A TUTTI I DIPENDENTI

Questa mattina si è svolto il primo incontro tra le Organizzazioni Sindacali e il Prof. Vito Cozzoli,
Presidente/Amministratore Delegato di Sport e Salute. Già programmato per il giorno 11 marzo e poi
rinviato a causa dell’emergenza Covid-19, questo appuntamento segna l’avvio di una delicata e complessa
fase per la definizione di reazioni sindacali partecipative, quale elemento essenziale per procedere all’avvio
di un percorso di costruzione condivisa dei contenuti dei nuovi CCNL per i dipendenti di Sport e Salute, del
Coni e delle Federazioni Sportive Nazionali.
Il Prof. Cozzoli ha esordito auspicando “l’avvio di una proficua e leale collaborazione con le
Organizzazioni Sindacali in vista della prossima apertura dei tavoli per il rinnovo del Contratto Collettivo
Nazionale dei dipendenti e dei dirigenti.
La posizione delle OO.SS. che hanno partecipato durante questo incontro parte dal presupposto di
dare la possibilità al sistema delle relazioni sindacali di svolgere pienamente il proprio ruolo a partire dal
riavvio delle trattative del rinnovo del CCNL che dovrà tenere conto delle ultime novità introdotte dal
progetto di riforma del sistema sportivo e del nuovo ruolo assunto dalla società Sport & Salute.
Un nuovo assetto del sistema delle relazioni sindacali che dovrà tenere conto del pericoloso
sfilacciamento operato, durante la chiusura degli uffici a causa dell’emergenza Covid, da parte di alcune
Federazioni Sportive Nazionali (Nuoto, Tennis e Rugby) che hanno chiesto l’attivazione della Cassa
Integrazione per i propri dipendenti non rispettando gli accordi sindacali siglati sin dai primi giorni
dell’insorgere dell’emergenza che avrebbero permesso tutt’altra soluzione. Le OO.SS. hanno ribadito la
necessità che Sport e Salute, in quanto delegata dalle FSN ai tavoli della trattativa, sia parte attiva in un
rapido percorso che riporti tutti gli attori del sistema nell’ambito di una omogenea lettura degli accordi
sindacali, evitando queste pericolose discriminazioni che ancora oggi vedono i colleghi delle Federazioni di
Tennis, Nuoto e Rugby in una situazione di grande difficoltà. Il Presidente di Sport e Salute, oltre ad aver
sottolineato la validità e la tempestività degli accordi sindacali che hanno permesso una intelligente ed
efficace lettura di questo periodo emergenziale, ha ribadito la sua formale e motivata contrarietà
all’utilizzo degli ammortizzatori sociali da parte delle Federazioni che hanno attivato la cassa integrazione a
fronte di un anticipo dei 70 milioni di euro del contributo pubblico che la stessa Sport e Salute ha
riconosciuto a tutte le federazioni nelle prime settimane di emergenza. Tutte le OO. SS presenti all’incontro
hanno ribadito la necessità di una azione più incisiva ed immediata per garantire il ritorno al “lavoro” dei
dipendenti delle tre federazioni.
Le OO.SS. hanno evidenziato al Presidente il tema del “Territorio”, le difficoltà nel ricevere
indicazioni chiare sulle attività da svolgere e per conto di quale datore di lavoro, insomma, un tema spinoso
che dovrà trovare soluzione sui compiti e sulle funzioni da svolgere dei dipendenti nell’ambito del CCNL, ma
che a nostro avviso necessita di ricevere in tempi brevi interventi di chiarimento e di organizzazione che
portino certezze e stabilità.

In vista di un auspicato ritorno “alla normalità”, è stato confermato (durante l’incontro di questa
mattina) il mantenimento di un alto livello di attenzione sull’applicazione delle norme di salute e sicurezza
contenute nell’accordo siglato tra le parti il 12 maggio per garantire un corretto ritorno alle attività
lavorative privilegiando ancora l’utilizzo del lavoro agile.
Questa fase di gestione dell’emergenza, che appare ancora interlocutoria, non sarà di ostacolo
all’avvio delle diverse trattative sindacali che ci aspettano nelle prossime settimane con la previsione di
tavoli tecnici tra i rappresentanti delle OO.SS. presenti all’incontro (Tavoli separati da FNP) e quelli di Sport
e Salute e FNS per ridisegnare un sistema delle relazioni sindacali che tenga conto delle nuove sfide
contenute nella riforma del Sistema Sportivo, di un rinnovato sistema di welfare aziendale e di un nuovo
sistema di sviluppo dei percorsi professionali che coinvolga tutti i dipendenti del comparto sportivo.
Vi terremo costantemente aggiornati dei futuri sviluppi.

FP CGIL                                       CISL FP                                     UILPA                                  CISAL FIALP
Francesco Quinti               Alessandro Bruni                            Paolo Liberati                      Dino Carola

Incontro tra il Sottosegretario alla Giustizia Ferraresi e le organizzazioni sindacali rappresentative
del personale di Polizia Penitenziaria.

In data odierna il Sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi ha incontrato le organizzazioni sindacali per un confronto sulle criticità che il personale di Polizia Penitenziaria sta affrontando in questo difficile momento.
Nel suo intervento la Fp Cgil ha sottolineato come quanto accaduto nella prima decade di Marzo abbia messo a nudo le criticità del sistema penitenziario che la nostra organizzazione denunciava da tempo, ossia la carenza di organico del personale di Polizia Penitenziaria, il sovraffollamento dei detenuti e l’inadeguatezza delle strutture e delle strumentazioni in dotazione. Per questo motivo c’è necessità di investire risorse, già dai provvedimenti in discussione in Parlamento, per assumere con urgenza circa 4000 unità di Polizia Penitenziaria, per poi discutere subito dopo di innalzamento della dotazione organica prevista, per ristrutturare gli istituti per adulti e per minori, per acquistare nuove strumentazioni e per potenziare l’esecuzione penale esterna, unico modo concreto per contrastare il fenomeno del sovraffollamento dei detenuti. Esistono, inoltre, priorità che si possono affrontare a costo zero e, tra queste, c’è senza dubbio la necessità di rivedere l’attuale organizzazione del lavoro della Polizia Penitenziaria, non solo con la finalità di prevenire il contagio da covid-19, ma anche per contrastare il continuo
incremento delle aggressioni subite dal personale. Su questi temi abbiamo accennato alla proposta inviata ai vertici del Dap da parte della Fp Cgil, che propone una nuova organizzazione del lavoro per affrontare la Fase 2  dell’emergenza e una modifica dell’attuale sistema di vigilanza, che ha visto un’apertura indiscriminata delle celle senza prevedere criteri di premialita’. Altro problema che l’amministrazione penitenziaria ha rifiutato di affrontare é quello della parità di genere, malgrado le continue richieste della Fp Cgil, in particolare durante il confronto prima tecnico e poi politico sul riordino delle carriere, e uno dei frutti di questa scelta è il concorso interno per ispettori recentemente emanato, che vede riservare al personale femminile un numero esiguo di posti a disposizione. Come non si può continuare a sottovalutare il problema dello stress correlato al lavoro in un Corpo che effettua un servizio difficile e stressante già nell’ordinario e che, con l’emergenza epidemiologica, ha affrontato momenti drammatici.
Abbiamo infine chiesto di mantenere gli impegni precedentemente assunti dal Ministro della Giustizia sul pagamento delle caserme e di aprire al più presto il tavolo di confronto per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del personale del Comparto sicurezza e difesa.
Durante le conclusioni il Sottosegretario Ferraresi, dopo aver ricordato le assunzioni fatte negli ultimi anni, ha annunciato che sono stati presentati in Commissione Giustizia del Senato un emendamento sul pagamento delle caserme e un pacchetto di norme a tutela della sicurezza della Polizia Penitenziaria all’interno delle carceri, che sono stati acquistati 5000 braccialetti elettronici e che intende seguire con attenzione i lavori sul sistema di vigilanza, sul quale il Capo del Dipartimento ha annunciato la convocazione di un confronto a breve. Ha chiuso l’incontro con l’impegno di convocare a stretto giro una serie di riunioni su singoli argomenti di interesse comune.

Fp Cgil Nazionale
Massimiliano Prestini

Si è tenuto nel pomeriggio di ieri l’incontro con la Direzione Dighe e Infrastrutture Idriche ed Elettriche sul Protocollo di Sicurezza Anticontagio Covid 19.
Durante l’incontro abbiamo esposto le criticità rilevate nel protocollo predisposto dalla Direzione, riassunte nel documento unitario allegato, soffermandoci su un aspetto che, a nostro avviso, è il più complesso e riguarda le visite agli impianti di ritenuta che spesso so no allocati in luoghi impervi e difficilmente raggiungibili.
Inoltre, come è noto la Direzione è articolata in una sede centrale e in sette uffici periferici incardinati nei Provveditorati ai sensi del DM 346/2014 . In queste sedi periferiche il Datore di lavoro è il Provveditore che, in alcuni casi , è allocato in altro stabile rispetto alla sede delle dighe. Il DVR è quello del Provveditorato, così come il medico competente e l’RLS. Preoccupante è anche l’aspetto che riguarda le risorse finanziarie e di cui il Datore di Lavoro, ovvero il Provveditore, non dispone direttamente; n è ne dispongono i dirigenti degli UTD che non hanno capitoli assegnati.
Si è chiesto di conoscere, infine, se le visite previste dagli art.11 e 17 del DPR 1363/1959 (n.2 visite al l’anno presso ciascuna diga) saranno effettuate anche nell’anno in corso oppure, per l’emergenza Covid 19, è stata concessa una deroga. Ovviamente un numero così elevato di spostamenti (circa mille) espone i lavoratori a maggiori rischi. L’incontro, a nostro avviso, è stato costruttivo anche perché la Direzione ha accolto la richiesta di programmare incontri periodici per monitorare l’applicazione del protocollo e valutare eventuali aggiornamenti.

la coordinatrice Fp Cgil Mit                                                         p.la Fp Cgil Nazionale
Carmen Sabbatella                                                                          Paolo Camardella

COMUNICATO UNITARIO RIUNIONE 3 GIUGNO 2020

Riunione inconcludente quella di ieri.
Alla solita sequela di esposizioni tecnicistiche sull’andamento e sulle future evoluzioni del sistema del documento unico, poca è sembrata la preoccupazione dell’Amministrazione rispetto ad una situazione ai nostri sportelli che è a dir poco tragica.
Nonostante le OO.SS. abbiano denunciato le forti criticità per gli uffici e le preoccupazioni per le ripercussioni per l’ente di un avvio di nuove procedure che oltre ad essere sconosciute ai più, non funzionano, si bloccano costringendo colleghi ed utenza a lunghe e interminabili attese che non hanno quasi mai “lieto fine”, non hanno ricevuto che risposte vaghe e generiche che hanno dato la sensazione che al momento non ci siano soluzioni immediate.
Siamo tutti d’accordo che nessuno ha voluto il DL 98 e il documento unico, ma le attuali improvvide accelerazioni che stanno facendo trovare l’Ente sotto l’attacco congiunto degli operatori professionali, dei demolitori e anche dell’utenza, per l’utilizzo di procedure che vengono testate su “cavie umane” ci sembra a dir poco “incosciente”.
E nessuno provi a dire che sono le poche aperture degli uffici dovute all’applicazione del protocollo sulle misure di contenimento COVID 19 che rendono il servizio scadente, quando proprio il contingentamento delle aperture ha consentito fino ad ora di evitare una “Caporetto” ai nostri sportelli.
Non si può continuare a scaricare responsabilità sulle OO.SS. e sui lavoratori, quando le responsabilità risiedono ai livelli più alti, all’interno del comitato tecnico con il MIT si è stati troppo accondiscendenti e remissivi, pensando che l’accollarsi determinate spese avrebbe rafforzato la posizione dell’Ente.
Non si può continuare a dire che la pochezza delle attuali entrate economiche dipende dal fatto che si hanno pochi sportelli aperti o alla presenza dell’arretrato giacente. Ricordiamo che l’arretrato è già stato incassato e che le pratiche se non svolte ai nostri sportelli possono essere svolte altrove per poi essere convalidate dai colleghi avendo riconosciuti comunque gli emolumenti.
Aspettavamo risposte che non abbiamo avuto.
I buoni pasto, i turni, le indennità, l’addestramento sulle nuove procedure anche rimettendo in moto le reti sul territorio, a cui aggiungiamo il rispetto degli accordi sui locali disponibili per le
attività in presenza da svolgere 24 ore su 24, queste erano le richieste delle OO.SS. su cui aspettavamo risposte.
In considerazione dell’andamento dell’incontro di ieri, le scriventi OO.SS. hanno richiesto una apposita riunione con i vertici dell’Ente, perché ora la risposta che si attende è solo politica, e ulteriori attese non potranno essere accettate. La prossima settimana è il termine entro il quale dovrà essere convocato l’incontro, in cui non si potranno accettare soluzioni al ribasso. In caso contrario le scriventi indiranno lo stato di agitazione del personale e avvieranno una serie di iniziative sindacali per rivendicare quanto legittimamente atteso dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’ACI.

FP CGIL ACI                 FP CISL ACI              UILPA ACI ACP            CONFSAL UNSA ACI
D. Figliuolo                   M. Semprini                    P. Piccirilli                        A. G. Cappelli

FIRMATO L’ACCORDO SULLA SICUREZZA

Dopo diversi incontri si è finalmente arrivati alla definizione dell’accordo in materia di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus covid-19 negli ambienti di lavoro dell’Inps nella cosiddetta “fase 2”.
E’ utile fare alcune necessarie precisazioni: l’accordo contiene una serie di indicazioniminime inderogabili di cui dovrà tenersi necessariamente conto in sede di contrattazione decentrata.

Sarà, dunque, necessario attivare i successivi livelli della contrattazione dell’Istituto, per dargli ulteriore sostanza e adeguarne i contenuti alle specificità organizzative e logistiche delle singole Sedi. Dopo diversi anni, ritorna la contrattazione di sede, come prevede il CCNL, per restituire un ruolo essenziale alle RSU, che, unitamente alle Federazioni territoriali delle organizzazioni sindacali, potranno contrattare le misure di sicurezza
della sede.
L’accordo non è un “via libera” alla riapertura delle Sedi, nonostante le paure alimentate ad arte sui social da altri. A tal proposito, abbiamo chiesto e ottenuto che fossero inserite nell’accordo diverse indicazioni in tal senso: viene, anzitutto, ribadito che il lavoro agile resta la modalità ordinaria di lavoro nell’Istituto; in secondo luogo si prevede l’avvio di un tavolo di monitoraggio, a livello nazionale, per monitorarne e aggiornarne il contenuto e, entro il 30 giugno, si procederà a una verifica congiunta dello stato di applicazione, al fine di operare eventuali interventi
correttivi e/o integrativi che si dovessero rendere necessari.
Ciò che però riteniamo davvero fondamentale è l’inserimento, su nostra richiesta, della previsione che il rapporto con l’utenza avvenga ordinariamente da remoto, anche avvalendosi delle piattaforme tecnologiche già in uso in Inps. A tal fine, l’Inps si impegna ad avviare una massiccia campagna di informazione verso la cittadinanza, attraverso il sito internet e i social. Questo nuovo e moderno modo di rapportarsi con l’utenza potrà far fare un salto in avanti all’Istituto e potrà divenire strutturale, anche dopo la fine dell’attuale emergenza; siamo soddisfatti che la sfida
da noi lanciata sia stata raccolta dall’Amministrazione e non comprendiamo il motivo per cui altre sigle hanno addirittura chiesto di espungere questa previsione.
Venendo al contenuto dell’accordo, sono previste specifiche disposizioni per l’ambito medico-legale, per quello legale ed i funzionari INV/CIV, nonché per gli ispettori di vigilanza. Tra le misure organizzative, vi sono previsioni relative a: necessità di avere una sola persona per ogni ambiente di lavoro; distribuzione dei DPI al personale;
collocazione di dispenser di gel disinfettante; eliminazione di telefoni condivisi per le chiamate verso i cellulari, con abilitazione di dette chiamate delle postazioni che operano verso l’esterno. Si prevede inoltre, l’esclusione dall’attività in presenza per alcune categorie di lavoratori: portatori di patologie cronico degenerative o con multimorbilità
ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita ovvero di dipendenti che convivano con persone portatrici delle suddette patologie; di quelli sui quali grava la cura e l’assistenza dei figli, sino alla riapertura dei servizi educativi per l’infanzia ed alla riattivazione delle attività didattiche in presenza per le scuole di ogni
ordine e grado; del personale con età superiore a 60 anni.
Per quanto ci riguarda, il prossimo passo sarà, ora, l’avvio di una sessione negoziale sulla regolamentazione dello smart-working. Anche su questo, ci auguriamo che l’Amministrazione intenda cogliere l’opportunità che l’emergenza sta offrendo. Noi siamo pronti.

Roma, 4 giugno 2020

FP CGIL                      CISLFP                      CONFINTESA/FP                     CONFSAL-UNSA
Matteo Ariano                 Paolo                            Francesco  Viola                  Piergiuseppe Ciaraldi
Antonella Trevisani       Scilinguo                              Catia Pini                           Sergio Peppetti

COMUNICATO AL PERSONALE

Si è svolto nella giornata odierna l’ennesimo incontro convocato dal Dr. Zaccheo sull’eventuale trasformazione giuridica dell’ENAC. Il Presidente ha aperto i lavori informando le OO.SS. che era sua intenzione promuovere l’istituzione di un apposito tavolo tecnico-operativo avente ad oggetto la proposta di trasformazione in EPE dell’ENAC, chiedendoci di far conoscere il nominativo di un delegato per ogni organizzazione sindacale. Le scriventi OO.SS., nei rispettivi interventi, confermando la contrarietà di fondo già espressa sul progetto in tutte le precedenti riunioni svolte tra le parti, hanno ribadito di non condividere la proposta avanzata nel merito, più che sul metodo, poiché se l’argomento posto all’ordine del giorno limita l’avvio in sede tecnica del confronto al solo progetto di trasformazione in EPE dell’Enac allora non avrebbe neanche senso aprirlo il tavolo a quelle condizioni. Se, invece, questo è quanto abbiamo sostanzialmente comunicato al Presidente Zaccheo, vi fosse reale disponibilità a ragionare nel merito anche delle proposte alternative avanzate a suo tempo da tutte le OO.SS.., non avremmo alcuna difficoltà a partecipare alla discussione indicando il rappresentante delegato da ogni rappresentanza sindacale. Tale richiesta è stata accolta dal Presidente, il quale ha garantito che il metodo di lavoro del tavolo tecnico che si andrà a istituire prevederà una valutazione complessiva di tutti i progetti di soluzione posti sul tavolo, non solo di quella riferito all’EPE. Al netto di quelle che sono e rimarranno le nostre posizioni sul progetto EPE, sarà ovviamente nostra cura verificare che alle parole seguano poi i fatti concreti, e quindi già dalla prima convocazione del tavolo tecnico-operativo si discuta davvero di tutte le possibili soluzioni prospettate senza alcun pregiudizio da parte dell’Ente. Nel caso in cui ci trovassimo invece al cospetto del solito tentativo di imporre un progetto che va contro gli interessi e la volontà dei lavoratori che rappresentiamo, allora siamo certi che la riunione e lo stesso tavolo tecnico-operativo si concluderebbe ancor prima di iniziare i lavori. Vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.

Roma, 3 giugno 2020

FP CGIL        FIT CISL        UIL PA          UIL Trasporti           FLP              CIDA FP

COMUNICATO

Si è svolto in data odierna il primo incontro tra il Capo del Dap, Bernardo Petralia, e le organizzazioni sindacali rappresentative del personale della Carriera Dirigenziale Penitenziaria e della Dirigenza delle Funzioni Centrali.
Durante il suo intervento la Fp Cgil, dopo aver augurato buon lavoro al nuovo Capo del Dap e auspicato l’inizio di un confronto serrato e costruttivo con le organizzazioni sindacali, ha fatto un quadro della difficile situazione che i dirigenti stanno vivendo nella nostra amministrazione.
Il lavoro che si svolge in carcere tutti i giorni è un lavoro sinergico che mette insieme spontaneamente tante professionalità per il raggiungimento del risultato quotidiano comune, l’ascolto dei bisogni dei detenuti, l’impegno a fare rispettare le regole, l’impegno ad assicurare il rispetto dei diritti umani, l’impegno a garantire l’erogazione di tutti i servizi indispensabili per la vita quotidiana dei detenuti e del personale che presta servizio all’interno.
La gestione degli istituti penitenziari risponde ad un modello organizzativo complesso (non solo difficile) perché deve ogni giorno confrontarsi con una serie di norme non solo legate all’esecuzione penale, ma anche alla contabilità, al codice degli appalti, alla sicurezza dei luoghi di lavoro, alla manutenzione ordinaria e straordinaria del fabbricato, eccetera.
I mesi trascorsi hanno di fatto dimostrato come l’impegno dei dirigenti d’istituto e di tutti gli operatori abbia consentito di contenere la pandemia nonostante le nefaste previsioni. Se è andata così è perché il sistema ha retto: i Dirigenti e tutto il personale si sono impegnati, oltre misura, per garantire i servizi, per assicurare la sicurezza, per garantire l’esecuzione della pena. Tutto questo se da un lato consola e tiene alto l’orgoglio professionale, dall’altro non ci consente di dire tutto va bene e andiamo avanti così, confidando sul senso del dovere e sull’abnegazione del personale penitenziario tutto.
La dirigenza penitenziaria che è responsabile della gestione degli istituti sente l’obbligo di segnalare il disagio della sua categoria e del personale del quale è responsabile all’interno degli istituti di pena. Il modello organizzativo realizzato negli anni 90 non risponde più alle esigenze delle strutture penitenziarie e al sistema dell’esecuzione della pena così come di fatto si è andato delineando negli ultimi 15 anni e va necessariamente ammodernato.
Il DPCM del 2015 ha riorganizzato il Dipartimento. Sono state realizzate fusioni di intere DDGG con il risultato di vedere sommate le competenze, senza aver snellito le procedure, senza averle semplificate e di fatto complicandole. Lo stesso DPCM ha inoltre consegnato l’esecuzione penale esterna ad altro Dipartimento, ma non è stato ancora possibile realizzare un collegamento funzionale tra le attività realizzate all’interno del carcere con quelle che ne sono conseguenza: le misure alternative. Non sono state definite nuove funzioni operative e non è certamente sufficiente
a migliorare il sistema l’introduzione, pure legittima, dei dirigenti di polizia penitenziaria.
Abbiamo chiesto quindi al Presidente Petralia di dare impulso ad un percorso per l’elaborazione di una nuova fase di riforme per ripensare l’organizzazione dell’amministrazione penitenziaria e quindi per l’esecuzione della pene. Bisogna rivedere l’assetto organizzativo degli istituti di pena, i compiti dei Provveditorati ormai divenuti organi interregionali, i compiti del Dipartimento che si occupa sempre meno del macro sistema e sempre più di micro problemi che dovrebbero essere invece risolti negli ambiti territoriali di riferimento. Si deve assicurare alla Dirigenza a capo dell’Istituto quelle funzioni di programmazione, organizzazione, coordinamento, controllo, supervisione e
rendicontazione, lasciando così spazio legittimo alle figure professionali dei direttori quali responsabili dei settori (oggi capo area) di rispettiva competenza. Dobbiamo ripensare e disciplinare il ruolo attivo che ormai da anni svolgono all’interno del carcere le organizzazioni non governative ed il volontariato sociale ed arricchire di figure professionali la funzione trattamentale che deve essere assicurata all’interno degli istituti penali (ci riferiamo alle figure dei mediatori interculturali e degli psicologi).
Per fare tutto questo bisogna avviare un confronto con le OOSS secondo un programma di lavoro che preveda un incontro mensile a tema in modo tale da consentire i necessari approfondimenti e l’ascolto delle diverse posizioni su ciascun argomento.
Su questo tema abbiamo offerto il nostro impegno per un percorso di cambiamento che passi attraverso tante riforme che devono essere inserite in un quadro di rinnovamento legislativo coerente e moderno.
Il Capo del Dipartimento ha manifestato interesse e disponibilità ad avviare un percorso di approfondimento dei temi che connotano la nostra organizzazione, consapevole delle difficoltà ma anche della necessità non più procrastinabile di dare avvio ad un progetto unitario di riforme.

 

La Coordinatrice Nazionale Fp Cgil
Carla Ciavarella

Pubblichiamo la ministeriale n.0186310.U del 29.5.2020 di cui all’oggetto.

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per la Formazione in merito alla ricognizione per i le qualifiche di VP per tutor, presso le strutture della Direzione Centrale per la Formazione SCA, ISA e SFO

“Bloccato il tentativo di rinvio della discussione della direttiva sulla trasparenza salariale da parte della Commissione Europea. Accolta nei fatti la nostra richiesta di non sospendere i lavori sulla direttiva per la trasparenza delle retribuzioni e l’intera Strategia per la Parità di Genere, nessun accantonamento della discussione”. Ad affermarlo sono Fp Cgil e Cgil.

L’impegno delle donne in questa fase di pandemia, proseguono, “non è mai venuto meno. Sono loro che hanno affrontato, senza mai tirarsi indietro, tutta la fase acuta negli ospedali, nei centri residenziali, nei servizi sociali. E sono sempre loro che hanno gestito il lavoro domestico, di assistenza e di cura per anziani e bambini. Settori questi che sono stati messi a dura prova durante la crisi di Covid-19 e hanno dimostrato ancora una volta il ruolo essenziale dei servizi pubblici nella società. Sappiamo che in tutti questi settori gli occupati sono perlopiù donne, e sappiamo altrettanto bene che si tratta di settori sottovalutati e con paghe più basse, anche rispetto a altri in cui prevale la presenza maschile”.

Per queste ragioni, osservano Fp Cgil e Cgil, “riteniamo fondamentale che la Commissione Europea proceda con i lavori sulla Direttiva e siamo lieti di sapere che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che si era impegnata a vincolare le norme sulla trasparenza salariale nei primi 100 giorni del suo mandato, nonostante alcune incertezze e in seguito alle pressioni sindacali, nazionali ed europee, intenda onorare questo impegno come rivelato dal programma di lavoro europeo pubblicato il 28 maggio”, concludono.

Leggi anche sul sito dell’Epsu ‘Following pressure from EPSU, ETUC and other union federations, the Pay Transparency Directive is back on track!

 

SOTTOSCRITTO IL PROTOCOLLO NAZIONALE PER LA SICUREZZA COVID-19

Nell’incontro di ieri è stato definito e sottoscritto il Protocollo Nazionale per la Sicurezza finalizzato alla prevenzione e al contenimento della diffusione del Covid-19 tra il personale e negli Uffici dell’INL.
Queste organizzazioni sindacali, FP CGIL, CISL FP e UILPA si sono impegnate a fondo affinché si venissero recepite, e così e stato, tutte le istanze e le preoccupazioni che ci sono pervenute dai colleghi, in particolare da coloro che sono impegnati sul territorio e soprattutto da coloro che prestano servizio in quelle aree che più hanno sofferto questa emergenza epidemiologica.
Ovviamente il Protocollo Nazionale per la Sicurezza da Covid-19 vuole rappresentare un minimo inderogabile nelle sue indicazioni, da calare in ogni realtà locale e, se necessario, secondo le specificità che si potranno evidenziare, potrà essere integrato ed adeguato con la contrattazione di sede per ciascun Ufficio, anche coordinandosi con eventuali accordi di sede già sottoscritti.
Visto che dal prossimo 03 giugno si inizierà una graduale ripresa delle attività in presenza, secondo quanto già definito con le disposizioni emanate dal Direttore dell’INL, chiediamo con forza alle nostre delegate a i nostri delegati di attivarsi immediatamente per chiedere al dirigente di sede l’attivazione degli incontri finalizzati all’applicazione ed eventuale integrazione del Protocollo Nazionale.

Nel rimandare alla lettura del testo – che vi alleghiamo – ricordiamo che non è previsto un generalizzato rientro in presenza, né tanto meno l’apertura generalizzata agli utenti. Su quest’ultimo punto, siamo soddisfatti che finalmente sia stata accolta una proposta che da tempo avevamo avanzato: una gestione dell’utenza che privilegi gli appuntamenti, così da avere un afflusso più ordinato negli uffici e poter, finalmente, iniziare a creare una agenda appuntamenti. Laddove l’interlocuzione con la struttura non possa avvenire da remoto, i cittadini saranno ricevuti nella assoluta garanzia di sicurezza. Chiediamo, quindi, ai dirigenti di attivarsi con apposite campagne di informazione, a livello locale, per rappresentare questa nuova modalità di contatto e ricezione dell’utenza.
Fintanto che non sarà cessata la fase emergenziale, e comunque fino al 31 dicembre p.v., l’attività in via ordinaria verrà svolta in modalità smart-working, e soltanto per quelle attività ritenute indifferibili e che non possono oggettivamente essere svolte da remoto, si perverrà alla presenza fisica in ufficio, anche attivando turnazioni tra il personale, ferma restando la tutela per lavoratori cosiddetti fragili e altre categorie di lavoratori che abbiano soggettive documentate e motivate, che possano portare ad escluderne la presenza in sede.
Un altro aspetto importante riguarda la rilevazione della temperatura a coloro che accederanno in Ufficio, prevista sia per il personale sia per gli utenti. Si tratta, anzitutto, di facoltà lasciata al dirigente, il quale è anzitutto invitato a ricercare la possibilità di delegarla all’esterno; se ciò non sarà possibile, sarà svolta dai colleghi che volontariamente si rendessero disponibili previa adeguata formazione, e comunque non in via continuativa, prevedendo un avvicendamento anche nella stessa giornata.
A conclusione dell’incontro con l’Amministrazione abbiamo fissato il prossimo incontro da tenersi il 10 giugno, per riprendere gli argomenti forzatamente sospesi: decreto incentivi, progressioni verticali, posizioni organizzative e Piano di Azioni Positive.
Ne approfittiamo, infine, per augurare a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori buona Festa della Repubblica.

Roma, 2 giugno 2020

FP CGIL
Matteo Ariano

CISL FP
Michele Cavo

UIL PA
Bruno Di Cuia

Dott. Mauro Vitiello
Capo di Gabinetto Reggente

Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria

Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione

Dott.ssa Alessandra Cataldi
Direttore Generale per i servizi informativi automatizzati

Oggetto: servizio di assistenza alle udienze in multivideoconferenza.

Facendo seguito alle precedenti note di pari oggetto, si stigmatizza il silenzio dell’Amministrazione che non ha finora ritenuto di fornire una doverosa risposta. Tale comportamento costituisce un elemento di seria preoccupazione per il prosieguo delle corrette relazioni sindacali e induce inevitabilmente ad assumere iniziative forti ed incisive.
Per quel che riguarda i Cancellieri Esperti e gli Assistenti Giudiziari, alla valutazione della valenza più o meno tecnica dell’attività va aggiunto, quale elemento essenziale e determinante, la considerazione sull’impatto che ha l’incombenza sulla verbalizzazione, attività precipua del Cancelliere e dell’Assistente d’udienza. Dalle esperienze finora maturate nelle aule appare evidente che, soprattutto in presenza di numerosi collegamenti remoti, risulta oltremodo difficile per un unico soggetto riuscire a svolgere contemporaneamente ed in modo efficace due ruoli. Nei casi, piuttosto frequenti, di presenza di problemi tecnici oppure di richieste di colloquio diretto tra i vari difensori e i propri assistiti il cancelliere viene chiamato a procedere con la verbalizzazione operando parallelamente per consentire la realizzazione della comunicazione. Il tutto, soprattutto nelle udienze più complesse, avviene con frequenza oggettivamente insostenibile.
Clamorosa, inoltre, è la decisione dell’Amministrazione di incaricare i tecnici dei CISIA, soprattutto dopo aver affermato la scarsa valenza tecnica dell’attività, una contraddizione che purtroppo non meraviglia chi è ormai abituato da anni all’abitudine di affermare tutto e il suo contrario a seconda dell’esigenza contingente. Utilizzare tecnici informatici specialisti, spesso appartenenti all’area dei funzionari, per un’attività totalmente estranea al profilo di appartenenza e con valenza chiaramente
inferiore al ruolo rivestito, configura in modo lampante un demansionamento per il quale non ci si potrà esimere dal chiedere conto nelle sedi competenti. Si sottolinea, inoltre, che si stanno verificando numerosi disguidi e contrattempi derivanti da una organizzazione manifestamente carente che, tra le altre cose, prevede che i CISIA siano informati delle udienze con scarsissimo anticipo. In tale quadro si sta riscontrando che l’Amministrazione procede alla notifica degli ordini di servizio a mezzo mail o telefono in orari nei quali il personale è fuori servizio e non è tenuto a consultare strumenti o ricevere comunicazioni di lavoro. Inoltre, sovente il personale è chiamato a svolgere il servizio fuori dalla sede solo all’ultimo momento e, per tale motivo, è costretto a raggiungere con mezzi propri ed a proprie spese il luogo di lavoro.
Per quanto sopra, si richiama fermamente il diritto del lavoratore alla disconnessione al di fuori dell’orario ordinario di servizio e si diffida l’Amministrazione dal procedere ulteriormente in tal guisa.
Per tutto quanto esposto si invita l’Amministrazione ad affrontare finalmente in modo coerente ed efficace il problema individuando una soluzione adeguata che non veda ulteriormente penalizzati i lavoratori della giustizia, già ampiamente mortificati nel corso degli ultimi anni.

Roma, 1 giugno 2020

FP CGIL          CISL FP             UIL PA
Russo              Marra              Amoroso

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