RESOCONTO RIUNIONE 20 MAGGIO 2020 – CONTRATTAZIONE FUA 2018

Ieri 20 maggio 2020, alle ore 15.00 si è tenuta una riunione tra le OO.SS. e l’amministrazione utilizzando una piattaforma informatica on line, per discutere della assegnazione delle risorse per il FUA 2018 .
Hanno partecipato il Dr. Milonis per l’amministrazione e i rappresentanti di FPCGIL, CISL FP, UILPA, USB, FLP e CONFSAL .
Il Dr. Milonis ha aperto i lavori relazionando sui contenuti della proposta scaturita dai lavori del tavolo tecnico iniziati lo scorso mese di ottobre che dovrebbe portare ad una equa distribuzione del fondo disponibile che è stato confermato che ammonta a 3.489.000 al lordo di tutte le trattenute e degli oneri .
La proposta condivisa da FP CGIL e CISL FP è stata quella di confermare tutte le indennità dello scorso anno meno quella relativa al servizio a scavalco continuativo .
Nella proposta sono state rimodulate le quantificazioni delle stesse indennità in particolare per quella relativa alla località isolata .
Per quanto riguarda le indennità di turno e le indennità di reperibilità è stato proposto di fare riferimento al CCNL 2016/2018 e quindi di riformulare la proposta dell’amministrazione con i nuovi riferimenti .
Abbiamo, inoltre, rivisto la richiesta di impegnare delle risorse provenienti dai risparmi di gestione per “valorizzare l’attività di risposta rapida al cittadino 1500”.
Per quanto attiene all’applicazione dell’art. 78 del CCNL, che prevede una differenziazione del premio individuale “per i dipendenti che conseguano le valutazioni più elevate, secondo quanto previsto dal sistema di valutazione dell’amministrazione, è attribuita una maggiorazione del premio individuale”
secondo un meccanismo che prevede la misura di detta maggiorazione, definita in sede di contrattazione integrativa, non inferiore al 30% del valore medio dei premi attribuiti al personale .
Sul tavolo tecnico sono state prese in esame diverse opzioni ma in definitiva è stata presa in considerazione quella di valorizzare solo quei lavoratori che hanno preso 100 nella valutazione relativa all’anno 2018.
I lavoratori in questione sono risultati 391, 95 dei quali sono dipendenti degli uffici di diretta collaborazione, che, secondo la proposta FP CGIL e CISL FP, non dovrebbero essere calcolati nella parte dei percettori del “premio” in quanto hanno percepito già l’indennità di gabinetto, seppure, in qualche caso, per pochi mesi .
Di conseguenza i “premiati” dovrebbero essere 296 su 1.424, corrispondente al 20,78 del totale, con un importo di 206 euro al lordo delle trattenute del dipendente .
In finale è stato richiesto dalle scriventi OO.SS., l’avvio della trattativa sull’art. 7 anno 2019 e indicazioni precise sui tempi di pagamento del’ FUA 2017 e dell’Art. 7 anno 2018.
Pertanto, tutte le OO.SS. hanno espresso le loro posizioni e siamo in attesa della definitiva proposta dell’amministrazione che dovrebbe essere formulata entro fine settimana .
VI TERREMO INFORMATI

FP CGIL                              CISL FP
LUPI                                 GARRONI

Al Presidente dell’INPS
Prof. Pasquale Tridico

Al Direttore Generale
Dott.ssa Gabriella Di Michele

Al Direttore Centrale Risorse Umane
Dott.ssa Maria Grazia Sampietro

per il tramite del Dott. Aldo Falzone
Dirigente Area Relazioni Sindacali

Oggetto: riconoscimento maggiorazione oraria front-office

Il CCNI 2018, sottoscritto in via definitiva lo scorso 22 ottobre, ha riconosciuto, con estensione successiva anche al personale non inquadrato nel profilo amministrativo, previsione confermata, da ultimo, nell’ipotesi di CCNI 2019 sottoscritta il 30 aprile u.s., una maggiorazione oraria del 20% della retribuzione al personale impegnato nell’attività di front-office.
In virtù del mutamento in questa fase della modalità di relazione con l’utenza, da una modalità fisica ad una modalità remota, un cambiamento imposto dall’emergenza epidemiologica del COVID-19 a tutela della salute e dell’incolumità non solo dei colleghi, ma anche dell’utenza che quotidianamente si riversa sugli sportelli dell’INPS, dallo scorso mese di marzo è stato necessario organizzare nelle sedi territoriali dell’Istituto un servizio di front-office telefonico strutturato, sulla base degli indirizzi operativi della D.C. Organizzazione e Comunicazione, in analogia con il progetto di front-end di sede all’epoca in corso di estensione a tutte le strutture nazionali. Il servizio di front-office telefonico, organizzato in alcune sedi su unico livello con i colleghi che si alternano con turnazione alla risposta al numero unico provinciale, oppure in altre sedi strutturato su due livelli, con un’accoglienza di primo livello, rappresentata dal call center provinciale, ed un secondo livello costituito dalla “sportelleria telefonica” presidiata dai colleghi, copre quotidianamente il rapporto con l’utenza dalle 8.30 alle 16.30: ciò avviene o con l’utilizzo del computer portatile fornito dall’Istituto oppure con deviazione delle chiamate dal numero unico provinciale sull’apparto telefonico privato.
È di tutta evidenza che la modalità di erogazione del servizio e l’intensità dello stesso sono tali da renderlo equiparabile al servizio di font-office fisico se non addirittura da configurarlo come più gravoso in ragione della enorme pressione sopportata e della difficoltà di accesso alle banche dati da remoto, accesso necessario per erogare un’adeguata e completa informazione e consulenza agli utenti.
Alla luce delle considerazioni esposte, nelle more della definizione di un accordo che disciplini compiutamente il lavoro agile durante tutto il periodo emergenziale, le scriventi organizzazioni sindacali chiedono che l’Amministrazione riconosca la maggiorazione oraria prevista per il front-office tradizionale anche al front-office telefonico non perché costituisca un premio, ma semplicemente perché rappresenta il riconoscimento per un lavoro gravoso portato avanti dai colleghi in questi mesi. Come ci ha scritto un collega “non sono abituato a dire che a chi lavora spetta un premio, a me piace invece pensare che a chi lavora spetti il giusto, i premi li raccogliamo e li conserviamo soltanto nel nostro intimo sentimento che ci porta a dire: ho fatto il mio dovere e ne sono orgoglioso”.
In attesa di un riscontro si porgono cordiali saluti.

Roma, 22 maggio 2020

FP CGIL
Matteo ARIANO
Antonella TREVISANI

CISL FP
Paolo
SCILINGUO

UIL PA
Sergio CERVO

CONFINTESA/FP
Francesco VIOLA

CONFSAL-UNSA
CIARALDI
PEPPETTI

Al Presidente dell’ENAC
Dott. Nicola ZACCHEO
Via Pec a: protocollo@pec.enac.gov.it

e,p.c.

Al Sig. Capo Gabinetto
Ministra delle Infrastrutture e Trasporti
Dott. Alberto Stancanelli
Via Pec a: ufficio.gabinetto@pec.mit.gov.it

Oggetto: confronto per l’ipotesi di trasformazione dell’ENAC

Signor Presidente, Le scriviamo all’indomani dell’incontro avuto con Lei sul progetto di riforma dell’Ente e sulla Sua intenzione di procedere con la trasformazione dell’ENAC in ente pubblico economico. Rispetto ai suoi propositi riguardo la ricerca di possibili punti di convergenza tra il suo progetto e le rivendicazioni di parte sindacale, che, a vantaggio di tutti si ricorda, ritengono necessario il mantenimento del ruolo pubblico e terzo dell’ENAC all’interno della PA, registriamo purtroppo che anche oggi sono continuate le convocazioni dei dipendenti da parte di tutta la dirigenza al fine di sondare e riportare la loro opinione riguardo i contenuti della Sua lettera del 15 maggio u.s. Le ribadiamo che in base all’art. 8 della legge 300/70 e alla giurisprudenza in materia, questo comportamento si potrebbe configurare anche come un comportamento antisindacale. Al riguardo, di fronte all’evidenza del ripetersi di questi episodi nonostante le Sue rassicurazioni espresse in riunione, le Scriventi OOSS Le ribadiscono con la massima fermezza che rappresenta condizione irrinunciabile per la prosecuzione del confronto avviato, l’interruzione immediata di tale attività. Qualora ciò non accadesse, nostro malgrado, ci vedremmo costretti a dover attivare un procedimento ai sensi dell’art.28 legge 300/70 per ripristinare condizioni di normalità, atte a garantire la sostenibilità del confronto sul futuro dell’Ente.
Avendo preso atto delle sue dichiarazioni riguardo l’importanza della collaborazione con le Organizzazioni Sindacali, provenienti dal Suo precedente vissuto lavorativo, rimettiamo ora nelle Sue mani la possibilità di far proseguire in modo corretto e proficuo il confronto oppure di bloccare le relazioni a causa di comportamenti controproducenti. Qualora, come da Lei dichiarato nell’incontro di ieri, si volesse procedere sulla via del costruttivo confronto, Le chiediamo di farsi parte attiva per portare la discussione delle posizioni rappresentate nell’ultimo incontro al tavolo politico e alla presenza degli esponenti del Governo interessati, unica condizione per avere tutti gli elementi utili per le comuni valutazioni, comprensive delle possibili alternative e per fissare nel tempo e nello spazio le garanzie necessarie per realizzare quanto Lei ci propone, ovvero una trasformazione “a legislazione invariata”. Restiamo in attesa di un Suo urgente riscontro. Cordiali saluti.

Roma, 21 maggio 2020

FP-CGILFP      FIT CISL    UIL- PA     UIL-Trasporti   FLP   CIDA FP

Pubblichiamo la nota di risposta della Direzione Centrale per la Formazione, con la quale risponde solo in parte alle richieste di questa Organizzazione Sindacale del 04 maggio 2020, in merito all’ attività di formazione per gli allievi VVF dell’ 87° corso

Con il decreto Rilancio (Decreto Legge 34/20 del 19 maggio) pubblicato in Gazzetta Ufficiale, arriva il primo commento alle misure introdotte dalla Funzione Pubblica Cgil. In basso il testo.

Corona virus

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Umane in merito alle misure urgenti a tutela della salute e delle politiche sociali a seguito   del D.L. 19 maggio 2020 n. 34

Pubblichiamo la richiesta d’incontro sulla mobilità per il personale specialista del Corpo.

Pubblichiamo la nota di richiesta di chiarimento sulla sperimentazione di attrezzature di soccorso per il soccorso acquatico di superficie

Carceri: tra virus e rivolte, il racconto dei protagonisti

Tra Fase 1 e Fase 2, e il cambio di vertici del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, tra il rischio del contagio e la gestione delle rivolte, ecco il racconto dei protagonisti delle vicende che hanno coinvolto le carceri in questi mesi.

 

Un evento inaspettato, tragico, che ci ha investito all’improvviso tra fine febbraio e inizio marzo, ha stravolto le nostre abitudini consolidate e ha messo in evidenza tutte le fragilità del nostro sistema. Pensiamo al nostro servizio sanitario, pensiamo alle carceri. In queste ultime si sono vissute situazioni tra le più complicate e pericolose di tutta la vicenda. Tutti abbiamo tremato all’idea che un virus così virulento potesse infiltrarsi in un ambiente chiuso, ‘indifeso’ e che potesse fare danni di grossa portata.

Per limitare al minimo il rischio di contagio tra detenuti, visitatori e lavoratori, sono state messe in atto una serie di misure che hanno portato alla scarcerazione di quasi 10 mila detenuti a cui sono state applicate misure alternative alla detenzione (passando dai 61.230 detenuti di inizio marzo ai 52.679 attuali). Questo ha fatto sì che la situazione non precipitasse e che non dovessimo assistere ad una tragedia nella tragedia. In un’istituzione chiusa dove il rischio epidemiologico era altissimo si sono registrati un totale di 119 contagi tra i detenuti e 162 tra i lavoratori.

E come se non bastasse, alla preoccupazione in termini sanitari si è aggiunta una questione di sicurezza, a causa dell’esplosione delle rivolte di detenuti e alle conseguenti evasioni, che ha interessato circa 50 carceri in tutto il Paese (tra cui Foggia, Napoli, Milano, Salerno, Roma) e ha coinvolto 6 mila detenuti.

Tutto questo ha creato una miscela esplosiva che ha messo a dura prova il sistema e ha portato alle dimissioni del capo del Dap, Francesco Basentini, sostituito con Bernardo Petralia. Tra caos, paura e incertezza da parte di tutte quelle figure professionali che dentro al carcere svolgono la loro professione: polizia penitenziaria, assistenti sociali, educatori. Oggi sono proprio i protagonisti di questa storia a raccontarci la loro esperienza, tra i timori delle settimane passate e le incertezze di quelle che verranno, con l’avvio di una fase 2 non rassicurante.

 

Antonino, della Fp Cgil di Bologna, di professione poliziotto penitenziario nel carcere della città, era di turno quando è esplosa la rivolta.

“Da giorni si respirava un’aria tesa, arrivavano le notizie delle prime rivolte in alcuni carceri del Paese. L’indomani avremmo dovuto comunicare ai detenuti che i colloqui in presenza con amici e parenti erano interrotti. Si avvertiva una sensazione forte. Tornai a casa e dissi a mia moglie: ‘Mi sa che domani non torno a casa’.

Il giorno successivo, il 9 marzo, ero di servizio. E’ stato un crescendo di tensione. Il direttore ha incontrato i detenuti per informarli e si sono cominciati a sentire rumori e vocii di sottofondo che arrivavano dalle sezioni. Dopo poco sono esplosi i disordini e i detenuti hanno preso il controllo del carcere. Hanno cominciato ad aprire i cancelli, a forzarli. Erano circa 600 contro 150 agenti. Abbiamo dovuto abbandonare il reparto perché il rischio era veramente pesante. Sono sensazioni che non si dimenticano, di completa perdita di controllo, di essere assaliti.

Da quel momento sono stati due giorni incredibili: carabinieri, elicotteri che sorvolavano il carcere, incendi… Dopo due giorni abbiamo deciso di rientrare e di riprendere il controllo della situazione. Fortunatamente molti detenuti si sono arresi, erano stremati. Abbiamo trovato l’istituto completamente distrutto. Questi episodi rimarranno nella storia.

La cosa che più ci è dispiaciuta di tutta questa vicenda però è stata la sensazione di essere abbandonati: i dispositivi di sicurezza arrivati in ritardo, test e tamponi che hanno cominciato ad essere effettuati solo da pochi giorni, nonostante avessimo da subito registrato i primi contagi e anche qualche deceduto. In questo abbandono noi abbiamo continuato a lavorare, a tornare dalle nostre famiglie con il dubbio di essere potenziali veicoli del contagio. Non è stata affatto bella la sensazione, portata addosso per due mesi, di essere possibili portatori del virus”.

Stefano, della Fp Cgil Toscana, è un educatore che lavora con i detenuti del carcere di Livorno. Il loro lavoro non si è mai interrotto. Fino all’ultimo hanno continuato a garantire la loro presenza, mettendo a rischio la propria salute.

“Fin da subito ci è stato chiesto di essere presenti il più possibile, anche per ridurre il disagio dei detenuti a cui era stato impedito di vedere i parenti. Questo perché tra detenuti ed educatore si instaura un rapporto particolare: lì dentro siamo noi la loro famiglia. Solitamente ci circondano, ci abbracciano. Sto parlando di un educatore per 100 detenuti. Questo vuol dire anche però che svolgere il nostro lavoro in una condizione di emergenza sanitaria è ancora più pericoloso.

Nonostante questo, in un primo momento non ci è stato concesso neanche il diritto di tutelarci: ci hanno intimato, anche con una certa ostilità, di non indossare la mascherina per non creare allarme e spaventare i detenuti. Una gravissima sottovalutazione del problema da parte dell’amministrazione. A un certo punto, invece, hanno preso atto che non si poteva continuare a negare l’evidenza. Quando hanno capito che il fatto che i detenuti si potessero spaventare era il male minore, e che andava evitata una strage di contagi, allora sono arrivate le mascherine e ci è stato concesso di indossarle. Come se poi i detenuti non avessero la tv e non vedessero cosa accade al di fuori.

Il modo di affrontare l’emergenza da parte dell’amministrazione è stato assolutamente insufficiente. Sono andati nel pallone. Ci sono state poche direttive, in ritardo e confuse. Ci siamo ritrovati in balia delle cose. Ciò che rivendichiamo noi è semplice rispetto, per la persona prima ancora che per il lavoratore. I diritti non si barattano”.

 

Paola, della Fp Cgil Roma e Lazio, assistente sociale, racconta come è cambiato il lavoro con il virus.

“E’ stato un periodo molto pesante. Avevamo paura di andare in ufficio ma dovevamo continuare a lavorare. Basti pensare che solo al Uepe di Roma abbiamo in carico più di 4.400 persone. La verità è che non ci siamo fermati mai. In carcere la situazione era troppo a rischio, quindi abbiamo interrotto gli incontri con i detenuti ma siamo rimasti in contatto con le loro famiglie per svolgere le indagini sociofamiliari. E in ufficio abbiamo proseguito gli incontri con le persone che iniziavano una misura alternativa al carcere, ma con appuntamenti che impedissero che si creasse affollamento, mantenendo un contatto telefonico con gli altri utenti per rispondere alle loro numerose richieste di aiuto. Tutto questo però senza divisori e senza dispositivi di protezione (le mascherine sono arrivate a inizio aprile) ma soprattutto senza che nessuno ci dicesse cosa dovevamo fare. Ogni ufficio si è organizzato per sé.

Per avere qualche giorno di smartworking noi assistenti sociali, psicologi e operatori amministrativi, abbiamo dovuto combattere con un’amministrazione disorganizzata e resistente. E’ dovuto intervenire il sindacato. Mi rendo conto che il problema è prima di tutto culturale: siamo ancora restii a concedere una modalità di lavoro che non preveda la presenza. Come se da quello dipendesse l’efficienza. E così siamo entrati in smartworking in ritardo e senza che ci venissero forniti gli strumenti: né pc né collegamento a internet.

Con questa fase 2 dovremmo tornare, un passo per volta, alla normalità. Le direzioni stanno spingendo molto per questo. Ma ci vuole la massima attenzione per non mettere a repentaglio quanto fatto finora. Noi siamo disposti al confronto: rientrare sì ma in massima sicurezza. Il Covid ci ha cambiato la vita, ha cambiato le nostre abitudini. Ma abbiamo sentito molto forte la responsabilità di quello che ci veniva chiesto e non ci siamo mai tirati indietro”.

 

In tutta questa storia, anche i dirigenti degli istituti penitenziari, come il resto del personale, si sono ritrovati a dover fronteggiare un’emergenza imprevista, pericolosa e fuori dall’ordinario, con un’enorme responsabilità sulle spalle. E, nonostante le direttive confuse che arrivavano da parte dell’amministrazione, hanno adottato tutte le misure di prevenzione del contagio che venivano impartite, adattandole ai contesti e lavorando in sinergia con i presidi sanitari locali.

 

Parola alla Fp Cgil.

L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza le criticità del sistema penitenziario che la Fp Cgil denunciava da tempo: sovraffollamento dei detenuti, poco personale e strutture inadeguate. Criticità che hanno portato ai fatti di cronaca dei primi di marzo: rivolte, evasioni e purtroppo anche vittime. Queste le priorità che dovrà affrontare il nuovo capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia. “Se non ne prendiamo coscienza in questo momento, è evidente che difficilmente sarà possibile farlo in futuro”, spiega Massimiliano Prestini, Coordinatore nazionale della Fp Cgil.

“E’ questo il momento di fare quel passo: nuove assunzioni, incremento di risorse per la ristrutturazione degli istituti e il contrasto al sovraffollamento di detenuti, ricorrendo a misure alternative alla detenzione. Per fare questo è necessario rafforzare il sistema dell’esecuzione penale esterna”. Pensiamo alla detenzione domiciliare, alla liberazione anticipata o l’affidamento in prova ai servizi sociali. Tutte quelle misure che applicano davvero il principio secondo cui la pena per il reo non deve seguire esclusivamente una logica punitiva ma al contrario deve puntare al riscatto sociale del detenuto, ad un suo reinserimento nella società.

“La Fase 2 non deve disperdere i risultati ottenuti fino ad ora con fatica. Chiediamo di agire con prudenza e in massima sicurezza. Bisogna proseguire con lo smartwkorking e ripristinare le attività in presenza gradualmente, effettuare test e tamponi su tutto il personale e sanificare i luoghi di lavoro. Dobbiamo aver rispetto di quei lavoratori che nel disordine hanno garantito ordine, che non si sono tirati indietro e hanno proseguito a lavorare nonostante si fossero sentiti abbandonati in una situazione di estrema difficoltà”.

 

 

Roma, 19 maggio 2020

Nota a verbale al Protocollo Sicurezza per il contenimento della diffusione del virus Covid-19

Le scriventi, con riferimento a quanto in oggetto, pur firmando il protocollo, ritengono che lo stesso necessiti di urgenti ed importanti integrazioni, per una completa definizione della cornice di riferimento sulla sicurezza e la salute dei lavoratori.
In particolare, le scriventi hanno più volte proposto di addivenire nel protocollo ad una regolamentazione, seppure basilare, della prestazione lavorativa effettuata nelle modalità dello smart working emergenziale di cui all’art 87 del DL n.18/2020.
Il mancato accoglimento di tale richiesta lascia indefinite importanti questioni che hanno un rilievo sulla salute e il benessere dei lavoratori in smartworking emergenziale e sull’efficiente ed ordinato svolgimento delle attività lavorative.
Non può essere più tollerata la totale assenza di regole di riferimento in merito alle modalità di svolgimento dello smartworking emergenziale, con la connessa garanzia del rispetto di diritti dei dipendenti che hanno un riflesso sulla loro salute e sul benessere, ad iniziare dal diritto al distacco, la cui importanza è richiamata dalla direttiva n.3 del Ministro della funzione pubblica.
Il protrarsi del periodo emergenziale, che stabilisce lo smartworking come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa, tranne per le attività indifferibili, comporta inoltre l’obbligo di un serio confronto, non più ulteriormente procrastinabile, sul mantenimento di tutte le prerogative contrattuali, ivi compresa l’attribuzione del buono pasto; in altre Amministrazioni già regolata da appositi accordi tra Parte pubblica e OO.SS.
Il confronto su tale tema, è previsto espressamente dalla circolare n.2 del Ministro della Funzione Pubblica, laddove è testualmente riportato: “che ciascuna PA assume le determinazioni di competenza in materia, previo confronto con le organizzazioni sindacali.”
La necessità di definire i summenzionati aspetti è palesata, anche, dal perdurare di situazioni di dubbia legittimità. che non sono state definite, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni: la presenza di lavoratori, come quelli che continuano ad operare in regime di smart working ordinario, per i quali continua a sussistere l’obbligo di rientro in sede, pur non svolgendo attività indifferibili per le quali è necessaria la presenza nei luoghi di lavoro, costituisce una chiara inadempienza rispetto a quanto previsto dall’art 87 del DL 18/2020. Inadempienza che penalizza oltremodo tali lavoratori che, sono stati costretti a prendere ferie e permessi personali per evitare, durante il lockdown, lo spostamento presso i luoghi di lavoro in assenza di una richiesta nel merito dei propri dirigenti.
Si chiede inoltre di attivare l’immediato confronto con le OOSS e le RSU territoriali per declinare il protocollo generale alle singole sedi di contrattazione individuandone le specifiche misure.
Ci si rammarica inoltre, che non sia stato inserito nell’ambito del protocollo sulla sicurezza, al fine di un efficace monitoraggio delle azioni concordate nel protocollo stesso, l’ impegno per l’Amministrazione a fornire le informazioni quali-quantitative relative agli atti organizzativi adottati, sempre nel rispetto dlela privacy.
Infine e non per importanza, è urgente il Confronto sulla mobilità del personale, in vista della realizzazione di un nuovo e più aggiornato accordo condiviso (il precedente risale al 2010), che ne regoli l’attivazione sotto i vari aspetti che devono esser definiti dopo la recente Riorganizzazione del MISE.
In assenza di un calendario di incontri da declinare con urgenza sui temi sopra menzionati le scriventi ricorreranno a tutte le azioni necessarie a tutelare la salute e i diritti dei lavoratori.

FP CGIL                                                          CISL FP                                             UILPA
Roberto Copioli                                   Carlo Filacchioni                                Stefano Fricano

Manuela Benevento                             Marcello De Vivo                              Giovanni Di Placidi

 

A TUTTO IL PERSONALE

Con la pubblicazione del Decreto Legge n. 34 pubblicato il 19 maggio in Gazzetta Ufficiale, sono stati confermati ed istituiti provvedimenti riguardanti il lavoro e le famiglie. Ecco i principali:

Congedi, permessi e assenze particolari

Viene incrementato da 15 a 30 giorni il congedo con retribuzione al 50% per i genitori con figli fino a 12 anni da usufruire tra il 5 marzo e il 31 luglio 2020; possono fare domanda entrambi i genitori di figli minori di 12 anni (o disabili senza limiti di età). Ne hanno diritto anche coloro che sono in smart working o che abbiano già usufruito del periodo massimo di congedo parentale ordinario, individualmente o entrambi. Anche il congedo non retribuito e senza contribuzione figurativa per i figli fino a 16 anni sale a 30 a giorni. Sui permessi Legge 104 si prevedono ulteriori 12 giorni da utilizzare nei mesi di maggio e giugno. Infine, prorogate al 31 luglio 2020 le assenze che sono state equiparate al ricovero ospedaliero dall’articolo 26 del Dl «Cura Italia».

Smart working

Un’altra norma ribadisce quanto stabilito nella Direttiva 3/2020 e prevede, alla luce della graduale ripresa delle attività economiche, che le Pa riorganizzino il lavoro e l’erogazione dei servizi in modo da sostenere il tessuto produttivo del Paese. Lo smart working resta la modalità ordinaria. Ma appare prioritario dare corso alle istanze e segnalazioni dei privati, assicurando la continuità dell’azione amministrativa e la rapida conclusione dei procedimenti.

Reddito di emergenza

Arriva anche il cosiddetto Rem, il Reddito di emergenza, un aiuto ai nuclei con maggiori difficoltà (circa 1 milione di famiglie finora escluse dai sussidi) a cui l’Inps erogherà da 400 a 800 euro, due quote in base ai componenti della famiglia. Le condizioni per accedervi sono risiedere in Italia, dichiarare un Isee inferiore ai 15mila euro, disporre di un patrimonio mobiliare al di sotto dei
10mila euro e non percepire il reddito di cittadinanza. Le domande devono essere presentate all’Inps entro il termine del mese di giugno 2020.

Raddoppia il bonus babysitter

Confermato anche il bonus babysitter. Il contributo è di 1200 euro e raddoppia rispetto ai 600 euro precedenti: potrà essere speso anche per iscrivere i bimbi ai campi scuola. Quest’ultima voce è sostenuta dall’impegno al «potenziamento dei centri estivi diurni, dei servizi socio-educativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa» da giugno fino a settembre e dal rifinanziamento del Fondo per le politiche della famiglia con 150 milioni di euro da destinare ai Comuni per le attività della fascia fra i 3 e i 14 anni.

Bonus vacanze

Tax credit vacanze: per il 2020 è riconosciuto un credito alle famiglie con un Isee non superiore a 40mila euro, utilizzabile da un solo componente per ciascun nucleo familiare e modulato in base alla numerosità del nucleo: 500 euro per le famiglie composte da 3 o più soggetti, 300 per le famiglie di due persone e 150 per le famiglie di 1 persona. Il contributo potrà essere speso dal 1° luglio al 31 dicembre 2020. Nell’80 per cento come sconto sul corrispettivo dovuto alla struttura, nel restante 20 per cento come detrazione dall’imposta sul reddito. Le strutture ricettive potranno cedere il credito ai propri fornitori, a privati, agli istituti di credito o intermediari finanziari.

Buono mobilità

Al fine di favorire la riduzione degli assembramenti, in particolare quelli che si creano sui mezzi pubblici, il decreto Rilancio ha stanziato 120 milioni di euro per agevolare la mobilità. In particolare, sarà erogato un bonus mobilità, del valore di 500 euro, che potrà essere utilizzato per l’acquisto di bici, e-bike, monopattini elettrici, segway, hoverboard e monowheel. Lo si potrà utilizzare, una sola volta, per sostenere il 60% della spesa totale: la sua particolarità consiste nel fatto di essere retroattivo, in quanto può essere utilizzato per gli acquisti effettuati dal 4 maggio scorso fino al 31 dicembre 2020. Spetta a tutti i cittadini maggiorenni che risiedono nei comuni con più di 50mila abitanti.

 

 La Coordinatrice FP CGIL Corte dei conti Susanna Di Folco

Progressioni Verticali

Il personale di area A e B attende da troppo tempo il riconoscimento della professionalità che quotidianamente esprime con il proprio apporto lavorativo nelle attività a cui è assegnato, per cui chiediamo che l’Amministrazione si impegni al massimo sulla definizione dell’iter che porterà al bando per le progressioni verticali, prima risposta da fornire immediatamente a tale personale.
Le scriventi organizzazioni sindacali, a seguito della delibera del CdA sul “Piano Triennale dei Fabbisogni di Personale” e dopo aver condiviso le modalità della prova selettiva nell’incont ro del 15 aprile u.s., sollecitano la modifica della determina n.184/2019 sui criteri e le modalità di espletamento delle progressioni verticali e la definizione di tutti gli adempimenti per la pubblicazione del relativo bando in tempi rapidi.
Ribadiamo, ancora una volta, che per noi le progressioni verticali rivestono carattere di PRIORITA’.
Siamo consapevoli che in questo modo si risolve solo parzialmente il problema (potranno  partecipare al concorso esclusivamente coloro in possesso del titolo di studio previsto dalla norma) e dunque cogliamo l’occasione per ricordare che sono in corso all’Aran i lavori della Commissione Paritetica sul nuovo Ordinamento Professionale.
Proprio il nuovo Ordinamento Professionale ha infatti tra gli obiettivi quello di dare le attese risposte al personale “ingabbiato” nelle Aree A e B a seguito del “Decreto Brunetta” e per cui anche il titolo di studio rappresenta uno sbarramento insormontabile a normativa attuale.
L’azione legale intrapresa da alcuni lavoratori ad oggi non ci risulta aver dato esito positivo, la volontà politica di modificare la normativa vigente non si è determinata né su pressione sindacale, né, da ultimo, su pressione dello stesso Presidente Tridico, quindi, la strada maestra, a nostro avviso è solo una, ed è stata costruita in modo mirato con il CCNL 2016-2018: il nuovo Ordinamento professionale.

Roma, 20 maggio 2020

FP CGIL                   CISL FP                       UIL PA              CONFINTESA/FP            CONFSAL-UNSA
Matteo ARIANO   Paolo SCILINGUO    Sergio CERVO        Francesco VIOLA                  CIARALDI
Antonella TREVISANI                                                                                                                             PEPPETTI
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