– COMUNICATO ESITI RIUNIONE
SPORT E SALUTE –
Care colleghe e cari colleghi,
ieri mattina abbiamo incontrato l’amministrazione per riprendere il confronto sul tema dello Smart Working strutturale (legge 81/2017) che avevamo concordato di rimandare alla definizione del Protocollo d’intesa sulla sicurezza e lavoro agile.
Dopo aver ascoltato l’introduzione del Dott. Meloni, abbiamo rappresentato all’amministrazione che è nostra intenzione procedere quanto prima possibile alla regolarizzazione e valorizzazione della prestazione lavorativa resa in Smart Working, che intendiamo inserire nel prossimo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, per quanto attiene ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, al luogo, tempo, disconnessione e misurazione dei risultati sugli obiettivi delle prestazioni rese, buono pasto, rimborsi ecc., prevedendo di consentirne l’accesso non solo ai lavoratori cosiddetti fragili, ma riservando una quota proporzionata alle presenze e ai compiti che possono essere svolti in quella modalità anche per coloro che su base volontaria la richiederanno e la utilizzeranno a rotazione con tutte le lavoratrici e i lavoratori che intenderanno avvalersene.
Sul lavoro agile, di seguito degli incontri tenuti tra Sport e Salute e i segretari di Federazione, l‘Amministrazione ci ha comunicato la disponibilità ottenuta da quest’ultimi a partecipare al tavolo tecnico, possibilità che abbiamo accolto con favore ritenendo che il loro contributo possa arricchire la discussione e facilitare il raggiungimento di un accordo che poi gli stessi avranno cura di osservare e applicare in maniera omogenea nelle proprie federazioni.
Abbiamo poi nuovamente ribadito l’esigenza di affrontare quanto prima possibile, ovvero alla ripresa delle ordinarie attività post festività, il tema dei rinnovi dei C.C.N.L. delle Aree, scaduto da quasi 4 anni, e dei Dirigenti, addirittura da 8, nella consapevolezza che l’emergenza sanitaria se da un lato ha contribuito a rallentare pesantemente l’avvio dei lavori tra le parti, dall’altra ha determinato un impoverimento pressoché generalizzato delle retribuzioni dei lavoratori che deve essere tempestivamente affrontato e risolto, al pari delle questioni afferenti i cosiddetti ruoli apicali e, più in generale, il sistema delle progressioni che, a nostro giudizio, e lo stiamo comunicando all’Amministrazione in queste ore, dovranno costituire specifici temi da avviare al confronto tecnico preliminare e definire in un ragionevole lasso di tempo, peraltro predeterminato.
Premesso quanto sopra, e in ragione di quanto concordato ieri, la prima riunione sui due temi poc’anzi trattati sarà convocata per il prossimo 15 gennaio 2021.
Di seguito, abbiamo poi inteso trattare due temi che non erano all’ordine del giorno: gli effetti conseguenti l’applicazione del decreto Cura Italia per i lavoratori, e la destinazione vincolata della quota delle risorse pubbliche necessarie al pagamento degli stipendi dei lavoratori, compresi i costi diretti e indiretti del personale.
Sul Cura Italia è emerso un elemento di grande preoccupazione per le scriventi OO.SS., in merito alla eventuale mancata/e imputazione/i, a partire dalle buste paga del mese di aprile, delle ore lavorate in più nell’arco della giornata/settimana, durante le notti, i fine settimana e in alcune festività. In proposito, abbiamo quindi invitato l’amministrazione a procedere senza ulteriori indugi a una rapida verifica della correttezza delle buste paga dei lavoratori e a provvedere, laddove si riscontrino errori, con altrettanta rapidità al ristoro di quanto dovuto. Osserveremo da vicino lo svolgersi delle verifiche, pronti a imporre il rispetto del vigente CCNL.
In ultimo, abbiamo rappresentato forti perplessità sul documento presentato dal Presidente e Amministratore delegato di Sport e salute – Avv. Cozzoli -, avente ad oggetto “Assegnazioni contributi 2021”, in quanto riteniamo non condivisibile il metodo e il merito delle decisioni assunte circa l’utilizzo non vincolato delle risorse da destinare al pagamento degli stipendi e delle premialità previste dal sistema di valutazione in uso, oltre alla copertura degli oneri diretti e indiretti, interrompendo così una consuetudine positiva nel mondo dello Sport.
A maggior ragione se si considera che l’origine delle predette risorse è in larga misura di provenienza PUBBLICA, ovvero dello STATO che deve assicurare la tenuta generale del sistema economico e sociale del paese garantendo la tutela dei servizi offerti alla collettività e la salvaguardia delle retribuzioni dei lavoratori che li erogano, compresi quelli dello Sport.
A ben vedere, questo è un tema che affrontammo già nell’incontro avuto a suo tempo con il Presidente di Sport e salute, che non ci sembrò affatto contrario ad aprire una riflessione in tal senso. È giunto quindi il momento di incontrarci ed esaminare la questione in tutti i suoi aspetti peculiari, poiché trattasi di argomento davvero molto sentito dai lavoratori.
Vi terremo puntualmente aggiornati sugli sviluppi delle prossime discussioni.
Con l’occasione, permetteteci di augurare a voi e ai vostri cari un sereno Natale e un più felice anno 2021, pandemia permettendo, ovviamente.
Cari saluti
FP CGIL
Francesco Quinti
CISL FP
Alessandro Bruni
UILPA
Paolo Liberati
CISAL FIALP
Dino Carola
“Il “Vaccine day” del 27 dicembre, in Italia come nel resto d’Europa, segna sicuramente un punto di svolta nella gestione dell’emergenza pandemica che ha sconvolto paesi ed economie in questi mesi. Uno strumento di prevenzione essenziale, che consentirà di tenere sotto controllo l’espansione del virus e lo sviluppo di complicanze, consentendo di ridurre il livello di emergenza sanitaria e la pressione complessiva sulla rete di assistenza in tutto il paese. E di certo uno strumento in più a disposizione di tutti gli operatori sanitari che finora hanno garantito cure ed assistenza a tutti i cittadini, con una capacità di risposta che spesso ha anticipato le riorganizzazioni di servizi e reparti, le carenze di dispositivi, la rimodulazione delle attività, dando il massimo sempre, sostenendo ritmi elevatissimi ed alto stress, pagando un prezzo altissimo in termini di contagi e decessi”, così la Fp Cgil Nazionale e la Fp Cgil di Roma e Lazio.
“Che sia un’infermiera dell’Istituto Spallanzani, da subito hub centrale per la gestione della pandemia, dove arriveranno le prime dosi per l’intero paese, e che gli altri primi quattro vaccini vengano somministrati a medici, oss e ricercatori, è una buona notizia: un importante segnale di attenzione e riconoscimento per il grande sacrificio e l’alta professionalità mostrata da ogni operatore sanitario di questo paese”, prosegue il sindacato.
“Gli infermieri continuano ad essere la categoria più esposta e più colpita dai contagi, che continuano a verificarsi a ritmo elevato tra tutti gli operatori sanitari. Continuiamo a lottare ogni giorno per garantire maggiore sicurezza e un piano straordinario di assunzioni, che consenta all’intero sistema sanitario di recuperare il gap decennale, le tantissime uscite e il progressivo e costante depauperamento del sistema pubblico. Che ha tuttavia dimostrato, in modo plastico, di essere essenziale nel garantire, nonostante le difficoltà e partendo dalle capacità e dalle professionalità di lavoratrici e lavoratori, servizi universali a tutti i cittadini”.
“Non è con la creazione di un nuovo esercito di precari – come sta accadendo con il reclutamento di medici e infermieri attraverso agenzie interinali per la campagna vaccinazioni – che si risponde alla domanda di cure e assistenza dell’intera popolazione. Spazi assunzionali, graduatorie aperte, nuove risorse: ogni sforzo di governo e regioni deve andare nella direzione del potenziamento e della valorizzazione del sistema sanitario pubblico, partendo, innanzitutto, da nuovi contratti, assunzioni stabili e riconoscimento delle professionalità”, concludono la Fp Cgil nazionale e la federazione regionale di Roma e Lazio.
COORDINAMENTO NAZIONALE INPS
OPI: SPERIMENTAZIONE REASSESSMENT
ORGANIZZATIVO E DATI PRODUTTIVI 3° TRIMESTE
Alla riunione dell’OPI dei giorni scorsi in merito alla sperimentazione in corso abbiamo
innanzitutto sottolineato il mancato invio della documentazione annunciata con la
convocazione dalla stessa amministrazione, quindi vi è stato solo un’illustrazione
orale del percorso attivato dall’amministrazione e degli aspetti informatici, che hanno
evidenziato il tendere a team interfunzionali per rispondere ai bisogni complessi
dell’utente con applicativi che dovranno aiutare a socializzare le lavorazioni e
condividere le informazioni sullo stesso utente.
Come CGIL abbiamo ribadito ancora una volta e con forza la non condivisione
di avviare una sperimentazione in questo momento storico caratterizzato
dall’emergenza pandemica e con l’Istituto impegnato sulle erogazioni dei prodotti
covid che si sono aggiunte alle altre attività istituzionali di competenza INPS. Inoltre
questa sperimentazione, che trattasi una vera e propria riorganizzazione,
ancora una volta parte senza il coinvolgimento delle lavoratrici e dei
lavoratori, il patrimonio più prezioso dell’Istituto, che sono smarriti e mortificati da
assegnazioni nei diversi nuclei avulsi da competenze e professionalità, ma segnati da
arbitrarietà generando conflittualità nelle realtà lavorative.
Ci chiediamo:
-se le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto non sono stati messi nelle condizioni di
comprendere la direzione di questa rivisitazione organizzativa, in più si calpesta la
loro competenza e professionalità,
-se l’Istituto non parte dalla valorizzazione del proprio personale che
rappresenta il vero motore della macchina INPS,
come si può raggiungere l’obiettivo tanto sbandierato dell’UTENTECENTRO?
Quindi abbiamo chiesto un tavolo permanente in merito alla sperimentazione con
la partecipazione delle OO.SS del territorio delle sedi interessate per determinare un
coinvolgimento attivo delle lavoratrici e dei lavoratori delle sedi nei processi di
cambiamento ed affinchè l’amministrazione valorizzi ed investa sull’importante
patrimonio umano dell’Ente, le lavoratrici e i lavoratori.
In merito alla produttività l’Amministrazione ha comunicato che i dati di settembre
2020 sono decisamente migliori rispetto al medesimo periodo del 2019.
In sintesi a settembre si registravano:
– n. 35 sedi tra parametro 90 e 100
-n. 10 sedi a parametro 80
Inoltre ci è stato illustrato che già nel solo mese di ottobre la situazione è
ulteriormente migliorata con altre n. 9 sedi che hanno raggiunto parametro tra 90 e
100 e solo n. 5 Sedi ancora a parametro 80. Questo trend positivo a parere
dell’amministrazione rileva miglioramenti generali in corso.
Come CGIL abbiamo ribadito, che l’eccezionalità del 2020 caratterizzata dallo
sforzo enorme profuso dal personale dell’Istituto per garantire alla cittadinanza
l’erogazione dei prodotti covid, che si sono aggiunti ai tanti servizi già in carico
all’Inps, nessuna sede deve essere penalizzata, ricordando le rassicurazioni dei
vertici dell’Istituto in merito.
Particolare attenzione poi meritano anche le sedi oggetto di sperimentazione, a cui si
è aggiunta anche Rovigo, e non solo per il 2020, ma anche per l’anno prossimo.
Roma, 22 dicembre 2020
FP CGIL FP CGIL
Antonella Trevisani Matteo Ariano
“Un passo nella direzione giusta”. Così la Fp Cgil commenta l’emendamento approvato alla manovra che stanzia 100 milioni di euro per istituire un’indennità di tutela e promozione della salute a favore di una larga platea di professionisti della sanità pubblica, aggiungendo che: “Va dato atto ai proponenti dell’emendamento di aver colto un punto reale, quello del rischio della determinazione di un conflitto interno al mondo del lavoro in sanità che la misura promossa dal Governo a favore della sola professione infermieristica e della dirigenza, peraltro non tutta, rischiava di ingenerare”.
“Nessuno, ovviamente, – prosegue il sindacato – discute dell’opportunità di dare risposte economiche a infermieri, medici e dirigenti. Esigenza che esisteva prima della pandemia e che il dramma che sta vivendo il paese ha solo ulteriormente evidenziato. Assieme a occupazione e sicurezza, la questione economica è una delle tre rivendicazioni che stanno alla base della mobilitazione che insieme a Cisl e Uil di categoria stiamo portando avanti. Quello che non convinceva di quella soluzione era il meccanismo escludente nei confronti di lavoratrici e lavoratori che, per la parte di loro responsabilità, hanno partecipato e partecipano alla battaglia contro il virus e, più in generale, al funzionamento del servizio sociosanitario nazionale”.
Inoltre, prosegue la Funzione Pubblica Cgil, “nell’apprezzamento del lavoro svolto, e nella consapevolezza che uno stanziamento superiore non era nella disponibilità di chi si è fatto carico di proporre e difendere l’emendamento, fra tutti l’onorevole Elena Carnevali, va detto con chiarezza che le risorse sono sufficienti a dare un segnale ma non a esaurire le necessità di risposte, esattamente come inadeguate sono quelle previste fin dall’inizio a favore degli infermieri. Manca alla maggioranza della rappresentanza politica una visione complessiva nel costruire le risposte che le lavoratrici e i lavoratori della sanità stanno aspettando da troppo tempo. Risposte che si possono costruire solo indirizzando risorse adeguate verso lo strumento che è deputato a questo scopo, che è il contratto nazionale, stanziandone anche una parte alla costruzione di un nuovo sistema di classificazione e delle carriere. Una scelta che, com’è noto, il Governo ha deciso di non adottare”, conclude.
Ricorso per riconoscimento indennità di rischio per i lavoratori in possesso di tesserino di P.S.
– Alcuni chiarimenti
A seguito delle numerose segnalazioni che ci stanno pervenendo in ordine ad un vertenza relativa al riconoscimento dell’indennità di rischio per i lavoratori in possesso del tesserino di P.S., attivata da altre sigle sindacali, riteniamo utile fornirvi alcuni utili chiarimenti per i lavoratori.
La vertenza ha avuto esito favorevole in primo grado di giudizio presso il Tribunale di Roma, ma ancora non è possibile visionare il suo dispositivo in quanto non risulta sia stata pubblicata la sentenza. Stiamo esattamente attendendo questo per poter procedere ad una valutazione nel merito ai fini della sua percorribilità. È noto a tutti che una sentenza di primo grado non fa giurisprudenza e può essere ribaltata nei successivi gradi di giudizio. Nelle more abbiamo già preso contatto con alcuni uffici legali sul territorio per definire gli aspetti procedurali e stiamo valutando l’eventuale avvio di una vertenza e le condizioni convenzionali di miglior favore da offrire ai nostri iscritti. Non riteniamo che ci sia alcuna fretta per avviare la vertenza, in quanto non c’è una tempistica a scadenza ma più semplicemente il riferimento agli ultimi cinque anni della vita lavorativa, ovvero il periodo non soggetto a prescrizione, calcolati all’atto dell’avvio della richiesta. Riteniamo invece utile quanto già proposto da altre sigle, ovvero l’invio di una semplice richiesta di pagamento dell’indennità di rischio che produce l’effetto di interruzione dei termini di prescrizione e di prolungamento del periodo rivendicabile. Per facilitare il vostro lavoro vi inviamo un fac simile dell’istanza.
Nel momento in cui sarà disponibile il dispositivo della sentenza sarà nostra cura fornire tempestive informazioni per agevolare le adesioni dei lavoratori nostri iscritti: alcuni territori sono già partiti con la richiesta di adesioni, nei prossimi giorni forniremo ulteriori indicazioni anche sulla individuazione concreta degli uffici legali a cui rivolgersi valutando, nel caso, il possibile utilizzo di un unico studio legale verso cui convogliare le adesioni.
Cogliamo l’occasione per augurare a tutte le lavoratrici ed a tutti i lavoratori e le loro famiglie buone feste e un anno nuovo che ci possa consentire di metterci alle spalle questo periodo così difficile.
Cari saluti
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale Mibact
Pubblichiamo il resoconto dell’incontro tenutosi con la Ministra dell’Interno Pref. La Morgese, al centro il ritorno alle corrette relazioni sindacali
“Altro che innovazione, qui siamo alla restaurazione. Cade la maschera della ministra Dadone: nulla di nuovo, ricette vecchie come il cucco. Abbiamo letto con stupore le notizie e le parole della ministra, ricevendo così la conferma che non c’è nulla di innovativo rispetto all’approccio che si ha nei confronti della riforma della Pubblica amministrazione, della sua digitalizzazione e della valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore pubblico”. Ad affermarlo è la Funzione Pubblica Cgil.
“A tutti i soloni che nelle scorse settimane attaccavano le organizzazioni sindacali – prosegue il sindacato – che si mobilitavano denunciando l’insufficienza delle misure messe in campo dal governo per il rilancio e la riqualificazione della Pa, adesso diciamo: potete leggere nero su bianco che la ricetta del governo non è sicuramente all’altezza di una mobilitazione importante del settore pubblico per capitalizzare al meglio il Recovery Fund, insieme agli altri investimenti pubblici e risorse europee, che potevano rappresentare una svolta per le pubbliche amministrazioni”.
Per la Fp Cgil “rimane un nodo critico, quello relativo all’occupazione nel settore pubblico: non c’è alcun piano assunzioniale straordinario nella legge di Bilancio, anzi non si copre neanche il turn over al 100% delle amministrazioni dello Stato. C’è qualche piccola deroga sulle assunzioni in aree specifiche, come nella sanità o nella polizia locale, ma assolutamente insufficienti a dare risposte ai cittadini, né tantomeno a costituire quell’elemento sul quale appoggiare una riforma della Pa”. Inoltre, aggiunge, “dal punto di vista organizzativo l’idea di utilizzare, o meglio brandire, lo smart working come premio o punizione nasconde dietro l’idea che non c’è alcun investimento nel cambiamento e nella digitalizzazione ma solo un modo per rieditare le pagelle di brunettiana memoria: lo smart working come premio o l’ufficio come punizione e la valutazione dei cittadini con le faccine rosse, gialle o verdi da attribuire ai dipendenti pubblici. Con le banche dati che non comunicano, gli archivi cartacei non digitalizzati, i servizi su prenotazione perché manca il personale. Cadono le braccia di fronte alla negazione della reale condizioni di pre-collasso della Pa, solo propaganda da intervista spot”.
Secondo la categoria dei servizi pubblici della Cgil, “è un tradimento rispetto alle aspettative del mondo del lavoro pubblico, così come del paese, relative al rilancio dei servizi pubblici. In più rileviamo che la ministra Dadone, dopo essersi impegnata a convocare un tavolo sul tema della riforma della Pa e sull’occupazione, ad oggi non ha dato seguito alle sue parole, lasciando nella legge di Bilancio i nodi irrisolti del piano straordinario per l’occupazione, delle stabilizzazioni e anche della possibilità di garantire a tutti i precari un percorso verso la sicurezza della loro occupazione”.
Sul fronte sicurezza, la Fp Cgil lancia “un grido di allarme: nessuna misura è stata adottata. Anzi nei confronti che si stanno avendo nei vari ministeri, non c’è alcuna risposta positiva rispetto alle rivendicazioni sindacali di elevare il livello di protezione e sicurezza per chi opera nei servizi essenziali. Guardando a quello che accadrà nelle prossime ore, quando il nostro paese dovrà rispondere alle necessità dei cittadini anche durante le festività con lavoratori pubblici dei servizi essenziali oramai allo stremo, riteniamo assolutamente inaccettabile che non si sia affrontato in via emergenziale il tema dell’innalzamento del livello di protezione dei lavoratori pubblici, a partire dalla sanità e di tutti gli operatori di prossimità. Lavoratrici e lavoratori che stanno registrando un tasso di contagiosità al virus molto alto e che andrebbero garantiti e protetti proprio in una fase molto delicata del nostro paese, nella quale stiamo provando ad affrontare la nuova ondata. Andremo avanti con la mobilitazione perché la qualità della pubblica amministrazione è una precondizione, oltre che una priorità alla ricostruzione del Paese”, conclude.
Pubblichiamo la nota n. 0462279 del 21.12.2020 relativa a quanto in oggetto indicata.
Pubblichiamo l’informativa riguardo il compendio infortuni per il periodo 1998-2020
MINISTERO DELLA
DIFESA
ASSUNZIONI STRAORDINARIE DI 431 UNITÀ’ LAVORATORI CIVILI NEGLI ARSENALI E POLI DI MANTENIMENTO
La Commissione bilancio della Camera approva l’emendamento. Il segnale di un cambiamento!
La Commissione bilancio della Camera ha approvato un emendamento, recependo le nostre sollecitazioni, che prevede assunzioni straordinarie di 431 unità di personale civile per le esigenze degli Arsenali della MM e dei Poli di mantenimento dell’Esercito.
Il provvedimento autorizza l’assunzione straordinaria di professionalità tecniche civili, non dirigenziali, negli Arsenali di La Spezia (138), Augusta (49), Brindisi (40), Aulla (17) e nei Poli di mantenimento di Piacenza (154) e Terni (33) nel triennio 2021-2023.
I reclutamenti approvati nell’occasione, i cui numeri non rappresentano certo la soluzione all’alto numero di lavoratori che sono andati o che andranno presto in pensione, costituiscono però il chiaro segnale di un cambio di indirizzo nelle politiche del Ministero, che FP CGIL CISL FP e UIL PA hanno sempre rivendicato, e rappresentano l’inversione di una tendenza fissata da una legge sciagurata, la 244/12, che impone la riduzione degli organici a 20.000 unità sino al 2024 e che sta penalizzando le attività produttive degli enti e le economie di interi territori.
Se è diventato un patrimonio comune la consapevolezza che la costante riduzione dei lavoratori civili sta portando al collasso la capacità operativa delle FF.AA., è altrettanto evidente che il mancato ripianamento degli organici e la perdita continua di professionalità uniche, aprirà la strada a possibili privatizzazioni selvagge, molto più costose per la collettività, che in ogni caso contrasteremo con assoluta determinazione.
In tale ambito è necessario ribadire, tenuto conto dell’attuale trend di pensionamenti, che il vertice politico del Ministero dovrà comunque avere il coraggio di pianificare, per l’immediato futuro, l’assunzione di almeno 3.000 lavoratori sino al 2024 anche attraverso la modifica della legge 244/12.
Lo pretende il buon senso, lo chiedono le comunità, lo reclama un paese che, analogamente agli altri paesi europei, richiede di affidare ai dipendenti civili compiti e funzioni anche a garanzia delle istituzioni democratiche.
Il percorso non è completato ed occorre continuare a lavorare per raggiungere questi obiettivi.
FP CGIL
Francesco Quinti
Roberto De Cesaris
CISL FP
Massimo Ferri
Franco Volpi
UIL PA
Carmela Cilento
Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Umane in merito ai trasferimenti del personale per esigenze legate al servizio
Mercoledì 16 dicembre 2020 IL Team Recruitment EPSU giovani ha tenuto un webinar
pensato come un focus sul reclutamento nella crisi COVID.
Sebbene l’argomento sembra essere molto circostanziato, legato a un episodio raro come
quello di una pandemia globale, le idee rappresentate possono dare molti spunti di
riflessione al di fuori del contesto di riferimento; soprattutto in materia di digitalizzazione
del reclutamento.
TUC: il primo relatore apparteneva allo stesso sindacato inglese cha ha concepito l’app
Worksmart, oggetto dell’incontro svolto il 23 ottobre scorso.
L’esperienza che il rappresentante inglese ha voluto condividere è un progetto di Online
Campaigning lanciato attraverso la loro piattaforma TUC Digital
(https://digital.tuc.org.uk/ ). Le attività di campaigning sono raccolte firme virtuali (la piattaforma usata era www.megaphone.org.au), in genere predilette da ONG impegnate nel
sociale come Green Peace, Save the Childrens o altri. Il motivo per il quale una simile
attività può essere interessante per un sindacato è stato sintetizzato dal relatore con la
frase “get people clicking”: Una petizione online può essere infatti il primo passo di un
percorso di organizzazione più vasto, ed è un modo visibile di manifestare e ribadire
pubblicamente il proprio impegno verso vecchie e nuove rimostranze sindacali.
Il vantaggio di organizzare una petizione online sta nell’avere, allo stesso tempo, uno
strumento di sensibilizzazione verso un problema dei lavoratori e un prodotto social dal
titolo “accattivante”, con cui il lettore può provare solidarietà al di fuori di un discorso di
appartenenza sindacale. Se nel secolo scorso si stampavano volantini da far circolare in
questa o quella fabbrica, oggi questo mezzo è antiquato, e il metodo dei proclami via
newsletter generali non è efficace (spesso sono girati in spam, e comunque il lettore può
non avere alcun interesse in quel particolare momento). Con una petizione online su
materie sensibili si possono raggiungere platee vastissime e intersettoriali i cui “fruitori”,
aprendo il link, si ritrovano più motivati a leggere una dichiarazione sindacale perché
stimolati a saperne di più circa lo scopo della campagna.
Se la persona è interessata, cliccando per firmare la petizione si ingaggia una prima
relazione con l’individuo, che lascia in questo modo il proprio contatto email e social. Ogni
susseguente comunicazione, a patto abbia dato il consenso a riceverne, sono una
opportunità per un ulteriore step di coinvolgimento progressivo del singolo.
Gli step possono essere idealmente riassunti in: 1) mandare online una petizione; 2) gli
individui, parte o meno di quella categoria, la vedono; 3) alcuni fra loro la firmano; 4) chi
ha espresso consenso viene ricontattato per partecipare a incontri follow-up, anche tramite
chiamate online; 5) i più coinvolti e volonterosi possono unirsi come volontari. Si tratta di
un percorso ad imbuto: da miglia di persone che cliccano sul link, poche si impegneranno,
ma saranno comunque più di quelle che si avevano in partenza con poco sforzo. Occorre
ovviamente ottimizzare i meccanismi social per ottenere più visualizzazioni, mentre il resto
è lasciato alla libera iniziativa di chi viene a conoscenza della campagna.
Esempio no. 1: campagna TUC a favore dei precari del “Wetherspoons branch” (sembra sia
una linea di pub in franchising). In 24 ore, la petizione TUC ha raccolto 14.000 firme; tra
esse, alcuni hanno dato il consenso ad essere contattati. Una settimana dopo, TUC ha
tenuto un incontro “follow-up” con 16 volontari firmatari della petizione e lavoratori del
franchising. A seguito della stessa, una decina ha accettato di impegnarsi personalmente
nella gestione dei rapporti fra il sindacato TUC e i loro compagni lavoratori di
Wetherspoons. È nata una nuova sezione sindacale.
Esempio no. 2: campagna TUC “food for workers” legata all’assenza di buoni pasto, in
tempo di pandemia, per una determinata categoria di lavoratori. In una settimana sono
state raccolte 2846 firme, e nella stessa campagna c’era una sezione fundraising dove chi
firmava poteva donare qualcosa. 354 firmatari hanno accettato di mostrare questa
solidarietà economica.
Esempio no. 3: campagna “Microsoft office driven companies”. Noi lavoratori del terziario
usiamo il pacchetto Office tutti i giorni, ma trascuriamo il fatto che per ogni click noi
produciamo dati. Questi dati sono raccolti dalla Microsoft per essere commercializzati o
per migliorare il prodotto. Ma il datore di lavoro come può usarli? Talvolta per la
sorveglianza (stabilire chi sta lavorando a una data ora). TUC ha dunque intrapreso una
petizione per richiedere alla Microsoft di rispettare la privacy dei lavoratori nel loro fruire
di Office 365. Sono state raccolte 5641 firme, e allegato alla petizione era presente un
sondaggio: “cosa ti preoccupa di più riguardo il crescente uso di dati ricavati dal tuo lavoro
a dalla sorveglianza digitale?”.
Ricapitolando, nel primo caso l’obbiettivo era creare un nuovo nucleo sindacale; nel
secondo era sensibilizzare e raccogliere solidarietà completa mediante crowdfunding; nel
terzo, era raccogliere nuovi dati da persone non iscritte al sindacato attraverso il sondaggio.
In ogni caso, la reputazione e la visibilità del sindacato ne esce rafforzata, tanto verso gli
iscritti che verso i non iscritti, perché agisce. Gli obbiettivi di firma sono sempre stati settati
in maniera da restare bassi (3000 – 4000 ecc) in modo da non incappare nell’imbarazzo di
una campagna andata deserta.
FEDERATIA PUBLISIN: Sindacato Rumeno da 78.000 iscritti; durante la pandemia ha
deciso di investire massivamente sui propri social media per stare vicini agli iscritti,
arrivando però centinaia di migliaia di reazioni sui propri social quindi ben oltre il numero
di adesioni.
La loro attenzione si è concentrata sul come massimizzare la visibilità dei propri traguardi
di contrattazione e creare, attraverso quella, nuova affluenza di iscritti.
Hanno così prodotto una considerabile quantità di post e contenuti “condivisibili”,
presentando costantemente i problemi che ogni giorno i propri membri affrontavano a
lavoro e rispondendo in modo rapido ai commenti dei “followers”.
Nel loro modo di vedere le cose, il vecchio metodo del punto-raccolta firme su una piazza
per reclutare affiliati o sensibilizzare il pubblico a un determinato problema è vetusto e
non più efficace. Inoltre, è esposto a critiche ove dovessero esservi dei flop di presenze, un
danno di immagine considerevole se qualcuno dovesse mettere online la foto di uno stand
deserto. Questo è vero a fortiori durante una crisi pandemica. I social media, così
ossessivamente onnipresenti ed ubiquitari, possono mantenere alto il livello di attenzione
ed entusiasmo delle platee dando l’idea di un’organizzazione sindacale sempre al lavoro.
Questo però non risolve il problema del come andare online, come sottolineato dai relatori:
“we can’t be their Netflix”, non è questo che ci si aspetta da un sindacato, ma tuttavia
dobbiamo sforzarci di trovare una nuova via appropriata per la digitalizzazione dei nostri
servizi in conformità e coerenza con il nostro scopo sociale.
Andrea Mosca
Membro del Youth Network di Espu per la FPCGIL