Diritti, non concessioni…!!!

A circa 3 mesi dall’inizio della crisi epidemiologica, la cd. fase 1, che ha portato tutti i
dipendenti dell’Istituto a dover proseguire la propria attività lavorativa in modalità agile per
emergenze al fine di contenere il contagio da Covid-19, l’Amministrazione continua a
latitare rispetto alla necessità, più volte avanzata dalle scriventi, di addivenire ad un
accordo che disciplini per tutta la durata dello stato di emergenza, ovvero per tutta la
durata dell’attuale modalità lavorativa, alcuni istituti giuridici ed economici.
Il perdurare di tale, ingiustificabile assenza, ha fatto sì che il personale si vedesse privare
la propria retribuzione di alcune importanti voci, con l’aggiunta delle molteplici spese legate
all’avvio ed al mantenimento della predetta modalità (cd. smart working).
In tutto il periodo fin qui attraversato, abbiamo sempre agito con gradualità e
proporzionalità rispetto alle esigenze che, di volta in volta, ci si ponevano di fronte:
partendo dall’urgenza di garantire la salvaguardia della salute e della sicurezza dei
lavoratori nella primissima parte dell’emergenza, fino alla sottoscrizione di un protocollo,
già in precedenza illustrato, che ha garantito la graduale ripresa lavorativa in piena
sicurezza attraverso lo strumento della partecipazione ad ogni livello e permettere così
all’Amministrazione di elaborare dei documenti tecnici per agevolare ulteriormente il
delicato compito del confronto territoriale e nazionale.
Non abbiamo mai fatto mancare il nostro apporto in termini di proposte, così come si è
levata forte la nostra denuncia laddove si sono verificate gravi inadempienze. Il tutto
sempre e comunque a garanzia del corretto andamento della gestione emergenziale
straordinaria.
Purtroppo, ad oggi, non abbiamo registrato la medesima disponibilità da parte
dell’Amministrazione a voler riconoscere, con i fatti, ciò che a voce e per iscritto ha voluto
veicolare ai colleghi: stima e riconoscenza per la professionalità con la quale hanno
garantito il mantenimento dei servizi istituzionali e di tutti i nuovi e delicati adempimenti
che il legislatore ha voluto riconoscere all’Istituto.
Ed in conseguenza di ciò, riteniamo non sia più possibile attendere oltre.
A tal proposito, invitiamo tutti i lavoratori a voler rispettare scrupolosamente il
normale orario ordinario di lavoro “staccando” una volta completate le canoniche
7 ore e 12 minuti.
Questa sarà solamente la prima di una serie di iniziative che chiederemo di adottare,
prevedendo, in assenza delle dovute risposte, ulteriori azioni di mobilitazione che, di volta
in volta, intenderemo porre in essere per fare in modo che il diritto dei lavoratori non passi
per una mera concessione da parte dell’Amministrazione.

A. Mercanti      M. Molinari         F. Savarese

LA GESTIONE DELLA FASE 2: AVVIATO IL TAVOLO

Nella giornata del 22 maggio si è avviata la discussione sulla bozza di accordo per la
gestione della fase 2.
Nel corso dell’incontro abbiamo ribadito alcuni punti essenziali: il CCNL prevede che le
misure concernenti la salute e la sicurezza sul lavoro siano oggetto di contrattazione
integrativa, nazionale e territoriale. Questo primo imprescindibile punto – sbandierato
oggi anche da chi, fino a ieri, contestava il CCNL e i suoi contenuti – servirà ad
adeguare alle realtà locali i principi fissati nell’accordo nazionale, con la necessaria
partecipazione di tutti i soggetti in campo: OO.SS. territoriali, RSU, RLS, RSPP e
medico competente.
In secondo luogo, abbiamo accolto con favore la posizione – ribadita al tavolo – che
per ora l’attività di sportello continuerà da remoto con lo sportello telefonico e in
futuro si prevede la possibilità di accesso fisico agli sportelli solo su prenotazione
escludendo l’accesso libero. Era quanto avevamo chiesto nei precedenti incontri, così
da coniugare la salute e l’incolumità fisica dei colleghi con l’erogazione dei servizi
essenziali alla cittadinanza.
Cogliamo, anzi, l’occasione per ringraziare nuovamente tutte le lavoratrici e tutti i
lavoratori dell’Istituto che, nonostante il difficile momento ed i tentativi di gogna
mediatica, hanno continuato a lavorare alacremente per garantire quei diritti sociali
che sono la stessa ragion d’essere dell’Inps.
Riguardo alle tempistiche, abbiamo confermato la necessità di liquidare prima di tutto
le prestazioni emergenziali derivanti dal cd. “Decreto Cura Italia” prima di pensare di
riaprire gli sportelli all’utenza, così da mettere il personale nelle condizioni di svolgere
al meglio il proprio lavoro.
Naturalmente, sarà fondamentale che la eventuale e graduale riapertura avvenga
garantendo la totale sicurezza: assoluta garanzia della fornitura dei prescritti DPI in
numero adeguato e differenziato a seconda del tipo di attività da svolgere; attività di
sanificazione della sede con precise scadenze temporali; misurazione della
temperatura; flessibilità di orario nell’accesso alla sede; etc.
Il lavoro agile dovrà continuare a essere la modalità ordinaria di svolgimento
dell’attività lavorativa almeno fino alla durata dello stato di emergenza sanitaria e per
questo chiediamo non solo che esso sia regolamentato, ma anche che si proceda
all’acquisto di altri pc, così che tutto il personale abbia la possibilità di utilizzare le
dotazioni informatiche dell’Istituto.
Un primo passo importante è stato fatto, oggi. Aspettiamo il prossimo tavolo, previsto
per metà della settimana prossima, per proseguire la discussione.

Roma, 23 maggio 2020

FP CGIL
Matteo Ariano
Antonella Trevisani

CISL FP
Paolo
Scilinguo

UIL PA
Sergio Cervo

CONFINTESA/FP
Francesco Viola

CONFSAL-UNSA
Ciaraldi
Peppetti

Al Dr. Giuseppe Celotto
Direttore generale del Personale
dell’Organizzazione e del Bilancio

e, p.c. Al Presidente Goffredo Zaccardi
Capo di Gabinetto del Ministro
della Salute

Al Dr. Giuseppe Ruocco
Segretario Generale Ministero della Salute

Oggetto: Art. 7, legge n. 362/99. Aumento della consistenza delle risorse da destinare alle aree funzionali.

Si fa riferimento al meccanismo di determinazione della consistenza delle risorse da destinare alla erogazione dell’art. 7, legge n.362/99 ai lavoratori delle aree funzionali del Ministero della Salute .
Negli scorsi anni, 2017, 2018 e 2019 sono state effettuate le progressioni economiche per tutti i lavoratori delle aree funzionali utilizzando i fondi destinati al FUA riducendo notevolmente la consistenza dello stesso Fondo nonché del suo contenuto giuridico.
Nonostante le numerose sollecitazioni anche al Vertice politico dell’amministrazione il Fondo per le aree funzionali non è stato ancora ricostituito senza alcuna reintegrazione degli stanziamenti pre 2016.
A seguito delle predette progressioni economiche tutti i lavoratori delle aree funzionali hanno potuto accedere al livello economicamente superiore all’interno delle fasce contrattualmente previste . Nonostante ciò, nessun lavoratore progredito ha visto aumentare economicamente le proprie spettanze relative
all’art. 7, legge n. 362/99, in quanto lo stanziamento previsto non permetteva la variazione degli importi per la carenza strutturale dei fondi necessari .
Dunque dal 2017 ad oggi i lavoratori delle aree funzionali hanno percepito gli emolumenti di cui all’art. 7 con gli importi del 2016, riferiti alla situazione pre progressioni economiche .
Tale situazione, per quanto tollerata per una sorta di necessità fattuale, non risulta più sostenibile . I lavoratori delle aree funzionali devono avere il proprio riconoscimento economico conseguente ad un legittimo procedimento di progressione economica .
Inoltre, va considerato che il personale delle aree funzionali è aumentato rispetto agli anni scorsi a seguito delle procedure di stabilizzazione e di reclutamento effettuate nel 2019; d conseguenza la platea degli aventi diritto è aumentata mentre o stanziamento per l’art. 7 è rimasto sempre inalterato nel corso degli anni .
Questa situazione è incompatibile con il principio perequativo sul quale si basa l’erogazione delle spettanze dell’art. 7, volta ad assicurare la tendenziale armonizzazione dei trattamenti retributivi
Inoltre, va considerato che il piano triennale dei fabbisogni del personale ha sostituito il tradizionale assetto organizzativo della dotazione organica finalizzato a rilevare realmente le effettive esigenze delle pubbliche amministrazioni e che nell’ambito del piano, il Ministero della salute potrà procedere annualmente alla rimodulazione qualitativa e quantitativa della propria consistenza di personale, in base ai fabbisogni programmati. Di conseguenza lo stanziamento statico e ripetitivo per l’articolo 7 del personale delle aree funzionali appare un meccanismo estraneo alle procedure introdotte dalle nuove norme in materia di lavoro pubblico .
Come viene rimodulato il fabbisogno del personale, così dovrà essere ridimensionato lo stanziamento dedicato alle spettanze dei lavoratori delle aree funzionali . Anche in previsione delle assunzioni previste a seguito dell’espletamento dei concorsi già banditi dall’amministrazione (vedi tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro).
In questi giorni codesta Direzione generale sta procedendo alla definizione dell’assestamento del bilancio del Ministero della Salute anno 2020.
Considerato che le somme assegnate alla destinazione dell’articolo 7, sono determinate su una quota di entrate proprie del Ministero della Salute sulla base di tariffe e diritti spettanti per i servizi resi, e considerato che la situazione attuale vede il personale del Ministero della Salute direttamente impegnato attivamente a fronteggiare l’emergenza legata al Covid 19, si chiede che, nella corrente fase di assestamento del bilancio del Ministero della Salute 2020 di prevedere un aumento della consistenza delle risorse da destinare all’art. 7, legge n.362/99, per le aree funzionali, che vada ad incrementare la quota da riassegnare a carico dei capitoli di entrata riassegnabili in relazione alle avvenute progressioni economiche 2017, 2018 e 2019 e del nuovo fabbisogno del personale.

Roma, li 22 maggio 2020

FP CGIL     CISL FP     UILPA
Lupi             Garroni     Ausanio

Pubblichiamo la convocazione e la relativa precisazione, pervenuta dalla Direzione Centrale per l’Emergenza, il Soccorso Tecnico e l’Antincendio Boschivo per la discussione del settore cinofilo

Corona virus

Pubblichiamo la nota di ulteriore proroga, fino al 29 maggio 2020, in merito alla formazione per i corsi in ingresso  87° e 88° AA.VV.F., II° corso per Orchestrali in prova

Pubblichiamo la circolare e i relativi allegati emanato dalla Direzione Centrale per le Risorse Umane in merito ai criteri di scrutinio triennio 2018-2020 per l’aggiornamento del fascicolo personale, ai fini dello scrutinio per merito comparativo alla promozione di Direttore Vicedirigente dei ruoli tecnico professionali

“Con sconcerto rileviamo che il Presidente dell’Enac da un lato rassicura ufficialmente i sindacati, affermando di volere il dialogo sulla sua proposta di trasformazione DI Enac in ente pubblico economico (EPE), al di fuori della pubblica amministrazione, ma dall’altro spinge il suo progetto, addirittura imponendo alle proprie strutture di convocare i lavoratori per sondare la loro posizione senza alcun coinvolgimento delle parti sociali, creando così divisioni e un insostenibile clima di caccia alle streghe tra i lavoratori. Questo comportamento è inaccettabile e si configura come antisindacale. Se il progetto avrà un seguito, ne pagheranno il prezzo non solo le lavoratrici e i lavoratori ma l’intera collettività, che rischia di essere depauperata della terzietà di un ente strategico quale l’Enac, che ha il delicato compito di regolazione per garantire la sicurezza aerea”. Così dichiarano Fp-Cgil, Cisl Fp, Fit-Cisl, Uil PA, Uiltrasporti, Flp e Cida.

“Quello che viene proposto dal Presidente – proseguono le organizzazioni sindacali – è un soggetto con personalità giuridica di diritto privato che opera in campo economico e che fungerebbe da controllore privato in un ambito di mercato strategico per il Paese. Ma sotto il controllo di chi? con quali presunti poteri e con quali conseguenze per il ruolo di terzietà che deve sempre poter assicurare l’ente? Perché tentare di imporre a tutti i costi una proposta del genere in un momento così delicato, di grave emergenza sanitaria che ha generato il collasso dell’intero comparto? Quello che sconcerta è che non si sa nulla di concreto circa le ragioni di un simile progetto, né si parla di politiche del personale, di garanzie occupazionali e del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori, di organizzazione periferica (sedi aeroportuali), di funzioni autoritative e di polizia e potremmo continuare”.

“Ora tocca al Presidente – concludono Fp-Cgil, Cisl Fp, Fit-Cisl, Uil PA, Uiltrasporti, Flp e Cida – decidere se vuole realmente mantenere una modalità di relazione aperta e costruttiva con le rappresentanze sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori anche sulla base delle proposte da queste avanzate, o se intende invece assumersi la responsabilità delle conseguenze di un dialogo interrotto e, conseguentemente, dell’avvio di un lungo periodo di forte conflittualità”.

Si è tenuta ieri la prevista riunione avente come ordine del giorno l’accordo sui criteri di distribuzione della cosiddetta cartolarizzazione e la proposta di rimodulazione dell’orario di lavoro dei lavoratori del MEF, in vista del possibile aumento delle attività previsto nei prossimi giorni.
Per quanto riguarda il comma 165 l’amministrazione ha proposto un accordo che riprende esattamente i criteri dell’anno precedente con il conteggio delle presenze calcolato con la circolare applicata al fondo risorse decentrate.
Abbiamo chiesto e ottenuto che ci fosse una riduzione della differenza esistente tra la seconda e la
terza fascia e pertanto abbiamo ritenuto di firmare l’accordo, che permetterà di distribuire lo stesso
importo dell’anno scorso. Siamo convinti che soprattutto in questo periodo i lavoratori apprezzeranno la erogazione del salario accessorio.
I tempi di erogazione saranno legati ovviamente alla registrazione e certificazione da parte degli
organi competenti.
Per quanto riguarda la proposta di rimodulazione dell’orario di lavoro, abbiamo richiesto che tale
possibilità potesse essere aggiunta agli orari che attualmente vengono già utilizzati da ogni dipendente, abbiamo inoltre proposto la possibilità di alternare, all’interno della stessa giornata lavorativa, il lavoro in presenza a quello in smart working. Siamo convinti che in un periodo come quello che stiamo vivendo più strumenti ci siano per poter permettere di lavorare in massima sicurezza e meglio è per tutti
Precisiamo che all’interno di questa bozza è previsto il coinvolgimento delle RSU e OO.SS. che
provvederanno ad adeguare alle singole realtà la proposta dell’amministrazione.

VI TERREMO AGGIORNATI SUGLI SVILUPPI.

Fp Cgil nazionale
Americo Fimiani

Sono state emanate le linee guida per la riapertura delle sedi periferiche del Dip. Trasporti sulla
base dell’ultima normativa del Governo a sostegno della cosiddetta fase 2, dopo un confronto con
le organizzazioni sindacali. Per quanto attiene agli indirizzi generali è stata dettagliatamente prevista
la sanificazione dei locali, rigorose regole di comportamento che garantiscono il distanziamento
sociale, la disponibilità dei DPI per i lavoratori ed eventualmente l’utenza sprovvista, riconoscendo
al lavoratore la possibilità di interrompere le operazioni in caso di indisponibilità.
Le linee guida regolamentano dettagliatamente anche gli accessi alle operazioni di sportello, sia
per la fase A che per quella successiva a decorrere da settembre, e le operazioni tecniche.
Per il riavvio degli esami di patente si prevedono delle misure molto stringenti riguardo al distan –
ziamento sociale da tenere nelle aule con una proporzione superficie/n. candidati non inferiore a 4
mq per occupante, l’installazione di schermi in plexiglass, la differenziazione di percorsi di
entrata/uscita dei candidati. Nonostante questi elementi positivi rimane la nostra contrarietà circa
le modalità che disciplinano gli esami di pratica che, nel caso di patente B, prevedono la presenza
nell’abitacolo delle tre persone (candidato, istruttore e esaminatore) per un tempo massimo di 15’
al termine del quale sarà necessario areare l’abitacolo e poi riprendere. Su questo punto abbiamo
proposto l’utilizzo di divisori in plexiglass per limitare i contatti tra i soggetti protagonisti della prova di guida che, al momento, l’amministrazione non ha recepito. Tra le altre cose come FP Cgil abbiamo fatto rilevare che è necessario chiarire i compiti e le funzioni dell’istituendo Centro Servizi,
che, comunque, non può essere la soluzione al cronico problema di sotto organico degli uffici periferici;abbiamo chiesto di non utilizzare i supporti ministeriali per la stampa dei tagliandi, soluzione che consentirebbe un grosso risparmio di tempo (e di contatti) per la consegna dei supporti agli operatori professionali, ed eviterebbe qualsiasi contatto successivo con l’utenza, dal momento che il contenuto del tagliando può essere inviato via mail, in formato pdf; per la patente di categoria C abbiamo rappresentato che non condividiamo la soluzione proposta in modalità patente A, con l’esaminatore che tallona l’autocarro dell’autoscuola utilizzando i walkie talkie per impartire i comandi.
Per quanto ci riguarda faremo di tutto, anche attraverso le nostre RSU e i nostri RLS, per far si che
queste misure vengano puntualmente rispettate a tutela della salute dei lavoratori e dell’utenza.
Quello che non possiamo permetterci è un atteggiamento poco oculato che potrebbe rimettere in circolo il virus Covid 19 con effetti devastanti sia per quel che attiene la salute dei cittadini sia per
quel riguarda il contesto economico del paese.
Nella mattinata di oggi abbiamo trattato anche le modifiche da apportare all’orario di lavoro per i
lavoratori della motorizzazione che, su base volontaria, decidono di aderire al conto privato.
Ai sensi dell’art.87 del 18/2020 la modalità di lavoro agile permane come modalità ordinaria di prestazione lavorativa fino alla fine dello stato di emergenza. Tuttavia, i lavoratori che intendono effettuare attività in conto privato potranno stipulare un accordo con il dirigente e prevedere un lavoro agile “a scacchiera” con periodi di presenza nella mattinata o in pomeriggio.
Crediamo che anche questo sia un buon risultato perché la scelta di effettuare tale tipologia di orario di lavoro è esclusivamente in capo al lavoratore e perché abbiamo chiesto, ed ottenuto, che si
desse informativa alle RSU dei singoli accordi stipulati nelle singole motorizzazioni.
Infine abbiamo affrontato, ancora una volta, che fosse concesso agli addetti abilitati di essere impiegati, viste anche le urgenze del periodo, come esaminatori. L’amministrazione ci ha comunicato che a breve, con la pubblicazione dei bandi per il passaggio di area, ne pubblicherà uno per il passaggio orizzontale da addetto ad assistente, rimuovendo così i vincoli di inquadramento imposti per espletare tale incarico.
Si allegano le linee guida e l’orario di lavoro per gli uffici periferici del dipartimento trasporti.

la coordinatrice Fp Cgil Mit                                      p.la Fp Cgil Nazionale
Carmen Sabbatella                                                         Paolo Camardella

Roma, 22 Maggio 2020

Alla c.a.:
Al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
On. Riccardo FRACCARO

On. Fabiana DADONE
Ministro della Pubblica Amministrazione

Al Capo Dipartimento della Protezione Civile
Dott. Angelo BORRELLI

Al Segretario generale
della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Pres. Roberto CHIEPPA

Oggetto: Art. 261 decreto legge 19 maggio 2020 n. 34 “Misure urgenti in materia
di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse
all’emergenza epidemiologica da COVID-19“ (c.d. decreto rilancio).

Tra le misure previste dal Governo nel c.d. decreto rilancio, all’art. 261 (Procedure
assunzionali del Dipartimento della protezione civile), è stato previsto che: “al fine di
assicurare la piena operatività del Servizio nazionale di protezione civile per
fronteggiare le crescenti richieste d’intervento in tutti i contesti di propria
competenza, nonché con riferimento alle complesse iniziative in atto per la gestione
dell’emergenza sanitaria di cui al presente provvedimento, in aggiunta alle ordinarie
facoltà assunzionali, la Presidenza del Consiglio dei ministri, per le esigenze del
Dipartimento della protezione civile è autorizzata ad indire procedure di
reclutamento e ad assumere a tempo indeterminato, tramite concorso pubblico ovvero
utilizzo di graduatorie vigenti di concorsi pubblici, n. 30 unità di personale di
qualifica non dirigenziale e specializzazione di tipo tecnico da inquadrare nella
categoria A, fascia retributiva F1, del ruolo speciale della protezione civile di cui
all’articolo 9-ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303”.
Pur apprezzando l’impegno del Governo nel rinforzare la dotazione organica del
Dipartimento della Protezione Civile, da mesi in prima linea nella gestione
dell’emergenza nazionale legata all’epidemia da Covid-19, si ritiene, tuttavia, che la
norma vada emendata, in sede di conversione in legge del decreto, al fine di renderla
immediatamente operativa e rispondente ai canoni di efficienza e buon andamento
della pubblica amministrazione.
Infatti, con il Decreto del Segretario generale della Presidenza del Consiglio del 2
marzo 2020 è stata approvata la “graduatoria finale della procedura di selezione per il
passaggio dalla categoria B al parametro retributivo iniziale della categoria A
riservato al personale appartenente al ruolo speciale del Dipartimento della
protezione civile, ai sensi dell’articolo 22, comma 15, del decreto legislativo 25
maggio 2017, n. 75, indetta con decreto del Segretario generale della Presidenza del
Consiglio dei Ministri 12 luglio 2019”.
Tale graduatoria reca n. 3 vincitori e n. 21 idonei. Si tratta di personale che, non solo
già presta servizio all’interno del Dipartimento della protezione civile e ne conosce le
dinamiche e le modalità operative, ma che è anche dotato di professionalità, già
giudicate dalla Commissione di concorso, adeguate per svolgere l’attività lavorativa
propria di una categoria A della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Al fine, dunque, sia di rispondere celermente alle esigenze dettate dall’art. 261 che di
valorizzare professionalità che sarebbero subito produttive al 100%
nell’espletamento dei compiti istituzionali del Dipartimento della protezione civile, si
farebbe senz’altro preferire la soluzione che prevedrebbe lo scorrimento della
suddetta graduatoria con tutti gli idonei ivi presenti e, solo in via residuale e per i
posti rimanenti, l’indizione di un concorso pubblico ovvero l’utilizzo di graduatorie
vigenti di concorsi pubblici.
D’altronde, le esigenze esplicate nell’articolo 261 di “fronteggiare le crescenti
richieste d’intervento in tutti i contesti” di competenza del Dipartimento della
protezione civile, anche “con riferimento alle complesse iniziative in atto per la
gestione dell’emergenza sanitaria” non possono attendere i tempi di formazione e
affiancamento di personale neoassunto attraverso l’utilizzo di graduatorie vigenti di
concorsi pubblici e, ancor di più, sarebbero del tutto inconciliabili con le tempistiche
dell’espletamento di un pubblico concorso.
Sulla base di tali osservazioni Vi chiediamo di farvi parte attiva nell’iter
parlamentare di approvazione del decreto legge, affinché il testo relativo alla misura
suddetta venga opportunamente emendato, consentendo per le finalità assunzionali
della Presidenza del Consiglio dei Ministri suddette l’utilizzo della graduatoria della
procedura di selezione riservata al personale del ruolo speciale del Dipartimento della
protezione civile ai fini del passaggio dalla categoria B al parametro retributivo
iniziale della categoria A.
A tal fine si propone la seguente riformulazione del testo: “la Presidenza del
Consiglio dei ministri, per le esigenze del Dipartimento della protezione civile è
autorizzata ad assumere a tempo indeterminato n. 30 unità di personale di qualifica
non dirigenziale e specializzazione di tipo tecnico da inquadrare nella categoria A,
fascia retributiva F1, del ruolo speciale della protezione civile di cui all’articolo 9-
ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, mediante l’utilizzo della
graduatoria della procedura di selezione per il passaggio dalla categoria B al
parametro retributivo iniziale della categoria A riservato al personale appartenente
al ruolo speciale del Dipartimento della protezione civile, ai sensi dell’articolo 22,
comma 15, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, indetta con decreto del
Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri 12 luglio 2019 e, in
via residuale, tramite concorso pubblico ovvero utilizzo di graduatorie vigenti di
concorsi pubblici”.
Cordiali saluti

Fp Cgil                            Cisl Fp                         Uil Pa
Florindo Oliverio    Angelo Marinelli      Sandro Colombi

Un ulteriore studio per illustrare meglio, nel dettaglio, la proposta della Fp Cgil Vigili del Fuoco.

Ai venditori di odio e fumo noi rispondiamo con i fatti.

 

 

 

 

 

 

 

 

CCNL AREA – FACCIAMO CHIAREZZA

A seguito della firma il 9 marzo u.s. del CCNL 2016-2018 – Area Funzioni Centrali –
Dirigenti, Professionisti e Dirigenti Medici, frutto di notevoli sforzi per rendere unico
un articolato che si rivolge a diverse categorie professionali appartenenti a differenti
Amministrazioni, necessario per dare attuazione al CCNQ che ha introdotto i “Compartoni”,
ci aspettavamo una maggiore celerità da parte della nostra Amministrazione, sia sugli
istituti in automatica e vincolata attuazione, sia su alcune tematiche che da anni creano
non poche fibrillazioni.
Se a discolpa interviene la concomitanza con l’emergenza epidemiologica dovuta al covid-
19, spiace dover constatare come l’unico atto successivo al pagamento degli arretrati sia
stata la pubblicazione, senza alcuna informativa, di due separati e differenti circolari con
allegati i Codici disciplinari, una per i Dirigenti ed uno per i Professionisti e Medici in
contrasto con le indicazioni del nuovo CCNL che proprio nelle disposizioni comuni e in
particolare sugli aspetti disciplinari ha introdotto un chiaro elemento di discontinuità,
fortemente voluto da tutte le rappresentanze sindacali.
Una separazione che non prendendo doverosamente ed automaticamente atto
dell’unificazione operata dal CCNL appare quasi una provocazione in quanto manifesta una
evidente volontà politica che non può essere assolutamente condivisa, né nel merito,
configurandosi come errata interpretazione del contratto, né tantomeno nel metodo,
introducendo un procedimento disciplinare differenziato, non solo tra Dirigenti e
Professionisti ma anche tra Professionisti stessi, non rispettoso del ruolo giuridico di figure
professionali che condividono una piena responsabilità ed una piena autonomia nello
svolgimento delle funzioni assegnate.
La separazione operata tra Dirigenti e Professionisti, come per questi ultimi l’ulteriore
divisione tra Professionisti e Medici, non si limita soltanto a disconoscere lo sforzo realizzato
in sede contrattuale per unificare questo come altri istituti giuridici in una parte comune,
ma arriva ad un fantasioso tentativo di sovrapposizione tra ruolo giuridico ed
organizzazione dell’Istituto.
Il CCNL non distingue in merito alla responsabilità disciplinare tra Dirigenti di livello
generale o non generale, o in ragione dell’incarico dirigenziale assegnato presso strutture
differenti per peso organizzativo o territoriale, ma prospetta l’individuazione di un unico
Responsabile di struttura ed un unico titolare della determinazione conclusiva. Analogo
principio vale per tutti i destinatari dello stesso contratto, pertanto, anche per questo
motivo spiace che contrariamente alle disposizioni legislative vigenti in materia che
vorrebbero una figura terza a gestire gli aspetti disciplinari, in INAIL viene tutto concentrato
in DCRU, in alcuni casi immaginando che il responsabile di detta struttura sia competente
per la fase di avvio e di chiusura del procedimento disciplinare.
Per i Professionisti si richiama, integralmente, il procedimento adottato per il Personale
delle Aree, sia per quanto riguarda l’individuazione del responsabile della struttura che per
quanto concerne la definizione del procedimento disciplinare. Un retaggio che la categoria
professionale si trova a dover sopportare da troppo tempo, attraverso i vari Codici
disciplinari succedutisi negli ultimi quindici anni, di cui l’ultimo addirittura annullato dal TAR
del Lazio.
Se ciò non bastasse, si introduce un’ulteriore differenziazione tra Professionisti in ragione
del territorio, e, addirittura in ragione della Consulenza d’incardinamento, rendendo
evidenti tutte le criticità di una questione ancora aperta frutto di una scelta unilaterale
dell’Amministrazione, mai condivisa dal Sindacato e sulla quale, alla luce anche del nuovo
contratto, è arrivato il momento di ritornare.
Ci riferiamo, in particolare, alla collocazione di CIT e CTE non già, come naturale e
giuridicamente corretto, in posizione organizzativa di staff alla rappresentanza legale
dell’Istituto, bensì in supposta dipendenza gerarchica rispettivamente al Direttore centrale
per l’organizzazione digitale e al Direttore centrale patrimonio. Una ulteriore segmentazione
che non solo crea delle ingiustificate differenziazioni di procedimento tra soggetti
contrattualmente e giuridicamente equivalenti, ma potenzialmente incide anche
sull’autonomia professionale.
Il modello organizzativo non può derogare norme e disposizioni contrattuali. Bisogna
riaffermare e perseguire un concetto molto semplice, valido per Dirigenti e Professionisti:
stessa piena assunzione di responsabilità, stessa autonomia, stesso contratto, stesse
procedure, stessa posizione organizzativa di staff per i Professionisti; unico referente per il
mandato ricevuto da queste due categorie professionali, il Rappresentante legale dell’Ente.
Sarebbe sufficiente, a nostro avviso, quanto sopra riportato per indurre l’Amministrazione
a ritirare i contestati provvedimenti anche per evitarne l’impugnazione, come già accaduto
in passato, considerata l’ipotesi che alcune soluzioni adottate, peraltro non previste dal
CCNL, possano rendere nullo l’atto emanato.
Se questo è accaduto per lo svolgimento di un compito automatico e vincolato, che avrebbe
dovuto recepire in primo luogo l’unificazione del procedimento disciplinare e di conseguenza
individuare le figure che giuridicamente sono il responsabile della struttura ed il titolare
della determinazione conclusiva, siamo ad un punto di partenza che non convince,
soprattutto perché sono molteplici le questioni che dovranno essere affrontate in un futuro
che non è lontano, ma coincide per noi con domani.
L’attivazione dell’Organismo paritetico per l’innovazione, quale strumento per una revisione
del modello organizzativo che valorizzi le competenze e le responsabilità che Dirigenti e
Professionisti mettono in campo quotidianamente per sopperire alle carenze ed inefficienze
dell’attuale.
La necessità di rivedere in maniera complessiva il sistema di valutazione, in virtù della
datazione dello stesso e delle evoluzioni anche contrattuali, oltre che dei nuovi compiti e
delle connesse maggiori responsabilità che, in alcuni casi, consentono al processo
valutativo di realizzare spiacevoli quanto inutili conflitti, certamente ed auspicabilmente
evitabili e che negli anni si sono resi sempre più evidenti.
Il non più rinviabile confronto sulla rivisitazione del Modello Sanitario, alla luce dell’innovato
ruolo del nostro Istituto e delle novità legislative che rendono indispensabile affrontare il
tema dell’autorizzazione e accreditamento regionale con i connessi interventi necessitati
dai Centri medico legali del territorio, il rinnovo delle Convenzioni Prime Cure, ormai
risalenti agli anni novanta, la problematica mai risolta dell’adeguamento tecnologico delle
radiologie e della definizione della figura del Direttore Sanitario in INAIL.
Un adeguato approfondimento sul ruolo e le funzioni dei Professionisti e delle consulenze
all’interno dell’INAIL, garantendo partecipazione diretta a tutti i livelli dell’organizzazione e
nuove modalità di approccio multidisciplinare per la definizione ed il raggiungimento degli
obiettivi dell’Istituto, in un contesto profondamente mutato rispetto ai due decenni passati.
Servirà in quest’ottica ristabilire le necessarie garanzie di autonomia professionale ed
organizzativa delle Consulenze, alcune delle quali oggi collocate in posizione di staff a
direzioni centrali, difformemente rispetto a quanto richiesto per queste peculiari strutture
professionali.
L’avvio di una contrattazione integrativa che declini e contemperi con la specificità
dell’Istituto i numerosi istituti contrattuali che deve regolamentare, sia innovativi che
riproposti, troppi dei quali pendenti da lungo tempo. E ne citiamo solo alcuni, nella cosciente
impossibilità di inserire in un comunicato una lista esaustiva.
Sarebbe ora di affrontare, dopo anni di promesse mancate, la “graduazione” delle posizioni
dirigenziali, considerate le tante modifiche intervenute sul modello organizzativo dell’Ente
per recepire di volta in volta le indicazioni del legislatore volte a contenere la spesa pubblica
e che, a fronte dell’ampliamento dei compiti dell’Istituto hanno portato all’esubero di
personale, al declassamento di diverse Strutture e al taglio di tante posizioni organizzative.
La contrattazione integrativa dovrebbe trovare il giusto equilibrio tra entità economica e
durata delle clausole di salvaguardia per la Dirigenza.
Per i Professionisti non sono più rinviabili le selezioni per i livelli differenziati e per gli
incarichi di coordinamento. Per le prime l’amministrazione ci ha informato di voler
procedere con criteri snelli e celeri: noi chiediamo rapidità, ma soprattutto criteri concordati
ed in linea con le previsioni del CCNL. Sui coordinamenti, per alcune Consulenze fermi al
2009, dovranno essere seguite le scadenze di 3 anni indicate nel contratto ed i compiti
assegnati alla funzione di coordinamento, per chiaro segnale di volontà di ripristino del
rispetto, senza impossibili assimilazioni di queste figure ad un dirigente che non potranno
in nessun caso impersonare. Il rispetto delle scadenze è prioritario per evitare che reggenze
troppo a lungo protratte possano creare discriminazioni tra pari grado, ed a questo deve
essere affiancata l’apertura di una discussione seria sulla rotazione degli incarichi, per
fornire alla costituenda commissione in ARAN utili elementi di valutazione sia in questa
materia, come in quella dei livelli differenziati di professionalità.
Non più tollerabili sono i ritardi nei pagamenti delle prestazioni per i servizi tecnici negli
appalti di opere, servizi e forniture in qualità di RUP/DEC e degli RSPP/ASPP. Occorre
rivisitare la materia e dare scadenze certe, anche per eventuali anticipi.
Dovendo abbracciare e calare nella nostra realtà lo spirito unificatore dell’ultima tornata
contrattuale si dovrebbe affrontare in contrattazione integrativa di ente anche, ad esempio,
il trattamento di missione, portandolo a disciplina comune per Professionisti e Dirigenti ed
adeguandolo all’aumento ISTAT dei prezzi al consumo; un forte segnale del voler procedere
su un percorso condiviso di unificazione degli istituti intrapreso con l’ultimo CCNL.
Ma occorre un primo passo nella giusta direzione: la revoca delle circolari e la corretta
individuazione delle figure previste nel procedimento disciplinare, tenendo in doveroso
conto che giuridicamente Dirigenti e Professionisti rispondono del loro mandato e della
disciplina che mostrano nel suo svolgimento al rappresentante legale dell’Ente.
Ci aspettiamo l’apertura di una stagione diversa, per i Dirigenti, i Professionisti e i Dirigenti
Medici, dove le parole spese per elogiare il contributo fornito siano la cartina al tornasole
di quanto un tavolo individui come percorso condiviso di corretta applicazione del disposto
contrattuale, in un nuovo modello di organizzazione che sostenga l’operato del personale e
ne valorizzi, professionalmente ed economicamente al meglio, sia le competenze che
l’operato quotidiano.
Senza segnali di cambiamento da parte dell’Amministrazione, ci vedremo costretti a trarre
le doverose conseguenze del caso e ad attivare tutte le azioni necessarie per tornare ad
una corretta applicazione del disposto contrattuale.

A.MERCANTI                            M.MOLINARI                        F.SAVARESE

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