fenomeni organizzativo-gestionali affatto diversi l’uno dall’altro, con
conseguenze talvolta potenzialmente molto pericolose per lavoratrici e lavoratori.
Pur apprezzando l’opera di coordinamento avviata da tempo dal Segretario Generale con una serie
di circolari dispositive, non possiamo non notare che il tenore “generalista” delle medesime non è
più in grado di evitare il crearsi di situazioni del tutto discrezionali.
Pertanto siamo a chiedere l’urgente convocazione di un incontro da cui scaturisca un protocollo
dettagliato sull’applicazione dello smart working anche e soprattutto in considerazione di tre fattori:
1) la necessità di arrivare entro il prossimo gennaio alla definizione del POLA (Piano Operativo
Lavoro Agile) previsto dal decreto Rilancio all’art. 263, comma 4 bis; 2) la necessità di prevedere le
modalità attuative per le lavoratrici e i lavoratori genitori di figli in età scolare, laddove si rendesse
necessaria una nuova chiusura del sistema scolastico nazionale; 3) la tutela della categoria dei
lavoratori fragili, clamorosamente trascurata dalla serie di norme finora emanate e la cui
individuazione oggi ricade quasi esclusivamente sui medici competenti e – di riflesso – sui dirigenti.
Su questo specifico argomento è appena il caso di dire che una nota operativa dell’ANMA
(Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti) datata 18 agosto sottolinea la necessità
di rivedere la filosofia dell’approccio gestionale al lavoratore fragile e individua condivisibili prassi
operative che si allegano alla presente con spirito propositivo nel comune intento di eliminare il
contenzioso e facilitare la gestione nel periodo attuale.
In attesa di riscontro e conseguente convocazione porgiamo distinti saluti.

FP CGIL                 CISL FP                   UIL PA
Meloni             Nolè/Di Stefano          Trastulli

Pubblichiamo la nota untaria delle Organizzazioni Sindacali territoriali Fp Cgil VVF,Fns Cisl e Uil Pa VVF, in merito alla richiesta di sorveglianza sanitaria peri corsisti  per AA.VV.F. 88° e 89° corso e per tutto il personale del compendio

Dott. Raffaele Piccirillo
Capo di Gabinetto

e per conoscenza
Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria

Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione

Dott. Bernardo Petralia
Capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria

Dott. Massimo Parisi
Direttore Generale del personale e delle risorse

Dott.ssa Gemma Tuccillo
Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità

Dott. Vincenzo Starita
Direttore Generale del personale, delle risorse
e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile

Dott. Renato Romano
Direttore Generale degli Archivi Notarili

Il 30 luglio scorso, con Direttiva interdipartimentale a firma dei quattro direttori generali del personale, codesta Amministrazione ha tempestivamente impartito istruzioni alle strutture centrali e periferiche del Ministero in materia di lavoro agile alla luce delle modifiche normative intervenute soprattutto a seguito della conversione con legge 77/2020 del DL 34/2020. In particolare con tale
documento, al fine di adattare l’intera “operatività” di tutti gli uffici alle esigenze dei cittadini e delle imprese conseguenti alla ripartenza attraverso “in primo luogo, la flessibilità dell’orario di lavoro, con necessità di rivederne l’articolazione giornaliera e settimanale, pianificando l’accesso dell’utenza esterna agli Uffici, anche attraverso l’introduzione di agende digitali e di interlocuzione diretta telefonica/telematica (secondo le buone prassi avviate da tempo in tal senso in molte realtà locali”, ribadiva “la possibilità di applicare il lavoro agile nella sua versione ‘semplificata’, ma nella più limitata quota della metà del solo personale impiegato in quelle attività concretamente suscettibili di essere svolte al di fuori della sede di lavoro” individuando la platea dei potenziali beneficiari non nella metà della forza-lavoro disponibile ma nella metà dei dipendenti impiegati nelle attività delocalizzabili (cd “smartizzabili”), rimodulando il bilanciamento tra giorni di lavoro nella sede e giorni di lavoro da remoto anche secondo la prassi sperimentata sul territorio che ha visto il dipendente presente in ufficio per quattro giorni e operativo da remoto per un giorno, privilegiando i lavoratori cd fragili ossia che si trovano in condizioni svantaggiate siccome specificate dalla legge. La stessa direttiva disponeva la proroga di tutti gli Accordi/Progetti di lavoro agile in atto fino al 15 settembre 2020, senza immediata necessità di apportarvi ulteriori modifiche; la definizione, anche in applicazione delle indicazioni del Ministero per la Pubblica Amministrazione, dei criteri di selezione delle competenze professionali per le quali può ragionevolmente ipotizzarsi un proficuo espletamento in modalità di lavoro agile e quelle indissolubilmente legate alla fisica presenza del lavoratore, procedendo poi alla mappatura di tutti i processi di lavoro; l’applicazione nella Giustizia dell’art. 14 L.124/2015, come novellato dal DL 34/2020, il quale prevede, tra l’altro, la predisposizione, entro il 31 dicembre di ciascun anno, sentite le organizzazioni sindacali, del POLA (Piano organizzativo del lavoro agile), quale sezione del Piano Triennale della Performance, il quale, in particolare, individua le modalità attuative del lavoro agile prevedendo, per le attività che possono essere svolte in modalità agile, che almeno il 60 per cento dei dipendenti possa avvalersene. ORBENE, SALVO POCHE ECCEZIONI (VEDI AD ESEMPIO GLI ARCHIVI NOTARILI), LA DIRETTIVA È STATA COMPLETAMENTE IGNORATA, SENZA CHE L’AMMINISTRAZIONE CENTRALE MUOVESSE UN DITO, IN QUANTO GLI UFFICI SI SONO COMPORTATI COME SE LA CRISI PANDEMICA FOSSE TERMINATA E COME SE LA NORMATIVA, DI LEGGE E DI REGOLAMENTO, SULLA MATERIA NON ESISTESSE. GLI STESSI INFATTI HANNO PROVVEDUTO SIC ET SIMPLICITER A REVOCARE LO SMART WORKING OBBLIGANDO TUTTI I LAVORATORI ALLA PRESTAZIONE LAVORATIVA ON SITE. A nulla rileva la circostanza che nell’organizzazione giudiziaria sia aperta, da poco, il tavolo negoziale sulla disciplina dello Smart Working. Ed invero gli uffici giudiziari ed i lavoratori che negli stessi operano attendono risposte immediate attuative della disciplina emergenziale e della ratio della medesima che è la protezione dal contagio.
Il successivo 4 agosto è stato recepito nella Giustizia il “Protocollo quadro per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro in ordine all’emergenza sanitaria da Covid-19” sottoscritto dalle confederazioni e dalle federazioni di categoria CGIL CISL e UIL con il Ministro della Funzione Pubblica il 24 luglio 2020. La valenza della predetta ricezione sarebbe stata notevole. Infatti la stessa non solo avrebbe consentito alla Giustizia di uniformarsi a tutte le altre pubbliche amministrazioni che sin dall’aprile scorso hanno fatto proprie le determinazioni assunte dal Ministro della Funzione Pubblica, di concerto con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, in materia di misure di protezione dal contagio da Covid-19 (a partire dalla sottoscrizione del protocollo su tale materia avvenuta il 3 aprile 2020) ma avrebbe reso operative in tale importante settore della PA le pregnanti clausole contenute nell’atto negoziale in tema di protezione dal rischio di contagio ed in tema di relazioni sindacali. PURTROPPO CIÒ NON AVVENUTO PERCHÉ IL PROTOCOLLO È RIMASTO NEI CASSETTI DEL MINISTERO NON ESSENDO STATO DIRAMATO AGLI
UFFICI CENTRALI E PERIFERICI PER LA SUA APPLICAZIONE.
Il 3 agosto 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 30 luglio 2020, n. 83 che, oltre a disporre la proroga dello stato di emergenza alla data del 15 ottobre 2020, tra l’altro ha previsto: il diritto allo svolgimento delle prestazioni di lavoro in modalità agile per i lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio da virus SARS-Co V-2, sulla base delle valutazioni dei medici competenti, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o, comunque, da comorbilità che possono caratterizzare una situazione di maggiore rischiosità accertata dal medico competente (art. 90, comma I secondo periodo, del DL 34/2020); il diritto riconosciuto ai lavoratori dipendenti disabili in condizione di gravità o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità grave a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile a condizione che sia compatibile con le caratteristiche della prestazione (art. 39 comma I DL 18/2020). ORBENE NON RISULTANO ANCORA EMANATE DISPOSIZIONI REGOLAMENTARI DI ATTUAZIONE DELLA SUMMENZIONATA NORMATIVA DA PARTE DELLE AMMINISTRAZIONI DELLA GIUSTIZIA E, SE SONO STATE EMANATE, IN OGNI NON SONO STATE COMUNICATE ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI.
Nel contesto dell’immobilismo delle amministrazioni della Giustizia, sopra descritto, si colloca il recente intervento del presidente delle Camere Penali il quale, nel lamentare il fatto che, mentre si discute “della ripresa di ogni possibile attività – scuola, discoteche, trasporti pubblici, alberghi, ristoranti…”, non si parla della ripresa dell’attività giudiziaria, denuncia il silenzio del Ministro della Giustizia che lascerebbe la gestione di tale ripresa “all’arbitrio dei singoli uffici giudiziari, e soprattutto alle determinazioni dei sindacati del pubblico impiego”. L’affermazione del presidente delle Camere Penali è davvero singolare. Ed invero in uno Stato di diritto la funzionalità dell’amministrazione giudiziaria, che è una pubblica amministrazione al pari delle altre, non è rimessa alle pur legittime istanze corporative di questa o quella categoria professionale siccome tutelate dalle rispettive rappresentanze associative (organismi dell’avvocatura, associazioni della magistratura, sindacati dei lavoratori ecc.) ma dalle leggi approvate dal Parlamento. Proprio per questo motivo IL SINDACATO, ED IN PARTICOLARE QUELLO CONFEDERALE CHE È DI GRAN LUNGA IL SINDACATO PIÙ RAPPRESENTATIVO DEI LAVORATORI PUBBLICI, ANCHE DELLA GIUSTIZIA, NON DECIDE (NÉ AMBISCE A FARLO) QUANDO E COME RIPRENDERANNO LE ATTIVITÀ PROCESSUALI MA CHIEDE SOLTANTO CHE NEGLI UFFICI GIUDIZIARI, AL PARI DI QUANTO AVVIENE NEGLI ALTRI UFFICI PUBBLICI, SI APPLICHINO LE DISPOSIZIONI NORMATIVE CHE IL PARLAMENTO HA APPROVATO PER LA DIFESA DAL CONTAGIO DEI CITTADINI TUTTI, COMPRESI QUELLI CHE OPERANO NELLA GIUSTIZIA: AVVOCATI, MAGISTRATI, LAVORATORI DELLE CANCELLERIE E DELLE SEGRETERIE GIUDIZIARIE, TESTIMONI, CONSULENTI, FORZE DELL’ORDINE, TECNICI, IMPUTATI ECC.
Tanto premesso, considerata la criticità della situazione, peggiorata dall’inerzia delle amministrazioni della giustizia, del tutto ingiustificata in particolare nella organizzazione giudiziaria ove, per la natura delle attività svolte (quelle processuali), fortissima è l’attenzione dell’opinione pubblica e la pressione degli organismi rappresentativi professionali (vedi Camere Penali) e maggiore è il rischio di contagio perché gli uffici sono presi d’assalto dall’utenza, CGIL CISL e UIL chiedono che a cura del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del Dipartimento dell’amministrazioni penitenziaria, del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità nonché della Direzione Generale degli Archivi Notarili siano impartite formali ed univoche disposizioni in tema di Smart Working affinchè lo stesso sia effettivamente applicato in tutte le strutture centrali e periferiche delle amministrazioni della giustizia in coerenza con i principi dettati dalla normativa vigente e fino
alla scadenza prevista dalla medesima. CGIL CISL e UIL chiedono inoltre che senza indugio sia inviato a tutti gli uffici il protocollo recepito il 4 agosto scorso corredato dall’invito rivolto alla dirigenza ad aprire da subito il confronto con le organizzazioni sindacali per l’applicazione delle clausole nello stesso contenute. CGIL CISL e UIL chiedono infine che presso il Gabinetto del Ministro sia attivato un osservatorio interdipartimentale sulla corretta applicazione della normativa emergenziale nel Ministero della Giustizia al fine di evitare il perpetrarsi di abusi e negligenze da parte della dirigenza degli uffici, anche centrali, forieri di danni per la salute dei lavoratori tutti e dell’utenza nonché lesivi della immagine della Giustizia.
CGIL CISL e UIL si riservano l’adozione di ulteriori iniziative in caso di negativo riscontro.
Distinti saluti

Roma, 4 settembre 2020

FP CGIL                           CISL FP                   UIL PA
Meloni \ Prestini              Marra                 Amoroso

NUOVO PROTOCOLLO SICUREZZA

Lo scorso 1° settembre si è riaperto il tavolo della contrattazione, dopo la pausa estiva, per discutere del nuovo protocollo sulla sicurezza.
Tre sono punti, per noi fondamentali, da inserire o integrare:
– Il riconoscimento, all’interno del testo del protocollo, del diritto ai buoni pasto per il personale, a far data da marzo, considerando che il lavoro agile non è stato scelto dai lavoratori, ma previsto per legge.
– La necessità di specificare meglio, nel testo del protocollo, la categoria di lavoratori fragili e le relative tutele.
– L’esigenza di direttive chiare e precise sul lavoro agile, per evitare pericolose fughe in avanti, già realizzatesi in alcuni territori.
Con particolare riferimento al lavoro agile, riteniamo essenziale non disperdere l’esperienza di questi mesi, utile sia per ragionare su un nuovo sistema di misurazione e valutazione della performance, sia per non arretrare rispetto all’informatizzazione.

Roma, 04 settembre 2020

FP CGIL
f.to Matteo ARIANO

CISL FP
f.to Michele CAVO

UIL PA
f.to Bruno DI CUIA

 
Pubblichiamo le note inviate al Ministro:
 La prima riguardante la notizia uscita sui giornali di un cambio al vertice del Ministero, con la possibile nomina a Segretario generale  di una personalità proveniente da Confindustria.
 
La seconda, a firma anche delle Federazioni, riguardante la modifica dell’art. 176 del D.Lgs 259/2003 (Codice delle Comunicazioni Elettroniche) e l’abrogazione dell’art. 5, comma 2, del D.Lgs 104/2011, disposizioni normative che regolano una delle attività del MISE in capo alla D.G.A.T.
 
Su entrambe le questioni le sottoscritte chiedono di tornare indietro sia nelle eventuale decisione di nominare ai vertici dell’Amministrazione una personalità legata al mondo industriale che condizionerebbe l’autonoma decisionalità del Ministero sia nel ritirare l’emendamento che spoglierà ulteriormente di competenze la nostra Amministrazione con un regalo ai privati e con il pasticcio che il controllore sarà anche il controllato, con la conseguenza ovvia della mancata  salvaguardia delle professionalità del personale del MISE.
 
Forse Settembre è un mese “fatale” per il Mise? Ad un anno esatto dal passaggio dell’Internazionalizzazione al Maeci ecco un ulteriore spoglio delle competenze ministeriali e della sua autonomia complessiva. “ORA BASTA!”

La nuova Sanità, da costruire insieme!
Lunedì 7 settembre si terrà l’Assemblea nazionale dei quadri e dei delegati della Fp Cgil Sanità, un primo momento di confronto interno per discutere insieme di riforma del Sistema sanitario nazionale.
Passaggio cruciale in vista di ottobre, mese che ci vedrà in piazza con la Cgil per rivendicare una Sanità più forte, più presente e più qualificata, per i lavoratori e per i cittadini.

Le sorprese agostane

Agosto è un mese che ai beni culturali destina sempre delle sorprese ed anche quest’anno non si è certo smentita la tradizione. Si è partiti con il blitz che ha comportato la cessione della gestione di uno dei siti più significativi delle Marche al locale Comune, la Rocca di Gradara, per il quale stiamo ancora aspettando uno straccio di motivazione plausibile dal vertice politico del Ministero ed è proseguito con l’emanazione dell’art. 24 D.L. 104/2020 – Misure urgenti per la tutela del patrimonio culturale e per lo spettacolo – che ha registrato una serie di misure di un certo spessore che riguardano il Ministero in riferimento al suo piano assunzionale, misure giustificate dalla ormai insostenibile situazione degli organici del ministero che attualmente viaggiano su una percentuale di carenze del 30% rispetto al fabbisogno non dirigenziale e del 50% di quello dirigenziale.
La norma agisce su due direttrici: da un lato autorizza l’attivazione di rapporti di lavoro di collaborazione professionale con esperti ai sensi dell’art.7, comma 6, D.Lgs. 165/01, nell’ambito dei quali la norma stessa consente l’attribuzione dell’incarico di Responsabile Unico del Procedimento. Il limite del compenso viene stabilito in 40mila euro per 15 mesi ed il finanziamento previsto è di 4 milioni di euro per il 2020 e di 16 milioni di euro per il 2021, circa 625 rapporti complessivamente attivabili.
Il comma 3 amplia la percentuale del ricorso ai rapporti di lavoro dirigenziali attivabili con procedure extra concorsuali portandola dall’8 al 15%. La natura di questi incarichi è di tipo quasi fiduciario e la disposizione limita l’attribuzione di incarichi dirigenziali esclusivamente a personale in servizio nel ministero in possesso dei requisiti previsti dalla legge per l’accesso ai ruoli. La stessa prevede una sorta di ulteriore trattamento di favore finalizzato al definitivo ingresso nei ruoli dirigenziali tramite il corso concorso previsto nei commi successivi inserendo come clausola di risoluzionedel contratto, che teoricamente può durare non oltre il 31 dicembre 2021, l’inserimento in posizione  utile nella graduatoria di accesso al corso concorso.
I commi successivi declinano le modalità di accesso, previa un’apposita convenzione con la Scuola Superiore Pubblica Amministrazione, alla qualifica dirigenziale tecnica per corso concorso. Tramite una procedura a cui può accedere il personale interno fino ad una riserva massima del 10% dei posti messi a concorso. All’esito viene formulata una graduatoria, maggiorata del 50% rispetto ai posti resi disponibili, destinata al suo assorbimento totale con esplicito divieto di attivare nuovi concorsi sino al suo esaurimento.
Entrando nel merito di queste disposizioni non risultano per nulla convincenti le modalità di reclutamento dei dirigenti di provenienza interna che, legando quasi esplicitamente tali incarichi alla possibilità di approdare al corso concorso, prefigurano una sottile operazione di spoil system, considerata la natura fiduciaria di tali incarichi. In sostanza il rinnovamento della classe dirigente interna,

reso ineludibile dal fattore anagrafico, si attua in parte su modalità di scelta e di selezione poco trasparenti
e molto condizionate da criteri discrezionali e fiduciari. In particolare appare un precedente pericoloso l’ampliamento, sia pure per un tempo limitato, della percentuale dei rapporti ex art.19, comma 6, del D. Lgs. 165/01 e la norma che lega questi rapporti di lavoro all’inserimento nella graduatoria del corso concorso, che produce un legame singolare e poco trasparente tra l’incarico fiduciario e la sua successiva possibile stabilizzazione. Stabilendo peraltro una quota minima del 10% a favore del personale interno. Quota del tutto insufficiente e che probabilmente sarà quasi interamente ricoperta da chi ha avuto un incarico fiduciario.
Per quanto riguarda il ricorso alle collaborazioni esterne appare di assai dubbia legittimità la previsione di affidamento dell’incarico di RUP a soggetti estranei all’amministrazione, in palese contrasto con quanto previsto dall’art.31 del Codice Appalti che prevede l’esclusivo ricorso a professionalità reperibili negli organici interni. In sostanza le responsabilità connesse alla funzione, per le implicazioni evidenti relative al ruolo di rappresentanza di interessi pubblici, per la norma primaria non possono che essere attribuibili a dipendenti pubblici e non a soggetti estranei ancorché titolari di una collaborazione professionale temporanea con l’Amministrazione. Anche in questo caso si determina un precedente pericoloso poiché si assimilano compiti esclusivi dei dipendenti pubblici a prestazioni professionali temporanee a cui si può ricorrere solo a determinate condizioni dettate dalla legge. Di conseguenza non ci sorprende più di tanto la loro dimensione numerica, il ricorso a queste tipologie di rapporto di lavoro è pratica storicamente diffusa nel Ministero, malgrado la sottostima evidente dei dati ufficiali. Ci preoccupa invece, e molto, questa impropria equiparazione nell’esercizio di delicate funzioni pubbliche, tra dipendenti pubblici e privati.
Quindi a noi queste disposizioni sembrano una toppa che non risolve nulla e che invece interviene disinvoltamente su principi essenziali relativi alle modalità con cui si fanno le selezioni pubbliche ed all’esercizio delle responsabilità amministrative.
Quello che invece rimane tutto intero è il problema relativo alla progressiva sparizione del personale interno e quello derivante dai gravi ritardi, solo in parte giustificabili con l’emergenza COVID, che stiamo registrando rispetto all’attuazione del piano assunzionale. Che, bisogna sempre ricordarlo coprirà, entro la fine del 2021 ed ammesso che venga espletato in tempi accettabili, si e no il 40% delle carenze che si determineranno entro quella data, così come ci illustrano i dati pubblicati dal Ministero.
Questo è il nodo centrale, che non si risolve con le toppe a colori, ma con un piano straordinario di occupazione che si ponga l’obiettivo di risolvere una volta per tutte la questione ineludibile del ricambio generazionale. Un piano che sia accompagnato da una corretta determinazione del fabbisogno professionale e revisione delle dotazioni per area che contenga e non rincorra le esternalizzazioni nei cicli interni più qualificati, dalla vigilanza ai profili tecnico-amministrativi ed a quelli scientifici.
Su questo abbiamo chiesto di confrontarci e noi alcune proposte le possiamo avanzare da subito:
l’anticipo delle risorse maturate con le cessazioni per quota 100 e anticipate avvenute nell’anno precedente, la disponibilità di ulteriori risorse straordinarie, il conseguente ampliamento dei numeri della programmazione assunzionale a partire dal 2021, la previsione di riserva di posti per gli interni e per i contratti flessibili che hanno maturato i requisiti ex legge Madia, la stabilizzazione dei tempi determinati con un percorso normativo ad hoc.
Queste proposte le avanzeremo non appena, come promesso, verrà convocato il tavolo politico sul tema e, alla prossima, faremo invece il punto sulle questioni contrattuali sul tappeto che hanno pari urgenza di definizione.

 

Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale Mibact

A seguito della risposta del Direttore Regionale, in merito alla richiesta sulla gestione dell’emergenza maltempo, la struttura territoriale Fp Cgil VVF annuncia lo stato di agitazione, in quanto l’Amministrazione si è dimostrata ancora una volta poco attenta e irrispettosa verso le problematiche dei lavoratori e dei  cittadini.

La Direzione Centrale per la Prevenzione Sicurezza Tecnica, ha inviato la nota in merito alla sperimentazione del dispositivo investigativo del NIA. A seguito dell’incontro con le OO.SS in data 15 maggio 2020  la Direzione si impegna di incontrare le OO.SS. nei prossimi mesi.

Il 13 agosto 2020 è stata siglata l’ipotesi di accordo relativa al rinnovo del CCNL Unioncamere 2016 – 2018 per il personale non dirigente, ponendo fine ad un periodo di vacanza contrattuale che non era più giustificabile. Riteniamo tale accordo soddisfacente perché in linea con le rivendicazioni presentate nelle piattaforme sindacali, in particolare per quanto riguarda l’aumento tabellare e i miglioramenti dei diritti complessivi.
Queste le novità contenute nell’ipotesi di accordo:

Un aumento economico del 4,07% totalmente destinato ad incrementare lo stipendio tabellare in busta paga, per un importo medio pari a 86,00 euro.
Maggiori flessibilità dell’orario di lavoro, per una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro:
a) nell’ambito delle 36 ore settimanali distribuite su 5 giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, la disciplina individuata consente diverse opportunità di gestione flessibile, adattandola alle esigenze dei dipendenti, alle sperimentazioni e alle disposizioni contrattuali (ad esempio saranno previste fasce temporali entro le quali saranno consentiti l’inizio ed il termine della prestazione lavorativa giornaliera, con la presenza di tutto il personale nel nucleo centrale della giornata);
b) per particolari situazioni personali, sociali o familiari, sono state previste condizioni di maggior favore nell’utilizzo dell’orario flessibile, anche con forme di flessibilità ulteriori rispetto al regime orario adottato dall’Ente, su richiesta del dipendente che benefici delle tutele connesse alla maternità o paternità di cui al D. Lgs. n. 151/2001, che assista familiari ai sensi della legge n. 104/1992, o ai sensi della legge n. 170/2010, o che assista familiari inseriti in progetti terapeutici di recupero per stati di tossicodipendenza o di alcolismo cronico o che assista familiari entro il secondo grado o, in mancanza, entro il terzo grado, ovvero i conviventi ai sensi della legge n. 76/2016;
c) previsto l’orario multi-periodale da adottare a seguito di accordo con il personale eventualmente coinvolto e/o interessato. Esso consiste nel ricorso alla programmazione di calendari di lavoro plurisettimanali con orari superiori o inferiori alle trentasei ore settimanali. Detti periodi non possono comunque superare le tredici settimane nell’anno e vengono programmati con congruo anticipo.
L’introduzione della disciplina del telelavoro e del lavoro agile. È stato disciplinato il telelavoro quale strumento non più sperimentale per lo svolgimento dell’attività lavorativa ed stato introdotto l’istituto del lavoro agile facendo esplicito riferimento alla legge 22 maggio 2017, n. 81 ed ai successivi interventi normativi collegati all’emergenza sanitaria che hanno definito il lavoro agile quale strumento ordinario di organizzazione del lavoro.
La garanzia del mantenimento dei permessi per visite mediche e per gravi e particolari accadimenti e della banca delle ore ed è stato, in particolare, raggiunto un accordo per ampliare la casistica (che sarà definita nella contrattazione integrativa) per l’accesso a giorni di permesso retribuiti per particolari e gravi accadimenti famigliari; è stato inoltre preservato il mantenimento della disciplina della banca delle ore.
– Estesi diritti e tutele già sanciti per coniugi ai soggetti delle unioni civili.
– L’introduzione di congedi per le donne vittime di violenza.
Il recupero nel fondo di produttività delle risorse destinate alle posizioni contrattuali rientranti nell’applicazione dell’indennità di disagio e l’introduzione di una nuova disciplina relativa al trattamento economico destinato alle posizioni dei Quadri intermedi, recuperando risorse dal lavoro straordinario e comunque lasciando inalterata la restante parte del fondo nei riguardi del personale non appartenente a tale categoria.
– Per quanto riguarda il welfare integrativo l’amministrazione e le rappresentanze sindacali si sono impegnate a individuare il fondo di assistenza sanitaria integrativa e la relativa disciplina di adesione con un apposito accordo entro il 31 dicembre 2020.

Per quanto detto, auspichiamo un rapido iter delle procedure di verifica da parte degli organi di controllo in modo tale che il contratto sia nel più breve tempo possibile pienamente efficace.

FP CGIL, Florindo Oliverio
CISL FP, Maurizio Petriccioli
UIL PA, Gerardo Romano

Roma, 1 Settembre 2020

Comunicato a tutto il personale
(RIPRESA)

Si apre un periodo di intensa attività sindacale. Molti i nodi che verranno al pettine in questo scorcio d’Estate.
A partire dai primi giorni di Settembre, saremo chiamati, finalmente, a discutere di regolamentazione dello Smartworking, con la definizione di tutti gli istituti contrattualmente previsti e rimasti in sospeso nel periodo emergenziale. E’ un momento importante, perché dovremo discutere del tema, sia in relazione al periodo del cosiddetto Lavoro Agile in deroga, sia in relazione alle modalità di svolgimento dello stesso a partire dal 14 di settembre e fino al 31 dicembre, con importanti risvolti, crediamo, in relazione allo Smartworking ordinario dal primo gennaio 2021.
Nel breve periodo, spingeremo affinché venga subito definito un nuovo accordo sulla mobilità interna del personale, che rinnovi e superi quello del 2010, per l’importanza che esso ha sulle vite dei lavoratori e che permetta semplificare, conciliare e valorizzare il loro contributo, accrescendo contemporaneamente il grado di benessere organizzativo.
Sarà importante, proprio per i temi di innovazione organizzativa, di cui un nuovo accordo sulla mobilità entra a far parte, procedere finalmente alla convocazione della prima riunione dell’Organismo paritetico per l’Innovazione, di cui all’art. 6 del CCNL Funzioni Centrali per il triennio 2016-2018, che prevede che l’organismo paritetico realizzi una modalità relazionale finalizzata al coinvolgimento partecipativo delle organizzazioni sindacali di cui all’art. 7, comma 3 su tutto ciò che abbia una dimensione progettuale, complessa e sperimentale, di carattere organizzativo dell’amministrazione. Avere una sede come quella sopra descritta, risulta a parere delle scriventi, fondamentale ad affrontare il periodo di cambiamento che stiamo attraversando.
Con i bandi sulle progressioni verticali, l’Amministrazione ha avviato nell’ambito delle politiche del personale, le progressioni già autorizzate impedendo che venissero a scadenza nel 2020. Ma ancora molto rimane da fare, già queste OOSS hanno sottolineato con forza la necessità di un netto cambio di approccio per l’adeguamento dell’organico: non si può più procedere per singoli accordi con sommatorie di numeri non correlate a reali fabbisogni rilevati, a destinazioni di sede già pianificate, a programmi di sviluppo.
Bisogna cambiare sistema quindi, delineando una vera politica del personale che preveda assunzioni adeguate per misura, destinazione effettiva e tipologia delle professionalità, non da ultimo prevedendo bandi specifici del Ministero stesso, anche su base territoriale.
Proprio per questo, è necessario un confronto continuo con le Organizzazioni sindacali.
Va detto allora che con i recenti bandi sulle progressioni verticali, al contrario, si inizia proprio con il passo sbagliato perché non è stata data nessuna reale informativa, sui criteri e sulle procedure previsti.
Il bando per 33 passaggi di area dalla II e 7 dalla I area, ha suscitato perplessità non solo per il basso numero delle posizioni (soprattutto di area prima), ma anche per i meccanismi selettivi poiché è molto centrato sulla discrezionalità di una Commissione giudicante e su una prova orale, nonché su limitazioni al calcolo dei requisiti di anzianità di servizio.
Anche se i criteri del bando nelle progressioni verticali non sono oggetto di contrattazione ed il numero di progressioni riflette quello effettivamente autorizzato, nella considerazione dello insoddisfazione di coloro che per troppi anni hanno atteso invano l’avvio di procedure di selezione interne, le scriventi stigmatizzano la mancanza di informativa rivolta alle OOSS, che -prima!- ci avrebbe consentito di esprimere i rilievi che richiedere chiarimenti, problematiche che comunque verranno affrontate nel prossimo confronto con l’Ammistrazione.
Una libera interlocuzione con le OO.SS. sulle modalità di selezione -lo ripetiamo: nel rispetto dei ruoli consentiti dal tema specifico- avrebbe potuto raccogliere opinioni e contributi ed, eventualmente, produrre soluzioni più adeguate.
Questo metodo non può essere accettato.
Ricordiamo qui a titolo informativo, che l’area prima tenderà ad essere superata nei nuovi contratti proprio perché viene finalmente riconosciuto che tutte le tipologie di lavoro comportano un relativo grado di complessità come l’utilizzo di strumentazioni informatiche e quindi il possesso e l’esercizio di determinati requisiti cognitivi.
Non potremo abbassare certo la guardia in relazione all’emergenza sanitaria indotta dal Covid 19.
La situazione globale è allarmante, il tema dei rientri in sicurezza del personale ministeriale, rimane fondamentale. A tal proposito, ringraziamo i Rappresentanti per la Sicurezza dei Lavoratori per il lavoro svolto fino ad ora, e faremo di tutto per porre sempre il tema all’attenzione dell’Amministrazione, invitandola a programmare per tempo interventi efficaci a prevenire il contagio all’interno delle sedi ministeriali.
A proposito di sedi ministeriali, rimane per noi fondamentale addivenire ad un incontro immediato sulla situazione degli Ispettorati del MiSE. Sarebbe auspicabile un vero e proprio piano industriale per gli stessi, che sulla base degli obiettivi da raggiungere, ne definisca le esigenze più pressanti e ne delinei percorsi di sviluppo strategici.
Queste articolazioni del MISE, sono fondamentali per il nostro Paese, e vogliamo che siano posti nella condizione di funzionare al meglio.

FP CGIL                                  CISL FP                                     UIL PA
Roberto Copioli                        Carlo Filacchioni                  Stefano Fricano

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